La Spagna realizza la mappa delle navi affondate (compresa la caravella di Colombo)

Di Gianluca Ricci

 

È probabile che nel giro di una manciata di anni qualche fanatico appassionato di relitti e tesori sommersi riesca a mettere le mani sui mitologici resti di una delle tre caravelle con cui Cristoforo Colombo si spinse nel XV secolo fino agli antipodi, ovvero la Santa Maria.

A dargli le coordinate uno studio realizzato in Spagna da un pool di esperti riuniti dal Ministero della Cultura spagnolo con lo scopo di mappare quanti più relitti possibile, intitolato «Inventario dei naufragi spagnoli in America».

Si tratta di quella che i media hanno subito definito la “mappa delle mappe”, la più grande mappa del tesoro che sia mai stata redatta, visto che gli studiosi pare siano riusciti a individuare con una più che attendibile precisione il luogo in cui sono affondati 681 fra navi, galeoni e vascelli in rotta per il nuovo mondo tra il 1492, anno fatidico della scoperta dell’America, e il 1898.

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mappa navi affondate

Pare che gran parte di quelle imbarcazioni portasse con sé carichi più che preziosi, che ora, una volta rese note le coordinate per il recupero, potrebbero diventare d’interesse per qualche eccentrico miliardario a caccia di emozioni forti, purché in possesso, ovviamente, dei mezzi necessari a compiere l’impresa.

La maggior parte dei relitti si troverebbe sui fondali al largo di Cuba, mentre gli altri sarebbero sparsi nell’Oceano Atlantico, lungo le coste statunitensi, sotto le acque di Haiti, Bahamas e Bermuda e i quattro quinti di essi non sarebbero mai stati esplorati da nessuno.

Le ricerche degli studiosi, tra cui due archeologi sottomarini e una storica navale, hanno permesso in cinque anni di lavoro di mappare con una certa precisione tutte le sfortunate traversate delle navi che sono finite in fondo al mare fin nei minimi particolari, compresi i carichi e i contenuti delle stive.

L’obiettivo della mappa delle mappe non è tanto quello di fornire le indicazioni precise a chiunque volesse procedere con le operazioni di recupero, ma, al contrario, segnalare a chi di dovere la presenza di tesori da proteggere contro i saccheggi, stringendo patti di cooperazione con i Paesi sotto la cui giurisdizione si trovano le acque che ospitano quei relitti.

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Di quelle navi si sa ogni cosa, compreso il fatto che la maggior parte di esse colò a picco a causa di terribili tempeste, anche se in molti casi a provocare l’affondamento fu l’assalto di una nave pirata o il combattimento con navi di potenze straniere concorrenti sulla rotta delle Indie.

Così come si sa ogni cosa del loro contenuto, che in molti casi potrebbe offrire sorprese allettanti a chi si volesse occupare del loro recupero: oro, pietre preziose, ceramiche cinesi, reliquie, la maggior parte dei quali sepolti ancora in fondo al mare in attesa di essere riportate in superficie.

Ma il governo spagnolo non si pone obiettivi di questo tipo: la sua preoccupazione è quella di salvaguardare un patrimonio che prima di tutto è storico e l’unico sistema per farlo pensa sia quello di condividere con gli altri governi interessati gli stessi obiettivi, in modo che si possano studiare le strategie più adeguate per evitare che quei tesori finiscano nelle mani sbagliate.