Perché Parigi? Non l’ho mai saputo, ce l’ho sempre avuta dentro e anni dopo ho scoperto tanti segnali che mi hanno fatto capire che dovevo finire proprio qua: una guida di Parigi in italiano e giapponese comprata dai miei per il loro viaggio di nozze, tutta una parte di famiglia che non ho mai conosciuto e che vive in Francia, un cugino di mamma sposato a una francese, ecc, ecc…
Insomma, quella che doveva essere una pausa di un anno all’estero per terminare gli studi è diventata una scelta di vita! Parigi mi si è talmente appiccicata addosso che non me ne sono più andata.
Come si vive a Parigi?
I primi tre mesi da emigrata sono stati fatali, deprimenti, tristi e allucinanti, ma i primi tre mesi in un paese straniero sono così per tutti, il cervello deve abituarsi a tutto, a partire da una lingua che credi di conoscere e invece ti accorgi di non conoscere per niente!
Poi arriva il periodo dell’idillio infinito in cui tutto ciò che vedi, fai e scopri ti sembra paradisiaco perché non ci sei abituato: muoversi con i mezzi di trasporto senza dover calcolare un’oretta politica per gli imprevisti, prendere appuntamento per passare un esame all’Università (con tanto di orario rigorosamente rispettato), guardare i film in lingua originale con i sottotitoli, conoscere ogni giorno gente diversa e di tutte le nazionalità, pagare 20€ (rimborsati al 70%!!) per una visita specialistica, fare i picnic sul bordo della Senna d’estate…
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Quando poi mi sono abituata ad avere dei diritti, dei vantaggi, a sentirmi cittadina responsabile e viziata, quando ormai ho immagazzinato la bellezza della città facendola mia, ho cominciato a vedere il rovescio della medaglia: i parigini e il clima! La mancanza di sole e di calore fa si che tutti, e dico tutti, siano imbronciati, incazzati e aggressivi 24 ore su 24. Ho cominciato quindi a capire come difendermi dal parigino aggressivo, dalla burocrazia interminabile, dalla depressione cronica che regna negli abitanti francofoni di questa città, ecc, ecc…
Grazie al rovescio della medaglia ho cominciato anche ad apprezzare finalmente la mia italianità, i miei “atouts”, le mie differenze culturali e comportamentali… pur volendo rimanere rigorosamente qui!
Poi, un anno, grazie a qualche mese di disoccupazione (dico grazie perché qui ti permettono anche se sei disoccupato di cercare un’alternativa che non sia la baby sitter in nero), ho deciso che sarebbe stato bello condividere con gli altri italiani le mie esperienze parigine e soprattutto aiutare tutti quelli che, come me, si ritrovano per la prima volta ad affrontare la loro nuova vita a Parigi.
Nel novembre 2008 è nato Italiani Pocket e in poco meno di due anni si è creata una comunità di lettori e fan che adoro e che soprattutto sia mi ringraziano per i miei consigli, sia condividono con me le loro esperienze parigine… è una gran soddisfazione essere d’aiuto agli altri, avrei voluto anche io un’Italiani Pocket al mio arrivo a Parigi!
Elena