Per me, come per molti, questo si rifletteva anche nell’associazione mentale di immagini della west coast (spiaggie, deserti, strade dritte fino all’orizzonte), di certi film ambientati a Los Angeles (“Tutto in una notte”, “Omicidio a luci rosse”, “Against all odds”), e di certa musica (band come gli Eagles e gli America) tipicamente “west coast”.

La mia intenzione non era di trasferirmi negli Stati Uniti, ma proprio di vivere qualche anno a Los Angeles. Non molto interessato al cinema, ero affascinato dall’atmosfera della città.

Los Angeles è stata soprannominata in molti modi, che un po’ aiutano a descriverla nei suoi aspetti diversi; di queste definizioni e soprannomi vorrei abusare, un po’ per provare a descriverla come la ho sentita e vissuta io.

1) La “Città degli Angeli” (il nome originario della città era Ciudad de la Iglesia de Nuestra Señora de Los Angeles sobra la Porziuncola de Asís che significa Città della Chiesa di Nostra Signora degli Angeli della Porziuncola di Assisi).

2) La “Città delle Luci”, per l’infinita distesa di luci che si pone davanti a chi arriva a Los Angeles in aereo di notte (come la prima, indimenticabile volta che è capitato a me nel lontano 1993) ma anche a chi la guarda dall’alto delle colline di Hollywood (dalla terrazza di una casa o da uno dei tanti punti panoramici per esempio sulla mitica Mulholland Drive, strada tutta curve in cima alle colline).

vivere a los angeles di notte3) Forse lo spirito incolpevolmente ludico, edonistico, dei locals, l’atteggiamento ingenuamente ma apertamente superficiale (o forse solo “easy”, cioè semplice, del prendere la vita con filosofia, se vogliamo essere buoni e leggerlo in chiave “west coast”) nonché la percentuale di belle ragazze con tanta voglia di divertirsi, ha portato qualcuno (come Jim Ladd, celebre DJ della radio rock più famosa della città, unico a cui ancora viene permesso di mettere i dischi che vuole) a parlare di LA come di “Una prostituta a cui nessuno ha mai resistito”.

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4) L’importanza dell’apparenza (associata nella mente di molti specialmente a Hollywood e West Hollywood), e la stupidità (bisogna dirlo senza remore) dei discorsi medi di certe cerchie di persone, fa sì che ci si riferisca spesso a LA come a una “Città di plastica” – vago riferimento anche alla relativamente alta percentuale di donne benestanti di mezza età che ricorrono alla chirurgia plastica, con risultati spesso controproducenti.

5) Los Angeles è stata anche definita come il “Luogo più occidentale del mondo”, così a Occidente che più a Occidente c’è l’Oriente. E infatti Los Angeles è un punto di amalgama unico tra vita occidentale e spiritualità orientali, con forti influenze dalle filosofie orientali che scolpiscono la vita spirituale della città. Sì perché, accanto al lato da “paese dei balocchi”, una parte degli Angelini si è inventata una cultura della spiritualità, particolarmente viva in certe aree (per esempio Santa Monica e Venice). Così, per esempio all’inizio degli anni 90, Los Angeles era il centro della cosiddetta “New Age”. Ancora oggi ci sono moltissimi centri spirituali e di pratica della meditazione.

Venice rimane un po’ il riferimento (insieme forse a Silverlake e altre zone) della parte “alternativa” o meglio dire presunta tale della città, con lo spirito ribelle di Jim Morrison che ancora aleggia grazie anche al megadipinto che lo ritrae sul muro di uno dei condomini vicino alla spiaggia.

Giunto a LA per concludere un corso di studi in Business Administration, e con le valigie per stare solo qualche mese, per bene o male che sia, sono ora a Los Angeles da 8 lunghi anni. E ho finito per lavorare anch’io nel campo dell’entertainment, campo a cui non ero particolarmente interessato.

Sebbene LA non abbia risentito forse tanto bruscamente quanto New York della frustata della crisi, il settore dell’entertainment sta vivendo proprio ora, nel 2008, uno dei periodi più negativi, per tutti, dai grandi studios alle più piccole case di produzione, post-produzione, e servizi, per non parlare degli attori e aspiranti tali. Se è famosa per l’entertainment, l’economia di Los Angles, grazie alla posizione geografica della città, deve molto al settore dell’import-export. Settore nel quale poi mi sono buttato anch’io, usando in parte il mio background nella comunicazione, reinventandomi online publisher nel campo dell’artigianato.

La mia esperienza è stata, forse, tipica dei molti che hanno certe idee di LA, magari legate al passato e hanno trovato delle differenze, non tanto perché le idee erano solo immaginarie, ma perché la città è cambiata rispetto a 15 o 20 anni fa. Quando sono arrivato per la prima volta a LA, nel 1993, ho visto e sentito tutto quello che mi aspettavo, e di più. Sembrava che tutto quello che avevo immaginato fosse vero. Anzi, meglio. Incredibile.

vivere a los angeles

Ci ho messo un po’ a ritornare, quindi la mia storia con LA è stata cambiata da questo ritardo.

Quando sono tornato 7 anni dopo, qualche rimpianto è affiorato, perché qualcosa era cambiato. Così anche alcuni di quelli con cui parlo mi dicono. LA negli anni 80 e inizio anni 90 era diversa, in spirito e corpo, dalla LA degli anni 2000. Più anima, più voglia di divertirsi genuinamente, meno appiattimento e accanimento verso il modo più stupido e breve di fare soldi. Più divertimento, più dettagli tipicamente americani, meno comodità e meno globalizzazione (intesa nel senso di trovare qui cose che si trovano ovunque). Feste più vere, gente più in vena di divertirsi davvero, di stupire (magari senza che l’energia fosse stata già spenta o incanalata in altri modi, forse al computer, sui tanti social networks di oggi che aiutano a tenersi in contatto, ma anche ad appiattire le emozioni).

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I cambiamenti consistevano per cominciare in certi dettagli visivi.

Per esempio molte strade prima erano ancora pavimentate di cemento bianco, che, unito a quei macchinoni che si ritrovavano, facevano tanto telefilm americano. Ora le strade sono in asfalto, come da noi, i macchinoni non ci sono più, ci sono tante auto più piccole, e le odiosissime grosse SUV (es-iu-vi, come si pronuncia qui, invece che “suv” come in Italia).

Oppure la subentrata presenza dei tanti caffè di catene in franchising (Starbucks, Coffee Bean) che sono una comodità ma sono anche privi di personalità.

Poi la musica. Il rock, che dominava il Sunset Strip e la scena musicale della città in genere, era declinato in pochi anni a favore del fastidioso, triste e noioso hip-hop, nelle radio e nei locali.Poi anche in certe libertà, cose che si pensava di poter fare guardando i film, e che erano finte o non era più possibile fare qualche anno dopo. Nel 93, il venerdì e sabato sera, ho il ricordo del Westwood Village popolato da ragazzi che andavano in giro seduti sul retro di furgoni pick-up, con gli AC/DC a tutto volume. Scene forse stupide, ma divertenti per un italiano di vent’anni che vuole vivere l’America. Non è più permesso, ovviamente. O andare in spiaggia di sera, con amici o con una ragazza: non più possibile, se anche lo era 15 o 20 anni fa. (Sapete la scena nel film “Point Break” in cui i baldi giovani vanno a fare surf e a giocare a football di notte sulla spiaggia? Scordatevelo. La polizia arriverebbe in breve tempo a interrompere il tutto).

Nelle prime settimane che ero tornato a Los Angeles, nel 2000, ho conosciuto un americano (che aveva fra l’altro vissuto in Italia) con cui discorrendo parlavo di queste piccole differenze rispetto a prima, e in genere delle regole rigide che notavo, che mi sembrava che rovinassero il divertimento. Lui mi rispose, testuali parole: “Voi che venite qui in America da fuori, pensate all’America come alla “land of the free”, con poche regole. Questa non è “the land of the free”, questa è come l’ex-Germania Est. Ma si possono fare un sacco di cose interessanti (“cool things”).

vivere a los angeles

Ed è vero. Ci sono tante cose che l’America, e LA offrono (sia nel lavoro che nel tempo libero) che sono la ragione per cui molti decidono di trasferirsi qui. In America non si va necessariamente per “sposare” la mentalità e la cultura americana, con i suoi lati positivi e negativi.

Si va perché si può produrre meglio, con più opportunità di lavorare nel campo a cui uno è davvero interessato, e più scelta, e quindi – in questo – più libertà.

Allora, a parte il lavoro, quali sono queste “cool things” da fare a Los Angeles ?

Per esempio la vita all’aria aperta. A parte il poter andare in spiaggia sempre, anche durante l’”inverno” (ci sono giorni più freddi o di foschia, ma anche giorni con 25 o magari 30 gradi a gennaio o febbraio), con le montagne per andare a sciare solo a un’ora di distanza, con i deserti e i parchi nazionali a poche ore di macchina, ci sono le colline in città dove fare escursioni (hiking) di mattina prima di andare al lavoro per chi ha voglia di alzarsi presto, se no nel weekend.

Un weekend tipico può essere andare in spiaggia, oppure a fare hiking nelle Santa Monica Mountains (le colline alle spalle della baia di Santa Monica, sopra Malibu) o in bici (lunghissimi percorsi ciclabili lungo tutta la costa e le spiaggie, da Malibu fino a Manhattan Beach). Andare a mangiare un panino in uno dei cafes dove la gente va a chiacchierare, dai più mondani ai più tranquilli. E poi nel tardo pomeriggio o prima serata si può capitare a una gallery opening, ritrovarsi in una sala di una galleria d’arte a Venice o West Hollywood (anche senza essere interessati all’arte, ma a vedere chi c’è) con un bicchiere di vino in mano a incontrarsi, magari per puro caso, con amici e parlare di dove andare dopo, se si è fortunati a una festa, magari sulle colline. Come in tutte le città, le sere del weekend non sono le migliori per recarsi nei locali. Locali che, per chi non lo sapesse, chiudono alle 2 in tutta la California, da sempre, in barba al “California knows how to party” della canzone. Per chi vuole vivere a lungo la notte, l’unica possibilità sono le feste private nel weekend, un po’ più “alternative” a Venice, un po’ più “lush” a Hollywood (con un po’ di aria da “Hollywood party” in qualche bellissima casa che sappiamo che non ci potremo mai permettere).

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Ma in fondo, come per ogni città, ciò che rimane impresso nella nostra memoria sono le immagini.

Los Angeles non è proprio una città, ma una distesa sconfinata di edifici bassi (case o condos a due-tre piani) con relativamente pochi edifici “high rise” e relativamente pochi grattacieli (concentrati a Century City o a Downtown, centri finanziari della città, e Downtown è zona famosa anche per i suoi loft in stile newyorkese ricavati da vecchi magazzini, spesso abitati da aspiranti artisti). Quindi è la cosa visivamente più diversa da una città europea. Ma l’architettura di LA è stata oggetto di tanta attenzione, con molti edifici, soprattutto case, architettonicamente innovativi fin dagli anni 50, raffigurati in mille collezioni fotografiche.

In sostanza, LA non è un granché come “città”. Ma come “luogo”, forse è il luogo più fico del mondo. E per finire proprio con un’immagine, non c’è quasi mai una volta che alzando lo sguardo mentre si guida, non si veda almeno una palma. Altissime, sottilissime. Le palme sono la prima cosa che – in realtà inaspettatamente – ho visto uscendo dall’aeroporto la prima volta che sono arrivato.

E forse ancora la cosa che mi piace di più.

Potendo dare un consiglio, direi questo: qualunque sia la vostra destinazione, se volete un’esperienza in un ambiente nuovo, se volete provare a vedere, a cambiare, non aspettate.

Jim Morrison sarebbe d’accordo.

Lorenzo

Lorenzo ha scritto un testo di risposta alle molte email che riceve con domande su come trasferirsi a LA”:

http://lorenzolosangeles.wordpress.com/2011/09/20/testo-di-risposta/

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