Roberto pensionato in Madagascar

A cura di Maricla Pannocchia

Roberto, pensionato e appassionato viaggiatore, dopo un’esperienza in Messico, che non gli ha portato ciò che desiderava, ha deciso di passare circa 6 mesi l’anno in Madagascar, Paese che aveva già visitato. Stabilitosi nella turistica Nosy Be, l’uomo vive in un appartamento in un residence, “perché sconsiglio agli occidentali di vivere da sé. Il rischio dei furti è molto alto, anche con i guardiani che, spesso, sono complici dei ladri.”

Arrivato lì con l’idea di valutare l’apertura di un business, Roberto ha fondato, invece, I Aid Madagascar, una Onlus che supporta le famiglie dei villaggi sperduti nel niente, lontani dalle rotte turistiche, dove, spesso, le persone faticano a mangiare e dove i nostri comfort non sono neanche immaginabili. Molti bambini non avevano la possibilità di frequentare la scuola e, tramite la Onlus di cui è Presidente, Roberto ha offerto, e continua a offrire, una possibilità di riscatto e futuro a questi piccoli.

“La maggior parte dei turisti viene qui per massimo una settimana e non fa niente in autonomia”, racconta, “Già dal briefing, la struttura ricettiva in cui alloggiano i turisti fa il possibile per spaventarli, così che questi dipendano totalmente da loro. Una delle più grandi soddisfazioni l’ho ottenuta quando una coppia svizzera, in vacanza a Nosy Be, mi ha contattato dopo aver trovato la mia Associazione online e mi ha chiesto di poter visitare i villaggi dove operiamo.

Ho dubitato, perché non voglio che diventino un’attrazione per turisti, poi ho chiesto il permesso ai capi e, dopo una mattinata in giro per diversi villaggi, questi turisti mi hanno detto di aver speso molto per la vacanza ma che, finora, non erano soddisfatti perché tutto sembrava troppo commerciale. Quella mattinata con me, nei “miei villaggi”, per loro è valsa il viaggio.”

Roberto Ricci Madagascar

Ciao Roberto, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Sono Roberto Ricci, ex imprenditore nel settore del software contabile fiscale per commercialisti fino al 2015 e pensionato dal 2021. Sono originario di Morciano di Romagna (Rimini). Dal 1980 sono trapiantato in Toscana, nel Comune di Massa e Cozzile (Pistoia).

Quando è nata in te la passione per il viaggio?

Nel 2008, con mio figlio di appena 13 anni, ho iniziato a girare il mondo nel periodo estivo visitando il Messico, la Repubblica Dominicana, il Senegal, la Tanzania, il Kenya, il Sud Africa, il Mozambico, il Madagascar, lo Zaire e il Botswana. L’Africa in particolare mi ha sempre attratto ma non ho mai deciso di lasciare l’Italia in maniera definitiva.

Adesso vivi parte dell’anno in Madagascar. Come mai hai scelto proprio quel Paese?

Dal 2015 vivo per un periodo di almeno 6 mesi l’anno (da fine aprile a fine ottobre) a Nosy Be, in Madagascar. Ad aprile 2015, a seguito di una forte delusione in ambito societario, sono stato costretto ad abbandonare la mia attività, svendendo le azioni della società che avevo fondato nel 1988. Sono entrato in un periodo di forte depressione e, inizialmente, ho deciso di prendermi un periodo sabbatico trasferendomi in Messico dove, però, non ho trovato disponibilità presso la struttura di amici nell’isola di Holbox. A quel punto, ho preso in considerazione l’idea di tornare in Madagascar, che avevo già visitato per un periodo di 4 settimane scoprendone il nord, l’est ed il sud. Il Madagascar è un Paese che mi aveva colpito per la sua diversità, per la bellezza e unicità dei territori che cambiano radicalmente ogni 100 km, per la vegetazione e la fauna endemica, le isole, le spiagge, il mare e la sua popolazione.

Ho scelto di partire per l’Isola di Nosy Be, di cui avevo sentito parlare bene, un’isola la cui economia è basata prevalentemente sul turismo e sul suo indotto, dove sono presenti diverse strutture alberghiere gestite da italiani. Lo scopo iniziale era quello di unire il dilettevole all’utile, trascorrendo un periodo di riposo e valutando la possibilità di avviare un’attività. L’idea iniziale era di trascorrere 2/3 settimane a Nosy Be ma, dopo aver incontrato un giovane ragazzo denutrito, in cui mi sono imbattuto sulla strada con un piccolo fardello di vestiti, digiuno da tre giorni, che parlava un po’ d’italiano e che mi ha fatto capire di conoscere i villaggi fuori dal circuito turistico di Nosy Be, villaggi sconosciuti ai turisti e anche alla maggior parte degli abitanti del posto, ho deciso di assumerlo come guida per conoscere la realtà nascosta di quest’isola, dei suoi abitanti, la sua cultura e le sue tradizioni.

Morale della favola, sono rimasto a Nosy Be dai primi di maggio al 23 dicembre del 2015, ovvero per otto mesi. Ho trascorso quel periodo visitando villaggi i cui nomi sono difficili da pronunciare e che sono difficili da raggiungere. Basta dire che quasi tutti i villaggi in questione, nel periodo delle piogge, che inizia a dicembre e termina a fine marzo/aprile, restano isolati e sono irraggiungibili con qualsiasi mezzo motorizzato. Sono villaggi che si possono raggiungere solo a piedi o con il carretto trainato dallo zebù (un parente della nostra mucca, con una gobba sul dorso). Ho capito che non era il caso d’investire in un’attività per fare business ma che in Madagascar questa gente va aiutata ad uscire dalla povertà in cui vive. Sono stato particolarmente colpito dai bambini, che non hanno la possibilità di avere l’istruzione scolastica che ritengo sia un diritto di tutti i bambini del mondo. I villaggi che ho visitato e conosciuto non avevano scuole e quelle poche famiglie che possono permettersi di pagare una tassa d’iscrizione, una retta mensile e tutto il materiale scolastico – perché qui in Madagascar non esistono scuole pubbliche gratuite ma solo quelle private a pagamento – devono comunque far fare ai propri figlioli dagli 8 ai 15 km di strada a piedi all’andata e altrettanti al ritorno, per raggiungere la scuola. Ciò mi ha fatto riflettere molto e ho deciso di cominciare ad aiutarli ristrutturando una struttura di due stanze nel villaggio di Antsakolany e consentendo ai primi 25 bambini di frequentare la scuola gratuitamente, fornendo loro tutto il materiale scolastico per l’intero anno.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Gli amici, parenti e conoscenti si sono meravigliati della mia scelta e sono stati favorevolmente impressionati delle testimonianze fotografiche e dai video della mia permanenza a Nosy Be, al punto tale che alcuni, l’anno successivo, sono venuti a trascorrerci un periodo di vacanza, durante il quale hanno visitato i “miei villaggi”, molto diversi dai villaggi vicini alle strutture turistiche che, a chi viene per la prima volta in Madagascar, sembrano villaggi poveri ma che non hanno nulla a che vedere con quelli fuori dai circuiti turistici. La differenza si nota dai bambini: quelli che vivono nei villaggi vicino alle strutture turistiche si avvicinano ai turisti, li prendono per mano, dicono loro “ciao” e chiedono caramelle e denaro, due cose che non andrebbero mai date. Questo perché le caramelle rovinano i denti e i dentisti, quei pochi che ci sono nella capitale dell’isola, Hell Ville, sono a pagamento, come tutta la sanità, e poi perché, donando denaro ai bambini, questi non vanno più a scuola e il denaro che ricevono (1 Euro, 2 Euro o, peggio, anche 5 Euro, quando ci sono donne che alle Karier, ovvero alle “cave di pietra”, lavorano dall’alba al tramonto a spaccare sassi con il martello per l’equivalente di 75 centesimi di Euro il giorno) non può essere cambiato se non al mercato nero dove, comunque, cambiano solo tagli da 50 e 100 Euro. Queste monete in genere vengono raccolte da beach boys o malgasci che ai bimbi donano in cambio 100 o 200 ariary equivalenti a 2 o 4 centesimi di Euro, sufficienti per acquistare un bon bon o un biscotto. Quando raggiungono 10 Euro di moneta, chiedono ai turisti di cambiarli con carta da 10 Euro e così via, fino a ottenere una carta da 50 Euro da poter cambiare in moneta locale a un tasso comunque da mercato nero. I bambini dei villaggi fuori dai circuiti turistici, non abituati a vedere dei bianchi, denominati “vazah”, alla loro vista scappano urlando, in quanto credono che l’Uomo bianco li voglia rapire per venderli o per sottrarre loro organi vitali.

Roberto Ricci Madagascar

Come ti sei organizzato prima della partenza?

Ho letto attentamente tutte le informazioni disponibili su Lonely Planet e su Internet per capire come potermi muovere, dove alloggiare, dove pranzare, cosa visitare, se e quali vaccinazioni fare e con quale compagnia aerea volare. Non ci sono vaccinazioni obbligatorie per andare a Nosy Be, comunque io consiglio la copertura antitetanica e antitifica e raccomando le coperture contro l’epatite A, l’epatite B e la poliomielite. Non è necessaria l’antimalarica in quanto i rischi di malaria sì, ci sono, ma sono rari e solo nel periodo più umido delle piogge: gennaio – marzo. Dall’Italia si può raggiungere l’aeroporto Internazionale di Fascene – Nosy Be in 9 ore con volo diretto Neos da Milano Malpensa, Verona e Roma oppure in 13 ore con Ethiopian Airlines da Roma con scalo di 4 ore ad Addis Abeba. Per chi viene a Nosy Be è consigliato rimanere per almeno 10/15 giorni. Il periodo che suggerisco è quello maggio – ottobre. Per visitare, invece, il Madagascar, definito anche “La Grande Terra”, è necessario arrivare ad Antananarivo, la capitale del Paese, dove esiste l’unico Aeroporto Internazionale oltre a quello di Nosy Be. Ci si arriva con voli Air France con scalo a Parigi o Ethiopian Airlines con scalo di 4 ore ad Addis Abeba. Per visitare parte di questo meraviglioso Paese ci vogliono almeno 2/3 settimane, in quanto gli spostamenti da un luogo all’altro sono estremamente difficoltosi. È consigliato decidere bene cosa visitare prima di partire, tenendo presente che le condizioni delle strade sono pessime e che non è possibile percorrere più di 100 km al giorno, in alcune zone anche meno. È sconsigliato visitare la Grande Terra da soli ma è opportuno affidarsi ad agenzie serie che mettono a disposizione 4×4 con conducente e una guida conoscitrice dei luoghi da visitare e in grado di comprendere i dialetti delle varie etnie che vivono nelle regioni che andrete a scoprire.

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Sei presidente di I Aid Madagascar Onlus . Di cosa si occupa l’associazione?

Sì, sono Presidente di I Aid Madagascar Onlus ovvero “Io Aiuto il Madagascar”, un’associazione nata dall’entusiasmo e dall’amore che nutro per il Madagascar, i suoi bambini e la sua gente, che ho fondato nel marzo del 2018 coinvolgendo 6 amici che hanno deciso di affiancarmi come soci fondatori e che mi aiutano e mi sostengono in questa entusiasmante esperienza.

I Aid Madagascar Onlus è un’Associazione italiana apartitica, apolitica, aconfessionale e senza fini di lucro. Essa opera nel settore dell’assistenza sociale e si propone di perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale, supportando e creando progetti sociali che riguardano la salute pubblica, l’educazione e l’economia. In particolare, ma non esclusivamente, ha lo scopo di:

  • promuovere la crescita sociale e culturale dei territori e delle aree urbane sottosviluppate del Madagascar e di altri paesi dell’Africa;
  • costruire edifici scolastici, sanitari e di accoglienza;
  • supportare le popolazioni locali nei progetti governativi nel settore dell’agricoltura, dell’industria e dell’energia;
  • promuovere l’implementazione di centri medici e chirurgici al fine di offrire  cure mediche gratuite per le persone bisognose;
  • promuovere una formazione professionale erogando sovvenzioni sempre  in favore delle aree disagiate del Madagascar e di altri paesi dell’Africa.

Quali sono i tuoi compiti in quanto presidente?

La gestione completa dell’Associazione, dall’individuazione, sul territorio malgascio, dei progetti da realizzare, alla raccolta dei fondi, alla gestione degli stessi, fino alla realizzazione dei progetti sul territorio malgascio, realizzati tutti in economia, avvalendomi di personale locale per la costruzione di pozzi e scuole e di artigiani locali per la realizzazione degli arredamenti delle scuole. Un compito importante è stato quello di presentarmi, conoscere e instaurare buoni rapporti con tutte le istituzioni: sindaco, prefetto, dogana, polizia nazionale, gendarmeria, polizia municipale, presidente del tribunale e procuratore della Repubblica. A Nosy Be sono supportato da referenti locali, tra i quali l’ex sindaco, Aly Aboudou, socio onorario e consigliere dell’Associazione e madame Evelyne Dasso, una signora malgascia che ha vissuto 25 anni in Italia, che dal 2016 è tornata in Madagascar, originaria del villaggio di Antsakolany, dove ho effettuato il primo intervento sopra citato, persona di origine reale dell’etnia Sakalava che mi fa da guida e interprete nei villaggi. Con loro visitiamo i villaggi più poveri e isolati dell’Isola di Nosy Be, raduniamo le famiglie dei diversi villaggi con il capo, ascoltiamo i loro bisogni, concordiamo le priorità e, in base alle disponibilità finanziarie, realizziamo annualmente uno o più progetti. Da quando rientro in Italia, normalmente a fine ottobre e fino alla ripartenza per il Madagascar a fine aprile dell’anno successivo:

  • mi attivo per raccogliere fondi creando apposite raccolte su Facebook dove ho quasi 5.000 amici che, in buona parte, seguono i post che pubblico giornalmente nel periodo di permanenza in Madagascar con foto, video e commenti delle attività svolte. Molti di questi sono diventati sostenitori dell’associazione e rispondono ai miei appelli con donazioni che mi consentono di realizzare annualmente uno o più progetti;
  • organizzo campagne su Facebook, a mezzo WhatsApp, messenger ed e-mail per promuovere il 5 x mille;
  • presento, su invito di alcuni istituti scolastici, l’associazione e le sue attività agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori;
  • gestisco tutti gli atti burocratici e contabili dell’associazione dal rilascio delle ricevute delle donazioni, alla redazione dei rendiconti economici, dei bilanci annuali di chiusura e dei bilanci previsionali;
  • organizzo e redigo, coadiuvato da due consiglieri, i verbali del consiglio direttivo e dell’assemblea annuale dei soci.

 

Accettate volontari internazionali? Se sì, cosa devono fare eventuali lettori interessati per candidarsi?

A oggi sono l’unica persona operativa sul territorio malgascio. Non abbiamo mai avuto volontari e, onestamente, non ne abbiamo cercati. Abbiamo avuto alcune candidature di volontari disponibili ma non ce li siamo potuti permettere in quanto non abbiamo, per questioni di bilancio, la possibilità di offrire loro vitto e alloggio in loco. In questo momento, saremmo interessati ad avere nei periodi aprile – ottobre volontari in grado di tenere corsi di lingua italiana per i bimbi e gli insegnanti delle nostre scuole, agronomi o persone in grado d’insegnare a coltivare verdure, persone in grado di organizzare e creare allevamenti di polli o galline ovaiole, elettricisti capaci d’installare pannelli fotovoltaici e reti d’illuminazione civile, sarti o sarte in grado d’insegnare l’attività a giovani ragazze madri. I candidati dovrebbero essere economicamente indipendenti, in grado di affrontare le spese di viaggio, vitto e alloggio. L’associazione può garantire solo la copertura assicurativa per il periodo di permanenza del volontario in Madagascar, minimo 30 giorni.

Quali sono le difficoltà principali nel portare avanti l’associazione?

Reperire fondi, trovare associati in grado di fare volontariato in Madagascar per diversi mesi e acquisire le competenze, le conoscenze e tutto ciò che non renda indispensabile l’attuale Presidente e che, con il tempo, possa dare continuità all’associazione e ai suoi scopi.

E quali sono state, finora, le più grandi gioie e soddisfazioni?

Aver potuto realizzare, dal 2018 a oggi, 6 pozzi di acqua potabile in villaggi dove gli abitanti, per approvvigionarsi, dovevano fare diversi km a piedi, costruire 10 scuole tra materne ed elementari in villaggi dove non esistevano. Ancora, garantire, a oggi, l’istruzione gratuita a 976 bambini e la fornitura di materiale scolastico per l’intero anno a tutti i bambini e ai 36 insegnati delle 10 scuole, aver regolarizzato per 16 insegnanti la loro posizione economica dando loro uno stipendio, seppur minimo, garantito dallo Stato malgascio; aver avuto la possibilità, dopo il Covid-19, di acquistare e distribuire, grazie agli introiti di una raccolta fondi denominata “Dona un sorRiso con un sacco di RISO” avviata nel 2021 e ripetuta annualmente, un sacco di riso da 50 Kg a ogni famiglia dei bimbi che frequentano le scuole realizzate e mantenute dall’associazione, un incentivo che consente alle famiglie di alimentarsi mediamente per almeno un mese e che, nel corrente anno scolastico 2023/2024, ha aumentato le iscrizioni di 230 bambini. Non ultima, la soddisfazione che negli ultimi due anni il 100% dei bimbi che ha frequentato le scuole di I Aid Madagascar Onlus ha superato gli esami di Stato rispetto al 78% dei bambini che hanno frequentato le scuole private a pagamento.

Il tuo lavoro ti ha permesso di conoscere meglio la realtà di molte famiglie locali?

Assolutamente sì.

In che modo i nostri lettori possono supportare la Onlus?

Con donazioni a mezzo carta di credito e aderendo alle raccolte fondi su Facebook. Si può donare anche a mezzo PayPal sul sito dell’associazione: https://www.iaidmadagascar.org/donazioni/

Infine, è possibile donare mediante bonifico bancario sul CCB intestato a: I AID MADAGASCAR ONLUS – IBAN: IBAN IT 29 H 03296 01601 000067190614 Indicando come causale: Donazione Liberale. Ancora, potete darci una mano devolvendo, in occasione della dichiarazione dei redditi, il 5 x mille comunicando al CAF o al commercialista il seguente Codice Fiscale 91034930478. Farlo non costa nulla.

Quali pensi che siano gli errori più comuni commessi da chi, in viaggio, vuole fare volontariato o aiutare “a caso”?

I più comuni errori sono quelli di portare caramelle, quaderni o altro materiale scolastico in quanto le caramelle fanno male ai denti e i dentisti non ci sono e i quaderni in Madagascar hanno rigature diverse rispetto alle nostre, per cui non servono. Consiglio di acquistare, se si vuole aiutare le famiglie o i bambini, riso, fagioli, olio, sale, latte condensato, biscotti, quaderni, penne, matite, colori, ecc. direttamente in Madagascar, dove, tra l’altro, tutto costa 1/5 dei prezzi in Italia.

Un altro aiuto è riempiere le valigie di vestiti usati in buono stato per bambini e adulti e distribuirli ai villaggi o consegnarli a chi è in grado di portarli a chi ne ha bisogno. In Madagascar, a eccezione di Antananarivo, dove a luglio e agosto la sera fa freddo ed è necessario un maglioncino o una felpa, la temperatura è mediamente costante, tra i 27 e i 29°. Portate tutto l’abbigliamento estivo che in Italia non mettereste più perché fuori moda e, se avete posto in valigia, anche qualcosa di più pesante tipo tute o felpe. In Madagascar nessuno nota se ciò che indossate non è di moda e, prima di partire, liberatevi di tutto ciò che avete portato.

Come funziona, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare in Madagascar nel settore del no-profit?

Se non instauri buoni rapporti con le istituzioni e, in particolare, non ti presenti e non rendi partecipi delle attività che vuoi svolgere il sindaco, il prefetto e la polizia municipale e nazionale puoi avere dei problemi, anche se le attività sono effettuate a fin di bene. Più difficile ancora è prestare assistenza sanitaria con medici e infermieri volontari. In questo caso è necessario avere l’autorizzazione del Ministero della Sanità, che richiede molta documentazione e tempi lunghi.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

Il costo della vita, anche se che dopo il Covid-19 è aumentato notevolmente, è ancora abbastanza contenuto. Si può mangiare presso una gargotte (ristorante malgascio) un ottimo piatto unico di pesce, carne o pollo con contorno di riso, verdure grigliate o patate fritte con 27.000 Ariary, equivalenti a 6,00 Euro oppure aragosta o gamberoni con contorno di riso, verdure grigliate o patate fritte con 45.000 Ariary equivalenti a 10,00 Euro. La benzina costa 5.913 Ariary al litro, equivalenti a 1,31 Euro, il gasolio costa 4.900 Ariary al litro equivalenti a 1,08 Euro. Un sacco di riso malgascio da 50 Kg, sufficiente per sfamare per almeno un mese una famiglia di 4 persone, lo troviamo a 170.000 Ariary, equivalenti a 37,50 Euro. Una bottiglia di acqua da lt. 1,5 costa 3.600 Ariary, equivalenti a 0,80 Euro. Esistono supermercati dov’è possibile acquistare prodotti europei ma i costi sono proibitivi, mediamente il triplo dei prezzi in Italia, es. 500 gr. di pasta a 16.000 Ariary equivalenti a 3,50 Euro.

Come ti sei mosso per cercare un alloggio?

Inizialmente ho cercato un bilocale abitabile in affitto da un malgascio con camera, cucina e toilette a 20 Euro al giorno + spese per l’elettricità e l’acqua, ma i prezzi a Nosy Be, in quanto zona turistica, sono molto alti. Ci sono seri problemi nella fornitura di energia elettrica che, quasi quotidianamente, viene interrotta senza preavviso per alcune ore al giorno. Per gli stranieri ci sono anche problemi di sicurezza ad abitare soli o in abitazioni senza un guardiano che, comunque, non è detto che riesca sempre a evitare furti, anzi, a volte è complice dei ladri. Per questi motivi, da 4 anni alloggio in un residence costruito da un italiano, che offre tutti i comfort. Gli appartamenti sono di varie tipologie in grado di ospitare da 2 a 6 persone, ben arredati, con cucina dotata di tutta la vettovaglia per cucinare in maniera autonoma, frigorifero, cucina a gas con forno elettrico, aria condizionata e/o ventilatori in tutte le stanze, WiFi, elettricità garantita in caso d’interruzione dal gruppo elettrogeno, acqua calda, pulizia quotidiana dell’appartamento con cambio della biancheria, sicurezza con guardie diurne e notturne. I prezzi variano dai 550 agli 800 Euro il mese. E’ possibile affittare anche per periodi inferiori con un lieve aumento proporzionale dei prezzi. A richiesta, con un supplemento 200.000 Ariary al mese, equivalenti a 45,00 Euro, si può richiedere alla donna delle pulizie di cucinare oppure, per 30.000 Ariary, corrispondenti a 7,00 Euro, è possibile farsi fare il bucato per una cesta di vestiti.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Posso parlare solo di Nosy Be, in quanto non ho idea dei prezzi sulla Grande Terra che, comunque, so essere inferiori. Per una vacanza, i prezzi medi di una camera doppia per due persone variano dai 45 agli 80 Euro per notte, la colazione dai 3 ai 5 Euro, il pranzo o la cena esclusi, le bevande dai 12 ai 20 Euro a pasto per persona. Luglio e agosto sono i periodi più cari. Per chi decidesse di vivere qui per diversi mesi e di farlo senza rinunciare ai comfort, è necessario avere una disponibilità di almeno 1.000 Euro mensili, sarebbe ottimale quella di 1.500 Euro se si vuole stare veramente bene. Ci sono diversi europei residenti che vivono con la pensione di 600 Euro ma, in genere, alloggiano in baracche di legno, senza acqua corrente, senza elettricità, con bagno esterno e cucinano a carbone o con fornellini a gas da campeggio oppure vanno a mangiare in gargotte economiche o bancarelle sulla strada dove si può mangiare con 2/3 Euro. Partiamo dal presupposto che Nosy Be è promossa dalle varie agenzie e tour operator come un paradiso dove mettono in evidenza, oltre agli animali endemici, le balene, le megattere, le barriere coralline, le spiagge dalla sabbia bianca e il mare cristallino. A Nosy Be, a eccezione della spiaggia dell’Andilana, tutte le altre spiagge non sono come quelle illustrate sui depliant promozionali. Le foto della spiaggia che tutte le agenzie e i tour operator presentano è quella dell’Isola di Nosy Iranja, che si trova a circa un’ora e mezzo di navigazione da Nosy Be. Nosy Iranja Be, che significa “grande”, e Nosy Iranja Hely, che significa “piccola”, sono due isole unite tra di loro da una lingua di sabbia bianchissima che si manifesta con la bassa marea e si ricopre con l’alta marea. Il mare è cristallino e incontaminato. Nosy Iranja Hely è un’isola privata dove esisteva un resort attualmente abbandonato da oltre 15 anni e non è possibile accedervi se non con il biologo che, su prenotazione, vi accompagna a vedere la deposizione o la schiusa delle uova di tartaruga. Nosy Iranja Be, invece, è abitata, con un villaggio di 200 persone circa. Qui esiste l’unico resort dell’isola, composto da 6 bungalow in stile malgascio molto ben arredati e comodi e dotato di bar e ristorante sulla spiaggia. Per vedere altre spiagge con mare stupendo è necessario fare escursioni alle diverse Isole dell’arcipelago. Le zone più comode e funzionali per poter raggiungere la città di Hell Ville con mezzi pubblici come tuc tuc o baja, o con mezzi propri, sono Dzamandzar, Ambondrona, Madirokely e Daresalama. Da questi ultimi due villaggi è possibile raggiungere a piedi, camminando sulla spiaggia, la zona della movida di Nosy Be ovvero Ambatoaloka dove esistono discoteche, bar, pizzerie, gargotte, ristoranti, negozi di abbigliamento, di prodotti tipici locali e di artigianato e locali con musica dal vivo. Da Dzamandzar all’Andilana sono circa 19 Km lungo i quali ci sono diverse strutture alberghiere italiane, francesi e malgasce di buon livello. L’inconveniente di queste zone è che sono troppo distanti dalla città e dalla movida, per cui la maggior parte degli ospiti non può uscire la sera in quanto è sconsigliato muoversi da soli con moto, tuc tuc o quad ed è molto difficile trovare un mezzo sicuro per spostarsi. L’ideale è avere un auto a noleggio con conducente consigliato dalla struttura dove si alloggia.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Sono stato accolto molto bene da tutta la gente del posto, in particolare dagli abitanti dei villaggi che ho visitato grazie ad Aly Aboudou ed Evelyne e di quelli dove, con I Aid Madagascar Onlus, abbiamo realizzato un pozzo, una scuola o distribuito generi di conforto. Credo, senza presunzione, di essere l’uomo bianco che conosce meglio tutti o quasi i villaggi di Nosy Be, anche quelli sconosciuti alla gente del posto e tutte le isole del suo arcipelago. Tutti mi conoscono come “Roberto il Vazah Gasy” ovvero “Roberto il Malgascio Bianco”.

Come descriveresti le loro vite?

A parte le persone che vivono nelle città, quasi tutti i locals vivono in villaggi con abitazioni fatte con una struttura di pali di legno, pavimenti di plance di legno, pareti di falafa e tetti ricoperti di foglie; solo alcune abitazioni hanno il tetto con tolle di alluminio. Queste abitazioni, generalmente, sono composte da una sola stanza senza arredamento, dove la famiglia dorme su una stuoia. Le persone cucinano fuori, su un fornello di ferro alimentato a carbone. Non hanno luce, acqua o servizi igienici. I bisogni vengono soddisfatti nei campi. L’acqua per bere e cucinare viene attinta con un secchio legato a una corda dall’unico pozzo del villaggio, quando c’è. Molti fanno qualche km a piedi per andare ad attingere l’acqua con secchi e taniche dalla fonte più vicina. Alcuni villaggi hanno un lavatoio vicino al pozzo. In quelli in cui non c’è, le donne vanno al rigolo d’acqua più vicino a lavare i panni, per poi stenderli ad asciugarli sull’erba. I bambini giocano con palloni realizzati con sacchetti di plastica o con stracci avvolti con una corda, oppure con automobiline realizzate utilizzando bottiglie di plastica da ½ litro, alle quali vengono applicate come ruote 4 tappi di plastica che trascinano con una corda, oppure con un copertone di bicicletta o di auto che fanno rotolare con un bastone o, ancora, con una mezza tanica di plastica che utilizzano come slitta scendendo da terreni in pendenza. Le bimbe, normalmente, giocano saltando la corda oppure con bamboline realizzate con il fango essiccato rivestite di stoffa. Nella maggior parte dei villaggi che conosco non ho mai visto bambini o bambine con giocattoli diversi da questi. La maggior parte dei bambini e tante persone conoscono solo i villaggi limitrofi, che raggiungono a piedi in occasione di cerimonie tradizionali o per funerali. Questi individui non sono mai andati a Hell Ville, la città capoluogo di Nosy Be, eppure sembrano tutti felici, in particolare i bambini che sono meravigliosi e che hanno gli occhi che brillano e sempre il sorriso sulle labbra, almeno quando vado a far loro visita, regalandogli un pacchettino di biscotti. Non hanno grandi pretese e, in maniera molto ordinata, attendono il loro turno senza accalcarsi in maniera esigente. I bambini più grandi hanno cura dei loro fratelli più piccoli e li accudiscono come farebbe la loro mamma. Molte famiglie hanno un telefonino di quelli semplici, che si può usare solo per telefonare e inviare messaggi, che ricaricano con piccoli pannelli solari. Non ricordo di avere mai sentito dai miei nonni di aver vissuto in situazioni simili 80 anni fa. Nella Grande Terra, escluse le città principali, la situazione di vita è ancora peggio.

Com’è una tua giornata tipo?

Mi alzo all’alba, alle 5:30 circa, faccio un bagno al mare, colazione e dalle 6:30 alle 7:30 lavoro al computer, tenendo aggiornata la contabilità dell’associazione e leggendo e rispondendo alle e-mail ricevute o lavoro dallo smartphone per postare sui social le attività svolte il giorno prima con foto, video e relazione per tenere quotidianamente aggiornate le persone che mi seguono. Il resto della mattinata, normalmente fino alle 12:30, sono a seguire i progetti avviati, ad acquistare e trasportare o seguire il trasporto del materiale al cantiere e a far visita ai villaggi e ai bambini delle scuole che assistiamo. Torno a casa a prepararmi ogni giorno il pranzo e verso le 14:00 mi riposo per un’ora circa per poi organizzare, fino al tramonto (17:30/18:00), la giornata successiva: elenco materiali necessari, ordine dei materiali e spesa al mercato. Alle 18:30 comincio a prepararmi la cena e, verso le 20:00/20:30, mi addormento. Quest’anno, in 5 mesi di permanenza a Nosy Be, sono uscito di casa la sera per cenare e/o bere una birra con gli amici non più di 6/7 sere e, comunque, al massimo alle 22:00 sono stato costretto a rientrare per crisi di sonno e stanchezza.

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Roberto Ricci Madagascar

Quali sono gli aspetti del Madagascar che un turista che ci viene in vacanza per poco generalmente non vede?

Il turista che viene a Nosy Be vede solo quello che propone la struttura che lo ospita. Al loro arrivo all’aeroporto, i turisti vengono immediatamente caricati sui bus e trasportati all’hotel. Al briefing vengono date loro raccomandazioni per far sì che dipendano totalmente dalla struttura e non facciano nulla di autonomo. Il mercato delle escursioni, dopo il soggiorno in hotel, è il business più rilevante, per questo le strutture sconsigliano vivamente ai propri clienti di fare escursioni con i beach boys o con altri tour operator, elencando una serie di giustificazioni “terroristiche” che fanno desistere quasi tutti gli ospiti dall’avvalersi di queste realtà e quasi tutti, alla fine, considerato che in media non restano più di una settimana, spesso spendendo di più, si affidano alle escursioni offerte e organizzate dalla struttura. I luoghi proposti sono i soliti: visita ai villaggi vicini alla struttura che, anche se apparentemente poveri per chi viene per la prima volta in Madagascar, non hanno nulla a che vedere con i villaggi, la maggior parte, situati nel bosco, in riva al mare o nelle cave di pietra dov’è possibile toccare con mano la cultura e la quotidianità di questa gente. La visita di Hell Ville, la capitale dell’Isola, con il suo mercato tradizionale, l’albero sacro, la cascata di Androadroatra, il tramonto a Mont Passot, la riserva naturale del Lokobe, il parco zoologico Lemuria Land e le escursioni alle isole dell’arcipelago: Nosy Sakatia, Nosy Tanikely, Nosy Komba, Nosy Fanihy, Le tre sorelle, Nosy Antsoha, Nosy Iranja e, per chi ne ha la possibilità e, soprattutto, il tempo, l’arcipelago delle isole Mitsio e delle isole Radama. Una delle più grandi soddisfazioni che ho avuto quest’anno è stato il commento di una coppia svizzera venuta in viaggio di nozze a Nosy Be in una delle strutture italiane tra le più care che, dopo aver visitato il profilo social di I Aid Madagascar Onlus, mi ha contattato chiedendomi la possibilità di visitare i villaggi in cui opera l’associazione. Sono abbastanza scettico a portare con me persone a visitare i “miei villaggi” per rispetto della gente del villaggio e perché non desidero che queste visite diventino un’attrazione turistica. Comunque, dopo aver chiesto e ottenuto l’autorizzazione dei Fokontany (capi villaggio) di portare “amici” a visitare i loro villaggi, alla fine della mattinata, dopo aver visitato 4 villaggi, soddisfatti ed emotivamente provati, i due svizzeri mi hanno testualmente detto: “Abbiamo speso molto per questo viaggio e, fino a oggi, eravamo insoddisfatti per ciò che abbiamo visto, perché molto commerciale, ma questa mattinata con te è valsa tutto il denaro che abbiamo speso.” In definitiva, il turista che viene a Nosy Be con viaggi organizzati vede solo la parte turistica e meno vera del Madagascar.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Prima di trasferirsi, consiglio di venire per qualche mese per rendersi conto della realtà locale, dei luoghi e decidere successivamente se e dove stabilirsi. C’è da tenere presente che la sanità è a un livello molto basso e che, in caso di necessità di cure importanti o interventi chirurgici, non ci sono ospedali in grado di rispondere a queste esigenze. È necessario tornare in Europa con il primo volo ma, in certi casi, potrebbe essere già troppo tardi. È importante avere una buona assicurazione infortuni e sanitaria, che copra anche l’evacuazione.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Consiglio di venire da maggio a fine settembre, quando i giorni di pioggia sono scarsi, la temperatura oscilla tra i 27° e i 29° e il tasso di umidità è moderato. Maggio in particolare è il periodo più bello per il rifiorire della vegetazione. Luglio e agosto corrispondono all’inverno malgascio, con un ottimo clima, ma è il periodo più caro sia per i voli sia per il soggiorno negli hotel. Suggerisco, poi, di scegliere sistemazioni in piccoli resort in stile malgascio di 8/12 bungalow in soluzione B&B, in quanto tutte le escursioni normalmente includono il pranzo. La cena è possibile consumarla, per chi ha la possibilità di raggiungere la zona della movida, nei tanti ristoranti di Ambatoaloka o presso la struttura. Per esperienza personale, eviterei la pensione completa come pure i villaggi turistici con centinaia di persone, pranzi e cene a buffet, ombrelloni e brandine ammucchiati sulla spiaggia come in riviera adriatica. Il Madagascar va vissuto per la sua natura ed esistono molte spiagge da godersi senza affollamenti. Per chi ama il villaggio turistico con tutti i suoi annessi e connessi, consiglio personale, restate in Italia e andate nei villaggi della Sardegna, Sicilia, Calabria e Puglia. Per godersi appieno luoghi meravigliosi come Nosy Iranja, Nosy Sakatia e il Parco Naturale del Lokobe, che vanno assolutamente visitati, consiglio di trascorrevi almeno un pernottamento, in quanto la mattina, dalle 10:00 alle 14:30, sono affollati di turisti mentre, successivamente, sono luoghi deserti da godersi e da scoprire nella loro naturalezza. Per soggiornare a Nosy Iranjaa consiglio Le Zahir Ecolodge, a Nosy Sakatiaa La Maison Khalua e al Lokobea Le Coin Sauvage Ecolodge. Consiglio, infine, di fare attenzione sulle spiagge di Ambatoloaka, Daresalam, Madirokely, Ambondrona e parte dell’Andilana ai “mukafuy”, minuscoli insetti della sabbia trasparenti e quasi invisibili le cui punture sono micidiali, generano un prurito insopportabile ma, grattandosi, si creano delle vesciche “tipo varicella” che, in persone con allergie e pelli sensibili, diventano delle vere e proprie piaghe difficili da guarire. L’unico rimedio è la prevenzione cospargendosi il corpo, prima di andare su queste spiagge, con olio di cocco reperibile presso farmacie locali o al mercato.

Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

Tutti i villaggi fuori dai circuiti turistici e le Karier, luoghi visitabili solo con serie guide locali che hanno contatto con i Fokontany dei villaggi come quelli dove opera I Aid Madagascar Onlus.

Ci sono mai stati momenti in cui hai pensato di mollare?

Assolutamente no.

Cosa ti dà la spinta per andare avanti?

La gioia e il sorriso dei 976 bambini che frequentano le scuole di I Aid Madagascar Onlus, dei 36 insegnanti e di tutte le famiglie che mi accolgono ogni volta con grande entusiasmo, che vengono a darmi il benvenuto all’aeroporto facendo chilometri di strada a piedi e altrettanti per salutarmi quando ritorno in Italia. La loro generosità, nella loro povertà, nel farmi dono di quel poco che hanno o che producono: noci di cocco, ananas, papaya, banane, arance, mandarini, olio di ylang ylang, vaniglia, pepe, uova, anatre e polli.

Cosa ti ha insegnato il vivere in Madagascar e cosa il lavorare nella Onlus?

Tutto ciò mi ha insegnato che la cosa più importante è la salute e che non è il caso di vivere una vita frenetica pensando solo al domani ma che bisognerebbe vivere serenamente, con gioia, serenità e tranquillità il momento presente. La vita è troppo breve e, se si hanno le possibilità, dobbiamo fare ciò che ci piace di più, che ci dà soddisfazione e che ci fa sentire utili agli altri. Aver creato I Aid Madagascar Onlus e perseguire i suoi scopi mi ha insegnato questo.

Ogni quanto torni in Italia e cosa ti manca di più del tuo Paese natale?

Torno in Italia ogni anno nel periodo novembre – aprile perché non sopporto l’alto tasso di umidità e il caldo afoso del Madagascar in questi mesi inoltre, da dicembre a fine aprile, è il periodo delle piogge ed è impossibile raggiungere i villaggi in cui opera l’Associazione. Non ultimo, il rischio di cicloni che, annualmente, colpiscono il Madagascar tra gennaio e aprile. Dell’Italia, quando sono in Madagascar, a parte rivedere la mia famiglia, non mi manca altro.

Progetti futuri?

Tornerò in Madagascar a fine aprile 2024. In questo periodo sto lavorando per reperire fondi per:

  • aiutare con un sacco di riso tutte le famiglie dei bimbi che frequentano le nostre scuole. Si tratta di un piccolo gesto che ci consente di garantire, per almeno un mese, cibo alle famiglie e serve come incentivo per stimolare i genitori a iscrivere i bambini a scuola; la realizzazione di nuove scuole;
  • poter garantire anche per il prossimo anno scolastico 2024/2025 tutto il materiale scolastico necessario per tutto l’anno agli attuali 976 bambini e ai 36 insegnati;
  • costruire nuove scuole nei villaggi che ne sono attualmente sprovvisti, in villaggi dove le scuole sono in condizioni inumane e in un villaggio dove, a causa dei cicloni del 2019, le scuole sono state totalmente distrutte e i bambini, da 4 anni, non hanno la possibilità di frequentarle.

Non è facile reperire denaro per questi progetti ma confido nei nostri sostenitori e in aziende sensibili che credono nella sostenibilità e investono una parte dei loro utili in progetti che danno visibilità e ritorno d’immagine per un lungo periodo. Tutti i progetti attualmente pianificati e in attesa di essere finanziati sono elencati, con i relativi costi preventivati, sul nostro sito al seguente link: https://www.iaidmadagascar.org/progetti/

Per seguire e contattare Roberto:

E-mail: info@iaidmadagascar.it

Sito web: https://www.iaidmadagascar.org/

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