“Si incrociano- spiega Massimo Capaccio, nato a Salerno nel ’75- i gusti miei e quelli di mia moglie, Paola, peruviana. Che è vissuta nel Belpaese per cinque anni, ma che poi è voluta tornare a casa sua. Confesso, eravamo stanchi degli inciuci del mio Paese. Il lavoro di avvocato mi stressava ed il negozio etnico di mia moglie, a causa della crisi, non rendeva più come prima. Con la nascita di Adriano abbiamo deciso di venire in Perù, dove i ritmi di vita sono più rilassati, abbiamo più tempo da dedicare a nostro figlio e intraprendere un’attività meno stressante e più divertente”.
Nella capitale della città sudamericana i due vivono bene. Hanno imparato a trascorrere le giornate in modo slow Per quale ragione? Perché i due hanno scelto Barranco per mettere su casa. “Lima- spiega Massimo- non è bellissima, è caotica, trovi di tutto. Ma Barranco è un’oasi che mi ha subito affascinato. Questo distretto è tranquillo, isolato. Per farle un esempio, è come se vivessimo in una Macondo a pochi passi da New York. Qui riusciamo ancora a vivere certe tradizioni peruviane che a Lima sono state in parte dimenticate”. Sembra infatti che nelle scuole private di Barranco, in grado di garantire un buon livello d’istruzione, ci sia un programma di studi alternativo, che stimola lo studio delle tradizioni e della cultura popolare. Un esempio? “Il giorno di Halloween l’asilo di mio figlio- dice Massimo- ha organizzato la festa criolla, mentre in occasione della festa della mamma viene celebrato il giorno della pachamama.
E’ ovvio, in provincia certe usanze sono più sentite ed in alcune comunità della Sierra e’ facile incontrare persone che parlino ancora il Quechua. Trovo importante che alcuni costumi popolari vengano mantenuti. Insomma, qui in questa isola felice, dove ci sono tanti locali pittoreschi, stiamo benissimo, lontani dal caos della capitale, che mi ricorda tanto Napoli”. A Barranco, però, c’è un’emergenza, che dovrebbe essere affrontata subito. L’edilizia selvaggia. “Le grandi imprese di costruzione- racconta sconsolato- stanno rovinando in modo irreparabile il distretto più magico e caratteristico di Lima. Speriamo che qualcuno le fermi”.
Per il resto?
Purtroppo sanità e scuola pubblica non funzionano per niente bene, inseguono il modello neoliberista nord americano. Non si chiedono se sia davvero la soluzione giusta per loro. La vita, in compenso, non è per niente cara. Posso dire che il Perù è un Paese meraviglioso per chi ama viaggiare e conoscere culture diverse.
Quali posti consiglia di visitare?
Le Rovine di Kuelap, le spiaggie di Mancora, Trujillo. Fondamentale poi, è studiare la cultura Chan Chan. Cuzco è un incanto, peccato che non abbia il mare e stia a 3500metri di altezza.
Come sono i peruviani?
Difficile dare una definizione univoca. Nella Sierra sono molto chiusi, attaccati alle loro tradizioni ancestrali, i ritmi di vita sono molto lenti. Nella selva e sulla costa sono più aperti e cordiali. In generale, gli italiani sono ben accolti, anche se i peruviani credono di essere più furbi, perché per loro ogni straniero è un gringo da raggirare. Ma come me giocano male. Vengo dalla terra di Totò, che diceva: “Acca nisciun è fess”.
Cos’hanno in comune italiani e peruviani?
Identica “alma latina”, forte senso della famiglia, voglia di divertirsi e di prendere la vita con filosofia.
E il clima?
A Lima è molto mite, le minime in inverno si abbassano a quindici gradi. Nel resto del Paese ci sono temperature variabili: dal caldo afoso della selva si passa al freddo gelido della sierra.
I piatti tipici?
Sono: cebiche, aji de gallina, chifa, papa a la huancaina.
Cosa resta delle civiltà preispaniche, del passato?
In alcune comunità campesine resiste il rito della Pachamama. Nel mese di agosto le popolazioni andine, tuttora praticano il culto del ringraziamento alla Pacha-mama, restituendo alla madre terra il nutrimento che essa fornisce loro. Viene scavato un fosso, un’enorme buca nella quale, tutti gli offerenti, partecipanti al rito, vengono riposti gli alimenti, il cibo e le pietanze che vengono appositamente cucinate. Ognuno dei partecipanti versa una porzione di cibo, ringraziando la madre terra.
Al termine la buca viene completamente ricoperta, e ogni partecipante depone una pietra. Al termine si forma una vera e propria montagnola di sassi denominata Apachete. Solitamente si sceglie sempre il luogo più in alto per far sì che sia il più possibile vicino al Sole (Inti). Delle civiltà preispaniche, sono rimaste tante rovine splendide, e da qualche parte si parla ancora il Quechua.
Un giudizio complessivo del Perù?
E’ una terra con grandi risorse e prospettive. Le risorse sono ancora in mano a pochi e gli abitanti non se ne rendono conto.
Ci sono possibilità di lavoro per un italiano?
Si trovano nel settore turistico.
A chi consiglia di vivere in Perù?
A chi ama la natura e adora viaggiare da “mochilero”, con lo zaino in spalla. E’ il posto ideale per prendersi un anno sabbatico.
Ci parla del suo locale?
La cucina che proponiamo e’ una sintesi di quella italiana (pasta, bruschette, vino italiano), spagnola (empanadas, tortillas de papas, motaditos), della mia socia, e peruviana ( tequeños con salsa de palta, yucas alla huancaina). Abbiamo una programmazione variegata delle serate. Il martedì offriamo recital di poesia, presentazione di libri, il giovedì musica dal vivo ( jazz e blues ) fino al sabato con dj. La musica può essere reggae, toot, dub, ma anche commerciale. Il nostro locale è gay friendly ed una volta al mese organizziamo una serata a tema, dedicata a ciò che e’ diverso ed alternativo. La festa Kitch, una vera istituzione per i clienti del Circulo. Venite e lo scoprirete!
Cinzia Ficco