Vivere in Nuova Zelanda: la storia di Elisa

Mollare tutto e andare dall’altra parte del mondo. Alla ricerca di fortuna ma anche dei suoi parenti emigrati. Elisa, 33enne di Sondrio, nel 2016 parte per l’Australia. Qui rimane per 3 anni lavorando in ristoranti e in una fattoria. Poi il trasferimento in Nuova Zelanda dove trova occupazione in un’azienda di allevamento di mucche da latte. «Vivere in Nuova Zelanda – spiega – è facile: chiunque incontri è disposto a darti una mano, a darti un letto e un pasto caldo. Qui cambiare più lavori è visto come un valore aggiunto, non sinonimo di inaffidabilità come in Italia». Ecco la sua storia!

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Di Enza Petruzziello

Una nuova vita al di là dell’Oceano Pacifico, alla ricerca di fortuna. Elisa Parisi, 33 anni di Albosaggia in Valtellina, in provincia di Sondrio, nel 2016 si trasferisce nell’emisfero australe per fare una nuova esperienza di vita, conoscere i suoi parenti, migliorare l’inglese e vivere una grande avventura. Vola in Australia con un carico di sogni e di coraggio. E già perché ce ne vuole tanto per cambiare vita radicalmente in un altro continente.

A Perth trascorre 3 anni. Un’esperienza che definisce entusiasmante. Ha lavorato in ristoranti come già faceva in Italia, ha raccolto frutta e verdura e, poi, ha passato la maggior parte del tempo in una fattoria con mucche, pecore e trattori. Nel 2019, non avendo ottenuto il visto per restare in Australia, si stabilisce in Nuova Zelanda.

Oggi Elisa vive a Makikihi, nel distretto di Waimate, sulla costa tra Christchurch e Dunedin. Un paesino con meno di cento abitanti situato in una zona agricola. Dopo aver lavorato in un allevamento di mucche, adesso si sta dedicando ad un corso per l’inseminazione artificiale delle mucche. Non solo lavoro. Elisa in Nuova Zelanda ha trovato anche l’amore. Ecco cosa ci ha raccontato.

Elisa, sei andata via dall’Italia a 26 anni. Che cosa non ti piaceva della tua vita qui? C’è stato qualcosa che ha fatto scattare in te la voglia di mollare tutto e partire?

«Finite le superiori sono andata a lavorare nella vicina Svizzera, facevo la cameriera in hotel e mi piaceva approcciarmi con clienti di diverse nazionalità. Avevo amici che facevano stagioni estive e invernali e giravano il mondo. Questa idea mi ha sempre attratto.  Ho, diciamo, “mollato tutto” e sono partita per migliorare il mio inglese.

Nel 2016 con una valigia carica di sogni e speranze parti per l’Australia. Come mai la scelta è ricaduta su questa terra così lontana?

«Nel lontano 1920 due fratelli di mia nonna partirono per l’Australia, nel Queensland e nel 1950 il fratello di mio nonno partì per Perth. A Natale e Pasqua si doveva sempre mandare la lettera con gli auguri e i nonni ricevevano altrettanto lo scambio degli auguri. Nel 1997 mia cugina Rebecca ci fece visita in Valtellina e da quel momento siamo sempre rimaste in contatto, anche perché è l’unica di tutti i cugini ad aver studiato l’italiano. Nel 2011 tornò per un altro viaggio. Dopo sono stata io, nel 2016, a decidere finalmente di prendere il volo e andare a trovarla a Perth».

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Hai vissuto per 3 anni a Perth. Che ricordi hai di quegli anni?

«Bellissimi ricordi, nel primo anno con un van del 1993 ho girato tutta l’Australia, senza avere nessun problema, lavorando e viaggiando, ho fatto tantissime esperienze. Ho visitato tutti i miei cugini in lungo e largo per l’Australia».

Cosa ha rappresentato per te l’Australia? E quali i vantaggi e gli svantaggi di vivere qui?

«L’Australia è stato l’inizio di un percorso di adattamento ad una diversa cultura, cibo, tradizioni. Uno dei vantaggi di vivere qui è la sensazione di libertà che questa terra ti dà. Sei libero in un paesaggio fantastico. Tra gli svantaggi c’è sicuramente la difficoltà nel creare relazioni a lungo termine».

In Australia vigono leggi molto ferree per quanto riguarda l’immigrazione. Nel 2020 decidi di lasciare Perth non avendo ottenuto il visto per restare. Così approdi in Nuova Zelanda, di tanti posti nel mondo perché proprio questo Paese? Avresti potuto rientrare in Italia o comunque in Europa…

«Il mio obiettivo era di andare in Nuova Zelanda a lavorare full time per un anno, avendo ancora un working holiday a disposizione, e poi sarei ritornata in Australia a studiare. Lo Student Visa è abbastanza costoso e non ti permette di lavorare full time, la mia idea era quella di risparmiare più soldi possibili in Nuova Zelanda per poi investirli in un percorso di studi».

Dal punto di vista burocratico, dei visti e dei permessi di soggiorno, come è invece la situazione in Nuova Zelanda?

«Se hai una laurea o un attestato di professione (idraulico, elettricista parrucchiera ed estetista), oppure anni lavorativi in un solo settore, le possibilità di restare sono varie, anche in Australia. Ma se riparti da zero, devi maturare esperienza lavorativa, almeno 3/5 anni per ottenere un visto lavorativo che ti permette di restare più a lungo. In Nuova Zelanda non serve avere molti anni di esperienza, e così ho subito ottenuto un visto per stare 3 anni, e successivamente la residenza. Durante il periodo Covid hanno dato l’opportunità a chi è stato qui durante la pandemia di richiedere la residenza».

✍ Consigliato: leggi la nostra Guida per andare a vivere in Nuova Zelanda! ☆

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Come sono stati gli inizi qui? C’è qualcuno che ti ha aiutato o hai fatto tutto da sola?

«La migliore amica di mia cugina Rebecca, si era trasferita qui nel 2018 con il suo compagno neozelandese, insieme gestiscono tutt’ora un country hotel. Sono atterrata a Christchurch e Belinda è venuta a prendermi e il giorno dopo ho iniziato a lavorare nel Pub».

Vivi a Makikihi, un paesino con meno di cento abitanti in una zona agricola di allevamenti. Come è vivere qui e in generale in Nuova Zelanda?

«Vivere in Nuova Zelanda è facile: chiunque incontri è disposto a darti una mano, a darti un letto, un pasto caldo, un lavoro. Il costo della vita si sta alzando anche qui, ma il governo ogni anno aumenta la paga minima. Non ho mai avuto bisogno della sanità ( non ne ho idea). Per ciò che riguarda le infrastrutture, è un paese in evoluzione, mentre per la vita sociale è difficile avere profonde amicizie ma non impossibile, i neozelandesi sono molto aperti».

Hai lavorato per due in un’azienda agricola. Ti va di raccontarci com’era una tua giornata tipo?

«Sono stata 2 anni in questo allevamento di mucche da latte. Ce ne erano ben 950! La sveglia mattutina era alle 4 per la prima mungitura, che richiede 3 orette. La giornata finisce alle 5 di sera con la seconda mungitura, in piena stagione. Durante il giorno, anche se dipende dalle stagioni, c’è da irrigare, dare da mangiare aggiuntivo con il trattore, e andare a prendere i nuovi vitelli nati e spostare le neo mamme per iniziare a mungerle. Ora però, ho preso una pausa e mi sto concentrando su un corso per l’inseminazione artificiale delle mucche».

In Nuova Zelanda ci sono opportunità occupazionali per i giovani che vogliono trasferirsi all’estero? E se sì, quali?

«Ci sono tantissime opportunità di lavoro in molti settori: agricoltura, industria, tecnologia, sanità, turismo. La Nuova Zelanda è sempre alla ricerca di tante figure lavorative».

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Inevitabile un confronto tra l’Italia, l’Australia e la Nuova Zelanda. Che differenze ci sono tra i tre Paesi?

«Credo che la differenza principale sia la popolazione, e le varie possibilità di ottenere meritocrazia. L’Australia ad esempio offre lavoro a tutti, ma non regala nulla a nessuno. Lavorando si può arrivare in alto e migliorare le proprie condizioni. In Italia per un posto di lavoro si presentano in 500 se non di più, in Nuova Zelanda al massimo in 5 persone e la possibilità di ottenere il lavoro è praticamente dell’80%. Qui ogni cambio di carriera è possibile e c’è meno competizione. Inoltre in Australia e in Nuova Zelanda cambiare più lavori, fare più esperienze in diversi posti e in differenti ruoli rappresenta un valore aggiunto. La capacità di adattarsi viene molto apprezzata. In Italia, purtroppo, tutto questo è visto come sinonimo di inaffidabilità».

Quali consigli daresti a chi come te sta pensando di trasferirsi all’estero per motivi di studio, lavoro ma anche semplicemente per cambiare la propria vita?

«Di buttarsi! Andare fuori dagli schemi!».

Come è cambiata la tua vita da quando vivi in Nuova Zelanda e in generale all’estero?

«Ho sempre avuto la paura di fallire. Da quando sono andata via ho capito che non esiste alcun fallimento, solo esperienze che fanno parte del proprio bagaglio culturale. Ognuno fa le sue scelte. Vivere all’estero ti insegna a non giudicare, a pensare molto al positivo, a non lamentarsi e se non sei contento del tuo lavoro: cambi e ricominci in un’altra avventura».

Ti sei mai pentita di essere andata via dall’Italia e ci torneresti?

«Non mi sono pentita di essere andata via anzi, contenta di essere partita, magari in futuro ritornerò in Italia ma per brevi periodi di vacanza».

Come immagini il tuo futuro e che progetti hai?

«Vedo in Nuova Zelanda la possibilità di avere una carriera e allo stesso tempo una famiglia».

Per contattare Elisa ecco i suoi recapiti:

Facebook: https://www.facebook.com/elis.peris

Instagram: Elis Peris

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