Alla ricerca dello “slow living”: Glenda e Daniele

Di Enza Petruzziello

Pochi posti al mondo hanno il fascino della campagna inglese. Lo sanno bene Glenda e Daniele, coppia toscana che sei anni fa ha mollato tutto per vivere “slow” sulle verdi colline inglesi. Sposati dal 2008, ma insieme dal 1995, i due gestiscono la “Homelands Guest House”, una residenza vittoriana dall’atmosfera confortevole e rilassante situata nel cuore di Teesdale, nella città di Barnard Castle, a metà strada tra la contea di Durham e lo Yorkshire.

Entrambi nati a Cortona, pittoresca città etrusca, nella verde Toscana, Glenda e Daniele – rispettivamente di 48 e 47 anni – arrivano ​​a Barnard Castle nel 2017, guidati dal profondo amore per tutto ciò che è britannico, in particolare per la campagna e il clima, la letteratura e il vivere lento della vita di campagna, ma anche dalla volontà di portare un po’ d’Italia in Inghilterra.

Laureata in filosofia lei, commercialista lui (con una vera passione per la cucina e il cibo in generale), insieme ai loro animali domestici accolgono numerosi turisti desiderosi di vivere lo spirito autentico della campagna inglese, quella raccontata nei libri delle sorelle Brontë, quella così amata da tanti poeti. Fiore all’occhiello di Homelands è il “Secret Garden” uno speciale giardino che si estende su entrambi i lati di un meraviglioso viale lastricato, con cespugli, fiori e frutti che decorano ogni stagione; dai bucaneve invernali alle prugne Vittoria con cui preparano deliziose marmellate per i loro ospiti.

Alla ricerca dello “slow living”: Glenda e Daniele

Glenda, Daniele, la decisione di trasferirvi in Inghilterra è stata una scelta improvvisa o il risultato di un lungo periodo di riflessione? Cosa vi ha spinti a mollare tutto per vivere all’estero?

«Siamo insieme dal 1995, da ragazzini, entrambi nati e cresciuti a Cortona, in Toscana, sposati dal 2008, conviventi dal 2001. La mia laurea in Filosofia e le mie specializzazioni nell’ambito della lingua inglese, nonché il progetto Erasmus in Galles nel 1998 e le vacanze studio degli anni ‘90, una delle quali insieme a Daniele, hanno fatto sì che la mia passione per una vita in stile britannico fosse chiara da sempre. Non avrei tuttavia forzato le cose in questa direzione mentre la nostra vita procedeva con l’insegnamento per me e con la mia agenzia di Eventi e da responsabile del settore paghe per Daniele, per ben 20 anni della sua vita. Il momento è arrivato pochi mesi prima del 2017, quando Daniele è venuto dalla mia un po’ per amore della cultura anglosassone e molto per il bisogno di uno stile di vita più tranquillo, dove trascorrere più tempo in famiglia e dove regna maggior disciplina in merito al rispetto all’interno della società e le sue regole».

Come mai la scelta è ricaduta proprio su Barnard Castle? Conoscevate già il posto o siete partiti all’avventura?

«La nostra prima scelta era in realtà la città di Edimburgo, luogo di cui mi sono innamorata nel ‘92 e che poi è stato annualmente meta delle nostre vacanze insieme ai più disparati e remoti angoli della Gran Bretagna (Shetland, Isole Ebridi Esterne, Isola di Sky, Isole Orcadi, Cornovaglia, English Riviera, Irlanda, Galles, Inghilterra degli scrittori etc…); questo chiarisce la nostra non estraneità allo stile di vita di questo Paese. Tuttavia non essendovi nell’amata Scozia Guest House vittoriane in vendita che potessero fare al caso nostro, tramite vari portali Internet di proprietà e business, abbiamo selezionato alcune zone da visitare che fossero un buon compromesso di distanza dalla meta iniziale, per poi giungere alla scelta finale, effettuata in 30 minuti, in un pomeriggio di luglio a Barnard Castle. La quiete di questa Market Town, punteggiata da chiese e abitazioni vittoriane e georgiane, insieme alla spettacolare vista sui Dales, infonde quel senso di pace e rilassatezza di cui avevamo bisogno».

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Come sono stati gli inizi qui e come vi ha accolto la popolazione locale?

«Barnard Castle è una meta turistica molto ricercata per le bellezze naturali, artistiche e storiche. Nel Nord dell’Inghilterra le persone sono molto più amichevoli e informali che nel Sud del Paese e noi italiani siamo sempre ben accolti e rispettati per la nostra storia, le competenze nella moda e nell’arte e ovviamente per il cibo. Tuttavia vivendo qui da 7 anni abbiamo notato differenze culturali e di vita a cui col tempo ci siamo dovuti abituare. In quanto a stile di vita, è senz’altro una novità rispetto alle nostre occupazioni precedenti, che ci permette di gestire una Guest House e l’accoglienza degli ospiti con il sorriso, divertendoci, cucinando, un po’ come facevamo con gli amici in Italia».

A metà strada tra la contea di Durham e lo Yorkshire, Barnard Castle è una piccola cittadina immersa nella campagna inglese. Sembra quasi uscire da un libro di Jane Austin piuttosto che delle sorelle Brontë. Ma com’è vivere qui da residente?

«Rispetto ai villaggi limitrofi, Barnard Castle è sicuramente meno economica ma del resto la qualità della vita è ottima, il livello dei servizi, rispetto alle tasse pagate (notevolmente inferiori a quelle italiane), è alto: tutto quello che è riconducibile al Council – dai lavori di manutenzione strade e verde pubblico, smaltimento rifiuti, ristrutturazioni edifici pubblici, parchi per bambini e animali -, funziona perfettamente. Non mancano pub, bistrot e ristoranti. Il Museo Bowes è uno dei più famosi dell’Inghilterra, c’è un piccolo teatro e tanti negozi di antiquariato, pregio di questa area. Per quanto riguarda la vita notturna più vivace, a meno di un’ora abbiamo la città universitaria di Durham, deliziosa e magica nella sua atmosfera incantata, meta d’obbligo per gli amanti di Harry Potter, dato che molte scene dei film sono state girate nella sua meravigliosa Cattedrale».

Insieme gestite la Homelands Guest House, una stupenda residenza vittoriana dall’atmosfera rilassante. Come e quando è nata l’idea di aprire questa attività?

«L’idea è nata nel settembre 2015 in occasione di una vacanza a Torquay (English Riviera, anniversario della nascita di Agatha Christie) mentre eravamo ospiti in un grazioso B&B, fronte mare, gestito da una giovane e allegra coppia. La possibilità di stare insieme, trasformando in un lavoro divertente il nostro piacere per l’accoglienza, la passione per la cucina e gli arredi. Una vita all’insegna dello “slow living”».

Quali sono i servizi che offrite e come si struttura la Homelands Guest House?

«Homelands Guest House è una casa vittoriana su 2 piani con un ampio giardino. Abbiamo mantenuto le caratteristiche dello stile nei colori, nei broccati e negli arredi delle 5 camere, del salotto per gli ospiti e della sala da pranzo che si affaccia nel rigoglioso giardino interno. La colazione che offriamo è sia britannica che continentale, mentre è possibile prenotare quando disponibile un “Italian Experience”, ovvero una cena italiana con un menù che include esclusivamente ricette delle nostre famiglie che sono poi state raccolte in un libro al quale abbiamo lavorato durante il lockdown. Non essendo cuochi e non pretendendo di esserlo, offriamo un’esperienza del cuore, la possibilità di entrare nelle tradizioni di famiglia, con piatti con cui siamo cresciuti e, nello stesso tempo, l’orgoglio di farli conoscere fuori dall’Italia».

Considerando le vostre formazioni accademiche e le vostre carriere pregresse – con Daniele che è commercialista e Glenda laureata in filosofia – potrebbe sembrare inusuale trovare due professionisti con background così diversi nella campagna inglese. Potreste raccontarci come la vostra esperienza professionale e la vostra formazione abbiano contribuito alla gestione della ‘Homelands Guest House’? In che modo le vostre competenze si sono rivelate utili nella creazione e gestione di un’attività ospitante in un contesto così affascinante come quello di Barnard Castle?”

«I nostri rispettivi background si sono rivelati perfetti all’interno di questa nuova avventura. La mia propensione all’interazione e conoscenza sociologica delle persone dalle caratteristiche più disparate, mi rende molto semplice confrontarmi con la clientela stabilendo fin da subito ottimi legami spesso duraturi, nello stesso tempo metto al servizio della nostra attività le mie skills di planning e P.R., mentre il tempo libero che riesco a ritagliarmi in questa nuova vita mi permette di portare avanti una mia passione di sempre: la scrittura. Daniele cura il settore economico-finanziario della Guest House, altra priorità, ritagliandosi un buon spazio per le sue passioni di sempre: la cucina e il giardinaggio. Periodicamente, prendendo spunto dalla nostra lista dei luoghi da visitare, programmiamo escursioni e gite con il nostro cane in pieno relax».

Che tipo di clientela è quella che si rivolge a voi? Ci sono storie di ospiti o momenti che ricordate con particolare affetto?

«Il 90% della clientela è britannica ed include camminatori, turisti di vario genere, ospiti di eventi limitrofi (matrimoni, funerali, etc…), attori del teatro locale, ciclisti, viaggiatori per lavoro e riunioni di famiglia poiché è abitudine britannica ospitare i parenti in strutture diverse dalla propria abitazione. Il restante 10% è rappresentato da viaggiatori europei, americani e australiani e dai famigliari degli studenti del prestigioso College Internazionale “Barnard Castle School” a cui siamo associati. Questo ci permetterebbe di lavorare 12 mesi all’anno, ma per mantenere uno stile di vita rilassato e meno stressante, abbiamo deciso di chiudere 3 mesi all’anno per dedicarci a viaggi e visite in Italia. Con quasi tutti i clienti, soprattutto dopo i soggiorni più lunghi, abbiamo stabilito ottimi legami tanto da divenire “regulars” nella nostra struttura e come spesso ci hanno fatto notare, entrano come clienti ed escono come amici».

Quali sono le principali attrazioni e bellezze del posto assolutamente da non perdere? E in quale periodo consigliate di visitare Barnard Castle?

«Qui a Barnar Castle consigliamo il Castello, il Bowes Museum, passeggiate lungo il fiume, Abbazia di Egglestone, il Castello di Raby ed il suo parco di cervi a soli 10 minuti di auto, nei dintorni da non perdere le suggestive cascate di High Force e Low Force, Durham, Lake District, le brughiere delle sorelle Bronte, York e la costa dello Yorkshire con Robin Hood Bay e Whitby, deliziosi villaggi di pescatori, noti anche per l’abbondanza di fossili».

In Italia a porre un freno alla nascita di nuove imprese è spesso la burocrazia, oltre ad una tassazione che scoraggia anche gli imprenditori più arditi. Come è la situazione in Inghilterra? E quali sono stati i passaggi necessari che avete dovuto affrontare per aprire la vostra attività?

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«Homelands Guest House ha alle spalle un’attività più che ventennale, molto conosciuta in paese. Noi l’abbiamo rilevata nel 2017 servendoci della consulenza di un legale inglese ed un tecnico specializzato nelle valutazioni degli immobili. Il cosiddetto salto nel vuoto è avvenuto nel momento in cui ci si siamo trasferiti nell’unica zona britannica che non avevamo mai visitato, avendo a che fare con l’insicurezza che deriva dal chiedersi se la nostra italianità, pur mantenendo la tradizione vittoriana del business, sarebbe stata gradita ai locali poiché non conoscevamo nessuno ed il Nord Inghilterra è noto per essere molto legato alle proprie tradizioni. Del resto il giorno dopo la firma del contratto, venne ufficializzata la Brexit! Tuttavia abbiamo cominciato questa avventura con il nostro cane ed il nostro gatto e lasciando parte del cuore a Cortona dove risiedono tutti gli affetti. Il trascorrere del tempo ci ha dato ragione con ottime recensioni da parte dei clienti, abbiamo ottenuto dopo 5 anni “Indefinitely stay to remain”, come status a livello governativo e gli amici e concittadini vengono a trovarci regolarmente alleviandoci la loro mancanza».

Sposati dal 2008, insieme dal 1995, in che modo gestite la vita lavorativa e la vita di coppia? Ci sono segreti o strategie che avete sviluppato per mantenere un equilibrio tra lavoro e vita personale?

«Probabilmente il segreto del nostro successo nella vita privata abbinata a quella lavorativa è proprio nel non rendercene conto. Viviamo nella stessa casa in cui lavoriamo e questo rende questo lavoro “un non lavoro”, ma un divertimento che ci permette di condividere le nostre passioni e nello stesso tempo avere tempo libero che comunque trascorriamo sempre insieme, con il nostro cane. Quindi direi che l’ingrediente principale sia l’affiatamento della coppia, il guardare nella stessa direzione. Siamo persone aperte, sorridenti, ironiche e piene di iniziativa. I sogni non devono restare nel cassetto e la vita deve essere vissuta nel modo più leggero, facile ed appagante e si deve sapere che la ricerca di ciò potrebbe richiedere dei cambiamenti ed un prezzo da pagare, che resta però ben proporzionato con ciò che si guadagna: la libertà e la pace nel nostro caso. Il successo della nostra attività ci testimonia che il nostro approccio interpersonale e gestionale del lavoro è vincente».

Ci descrivete una vostra giornata tipo?

«La giornata inizia presto, cosa che ci piace, essendo mattinieri, una piccola passeggiata con il nostro cane e si comincia ad allestire i tavoli per la colazione e a preparare. Il profumo di uova, bacon, toast si sparge per tutta la casa, conferendo quell’atmosfera famigliare che così tanto amiamo. La musica non manca mai, il jazz di sottofondo è sempre presente nella sala da pranzo ed in cucina. Dopo il check out dei clienti ha inizio il nostro tempo libero poiché le nostre collaboratrici si occupano delle camere da sistemare per i nuovi arrivi del pomeriggio. In quest’ottica possiamo permetterci pranzi liberi e pomeriggi tutti per noi fino alle 4, orario dei check in che arriva fino alle 8pm. Tuttavia ceniamo abbastanza presto, intorno alle 7pm, secondo i ritmi della nuova vita e la sera siamo sempre liberi e rilassati. Non usciamo spesso di sera, eccetto qualche eccezione poiché la nuova impostazione della giornata è praticamente il contrario di quella italiana, dove riuscivamo a vederci soltanto la sera tardi, per i rispettivi impegni lavorativi. Qui le attività chiudono alle 4 oppure alle 5, gli uffici alle 5. Ci si mette un po’ ad abituarsi a questo, soprattutto in estate dove è giorno fino dopo le 22pm, ma alla lunga si comprende quanto valore venga attribuito alla vita privata e familiare».

La campagna inglese, si sa, è incantevole, così come quella toscana. Come avete visto cambiare il vostro rapporto con la Toscana e l’Italia a distanza di sei anni? Mantenete legami con la vostra città natale e come coltivate il vostro legame con la cultura italiana lontano da casa?

«Casa sarà sempre in Toscana e per me anche un po’ in Umbria, essendo perugina da parte di mio papà. Il rapporto che abbiamo mantenuto è meraviglioso, torniamo non appena possibile e ogni volta è un tuffo al cuore rivedere i luoghi e le persone amate e ci troviamo perennemente impegnati ad ogni ora del giorno pur di trascorrere tempo con tutti. Siamo molto legati alle nostre tradizioni di famiglia che cerchiamo di portare avanti anche qui, per Natale, per Pasqua, le ricette regionali dei nostri cari, tutto purtroppo un pochino limitato dall’impossibilità di ritrovare le materie prime, specialmente dopo la Brexit. Forse sarebbe diverso in una città più grande, ma il prezzo da pagare sarebbe la nostra pace e quindi va bene così».

Quali sono le differenze principali che avete notato tra i due paesi?

«La differenza tra i due paesi si è notata purtroppo durante il Lockdown. Qui in UK non abbiamo avuto alcun obbligo vaccinale, ci veniva detto costantemente di uscire all’aria aperta e soprattutto, il Governo ci ha supportati in modo per noi totalmente inaspettato. Come piccolo business abbiamo ricevuto un bonifico di 10.000 sterline a fondo perduto, dopo una settimana dalla chiusura obbligata ed in seguito altre migliaia di sterline al fine di coprire il mancato fatturato, queste ultime tassabili ma NON da restituire. Questa gestione ci ha commossi, forse non sarà stato fatto per qualsivoglia affetto nei confronti della popolazione, ma di certo c’è la comprensione che se si vuole il bene del paese, l’economia di tutti deve essere in positivo».

A proposito di Covid, come avete vissuto quel momento sia dal punto di vista personale che professionale?

«I due anni di lockdown quindi sono stati per noi proficui e pieni di attività, mentre eravamo chiusi, abbiamo infatti ottenuto anche un premio monetario relativamente ad un progetto di promozione dei piccoli business che ci ha permesso di realizzare il nostro libro di ricette di famiglia, per il quale abbiamo coinvolto amici italiani per le illustrazioni ad acquerello. Inoltre abbiamo avuto la possibilità di avere un video promozionale dell’attività, dell’area ed un nuovo sito, tutto grazie al Council e alle sue iniziative. Siamo estremamente grati a questo paese, anche se naturalmente permangono differenze culturali insieme soprattutto alla mancanza delle nostre abitudini culinarie! Si è stretto un bellissimo rapporto tra i nostri amici e famiglie e gli abitanti di Barnard Castle che se li vedono tornare uno dopo l’altro. Molti ritornano per conoscere meglio un luogo che non è solitamente meta del turismo oltre Manica e inevitabilmente se ne innamorano».

Ci sono consigli che vorreste condividere con chi sogna di trasferirsi e avviare un’attività in un luogo completamente nuovo?

«Il nostro consiglio è sempre quello di informarsi ed essere molto organizzati, essere pronti a sacrificare le rassicuranti abitudini, gli affetti, al fine di realizzarsi e godere appieno delle possibilità della vita. Gli italiani sono molto amati nel mondo , soprattutto qui in UK».

Qual è il vostro parere sulla cultura britannica e come avete notato eventuali differenze o similitudini rispetto a quella italiana?

«La cultura britannica è molto interessante, complice una snella burocrazia. Il lavoro e qualsiasi altra pratica di ufficio risultano semplici in modo per noi quasi incomprensibile. Ad esempio per l’acquisto di un’auto non esistono costi per il passaggio, così come non esiste il Bollo, si paga e si ricevono i documenti a casa per posta e l’auto è tua. Il clima che potrebbe essere per molti un punto negativo, è invece per noi rigenerante per la sua frescura (non sopportiamo la calura) e dà vita a verdissimi prati e fioriture meravigliose tutto l’anno. Le persone sono amichevoli in questa area del paese, quasi come in Italia, anche se non esiste quasi mai quel rapporto da vicini di casa in cui trascorri le serate insieme tra cene e quanto altro, in modo totalmente informale. Gli inglesi raramente cucinano (anche se abbiamo degli amici che riescono a prepararci cenette succulente ), quindi il loro rapporto con il cibo è molto distaccato e quasi disinteressato, importante per loro è la quantità, non la qualità. Sono molto riservati riguardo alle loro abitazioni, fino al Lockdown mai si sarebbero soffermati a sedersi sul patio di fronte alle proprie case, semplicemente perché non sta bene, non si fa. Però, poche settimane dopo il nostro arrivo qui a Barnard, fummo invitati da una signora anziana della nostra strada per un classico tea a casa sua e ci hanno poi spiegato che, quando questo avviene nei piccoli centri, significa che sei stato ufficialmente accettato e rispettato. È questa diventata, in seguito, una piacevole abitudine. Adoriamo e rispettiamo molto il senso della comunità per la beneficenza, tanto che seppur non religiosi, presenziamo spesso alle attività, mercatini e tea offerti dalle chiese locali, a scopo benefico……chiese dove è ancora il parroco ad offrirti tea e pasticcini invece di chiedere donazioni».

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Che cosa, secondo voi, manca al nostro Paese che invece avete trovato nel Regno Unito?

«Le differenze sono notevoli, in Gran Bretagna la burocrazia è molto snella, esiste un interesse autentico per il sociale da parte della comunità, mentre il Governo si prende realmente cura dei cittadini, comprendendo che il loro benessere è il benessere del paese. Non meno importante la possibilità di lavorare ad ogni età, in base a reali meriti e capacità. C’è un grande amore per la natura e gli animali, una famiglia media possiede di norma 2 cani ed 1 gatto e la comunità si adopera nelle adozioni quando necessario, così che i rifugi e canili sono spesso vuoti. Naturalmente gli animali sono ammessi quasi ovunque».

Come è cambiata la vostra vita da quando vivete a Barnard Castle?

«Come precedentemente accennato, siamo riusciti a realizzare il nostro progetto di “slow living”: maggior relax, più tempo da condividere, passeggiate giornaliere con il cane e per concludere un radicale cambiamento delle nostre abitudini serali, andando a riposare prima, cullati dai suoni della natura dove siamo immersi. Nel contempo siamo sempre stimolati a visitare nuovi luoghi, angoli nascosti di questo magico paese».

Infine, quali sono i vostri progetti futuri per la “Homelands Guest House” e per la vostra vita in generale? Ci sono nuovi obiettivi o sfide che state considerando?

«Fin dall’inizio, il nostro progetto è stato quello di riuscire a vivere anche, lavorativamente, il tipo di vita che si confacesse alle nostre esigenze, con l’idea di tornare a casa in un futuro per poter invecchiare con la famiglia , gli amici e nel luogo che conserva tutti i nostri ricordi e che resterà sempre “casa”. Del resto non abbiamo lasciato l’Italia per motivi di forza maggiore o legati a particolari problematiche, quanto per la necessità di realizzare lo stile di vita che ci eravamo prefissati. Non c’è una data per un ipotetico rientro in Italia, ma la formula migliore per noi, sarebbe gestire i nostri investimenti immobiliari in Toscana con la possibilità di trascorrere i mesi estivi in UK, al fresco!»

Per contattare Glenda e Daniele ecco i loro recapiti:

Sito web: https://www.homelandsguesthouse.co.uk/

E-Mail: enquiries@homelandsguesthouse.co.uk

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