Sergio Balacco: vivere in Vietnam

A cura di Maricla Pannocchia

Sergio, originario di Roma ma che ha vissuto gran parte della vita a Milano, ha ereditato la passione per i viaggi dal padre, a cui piaceva girare il mondo. Dopo aver vissuto in Francia e aver viaggiato molto, Sergio si è fermato in Vietnam, dove ha un’azienda che esporta prodotti del Paese e dove vive con la sua compagna, una donna vietnamita.

“Abito a Ho Chi Minh City, anche se tutti la chiamano ancora con il vecchio nome, Saigon” racconta Sergio, “E’ una città caotica, con il traffico impazzito e i motorini ovunque, ma a livello di servizi e crescita non ha eguali in tutto il Paese.” A chi sogna di trasferirsi lì, Sergio suggerisce di organizzarsi per bene già da prima della partenza, per evitare di fare il passo più lungo della gamba.

“E’ importante tenere di conto del fatto che il Vietnam non ha convenzioni con l’Italia per quanto riguarda la pensione e c’è da pensare anche a quale tipo di visto ottenere” racconta Sergio, che suggerisce di trovare un lavoro da dipendente prima di partire ma, più che altro, di prendere in considerazione l’idea di avviare una propria attività. “Qui ci sono diversi ristoranti ma quelli 100% italiani sono pochissimi” dice l’uomo, “In futuro, infatti, oltre a voler sposare la mia compagna, vorrei aprire una panineria dove poter produrre panini come quelli che facciamo a Milano. Qui, non li fa nessuno!”

Ciao Sergio, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, io sono un figlio d’arte, nel senso che a mio padre piaceva girare il mondo (con famiglia al seguito) e io ho preso da lui. Nei miei primi anni di vita abbiamo cambiato casa e città almeno una dozzina di volte. Sono nato a Roma nel 1953, ho vissuto principalmente a Milano e in Francia, anche se ho visitato gran parte del mondo. Ho apprezzato moltissimo l’Africa, quella nera, il profondo sud del quale ho ancora tantissimi ricordi positivi, poi mi sono avvicinato all’Asia ed è stato amore a prima vista.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Come ho scritto prima, ho deciso di lasciare l’Italia perché amavo viaggiare, conoscere nuovi popoli e vedere il mondo con i miei occhi. Lasciai l’Italia nel 1978, per lavoro, ma anche per quel bisogno di vedere il mondo diverso da come era raccontato sui libri. Al tempo, non si sapeva nemmeno cosa fosse Internet. Ho vissuto in case scavate nella roccia in Turchia e in un container nel mezzo del Sahara (che ho attraversato in auto sgangherate tenute insieme con il fil di ferro e riparate con la gomma da masticare). Il mondo era infinito e andava scoperto alla mia maniera, partendo dal basso.

Ora vivi a Ho Chi Minh City, in Vietnam. Cosa ti ha portato proprio lì?

Banalmente, mi ci ha portato il lavoro. Diciamo che il mio primo contatto con il Vietnam è stato nel 2011. Ero a Hoi An ma il progetto a cui ero stato destinato si trovava tra le montagne, a 80 km da lì, 2 ore di viaggio per andare e altrettante per tornare, tutti i giorni. Un’esperienza interessante perché ho scoperto il Vietnam della provincia. Poi fu il turno di Hanoi. Nel 2018, rientrai in Francia e in Italia (per lavoro) e tornai di nuovo in Vietnam nel 2022, questa volta a Ho Chi Minh City. Prima era impossibile a causa del Covid-19 e delle frontiere chiuse.

Come descriveresti Ho Chi Minh City?

Ho Chi Minh City è il secondo cuore e l’anima del Vietnam, dopo Hanoi. Ufficialmente è Ho Chi Minh City ma la gente ama chiamarla alla vecchia maniera, Saigon. È un centro vivace, dinamico e industrioso, la città più grande del Paese, la capitale economica e il trendsetter culturale. All’interno della brulicante metropoli si trovano le tradizioni senza tempo e la bellezza di un’antica cultura. Per viverla appieno bisogna evitare i luoghi frequentati dai soliti stranieri e ricchi vietnamiti, la vera Saigon si scopre nei vicoli, nei quartieri iper abitati, con mille casette i cui tetti in lamiera coprono tutto lo spazio disponibile. È una città vivace, detta “la Perla dell’Estremo Oriente” per via degli affascinanti edifici storici, dell’atmosfera dinamica, vibrante, emozionante e delle persone amichevoli. Certo, non è tutto rose e fiori ma, proprio per questo, Saigon è desiderata da molti e apprezzata. Con me non è stato un colpo di fulmine, ho dovuto attendere qualche mese per innamorarmi della città ma ora farei fatica a vivere altrove. Qui è un angolo di meraviglia con più tecnologia di quella che potremmo trovare a Milano o Roma.

Quali cambiamenti hai visto, sia positivi sia negativi, da quando sei arrivato lì a ora?

La città si evolve continuamente. Bisogna viverci per accorgesene. Anche se i tempi di evoluzione in Vietnam sono lenti, Saigon è cambiata. Per esempio, moltissimi taxi ora sono a trazione elettrica, più di quanti non ce ne siano in Europa, l’elettronica fa da padrona, ovunque si paga leggendo con il cellulare un codice QR, dai negozi alle banche, anche al cinema. Strade nuove che prima non c’erano, ponti e palazzi che crescono come funghi. Gli aspetti negativi sono il traffico, impossibile e caotico, e i troppi motorini ovunque. Nelle strade e nei parcheggi, le regole sono poco rispettate.

Come ti sei organizzato prima della partenza?

In realtà, sia la prima sia la seconda volta, non mi sono realmente organizzato. Ho fatto la valigia e sono partito. I miei datori di lavoro hanno pensato a tutto il resto.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

I parenti mi conoscono e sanno che a me piace il Vietnam e che non vedevo l’ora di tornarci. Nessuno è rimasto scioccato di questa mia scelta. Ho amici ovunque nel mondo, sapermi in Vietnam non li ha scandalizzati più di tanto. Sono uno dei tanti sparpagliati nei cinque continenti. Ho parenti in Australia, negli Stati Uniti, perfino in Africa e in Sud America, qualcuno che vive a Dubai e anche in Giappone. Tutti contenti della mia scelta, anche la ex famiglia.

Di cosa ti occupi?

Sono un imprenditore import/export, ma più che altro export, di prodotti del Vietnam, tra tutti le spezie e il caffè. Il Vietnam è il primo Paese produttore di caffè mondiale, varietà Robusta, ed è primo in molti altri settori produttivi legati all’agricoltura, al pepe, agli anacardi, alle spezie, al cocco, al cacao e ai prodotti ittici. Esportiamo in tutto il mondo.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

No, se l’italiano pensa che lo sia, ancora meno se pensa che il Vietnam sia come la Thailandia. Questo è più un Paese per chi vuole avviare qualcosa. Moltissimi italiani in Vietnam hanno aperto ristoranti, trattorie, pizzerie, la maggior parte lavora nel settore della ristorazione e in quello dell’ospitalità. Del resto, siamo bravi in questo in tutto il mondo, non solo qui. Ultimamente, sono più richiesti insegnanti di italiano, ricordiamoci però (grave mancanza) che qui non esiste una scuola italiana (gli italiani di Saigon sono poco più di un migliaio, a Hanoi circa 10,000, in tutto il Vietnam non sono molti di più). Questo non attira le famiglie con figli già grandi, ma non troppo, a trasferirsi qui.

Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

I settori tecnologici, quello dello sviluppo di software, quelli finanziari, di consulenza aziendale, il settore meccanico, della componentistica, anche automobilistica, il settore ospedaliero, i medici chirurghi, gli ortopedici, gli specialisti per le malattie debilitanti,gli psicologi e, poi, il settore della ristorazione e quello dell’ospitalità. Anche i piloti hanno buone possibilità, del resto, le compagnie aeree vietnamite apprezzano i piloti italiani.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

In Vietnam si può vivere con 1000€ al mese, non si fanno miracoli ma si vive bene, ma questi sono stipendi offerti agli stranieri alle prime esperienze. Uno straniero che lavora per una multinazionale può facilmente guadagnare 5000$ al mese, casa pagata, trasporti pagati, anche assicurazione sanitaria, scuola per i figli e molto altro. Resta da pagare Internet, la tv via cavo, il cibo e i divertimenti. Si risparmia moltissimo. In Vietnam, se si vive come le persone del posto, si spende 1/4 di quanto si spende in Italia. Se si pretende di vivere all’italiana la forbice si chiude, anche vivendo da ricchi c’è comunque risparmio ma non molto. Le tentazioni sono tante.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

La benzina è cara, non come in Italia ma qui viene vista come costosa. Il suo prezzo è di circa 90 centesimi di Euro al litro, il gasolio circa 81 centesimi di Euro al litro. Sembra poco per noi ma per gente che guadagna 100 Euro il mese è tanto. Tutto ciò che è di origine locale è economico, la spesa settimanale con prodotti locali non supera l’equivalente di 30 Euro, 12 uova costano 1,5 Euro, i prodotti ittici costano pochissimo, frutta e verdure locali anche.

Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?

Nel 2012 scrissi un articolo proprio su Voglio Vivere Così sull’argomento, l’articolo è stato aggiunto al mio blog, lo trovate qui (è il 5° articolo).

Non è cambiato molto da allora, alcuni dettagli ma in generale è ancora simile a prima. Ovviamente, ora costa di più e alcuni visti sono più difficili da ottenere. Va detto che in Vietnam le regole cambiano spesso, piccoli aggiustamenti che creano piccoli disagi, ma si sopportano bene. Ora un italiano può aprire una società al 100% straniera, senza lo sponsor, ma per lavorare bene è meglio averlo. Sarà lo sponsor a sorbirsi tutti i cambiamenti di regole e sempre lui ad attivarsi per evitarci problemi ma, se arrivano problemi, vanno addebitati principalmente allo sponsor. Naturalmente, bisogna fare delle scelte e analizzare i pro e i contro.

Quali sono i pro e i contro del vivere a Ho Chi Minh City?

Intanto vanno chiariti alcuni vantaggi base del vivere a Ho hi Minh City rispetto al resto del Vietnam. I pro sono evidenti: è la città più moderna di tutto il Vietnam, quello che si trova qui in termini di servizi, organizzazione, personale di supporto, lavoratori, specialisti e tutto il resto non lo si trova nel resto del Paese, Hanoi compresa, che è più tradizionale. Se poi aggiungiamo i vantaggi rispetto all’Italia allora diventa interessante. Prima di tutto il costo della vita più basso, circa il 50% del costo vita italiano rispetto ai beni di prima necessità, carburanti inclusi. Tutto ciò che c’è qui d’italiano costa di più per via del trasporto, quindi vivere all’italiana in Vietnam costa di più. Un esempio: 1 pacco di spaghetti n° 5 di Barilla costa mediamente attorno a 1,20 Euro (prezzo medio online) a Milano, qui a Saigon attorno ai 3 Euro. Il made in Italy ha prezzi maggiori ma non significa che l’italiano medio debba per forza mangiare sempre e per tutto all’italiana. Il vantaggio è mangiare alla vietnamita, a costi decisamente inferiori, alimenti meno industrializzati e più sani e vivere bene come vivono loro.

Una mia considerazione: in Vietnam gli obesi sono in percentuali minime rispetto ai Paesi occidentali, non perché mangino meno ma perché mangiano meglio.

I contro: la sanità. Il traffico è caotico, maggiormente a HCM rispetto alle altre città del Vietnam, ma va detto che qui vivono 22 milioni di individui, è normale. Non c’è libertà di stampa, nemmeno di critica, la politica non va criticata. Nessun vietnamita lo fa, perché noi dovremmo? L’inquinamento ambientale, i servizi pubblici inadeguati, manca ancora un servizio di linee metro, a Hanoi c’è già per una scelta politica, qui no, è ancora in fase di collaudo ma esiste solo una linea.

Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

La sanità è il punto dolente, gli ospedali pubblici a HCM hanno standard qualitativi ben al di sotto di quelli italiani o europei in generale; le cliniche private offrono servizi migliori ma a costi maggiori. La burocrazia è asfissiante, richiedono una notarizzazione per ogni documento da fornire e fanno controlli opprimenti. Va detto che la corruzione è ancora a livelli molto alti. I mezzi pubblici sono inadeguati, anche in pessimo stato, non hanno orari ben definiti e, per uno straniero, capire come andare da un punto a un altro della città è complicato, finisce sempre che usa un taxi o un Grab, servizio taxi con motociclette o scooter, molto economici. Grab usa anche le auto, che costano comunque meno dei taxi tradizionali.

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Per vivere qui è necessario, e offre maggiori possibilità di successo, possedere una laurea ed esperienza anche pluriennale di specialità. Sono molto desiderati i medici, gli anestesisti, gli psicologi, gli ingegneri, gli avvocati e gli architetti. Un italiano che vuole vivere qui ha quattro possibilità:

1) avere un’offerta di lavoro da un’azienda estera (anche italiana) che opera già in Vietnam ma va bene anche da una vietnamita (in questo caso, bisogna considerare che gli stipendi sono inferiori);

2) effettuare un investimento aprendo una società, anche con solo 50,000 Euro è possibile ottenere un visto che garantisce un minimo di 12 mesi di permesso di residenza rinnovabile. Altrimenti, ci sono maggiori sicurezze e minimo 2 anni di visto con 130,000 Euro di investimento;

3) sposarsi con una vietnamita, allora il visto (esenzione di visto) è per 5 anni, la moglie diventa lo sponsor del marito e deve richiedere la TRC per lui. Le regole per una donna che sposa un vietnamita non sono uguali ma non mi sono informato.

4) Frequentare un corso di studi, per esempio imparare il vietnamita, apre molte porte per provare a rimanere in Vietnam anche dopo la fine degli studi.

Come ti sei mosso per cercare un alloggio?

Rivolgendomi a una delle tantissime agenzie immobiliari presenti a Saigon. I quartieri adatti agli stranieri sono il Distretto 2 (Thao Dien e An Phu), il D1, che è il centro della città, il D7 e Binh Thanh, dove sorge anche il grattacielo più alto di Saigon, il Landmark 81 che ha, appunto, 81 piani, ed è anche il più alto del Vietnam. Quasi tutti gli altri quartieri non sono molto dedicati agli stranieri, le case costano meno ma hanno anche una qualità inferiore per noi occidentali.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Ritornando a quanto ho scritto sopra, si vive bene nel distretto 2 a Thao Dien, perché è molto frequentato e abitato da stranieri e, quindi, i servizi sono adeguati alle loro esigenze. I prezzi medi degli appartamenti vanno dai 500 ai 1000€ al mese, si trovano anche a prezzi inferiori ma non in condomini per stranieri, quindi, con meno servizi comuni molto apprezzati, tipo palestra e piscina. È possibile vivere bene spendendo il giusto anche in altri distretti ma quello che cerca uno straniero è meno facile da trovare… Diciamo che con 2000$ ovvero circa 1850€ (entrate mensili da lavoro indipendente o pensione) si vive bene, si vive anche con solo 1000$ (925€) al mese ma con qualche sacrificio.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Direi molto bene. I vietnamiti sono cordiali, il loro senso dell’accoglienza ricorda quello tradizionale italiano, hanno nei sorrisi e nell’ospitalità i loro punti forti. In Vietnam, e anche in una città caotica come Saigon, è facile fare amicizia e volersi bene in maniera reciproca e non solo tra uomo e donna ma senza malizia. Loro sono fatti così, se ti invitano a casa loro è perché ti considerano importante per la loro vita. Tutti hanno un senso della famiglia molto forte, sacro, soprattutto verso i genitori e i nonni. Ogni famiglia è un nucleo molto coeso, entrarci è difficile ma, se si è ammessi, vuol dire che si è considerati parte di essa, anche se stranieri. Da uomo, le donne mi sono sembrate sicure di sé e autorevoli ma con delle risate contagiose e allegre, di quelle che ti fanno sentire subito a tuo agio. Sono molto dolci e fedeli, calde e coccolone, se si affezionano a un uomo, sanno come tenerlo legato a loro. In generale, mi sono sentito a mio agio, sono circondato da gente che mi apprezza e mi segue. Non posso lamentarmi, questa è anche una delle ragioni per cui ho scelto il Vietnam.

Come descriveresti le loro vite?

Semplici, tradizionali, legate alla famiglia, ai valori essenziali come l’amicizia, il lavoro e la cura dei figli. Non hanno valori generali molto diversi dai nostri. La famiglia è essenziale e lo stesso i figli. Purtroppo la globalizzazione ha cambiato molto il loro stile di vita, un aspetto negativo è l’attaccamento ai soldi, male comune in tutta l’Asia, e all’apparire ricchi. Il lusso è sempre più visto come un traguardo per una vita di soddisfazioni ma non è quasi mai così, per fortuna, gli individui davvero ricchi, in Vietnam, sono pochi.

Com’è una tua giornata tipo?

È cambiata in molti aspetti rispetto a quando ero in Italia o in Francia. La colazione è l’aspetto più importante, diversa dalla nostra, a base di carne, uova, verdure, a volte riso bollito.

Mi sveglio presto, alle 6 circa. Prima di tutto, faccio una doccia, mi lavo i denti e mi prendo cura del corpo. A quel punto, faccio colazione.

Lavoro da casa, a volte vado all’ufficio condiviso, ma non troppo spesso. Pranzo da solo o con la mia compagna, se è a casa, altrimenti fuori, dove capita, apprezzo gli street food. Il pomeriggio è impegnativo, i miei clienti sono quasi tutti in Europa, qualcuno negli Stati Uniti, inizio a comunicare con loro dalle 13 circa, mai prima, faccio conference calls per la maggior parte del tempo. Passo così la giornata fino a sera tardi, se posso esco a cena con lei, altrimenti ceniamo a casa. Qualche volta andiamo a farci quattro passi a Nguyễn Huệ, che è la walking street più frequentata di Saigon. Vado a dormire attorno alle 23, a volte più tardi se ho una conference call con il Regno Unito o con gli Stati Uniti.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Io giro il mondo da sempre, ho imparato ad arrangiarmi ovunque sono stato. In Vietnam la lingua è la maggiore difficoltà per chi arriva, non ci si capisce. Poi si impara, nonostante tutto. I tassisti sono i più complicati, non capiscono, sono pochi quelli che parlano inglese, comprenderli è come vincere un terno al lotto. Ci si arma di tanta pazienza. Potrei aggiungere la burocrazia, che cambia spesso.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

Sicuramente la mia compagna, una gioia continua imbastita con amore, coccole, gentilezza e tempo da condividere. Direi, quindi, che ho avuto più che altro soddisfazioni personali. Per il lavoro è difficile, con la crisi strisciante del dopo Covid, le soddisfazioni lavorative sono poche, bisogna darsi tanto daffare e i clienti pagano con moltissimo ritardo.

C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?

Sì, esiste una comunità di italiani. In verità, ne esistono almeno tre, quella dei friulani è la più importante, gli altri si ritrovano spesso ai vari Meetup organizzati in un ristorante di HCM. Io faccio parte di una di queste comunità. Ci sono, poi, vari gruppi su Facebook. Gli italiani sono italiani anche in Vietnam, per cui non c’è lo stesso spirito delle altre nazionalità. Insomma, siamo sempre gli stessi ma c’è buona coesione e poi, essendo relativamente pochi, ci si conosce tutti.

Che consigli daresti a chi volesse trasferirsi lì?

Organizzare tutto con cura, avere idee certe, non partire all’avventura per vedere cosa si può trovare. Non pensare che sia facile, perché non lo è. Il Vietnam non è per tutti, serve avere le carte in ordine: titoli di studio, referenze, risparmi, documentazione tradotta in vietnamita, anche stato di famiglia, divorzio e nascita e molto altro ancora. La questione dei visti: il Vietnam non ha accordi con l’Italia per i pensionati (in effetti, nemmeno con altri Paesi), per cui è necessario valutare bene questo prima di decidere se trasferirsi qui o meno. Se si è bravi in un’attività da dipendente, è meglio trovare prima chi vi assume, non arrivare qui e sperare di trovarlo una volta sul posto perché le delusioni sono tante. Se s’intende trasferirsi come imprenditori, valutare bene il tipo di attività, il settore ristorazione in generale è saturo ma i ristoranti 100% italiani sono relativamente pochi. Bisogna avere le idee chiare e fondi adeguati. Il rischio è di non proporre un nuovo servizio e ritrovarsi a mendicare visite di clienti italiani prima di trovare la propria clientela affezionata vietnamita. Ne conosco alcuni in questa situazione, potrebbero passare anni e non i classici sei mesi italici di avviamento. Avere sempre i piedi per terra. Sognare è lecito ma senza esagerazioni.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Come per chi vorrebbe trasferirsi, consiglio di organizzare il viaggio dall’Italia. Ci sono diversi tipi di vacanze: quella itinerante dei backpacker,s senza una meta precisa ma per vivere alla giornata, in questo caso 30 giorni sono pochi, quella mordi e fuggi di chi ha solo 2 settimane di tempo, quella rilassata di chi si focalizza sulle mete più interessanti tralasciando il resto e quella dei viaggiatori seriali che visitano il Vietnam in diversi anni, un pezzo alla volta. Per tutti, il mio consiglio è di organizzate bene il vostro viaggio e non contare troppo sulle scelte dell’ultimo minuto. Organizzare non significa prenotare tutto dall’Italia ma sapere esattamente dove andare e cosa visitare. Poi, meglio optare per agenzie di viaggio locali, mai prenotare dall’Italia, costa di più e, spesso, sono servizi che non esistono più. In Vietnam, nessuno rispetta gli orari, i viaggi potrebbero essere più lunghi del previsto e le coincidenze si perdono con esasperante facilità. Con una buona organizzazione, godersi le vacanze è solo un piacere.

Puoi suggerire ai nostri lettori dei luoghi poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

Evito di parlare di HCMC perché c’è poco di sconosciuto che non sia già menzionato dalle varie guide turistiche e non. Potrei parlare di mete meno conosciute in tutto il Vietnam, allora è più facile. Al centro, non molto lontano da Da Nang, troviamo l’isola di Ly Son, nel Quang Ngai. Si trova a circa 50 miglia a sud delle isole Cham. L’attrazione dell’isola di Ly Son risiede nella gente dolce e gentile e nel quadro selvaggio ma magico della natura. È chiamata la “terra del regno dell’aglio”, ha spiagge che si affacciano su acque cristalline, dove si vede il fondo anche a parecchi metri di profondità, sembra di essere in Sardegna. Una meta turistica non molto frequentata ma irrinunciabile per chi ama il mare, le isole e la natura incontaminata.

Da Lat, detta anche “la Parigi dell’Asia”, non viene mai menzionata sui vari gruppi Facebook, eppure è una bella città, dove c’è un’eterna primavera. Da visitare a Da Lat, le famose attrazioni turistiche come il monte Lang Biang, la stazione ferroviaria, il lago di Xuan Huong e la chiesa di Domaine De Marie.

Un’altra meta poco conosciuta è Thanh An. Si tratta di un’isola circondata da vari rami del delta del Mekong. Una bellezza nascosta a Can Gio, a 60 km a sud di Saigon, idealmente sulla strada per Vung Tau, direi una quindicina di chilometri prima e leggermente spostata a ovest rispetto all’autostrada. Thanh An è completamente separata dal distretto di Can Gio e da HCMC, questa è una destinazione ideale per chi ama la vita semplice e la zona marina. Visitarla richiede una giornata, salvo il voler restare più a lungo. Qui si scoprirà un’area naturale incontaminata e tranquilla, dove l’accoglienza dei pescatori è gentile e ospitale, e si potranno gustare specialità dai ricchi sapori di mare. L’isola di Thanh An non è stata sviluppata in termini di turismo, quindi, non ci sono molte attività ricreative come in altre località turistiche ma, in cambio, visitandola, i turisti si sentiranno sopraffatti dallo scenario naturale e romantico. Su quest’isola rustica e tranquilla, tutta la stanchezza e l’ansia seguiranno il vento e voleranno via.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

In parte sì, cercherei di essere meno ingenuo, anche se sono un navigato viaggiatore portato ad avere fiducia nella gente, direi che dovrei fare più attenzione a quello che mi viene suggerito di fare. Non credere fermamente a qualcosa perché me lo dice un avvocato, non è detto che lui voglia il mio bene. Sicuramente non aprirei una società di consulenza, piuttosto un bar o un piccolo ristorante.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Ho imparato ad amare le persone del Vietnam, non gli stranieri, ma i vietnamiti. Ho capito che nessun libro può mai insegnarti tanto quanto l’essere qui, dentro la storia, la cultura e la popolazione. Ho imparato che io non posso essere bello, bravo e simpatico solo a parole, bisogna dimostrare di esserlo e avere rispetto per tutti. Ho imparato che non devo giudicare nessuno, ad attenermi a quello che vedo e che sento passo dopo passo e a essere sempre umile. Infine, ho imparato che anche un conto in banca con un uno e tanti zeri non serve a nulla se non sei una persona apprezzata e amata da chi ti circonda tutti i giorni.

Progetti futuri?

Aprire una paninoteca all’italiana, qui ci sono ma con i sandwhich vietnamiti, il Banh Mi. Nessuno fa i panini come li facciamo noi a Milano. Vorrei anche sposare la mia compagna e accasarmi, per restare qui il più a lungo possibile.

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