Maurizio, in Germania, il tuo unico limite sei tu
A cura di Maricla Pannocchia
Maurizio ha lasciato l’Italia, insieme alla famiglia, a 46 anni. “Mi fanno ridere coloro che, nascondendosi dietro la retorica della patria, ti dicono che saresti dovuto rimanere. Per cosa? Per immolare la mia breve vita e quella dei miei figli sull’altare di un luogo che non mi ha mai dato nulla? No! Preferisco soffrire la lontananza dalla mia terra ma dare a me stesso e, soprattutto, ai miei figli, l’opportunità di vivere una vita degna di essere vissuta, senza dover elemosinare dal sistema i miei diritti” dice Maurizio, che vive a Stoccarda e lavora come addetto alle consegne dei pacchi e delle lettere.
In più Maurizio che ha sempre avuto la passione dell’informatica, porta avanti diversi siti, fra cui uno dedicato alla vita a Stoccarda, contenente informazioni utili – molte delle quali gratuite – a chi volesse trasferirsi in Germania. “Il sito è una guida per chi vuole trasferirsi in Germania e, com’è accaduto a me, ha la necessità e la voglia di sapere come muoversi, cosa fare, dove andare e via dicendo. Quando venni io non c’era nulla e, quindi, abbiamo dovuto imparare tutto scontrandoci ogni giorno con la realtà” ricorda Maurizio che, tra 10 anni, andrà in pensione e pianifica di rimanere a vivere in Germania, vicino ai figli, ma anche di comprare un camper per andare alla scoperta di nuovi luoghi.
Ciao Maurizio, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao, mi chiamo Maurizio Palese e mi sono trasferito in Germania dal Salento, luogo di villeggiatura, di buoni vini, di sole, di caldo, di mare, di buon cibo ma di poche prospettive lavorative per me e la mia famiglia.
La mia formazione è molto orizzontale, avendo un diploma in agraria, un secondo diploma in informatica e qualche esame in giurisprudenza ma il grosso è avvenuto nella vita di tutti i giorni, perché ho sempre avuto l’ambizione di creare una mia azienda. La mia grande passione è sempre stata l’informatica, non tanto nella programmazione, quanto nell’opportunità di connettersi e di comunicare con tutto il mondo. Questa cosa forse oggi ci sembra ovvia ma 30 o 40 anni fa era sconvolgente. Allora, l’unico modo per connettersi con il mondo era il telefono con il disco per la selezione del numero. Mi è rimasto quello stupore.
Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
Ho deciso di lasciare l’Italia nel 2013, dopo aver inseguito l’ennesimo sogno e aver accettato la mia inadeguatezza a un mondo che viaggiava a un’altra velocità rispetto alla mia.
Le mie ultime 2 esperienze lavorative erano partite in parallelo nel 2011 ed erano legate a una Web-TV, NClive.it (ormai dismessa) – nata nel periodo degli albori di YouTube, che raccontava tutti gli eventi e le manifestazioni della zona – e alla realizzazione di un sito, www.otherbook.it (tuttora attivo), collegato alla vendita di targhette con un QRcode da applicare alle lapidi dei defunti per collegarle a un memoriale online che li ricordasse con informazioni che andavano ben oltre il nome, la data di nascita e quella di morte. Iniziative che mi hanno dato sì molta visibilità anche sulla stampa locale ma che erano oggettivamente fuori sincrono rispetto all’Italia e al profondo sud. Quindi, bella l’idea, ma poi come facciamo la spesa?
Non sapendo e non volendo accettare compromessi, abbiamo deciso di lasciare tutto per non condannare i nostri figli alla stessa sorte.
Dopo un primo tentativo come frontalieri in Svizzera, nel 2014 ci spostammo in Germania.
Cosa ti ha portato proprio a Stoccarda?
Assolutamente il caso. Avevo enormi pregiudizi sulla Germania. Fredda, grigia, triste, anonima, insomma, tutto il pacchetto di chi è ignorante su un posto e non fa lo sforzo di cercare di capirlo.I miei cognati si erano trasferiti lì da pochi mesi e allora abbiamo pensato la cosa più ovvia, anche se non era la nostra prima scelta per una questione caratteriale, ovvero di approfittare del loro appoggio per provare a cambiare vita.
Come descriveresti la città?
Stoccarda è una città moderna ma non troppo, solo quel tanto che basta. Purtroppo per il nostro occhio italiano è abbastanza lineare e povera di monumenti o edifici storici. Il costo della guerra è stato anche questo. È una città molto verde, decisamente vivibile e viva, a dispetto dei miei pregiudizi, in cui trovi gente a tutte le ore del giorno e anche della notte.
Servita benissimo dai mezzi pubblici e con un’offerta culturale e culinaria vastissima e molto interessante, non fosse altro per la presenza di tantissimi gruppi di nazionalità diverse che, ovviamente, portano con sé cibi, tradizioni e culture differenti. Noi amiamo le contaminazioni tra le culture.
Hai notato dei cambiamenti, sia positivi sia negativi, da quando sei arrivato lì a oggi?
Sicuramente la situazione si è complicata per ragioni molto diverse. Innanzitutto, la competizione è aumentata tantissimo. Il fatto di essere la locomotiva d’Europa, comporta che l’afflusso di stranieri da tutto il mondo sia sempre più forte e ciò porta a un aumento della competizione per il lavoro ma, soprattutto, per le case, che hanno raggiunto prezzi assurdi. Questo vale sia nell’acquisto sia nel trovare semplicemente un luogo in affitto in cui poter vivere.
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A questo si deve aggiungere la crisi scaturita dal Covid-19 ma, soprattutto, dalla guerra della Russia verso l’Ucraina, che ha messo in serie difficoltà l’economia tedesca, per gli accordi che aveva con la Russia, venuti meno con le sanzioni, per la pressione degli ucraini a cui la Germania ha dato asilo, sostegno economico, case, ecc.
Di cosa ti occupi?
Lavoro da più di 8 anni per Deutsche Post DHL, sono addetto alle consegne pacchi e adesso a quello delle lettere. Domani chissà…
Nel tempo libero mi occupo della gestione dei miei siti Internet e dei servizi a essi connessi. Si tratta principalmente di Vivistoccarda.eu ma anche di Mooosy.store, Otherbook.it e altri progetti secondari.
Ti va di parlarci meglio di “Vivistoccarda”. Che cosa offre il sito?
Il sito è una guida per chi vuole trasferirsi in Germania e, com’è accaduto a me, ha la necessità e la voglia di sapere come muoversi, cosa fare, dove andare e via dicendo. Quando venni io non c’era nulla e, quindi, abbiamo dovuto imparare tutto scontrandoci ogni giorno con la realtà. Sul sito ci sono tante guide gratuite per accompagnare le persone lungo il percorso che va dalla propria cameretta in Italia a essere un cittadino che lavora e che sa come muoversi in Germania, oltre che a dei “booster” che aiutano a fare, anche in minor tempo, tutti i passi necessari.
Come mai hai sentito il bisogno di aprirlo?
All’inizio non è stata una scelta consapevole. Per approccio mentale, sono abituato a catalogare le informazioni, quindi, quando arrivai, mano a mano che scoprivo dall’esperienza diretta come funzionavano le cose, ho iniziato a catalogare tutto in una sorta di archivio, senza un’idea precisa su come poterlo eventualmente utilizzare, ma solo per una praticità mia.
Lo step successivo è stato di farci un sito, affinché anche altre persone potessero trovare queste informazioni e non fare i miei stessi errori. Tale scelta nacque sicuramente dal fatto che avevo dimestichezza con l’informatica, aspetto che mi ha permesso di fare tutto da solo, ma anche dal fatto che, avendo trascorsi importanti nel mondo del volontariato, la mia seconda famiglia, è in me insita la necessità di aiutare gli altri, tant’è che Vivistoccarda per anni per me è stato solo un costo, non avendo nessun servizio o fonte di reddito. Era un mio hobby e i costi erano solo a carico mio.
L’ultimo passo è stato quello di capire che, per fare di più e meglio, era necessario trovare delle risorse e, quindi, Vivistoccarda è diventata una piccola azienda, al centro della quale rimangono tutti i servizi gratuiti, più che sufficienti per aiutare gratuitamente chi vuole trasferirsi in Germania senza fare un salto nel buio, ma intorno ai quali sono stati inseriti dei servizi che possono dare un grandissimo aiuto per fare ancora meglio.
Puoi raccontarci il “dietro le quinte” della sua gestione?
Il core di Vivistoccarda è il sito, il contenitore in cui vengono riportati oltre 500 pagine che racchiudono le informazioni necessarie a chi vuole trasferirsi in Germania e capire come, cosa, quando fare determinate cose essenziali per il proprio inserimento. Affiancati a ciò, si trovano anche gli oltre 600 articoli e micro-articoli del blog, anche se non calza perfettamente come definizione, in cui vengono raccontate le attività, le occasioni, le feste, insomma, più il vivere quotidiano per chi sta in Germania o per chi, comunque, vuole approfondire maggiormente questi aspetti, andando oltre la curiosità per il mondo del lavoro.Intorno al sito, ovviamente, ci sono gli assets funzionali all’esistenza del sito stesso come la pagina Facebook, il profilo Instagram e quello TikTok, il canale YouTube, il profilo su Spotify e la newsletter. Una piattaforma in crescita che, nell’insieme, a oggi raccogliere ogni mese circa 35.000 utenti unici.Tutti strumenti al servizio del sito, alcuni dei quali però hanno preso forza e vita propria.Mi fa sorridere quando non volevo fare video, perché sono sufficientemente egocentrico ma non abbastanza da mettermi davanti a una telecamera e magari parlare per ore in diretta con gli iscritti al canale. Eppure, alla fine da asset funzionale al sito, questo formato ha preso vita propria, diventando anch’esso un archivio di informazioni, parallelo e connesso al sito. Carburante e fonte di leads interessati al mio progetto che a volte convertono sul sito, altre volte invece rimangono solo sul canale.
Sostanzialmente, oltre alla gestione minimale dei social, che non amo particolarmente, il grosso del lavoro è legato alla realizzazione dei contenuti, soprattutto video, quindi girato, montaggio, ecc., alla scrittura dei rari script per i video e degli articoli, oltre alla gestione delle richieste degli utenti che, al momento, sono diventati tanti e ai quali rispondo sempre al massimo entro 24 ore dalla richiesta.
Vivistoccarda è un sito Internet realizzato in WordPress.
Che consigli daresti ad altre persone che vorrebbero creare dei siti simili?
In realtà sconsiglierei di fare un sito Internet. Oggi le persone non frequentano più forum , siti e nemmeno blog. Le persone ormai vogliono l’informazione ridotta all’osso, veloce, essenziale, anche se non completa, e in un formato video.
Il sito comporta costi e impegno enormi. In questi anni ho speso migliaia di Euro in attrezzatura professionale, servizi e abbonamenti.
Creare una presenza forte su di uno o più social non richiede alcuna attrezzatura, bastano un cellulare e la voglia di fare.
È facile, per un italiano, trovare lavoro a Stoccarda?
Sì, nonostante la crisi è ancora facile ma necessita, come sempre, di una preparazione mentale, affinché non sia un tentativo romantico ed effimero ma una scelta ragionata. Se lasciamo le ambizioni, i titoli e le nostre abitudini, prepariamoci a un paio d’anni per integrarci e allora sarà tutto facile. Agli inizi, senza una buona conoscenza del tedesco, siamo solo dei numeri e dobbiamo saper accettare qualsiasi mansione pur d’iniziare a entrare nel sistema. Sta a noi crearci lo spazio, perché la Germania sa premiare chi ha voglia di fare e di realizzarsi.
Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?
All’inizio abbiamo un limite invalicabile: la lingua. Non importa se siamo avvocati, idraulici, ingegneri, muratori, ecc., la nostra competenza viene livellata dal livello di conoscenza del tedesco. Lo parli? Allora puoi ambire a qualsiasi tipo di lavoro. Non lo parli? Allora puoi trovare lavoro nella produzione in fabbrica attraverso le agenzie di lavoro interinale (Leihfirmen) oppure nelle pulizie, nella logistica o nella ristorazione italiana (che meriterebbe un discorso a parte e che, personalmente, sconsiglio nel 99% dei casi).
Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?
Sostanzialmente sì. Il cibo, le assicurazioni, i trasporti, i carburanti, l’abbigliamento, la scuola, ecc., sono mediamente meno costosi rispetto all’Italia, mentre gli stipendi sono di gran lunga superiori. Se non arrivano al doppio rispetto a quelli italiani, poco ci manca. Avere il salario minimo significa prendere tra i 1400 e i 1600 Euro netti, nessuno può prendere meno per legge e poi ci sono gli assegni familiari (kindergeld: 250€ a bambino) e tanti altri aiuti. L’unica cosa estremamente costosa sono gli affitti e l’acquisto delle case, che è diventato proibitivo.
Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?
È difficile dare una risposta. Posso solo dire che nella mia famiglia siamo in 4 adulti e 2 gatti e mediamente spediamo circa 700€ al mese. Senza concederci lussi e facendo acquisti per il cibo tra supermercati tedeschi (più economici), turchi per verdura e carne, greci per il pesce e italiani per le tipicità italiane.Per il carburante, al momento ho fatto il pieno di gasolio a 1,649€.
Come funziona, invece, per avviare un’impresa lì come stranieri?
È molto semplice e la procedura è la stessa per tedeschi ed europei. Si può fare anche da soli, in 2 ore apri la tua azienda e sei subito operativo. Se apri una Kleinegewerbe, come la mia, non hai costi di Partita Iva, Inps, Inail e roba del genere. Scarichi comunque tutte le spese ma senza Partita Iva, che rimane un costo, come se fossi un privato.
Ovviamente, serve avere un commercialista e quello è abbastanza costoso come, del resto, qualsiasi professionalità o competenza.
Cosa bisogna avere, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare lì?
Basta avere la residenza e, automaticamente, si avrà anche il codice fiscale, poi tutto il resto consegue ed è abbastanza automatico.
Come valuteresti settori come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?
La sanità costa apparentemente di più ma, sostanzialmente, di meno rispetto a quella italiana. L’Italia garantisce sulla carta servizi sanitari gratuiti ma, in realtà, se poi vuoi servizi migliori e più celeri, devi rivolgerti alla sanità privata, che è molto costosa. In Germania, la sanità e sostanzialmente tutta privata ma viene pagata dalla nostra assicurazione sanitaria, che è obbligatoria e a pagamento.
La burocrazia è farraginosa, complessa e lunga. Servono un sacco di lettere cartacee per qualsiasi cosa. C’è di buono però che, se scrivi una lettera, sarà letta e ti risponderanno. Sembra banale ma in Italia non funziona così per la maggior parte dei casi.
I mezzi pubblici sono costosi ma particolarmente efficienti e affidabili. Non ci sono controlli del biglietto o tornelli ma il biglietto lo fanno tutti ugualmente, tranne rare eccezioni.
Come ti sei mosso per cercare un alloggio?
Abbiamo dovuto cercare in un raggio di 70-80 km dalla città di Stoccarda, dove volevamo insediarci, e abbiamo accettato la prima casa disponibile, anche se, in realtà, faceva davvero schifo (uso l’unico termine che rende l’idea). Poi, con il tempo, abbiamo continuato a cercare utilizzando siti, annunci, giornali, conoscenze, ecc.
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Come sei stato accolto dalla gente del posto?
In modo cordiale ma rispettoso. È una cosa che molti italiani rimproverano ai tedeschi, ossia, salutano ma non si entra in confidenza. Per molti è un problema. Per la mia famiglia invece è un valore. Non voglio entrare in confidenza con qualcuno solo perché abita vicino a noi. Scelgo io le persone con cui condividere la mia sfera personale, quindi, mi sta benissimo che ci siano solo “buongiorno” e “buonasera” ma che ognuno stia a casa sua.
Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?
Le uniche difficoltà sono state la lingua, la casa e dover smontare le proprie abitudini.
Per la lingua, servono la scuola, la vita quotidiana, fare un bagno di umiltà e scendere dal piedistallo della propria capacità comunicativa, qualora ci sia, nella propria lingua madre e accettare una comunicazione molto più basica.
Per la casa, come detto, servono molta ricerca e poi la capacità di accettare la prima che capita.
Per le abitudini, mettere in cantina le vecchie e costruirne di nuove, non surrogandole con i ricordi e i rimpianti ma creandone di nuove, che possano sostituire le vecchie, e vivendo il quotidiano in questo Paese, oltre il lavoro e la famiglia.
E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?
Il fatto di sentirsi rispettati come cittadini, di avere uno Stato che, pur con difficoltà ed estrema complessità, data dai tempi che viviamo, è costruito intorno al cittadino e non sulle sue spalle. Andare a fare la residenza con un tedesco nullo e un inglese stentato e, alla fine, avere il personale del Comune che si scusa con te perché ha impiegato 21 minuti e per i loro standard è troppo. Ecco, questo fa la differenza, per chi la sa cogliere.
Una cosa che ripeto sempre ai miei figli, basandomi sulla mia esperienza.
In Italia, il tuo limite è dettato dal sistema. In Germania, invece, l’unico limite sei tu. Potete diventare qualsiasi cosa voi vogliate, senza nessun ostacolo, se non voi stessi.
Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?
Consiglierei di darsi un’opportunità, di abbandonare le proprie paure e di mettersi in gioco. Lo si dice sempre, che abbiamo una sola vita, ma se è vero che siamo nati nel Paese più bello del mondo, è anche vero che non dobbiamo per forza morirci. Una frase che amo particolarmente dice: “Non siamo alberi. Se un posto non ci piace, possiamo spostarci”, ed io aggiungerei, “Dobbiamo spostarci”. Mi fanno ridere coloro che, nascondendosi dietro la retorica della patria, ti dicono che saresti dovuto rimanere. Per cosa? Per immolare la mia breve vita e quella dei miei figli sull’altare di un luogo che non mi ha mai dato nulla? No! Preferisco soffrire la lontananza dalla mia terra ma dare a me stesso e, soprattutto, ai miei figli, l’opportunità di vivere una vita degna di essere vissuta, senza dover elemosinare dal sistema i miei diritti.
E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?
La Germania è da sempre considerato un Paese utile solo per l’emigrazione ma, nel tempo, ho scoperto che ha una ricchezza enorme di bellezze naturali e architettoniche che valgono sicuramente un viaggio per scoprirle.
Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?
Sicuramente sì. Innanzitutto verrei molto prima dei miei 46 anni e imparerei in modo intensivo il tedesco. Questo sarebbe bastato per dare un corso ancora più efficace e vincente al mio trasferimento.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Difficile selezionare una cosa ma, di sicuro, che l’Italia e il Salento sono i posti tra i più belli del mondo ma non sono il centro del mondo. La vita è troppo breve per rendersi prigionieri di un luogo e abbiamo tutti l’opportunità di vivere al 100%.
Progetti futuri?
Stabilizzare ulteriormente il mio lavoro in azienda. Continuare a consolidare i miei progetti online – Vivistoccarda, Mooosy e Otherbook – per creare un reddito aggiuntivo che mi permetta di mantenere il mio tenore di vita anche quando, nel 2034, andrò in pensione. Allora, comprerò un camper e continuerò a vivere in Germania, vicino ai miei figli, ma andrò anche alla scoperta di posti nuovi.
Per seguire e contattare Maurizio:
E-mail: info@vivistoccarda.eu
Sito web: www.vivistoccarda.eu
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