Pierfranco: ho vissuto in Venezuela e ora abito a Nosy Be, in Madagascar

A cura di Maricla Pannocchia

Originario di Torino, Piefranco ha vissuto per diverso tempo in Venezuela, “tuttavia, se potessi tornare indietro, lascerei il Paese non appena capito in che mani era finito”, racconta l’uomo. Adesso, Pierfranco vive a Nosy Be, in Madagascar, località che aveva già conosciuto durante i suoi viaggi portati avanti in 24 anni, negli intervalli dal lavoro.

“Per un italiano, è impossibile venire qui e pensare di trovare lavoro”, spiega l’uomo, “I loro stipendi sono semplicemente improponibili per il nostro stile di vita. Qui gli stranieri, principalmente italiani e francesi, creano e offrono lavoro, ma non lo cercano.”

La popolazione malgascia vive in maniera molto semplice e senza fretta, “per loro, la parola ‘stress’ non esiste mentre per noi, nei primi tempi, può essere difficile non sentirci stressati perché pretendiamo ancora puntualità e velocità.”

PIERFRANCO GRAMAGLIA MADAGASCAR

Ciao Pierfranco, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, sono Pierfranco Gramaglia e sono nato a Torino nel maggio del 1956.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Nel 2004, dopo aver viaggiato per 24 anni negli intervalli dal lavoro, ho preso la decisione di cambiare vita. Ho conosciuto Paesi asiatici, caraibici e africani e ho sempre avuto il desiderio di sapere cosa ci fosse dietro quella montagna o quel mare che vedevo.

Hai viaggiato molto e poi ti sei fermato in Venezuela. Come mai hai scelto proprio quel Paese?

Il Venezuela è una meraviglia. È un Paese che ha tutto: un clima stupendo, il mare dei Caraibi, Los Roques, Isla Margarita, la Tortuga (un nome che evoca storie di pirati) e la selva amazzonica, che viene condivisa con il Brasile. Ci sono poi i Tepui, che sono gli altipiani più antichi del pianeta, da cui scende il Salto Angel, la cascata più alta del mondo, con i suoi 979 metri di altezza.

Ci hai vissuto per 18 anni. Com’è la vita lì?

Prima del chavismo si viveva bene, seppur con i problemi tipici del Sud America. Il Venezuela era la prima economia del continente sudamericano. Gli operai potevano, seppur con sacrificio, mandare i figli a scuola. L’assistenza sanitaria non era il massimo ma, comunque, era molto meglio di adesso. Con l’arrivo di Chávez, il Paese è sprofondato in una crisi socio-economica terribile. La produzione di petrolio è scesa ai minimi storici e molte industrie e attività sono state espropriate dal governo, con conseguente fallimento e operai senza lavoro.

Quali sono i pro e i contro del vivere in Venezuela?

Ormai la maggioranza sono svantaggi, mancano tutti i servizi primari, tipo forniture elettriche e acqua potabile. Solo le grandi città hanno un servizio leggermente migliore. Il clima resta eccellente in tutti i mesi dell’anno, specialmente sulla costa, e il mare del Venezuela non conosce gli uragani.

Di cosa ti occupavi?

Lavoravo nel turismo. Mi occupavo di portare la gente a conoscere il Delta dell’Orinoco, la selva amazzonica, le isole e i parchi venezuelani.

Come reputi la situazione attuale del Paese?

Direi che, al momento, la situazione del Venezuela è tragica. Una dittatura comunista travestita da Repubblica Democratica, al pari di Cuba. Nessun rispetto per l’opposizione politica. Repressione delle manifestazioni e minacce continue alla popolazione. Per quanto riguarda i parchi nazionali, vengono violentati ogni giorno dalla minería clandestina che è in mano a organizzazioni protette dal governo. Sono state fatte addirittura delle leggi apposite per permettere gli scavi nei parchi.

Ora vivi in Madagascar, precisamente a Nosy Be. Cosa ti ha spinto a trasferirti lì?

Avevo già conosciuto Nosy Be nei precedenti viaggi nel Paese ed ero rimasto colpito in positivo dalla sua gente e dal suo mare, specialmente quello delle isole vicine, Tanikely, Iranja e la piccola e semi-sconosciuta Fanihy. Nosy Be è detta anche “l’isola dei profumi” per le coltivazioni di Ylang Ylang che, durante il periodo della fioritura, inebriano l’aria di profumo.

Il fiore dello Ylang Ylang è spesso usato come base nei profumi per le signore. Il più conosciuto è il mitico Chanel N° 5. Nosy Be ha la sua magia e solo saltuariamente viene colpita dai cicloni dell’Oceano Indiano.

Quali sono le principali differenze fra il vivere in Venezuela e il vivere in Madagascar?

La tranquillità, anche se a volte anche qui mancano l’energia elettrica e l’acqua, ma solo per brevi periodi e non per giorni o settimane come in Venezuela. Inoltre, a Nosy Be non esiste una delinquenza come in Venezuela.

Qui si può passeggiare tranquillamente, senza avere timore di essere aggrediti o rapinati per un paio di scarpe o un telefono.

Di cosa ti occupi?

Turismo, escursioni, pesca sportiva e snorkeling. Ho una guest-house e ospito chi vuole veramente “conoscere l’isola, le sue tradizioni e leggende.”

Come funziona per avviare una propria attività lì?

Bisogna, innanzitutto, ottenere il permesso di soggiorno e, in seguito, pagare i relativi permessi per esercitare l’attività.

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare in Madagascar?

Per avere il permesso di soggiorno bisogna essere titolari di una pensione, anche minima, o aprire un’attività. Per vivere è sufficiente una pensione di circa 700 € mensili. I documenti per la visa temporanea possono essere mandati direttamente all’ambasciata del Madagascar di Roma.

Il percorso burocratico per ottenere i documenti per vivere lì in regola è snello o no?

No, per quanto riguarda la visa temporanea la richiesta fatta a Roma è relativamente semplice. Per il permesso di soggiorno la cosa si complica e la corruzione la fa da padrona. In breve, molta burocrazia, prezzi alti e tanta corruzione a tutti i livelli.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

No, è praticamente impossibile. Per vivere qui bisogna avere un capitale da investire in un’attività in proprio, e quindi si dà lavoro, o lavorare a stipendio malgascio è improponibile. Lo stipendio di una donna delle pulizie malgascia è di circa 50 Euro il mese mentre un pizzaiolo può arrivare a 200 Euro il mese.

Gli stranieri qui, in maggioranza italiani e francesi, creano e offrono lavoro, non lo cercano.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

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Per i malgasci e per come vivono loro, gli stipendi sono sufficienti per campare. Molti non hanno né energia elettrica né acqua in casa, cucinano sulla legna o sul carbone. Vivono in capanne di canne e foglie di palma, una realtà ben diversa dalla nostra. Per come viviamo noi, i loro stipendi sono improponibili.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

La benzina costa 5900 Ariary al litro. Al cambio (reale) di oggi, 1 € sono 4500 Ar.

Il cibo è buono e costa molto meno che in Italia. Carne e pesce costano in media 3 /4 Euro al kg, mentre le verdure 1 /2 Euro. Il riso, che è la base di ogni loro piatto, costa 0.50/0.70 Euro al kg.

La pasta per loro ha un costo improponibile, come l’olio di oliva, che arriva a 20 Euro al litro.

Come ti sei mosso per cercare un alloggio?

Ho cercato annunci su Internet e tramite mie conoscenze in zona.

PIERFRANCO GRAMAGLIA MADAGASCAR

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

La risposta a questa domanda è molto individuale perché quello che è “spendere il giusto” per me non lo è per qualcun altro. Posso dire che, qui a Nosy Be, ci sono italiani che sopravvivono con 500 Euro il mese di pensione e altri che vivono da Re con 2.000-2.500 Euro il mese. In ogni caso Nosy Be, secondo me, è uno dei pochi posti “ vivibili” in Madagascar per noi europei.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

Molto bene, sono una persona socievole e ho sempre avuto buoni rapporti con tutte le popolazioni che ho conosciuto nel mondo. Qui a Nosy Be è stato ancora più facile.

Come descriveresti le loro vite?

Le persone del posto hanno poco , vivono con poco, non conoscono il risentimento sociale e sono felici con poco. È un mondo differente che sta rapidamente cambiando.

Com’è una tua giornata tipo?

Pubblicizzo la mia attività, accompagno i miei clienti nelle escursioni che organizzo con collaboratori locali, faccio manutenzione ai mezzi e vado a pescare.

Come parte del tuo lavoro, ospiti i turisti in casa. Quali esperienze ti sono rimaste più impresse, con le persone che hai accolto?

Ho sempre avuto esperienze molto buone, del resto, come ho già accennato, sono un tipo socievole e cordiale. Mi piace il mio lavoro, lo faccio con entusiasmo e con buona parte dei miei clienti si è instaurata anche una bella amicizia. Manteniamo i contatti anche dopo il loro rientro in patria e, spesso, mi mandano amici o mi fanno delle raccomandazioni sui vari siti Internet dedicati al turismo.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Adattabilità e tanta pazienza. Non dobbiamo pretendere puntualità e precisione da “svizzeri o giapponesi”. Il Mora Mora (piano piano) è il loro stile di vita e non saremo certo noi a cambiarlo. Prima di decidere il trasferimento, consiglierei almeno 3 mesi di prova, affittando un bungalow o un appartamento dove iniziare a capire come gira il mondo qui. Le persone del posto non sono come noi, non pensano come noi, hanno usi e consuetudini differenti e noi siamo gli ospiti quindi siamo noi ad avere il compito di adattarci a loro, e non viceversa. In generale, direi che il Madagascar è per molti, ma non per tutti.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Non andare in un resort. Quelli sono come prigioni dorate dove si spende molto e si ha un contatto falso con la realtà locale. Meglio, secondo me, spendere quei soldi in escursioni per conoscere la vera vita locale. I vari resort sono “bolle italiane” per vacanzieri in cerca di foto da esibire di fronte agli amici al rientro, non per viaggiatori che vogliono conoscere e magari anche capire il Paese.

Puoi suggerire ai nostri lettori dei posti poco conosciuti che, secondo te, meritano una visita?

L’arcipelago delle Mitsiu, situato al nord di Nosy Be, è un po’ esclusivo per i prezzi ma, secondo me, quei soldi valgono la pena, specialmente per gli amanti dello snorkeling, del diving e della pesca sportiva. Consiglio anche l’isola di Fanihy, detta “l’isola delle conchiglie”. Si tratta di un’isoletta facilmente raggiungibile, circondata da migliaia di coralli visibili in pochi metri d’acqua, quindi accessibili a tutti.

L’isola di Sakatia è un’isola sacra dov’è facilissimo l’incontro con grandi tartarughe marine, che si lasciano avvicinare senza paura.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare?

La loro burocrazia e corruzione a tutti i livelli.

E quali le gioie e le soddisfazioni?

Quello malgascio è un popolo felice e cordiale, ancora non troppo rovinato dalle brutte abitudini europee, che non conosce né il risentimento sociale né l’odio di classe. Vivere fra loro è piacevole.

Ogni quanto spesso torni in Italia e cosa ti manca di più del Bel Paese?

Quello che mi manca di più del mio Paese natale è l’assistenza sanitaria. Checché se ne dica, l’assistenza sanitaria italiana è ottima. Per il resto, la vita qua scorre più tranquilla e, dopo un po’, ci si abitua al loro modo di vivere basato sulla lentezza e magari s’inizia a pensare che hanno ragione loro. Correre, correre in continuo, a che serve ? La parola “stress”, per loro, non esiste. Magari esiste per noi, specialmente nei primi tempi qui, quando vogliamo efficienza, puntualità e precisione, ma loro non si scompongono e ci sorridono.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

Abbandonerei il Venezuela, seppur a malincuore, appena capito in che mani era finito e che avrebbe fatto la fine di Cuba e verrei a investire qui. In molte zone c’è ancora spazio.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

In primis ho imparato a non pretendere puntualità e precisione “ svizzere” perché non è nella loro genetica  Il resto lo avevo già capito nei miei viaggi precedenti e, come si suol dire, Paese che vai usanza che trovi. Siamo a casa loro e, quindi, chi si deve adattare ai loro usi e costumi, siamo noi. E’ assolutamente sbagliato e anche una perdita di tempo pretendere il contrario.

Progetti futuri?

Ampliare l’attività. Mi piacerebbe aumentare il numero di posti letto disponibili nella guest-house e aprire un piccolo ristorante con un po’ di cucina italiana, venezuelana e, chiaramente, malgascia.

Per seguire e contattare Pierfranco:

E-mail (facoltativo) Pierpescatour@gmail.com

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Pier Viky Nosy Be