Troppi turisti in Islanda, misure contro l’overtourism

Di Gianluca Ricci

 

Tecnicamente si chiama “overtourism” e corrisponde a quello che in italiano si definisce eccesso di turismo.

Si tratta di una piaga di recente formazione legata all’aumento abnorme dei traffici turistici, molti dei quali finiscono per concentrarsi su alcune mete particolarmente appetite.

L’Islanda non ha fatto eccezione: l’aumento delle presenze dal 2010 ad oggi è in costante aumento del 20% ogni anno e l’arrivo di oltre due milioni di persone, seppure distribuite lungo dodici mesi, in una terra abitata da poco più di 300mila persone può rappresentare una terribile fonte di squilibrio.

Non a caso gli islandesi stanno studiando il sistema migliore per mettere un freno al fenomeno e non escludono nessuna ipotesi, nemmeno il numero chiuso.

Dal momento infatti che la stragrande maggioranza degli ingressi nel Paese avviene per via aerea e quel che resta, briciole percentuali, giunge a quelle latitudini via nave, controllare ad uno ad uno chi varca il confine non è difficile.

Ciò che è difficile è verificare quanto sia conveniente all’economia di una terra che ha già vissuto una volta una situazione internazionale complicata e che non ha molte altre fonti di guadagno se si esclude la pesca contingentare l’arrivo di persone che, se da un lato è vero che affollano l’isola e ne compromettono gli equilibri con la loro presenza, dall’altro è altrettanto vero che portano valuta e accelerano l’economia locale.

Ecco perché, dopo proteste che hanno fatto il giro del mondo, non è seguito alcun passo ufficiale da parte del governo.

Al momento l’ufficio turistico, ovviamente sotto pressione, sta cercando di convincere i tour operator e i singoli visitatori che l’Islanda può essere affascinante anche durante le stagioni di mezzo, visto che la maggior parte di coloro che si recano fin lassù ad ammirare i suoi meravigliosi paesaggi lo fa durante la stagione estiva.

Di tanto in tanto giungono notizie che sembra possano contribuire ad accelerare il processo di regolamentazione degli ingressi: i sempre più numerosi incidenti che occorrono ai fuoristrada dei turisti che si avventurano per vie impervie nella speranza di realizzare lo scatto fotografico della vita hanno spinto le autorità a contingentare le uscite.

La macchina dei soccorsi lassù è tarata sul modesto numero di persone di chi ci vive e nessuno, giustamente, sembra disposto a rinunciare a un pronto intervento per sé o per la propria famiglia, perché le squadre sono impegnate nel recupero di qualche sconsiderato cappottatosi col suo suv in un campo di lava, con qualche introito in più.

Inoltre va considerato pure il rovescio della medaglia: sono sempre meno i turisti disposti a sgomitare con altri pari loro alla ricerca di luoghi solitari ed isolati, che rischiano invece di trasformarsi in vere e proprie trappole.

Oggi anche l’Islanda è rimasta vittima del suo successo e al momento nessuno è in grado di prevedere quale sarà l’evoluzione della vicenda.

Le previsioni della Iata non lasciano presagire nulla di buono, visto che il numero di persone che viaggia in aereo si prevede in vertiginoso aumento dai 4,1 miliardi del 2017 ai 7,8 miliardi del 2030.

Da qualche parte tutti costoro vorranno pur andare: in Islanda sperano di non vederseli arrivare tutti a casa loro…

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