Beppe: vi racconto la realtà del Madagascar

A cura di Maricla Pannocchia

Per molti il Madagascar è sinonimo di spiagge bianche e luoghi mozzafiato ma Beppe, che vi è andato per la prima volta come turista nel lontano 1992, ormai lo chiama casa e lo conosce benissimo. Con una popolazione locale cordiale e accogliente (Beppe ha moglie malgascia), integrarsi non è difficile.

Tuttavia, la popolazione locale deve fronteggiare diverse avversità non di poco conto come un servizio sanitario inadeguato e a pagamento, l’istruzione a pagamento e un costo della vita troppo elevato rispetto allo stipendio medio. Le cose sono diverse, naturalmente, per gli stranieri, “Se riesci a fare impresa, come me, e guadagni sui 1.000 Euro il mese, vivi benissimo”.

Beppe condivide anche alcuni dei tantissimi luoghi che ha visto nel corso di tutti questi anni in Madagascar e dà dritte su come essere al sicuro mentre si visita il Paese. “Le infrastrutture qui sono molto carenti e alcune strade, nella stagione delle piogge, diventano impraticabili.

La corruzione è ovunque, le mance sono all’ordine del giorno ed è bene non girare a piedi di notte, specialmente nella capitale”. Nonostante queste problematiche, Beppe ama il Madagascar, Paese dove si è sentito a casa sin da subito e consiglia a chiunque stia pianificando di trasferirsi lì di andare prima alla scoperta. Mal che vada, vi sarete fatti 3 o 6 mesi da sogno in Madagascar!

Madagascar

Ciao Beppe, tu abiti in Madagascar. Qual è stato il tuo primo approccio con questo Paese?

Nel 1992 sono andato per la prima volta in Madagascar, con 2 amici, per turismo. La scelta della meta fu quasi casuale, un amico che vi era stato anni prima ce lo consigliò. Egli ci fisse, “Se vi piace la natura e avete spirito di adattamento, il Madagascar offre dei panorami mozzafiato”. Avevo 27 anni e vi trascorsi un mese come turista. Tornai nel Madagascar per 3 di fila, perché il Paese mi aveva affascinato con i suoi paesaggi, la sua popolazione accogliente, ospitale e gentile. Mi sentivo a casa.

Quando hai deciso di trasferirti lì?

L’idea di trasferirmi definitivamente in Madagascar è maturata nel 1996 perché ero stanco della solita routine alienante, avevo bisogno di stimoli nuovi, di sentirmi vivo e di voltare pagina, come dicono gli americani. Nel frattempo avevo conosciuto una ragazza malgascia, che poi è diventata mia moglie, nel dicembre 1997. Avevo già un idea di quello che avrei fatto come lavoro, esportazione di prodotti tipici come la vaniglia, di prodotti artigianali in legno e di pietre dure soprattutto sfere di cristallo, quarzo rosa, celestina, diaspro, labradorite , geodi di ametista e gemme varie.

Come hanno reagito i tuoi cari di fronte a questa tua scelta?

La mia famiglia, soprattutto mia mamma, era contraria. Lasciavo un lavoro sicuro in un azienda di macchine automatiche per ricominciare tutto, le sembrava una follia. Mia sorella invece mi disse “se stai meglio là, provaci. Meglio un fallimento che un eventuale rimorso per non averci provato”. Fortunatamente tutto andò bene e la mia scelta è stata premiata. il 19 giugno 1997 lasciai finalmente l’Italia e andai a Tulear, come prima tappa del mio trasferimento definitivo.

Com’è andata avanti la tua vita nel Paese? Come sei stato accolto dalla gente locale?

All’inizio ho vissuto a Tulear ma poi, per lavoro, ho optato per la capitale, Antananarivo. Nel frattempo mi ero sposato e avevo aperto una Srl di import ed export con mia moglie come socia. Ad Antananarivo mi trovai molto bene malgrado alcune problematiche con la burocrazia che è lenta, ma negli uffici le persone sono sempre disponibili e gentili malgrado la corruzione. La mancia è di prassi ma la loro ospitalità è sempre straordinaria, non mi sono mai sentito uno straniero, mai. Il mio rapporto con la popolazione locale è stato sempre ottimo, mi hanno sempre considerato come uno di loro, anche grazie al fatto che mia moglie è nata lì.

Vivi lì da moltissimi anni, quali cambiamenti hai visto nel Paese in tutto questo tempo?

Ho visto il Madagascar cambiare, a volte in meglio e a volte in peggio. Ho vissuto di persona i tumulti popolari, soprattutto nel 2008, se ricordo bene, quando il Presidente Ravaloamanana fu destituito con un colpo di Stato e mia moglie mi consigliò di lasciare temporaneamente il Paese, per sicurezza. Quindi, non essendoci voli per Parigi, andai alle Mauritius e dopo tornai in Italia per 3/4 mesi. Fortunatamente la situazione tornò alla normalità , il Presidente destituito fu inviato in esilio in Sudafrica ed io sono potuto tornare ad Antananarivo.

Spesso sentiamo parlare di Onlus che operano in Madagascar, lasciando intuire che il Paese abbia delle serie difficoltà. È così? Quali sono i problemi principali per la gente del posto?

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Il Paese è molto colpito dalla povertà, il 70% per cento della popolazione ha grandi disagi, l’istruzione costa, la sanità è a pagamento e di scarsissimo livello. Infatti, sonora numerosi i dispensari – soprattutto italiani e francesi- che, con il volontariato, curano gratuitamente le persone, salvando numerosi locali da morte sicura, anche per piccole problematiche. Fortunatamente il turismo ha avuto un notevole sviluppo, a parte gli ultimi anni di pandemia, e ha migliorato le condizioni di vita della popolazione locale, soprattutto nei luoghi più turistici come Nosy be, Saint Marie e in certe città come Diego Suarez Suarez, Mahajanga, Tulear e Tamatave.

Quali luoghi del Paese hai visitato in tutti questi anni, che magari possono essere d’ispirazione a chi sta pianificando un viaggio in Madagascar?

Nel corso degli anni ho visitato tanti posti, incluse le battutissime Nosy be e Saint Marie, che non consiglio. Suggerisco, invece, la foresta dei baobab a Ovest, in prossimità di Morondava, con uno spettacolo eccezionale e con baobab giganteschi. Non per niente è la famosa “route des baobab”. Vicino a Belo sur mer e alle isole coralline, disabitate ma con un mare stupendo. Il Madagascar ha 800 km di barriera corallina, penso sia la seconda al mondo. È molto bello anche il giro che da Antananarivo va verso Tulear a Sud, passando per la bella città di Antsirabe, per le piscine naturali dell’Isalo, dov’è possibile vedere numerosi lemuri che sono solo esclusivamente in Madagascar, arrivando fino a Ranomafana. Molto bello Salary, a Nord di Tulear route de morombe, con un mare verde smeraldo e spiagge bellissime, anche se ci vuole sempre spirito di adattamento e pazienza. Le infrastrutture in Madagascar sono carenti e spesso in cattive condizioni.

Madagascar

Ti sei mai sentito in pericolo? Quali consigli hai per chi andrà in Madagascar per evitare spiacevoli episodi?

Qui non mi sono mai sentito né discriminato né in pericolo. L’importante, soprattutto nella capitale, è evitare di girare a piedi la notte, soprattutto in alcuni quartieri. È fondamentale spostarsi sempre con tassisti affidabili, muniti di licenza. Nelle località turistiche c’è una notevole vita notturna e generalmente non ci sono pericoli. Imalgasci sono persone pacifiche. Reputo peggiori Milano, Roma e Bologna. In Italia c’è decisamente più delinquenza e molte città sono più pericolose di quelle del Madagascar.

Com’è il rapporto costo/qualità della vita?

La vita in rapporto agli stipendi dei malgasci, che sono di circa 100/120 Euro il mese, per loro è estremamente cara ed è difficile che possano vivere bene. Se uno straniero ha una propria attività come me, con 1.000 Euro al mese vive molto bene, meglio che in Italia, senza alcun dubbio.

Quali sono gli aspetti negativi e quali quelli positivi del Paese?

I problemi della popolazione malgascia, come già detto, son tanti. I più gravi riguardano la sanità a pagamento con strutture di basso livello, a cui comunque l’80% della popolazione non può accedere viste le condizioni di estrema povertà. Lo stesso discorso vale per l’istruzione a pagamento con strutture allo sfacelo, a meno che non si frequentino scuole private a pagamento, soprattutto licei e scuole superiori.

Le infrastrutture stradali sono insufficienti, mal tenute e in periodi di pioggia (dicembre – marzo) spesso impraticabili. La vita è troppo cara se comparata al reddito medio di una persona del posto. La corruzione, poi, è diffusa praticamente ovunque e la giustizia è intesa come “se sei ricco e paghi non ti fai un giorno di prigione”. Questo, tuttavia, accade anche in Italia, quindi non mi stupisce.

Per gli aspetti positivi direi ottimo clima, gente cordiale e accogliente, posti mozzafiato da vistare e anche la cucina malgascia è gradevole a base di carne di zebù, riso e pesce, con frutta di ottima qualità come mango, banane, letchi, cocco, ananas più la tipica frutta europea come mele, pesche e uva. Ottima la birra bionda leggera THB e fantastiche anche le tante qualità di rhum di un discreto livello. La vaniglia qualità bourbon è la migliore al mondo e viene da Sambawa.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi in Madagascar?

Che dire? Il mio consiglio è, prima di trasferirsi, di venire qui a vedere come si vive nel Paese e di passarci almeno 3/6 mesi come visitatore. Fare attività in Madagascar non è facile ma se si riesce si può vivere veramente bene in un contesto sereno e gratificante a livello umano.

Buona fortuna, perché può essere rischioso. Io ci ho provato e la mia avventura continua!

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