Pamela: mi sono trasferita in Vietnam

A cura di Maricla Pannocchia

Da sempre appassionata di viaggi, Pamela, 41enne originaria di Udine, si è trasferita dapprima in Australia, poi a Londra e infine è partita per un viaggio di diversi mesi nel sud-est asiatico, al termine del quale ha deciso di rimanere in Vietnam.

“Trovare un lavoro qui non è stato facile” racconta la donna, che lavora come insegnante d’inglese per bambini e adolescenti che lo parlano come seconda lingua. “Le mie qualifiche e la mia determinazione mi hanno permesso di essere assunta come insegnante d’inglese, anche se sono madrelingua italiana. Inoltre, ho insegnato yoga a bambini di varie età, nel doposcuola”, racconta la donna.

Fra le principali difficoltà riscontrate da Pamela nella sua vita in Vietnam ci sono quelle relative al lavorare con i locals ma anche quelle inerenti le amicizie e la ricerca di un partner.

Nonostante la vita in Vietnam abbia anche tanti aspetti positivi, come l’essere più economica di quella in Italia e la possibilità di viaggiare, spendendo relativamente poco, sia nel Paese sia in quelli limitrofi, Pamela si sente pronta per un nuovo giro di giostra, “Sento di avere altre necessità, rispetto a quelle che avevo quando sono arrivata qui. A essere sincera, vorrei anche cambiare lavoro.”

Pamela Pascolo

Ciao Pamela, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, mi chiamo Pamela, ho 41 anni e vengo da Udine. Mi sono trasferita a Trieste per studiare all’università e mi sono laureata in pedagogia e formazione primaria. Inoltre, ho ottenuto una qualifica per insegnare inglese come seconda lingua mentre lavoravo come tutor a Londra e ho un certificato come insegnante di yoga per bambini e adolescenti.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Ho deciso di lasciare l’Italia a 29 anni. In quegli anni mi trovavo a Milano e, pur avendo molta voglia di mettermi in gioco studiando teatro e dizione in un’accademia di recitazione, lavorando come insegnante in scuole private e facendo catering durante il fine settimana, sentivo un vuoto dentro di me, che mi ha portata a decidere di trasferirmi in Australia per praticare l’inglese e provare a vivere un’esperienza diversa rispetto a quella che mi stava offrendo Milano.

Ora vivi a Ho Chi Minh City, in Vietnam. Cosa ti ha portata proprio lì?

Dopo un anno in Australia mi sono trasferita a Londra per altri 5 anni e l’ultimo anno ho cominciato a notare che la mia vita lavorativa occupava tutto il mio tempo. Oltretutto, la vita costava davvero tanto, tra trasporti, affitto e cibo così ho deciso di partire per l’Asia. Il mio progetto era di viaggiare in solitaria in diversi Paesi del sud-est asiatico per 5 mesi, alla fine dei quali sarei arrivata in Vietnam. Con la qualifica ottenuta a Londra, sapevo di poter lavorare come insegnante d’inglese e così ho fatto. Ho scelto Saigon (Ho Chi Minh City) perché mi ha catturata per la sua vita sociale vibrante e per le opportunità lavorative che una città così grande può offrire.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Devo dire che non ho ricevuto alcun supporto dalla mia famiglia riguardo alla mia scelta, anzi, mi sono sentita giudicata e sminuita per la mia decisione. Alcuni dei miei amici erano contenti che finalmente potessi lasciare Londra, altri non hanno saputo come interpretare la mia decisione. Insomma, è stata una scelta completamente fuori dal comune e non pienamente compresa da conoscenti e amici.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Prima della partenza, dato che avevo deciso di viaggiare in solitaria per mesi in Paesi sconosciuti, mi sono preoccupata di avere in valigia solo le cose essenziali, alcune medicine, spray per gli insetti e tanta crema solare. Ho fatto alcune vaccinazioni che ritenevo utili e mi sono assicurata di avere abbastanza soldi per intraprendere questo viaggio e di mettere al sicuro le mie carte inglesi, portandomi dietro una carta su cui poter trasferire solo il denaro necessario di volta in volta. Ho controllato che tipo di visto mi sarebbe servito per entrare in tutte le nazioni che avevo intenzione di visitare e mi sono procurata un visto di 3 mesi per stare in Vietnam mentre cercavo lavoro.

Di cosa ti occupi?

Insegno inglese a bambini e adolescenti che lo parlano come seconda lingua. Le mie qualifiche e la mia determinazione mi hanno permesso di essere assunta come insegnante d’inglese, anche se sono madrelingua italiana. Inoltre, ho insegnato yoga a bambini di varie età, nel doposcuola .

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Devo essere sincera dicendo che non è per niente facile. Per me è stato molto difficile trovare un lavoro che mi soddisfacesse economicamente e che mi permettesse di continuare a evolvere professionalmente. Trovare lavoro può anche essere facile se ti accontenti di lavorare poche ore in compagnie gestite da privati ma se vuoi trovare un lavoro dignitoso, devi davvero dimostrare di essere qualificato e di parlare inglese come un madrelingua, almeno nel mio ambito.

Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

Penso che trovare lavoro come managers, ingegneri o dirigenti d’azienda sia più semplice rispetto a essere assunti in altre posizioni perché, lavorando per una grossa compagnia, puoi essere mandato a HCMC per un periodo più o meno lungo a fare il tuo lavoro. Anche la ristorazione assume volentieri gli italiani, se sono qualificati e sanno parlare inglese a un livello medio.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

Gli stipendi sono buoni per alcuni e molto reddidizi per altri, a seconda dell’ambito di lavoro. Il costo della vita è generalmente basso, se confrontato con il costo della vita in una città europea. Nel caso in cui uno volesse vivere in un appartamento lussuoso e mangiare spesso cibo importato, comprare la macchina e vestiti prodotti in Europa, allora il costo della vita aumenterebbe notevolmente e, anche così facendo, alcune persone se lo possono decisamente permettere, grazie ai loro stipendi. In generale, se ti accontenti di vivere e di mangiare come fanno i locals, allora lo stipendio ti avanza pure a fine mese, permettendoti di mettere qualcosa da parte.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

Il cibo locale costa sui 3 Euro a piatto, o porzione. La birra locale costa 1 Euro a lattina. Anche la benzina costa poco, circa 1 Euro al litro. Gli affitti sono abbastanza bassi e puoi vivere in uno studio senza tante pretese per 300 Euro mensili. Se vuoi un appartamento comodo, puoi spendere anche 1000 Euro al mese.

Quali sono, secondo te, i pregiudizi più diffusi su HCMC o sul Vietnam in generale?

Non saprei che giudizi ha la gente sul Vietnam perché, secondo me, le persone non conoscono bene questo Paese, così le idee che hanno posso essere molto vaghe e imprecise. In generale, le persone con cui parlo pensano ancora che il Vietnam sia un Paese del “Terzo Mondo” e, per quanto lo sia sotto alcuni aspetti, questo pensiero non dà giustizia a questo Paese che in meno di 50 anni ha saputo rinnovarsi in modo incredibile.

Che cambiamenti hai visto da quando sei arrivata a oggi?

I cambiamenti maggiori li ho visti nelle infrastrutture. Alcune zone della città sono state ristrutturate così da permettere ai turisti, o ai cosiddetti expats, di vivere un’esperienza più gradevole. Inoltre, anche dal punto di vista lavorativo, ho notato che, almeno nel mio ambito, la preferenza è data quasi esclusivamente a insegnanti madrelingua inglese, togliendo così l’opportunità ai giovani vietnamiti di entrare in contatto con molte altre culture e Paesi da cui provengono molti insegnanti qualificati.

C’è qualcosa che ti ha sorpresa, in positivo o negativo, e che, magari, prima della partenza proprio non potevi aspettarti?

Non mi aspettavo di avere così tanta difficoltà a trovare persone sulla mia lunghezza d’onda e con la mia curiosità tra gli expats. Ho notato che la maggior parte delle persone che viene qua lo fa con la famiglia, tramite il lavoro o con un gruppo di amici, così ho constatato, con dispiacere, che non molte persone sono davvero aperte al confronto o curiose di conoscere persone che vengono da culture e Paesi diversi dal loro. Inoltre, non potevo aspettarmi fosse così difficile trovare un partner in questa parte del mondo. Le donne occidentali non vengono valorizzate per la loro indipendenza e determinazione e così molte donne che vivono qua non sono riuscite a trovare un partner, pur avendo vissuto in Vietnam per decenni.

Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?

Tanta pazienza e rispetto per una cultura molto diversa dalla nostra. Inoltre, bisogna essere qualificati nel proprio ambito di lavoro, parlare l’inglese a livello medio-alto, avere una working visa e una carta di residenza temporanea, oltre che essere sani fisicamente e psicologicamente. Inoltre, devi registrati alla polizia dichiarando dove vivi.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

Ho soggiornato in hotel per un anno, prima di spostarmi in un appartamento. Da quando vivo in Asia, ho ricominciato a usare Facebook, visto che molti gruppi aiutano le persone a trovare casa e lavoro proprio su quella piattaforma. Inoltre, anche parlare con le persone che vivono qua puo’ aiutare a capire dove sia meglio vivere a seconda dei prezzi di mercato.

Quali sono i prezzi medi e le zone in cui, secondo te, è possibile vivere bene spendendo il giusto?

Le zone dove vivono i locals sono più economiche ma, chiaramente, non offrono tanti benefici. Gli appartamenti di misura piccola possono costare 300 Euro il mese. Invece, vivendo in zone con molti servizi e con molti stranieri, i costi per gli affitti possono arrivare fino a più di 1000 Euro il mese per un appartamento medio/grande. La città è divisa in distretti e ci sono appartamenti lussuosi in vari distretti quindi non è facile dare un’indicazione precisa.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Sono stata accolta molto positivamente da tutti loro. Ho viaggiato per tutto il Vietnam prima di trasferirmi a Saigon e ho ricevuto molta dolcezza e sorrisi da tutte le persone incontrate. Anche se spesso non parlano inglese, i locals cercano di aiutarti in molti modi e di capire come possono esserti utili. In casi in cui la situazione richiede un traduttore, di solito si fanno aiutare da un giovane o da un conoscente che parla inglese. I vietnamiti sono persone davvero positive e socievoli.

Come descriveresti le loro vite?

Non basterebbe un paragrafo a definirle. Le persone del posto sono generalmente molto umili e vivono la loro vita a stretto contatto con la loro famiglia. Si supportano e si aiutano molto tra famigliari. Le famiglie povere vivono in case piccole e la maggior parte delle interazioni si svolgono sul pavimento, dove tutta la famiglia mangia insieme e si racconta le storie della giornata, o degli altri (sono anche molto pettegoli). Poi, chiaramente, ci sono le famiglie ricche, che vivono vite simili agli occidentali danarosi, abitano in case o appartamenti grandi e passano la giornata fuori casa, lavorando o facendo business.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Una grossa difficoltà è stata comunicare in inglese. La maggior parte dei locals non lo parla e, anche quando lo fa, non lo pronuncia bene e così devi armarti di pazienza per comprendere quello che sta dicendo l’altra persona. Ho provato a imparare il vietnamita ma, quando pensavo di saperlo e ho cominciato a conversare con loro, non ho ricevuto molto supporto, quindi o lo parli perfettamente o loro non fanno alcuno sforzo per comprenderti. Lo shock culturale è stato molto forte i primi anni, arrivare da viaggiatrice senza un lavoro ma con l’intenzione di restare, conoscere la cultura e stabilirsi ti mette in contatto con le crude realtà della nazione.

Esperienza molto diversa per chi invece viene trasferito per lavoro dall’azienda, dato che alcune realtà e situazioni gli saranno risparmiate. Il fatto che fa caldissimo durante la giornata è un altro problema, perché è molto difficile riuscire a farsi una lunga passeggiata. Durante il giorno ti devi coprire per il sole fortissimo e rinunciare a camminare o a stare troppo all’aperto. Relazionarsi con i vietnamiti non è facile, a meno che non ti serva qualcosa di semplice per cui i gesti possono risultare utili. Questo è vero specialmente lavorando con loro e dovendo spiegargli come ti aspetti che loro lavorino. Anche se capiscono quello che dici in inglese, sono incredibilmente testardi e non accettano critiche nemmeno se costruttive, quindi devi accettare il fatto che, se vuoi un lavoro fatto per bene, te lo devi fare te da solo, perché a loro non interessano i tuoi standard ma solo il fatto di tenersi il lavoro, facendo quello che ritengono necessario. L’unica soluzione è cercare di entrare in conflitto il meno possibile per questioni lavorative.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

La loro cucina è sicuramente una fonte di gioia e anche il fatto che i prezzi siano bassi per quasi tutto, così puoi concederti di vivere una vita dignitosa e anche di viaggiare nel Paese spendendo relativamente poco. Le regole da rispettare ci sono ma non sono ferree e questo ti permette di vivere una vita in cui ti senti libero di agire come meglio credi. In realtà, questo non crea confusione ma molto rispetto per le scelte di ognuno. Il fatto che la temperatura sia tropicale ti permette di vestirti leggero e di dimenticarti dell’inverno o delle temperature sotto lo zero.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Consiglierei di avere molta sete di avventura e di molto rispetto e curiosità per le usanze e la cultura del Paese. Direi anche di armarsi di pazienza e di lasciare a casa l’orgoglio e la sensazione che le cose vengano gestite meglio a casa propria. È bene avere anche tanta determinazione e accettare che, a meno tu non ti trasferisca con l’azienda di lavoro o con persone fidate, passerai molto tempo da solo e farai fatica a trovare sostegno emotivo.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Crema solare e spray per i moscerini sono immancabili. Per il resto, spostarsi in Vietnam è molto semplice. Ci sono tour organizzati nei quali ti vengono a prendere con i mezzi locali (bus o mini van) oppure puoi scegliere di prenotare una limousine o una macchina privata per spostarti. Il Vietnam offre mare, montagna, pianura, foreste e anche un pezzo di deserto. È una terra incredibile da visitare. Usa il traduttore Google per tradurre la tua lingua in quella locale e stai al sicuro.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Ho imparato che viaggiare e vivere in un posto sono due esperienze completamente diverse. Mentre viaggi hai (o meglio dovresti avere) una mentalità aperta e sei disposto ad accettare con meraviglia e stupore le diversità culturali e i diversi modi di esprimersi. Inoltre, puoi fare amicizie di viaggio basate su comuni interessi ed esperienze condivise. Torni a casa con un’idea abbastanza limitata della nuova realtà e basata sulla tua esperienza viaggio. Vivere in un posto e lavorarci, invece, ti mette in contatto con realtà e situazioni ben diverse da quelle di viaggio e anche il rapporto con i locals cambia dal momento in cui ci lavori e confronti le tue competenze con quelle dei colleghi locali. Inoltre, ho imparato a essere più paziente e a parlare con un tono di voce basso. Ho imparato ad ascoltare le persone che non conosco per capire davvero cosa vogliano dirmi o cosa possa fare per aiutarle. Essere un immigrato t’insegna molto a metterti nei panni degli altri e a rispettare le persone a un livello più profondo, invece di basarti solo sul lavoro che fanno o su quale sia il loro stipendio.

Progetti futuri?

I miei progetti futuri sono di lasciare il Vietnam nei prossimi anni. L’esperienza mi ha dato tanto e ho potuto viaggiare moltissimo anche al di fuori del Paese ma, a questo punto, i miei bisogni sono cambiati e ora ho necessità diverse rispetto a quando sono arrivata qui. A essere onesta, mi piacerebbe anche cambiare lavoro. Insomma, mi aspetta un nuovo giro di giostra.

Per contattare Pamela:

E-mail: pamelapascolo@gmail.com