Marilù:  Toronto, Canada

A cura di Maricla Pannocchia

Da sempre insofferente alla mentalità italiana, Marilù sapeva, sin da quando era bambina, che un giorno avrebbe spiegato le ali. Mentre da piccola ascoltava affascinata i racconti di terre lontane e di mille avventure, arrivati a lei dalle bocche degli amici dei genitori, che vivevano in Australia, una volta cresciuta la ragazza ha fatto domanda per un particolare tipo di visto che permette di lavorare in Canada per 6 mesi.

Arrivata nel Paese senza un impiego, dopo aver inviato 500 candidature e aver convissuto con l’angoscia di non riuscire a trovare un lavoro, Marilù è stata assunta dalla sua attuale azienda. Il suo obiettivo adesso è diventare cittadina canadese e poi, magari, fare esperienza in qualche altro Paese straniero. Di sicuro, il suo cuore vagabondo non ha intenzione di tornare in Italia.

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Ciao Marilù, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Sono Marilù Ciabattoni, sono nata in un paesino della provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche, ma abito a Toronto, in Canada. Dopo essermi laureata a Roma con un Bachelor’s in English Literature, ho vissuto per qualche mese in Turchia e Olanda, dopodiché mi sono trasferita qui in Canada.

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Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

Sin da piccola avevo questo desiderio di vedere il mondo e vivere in un posto che fosse il contrario del mio paesino natale di 4,500 persone. I miei avevano degli amici che vivono in Australia e, ogni volta che tornavano a far loro visita, ci raccontavano delle loro avventure all’estero. In quei momenti, provavo un profondo desiderio di andarmene e inseguire le mie aspirazioni. I miei sapevano che prima o poi sarebbe successo perché il mio paesino e l’Italia in generale mi stavano stretti. A un certo punto è diventato evidente che andarmene era il mio desiderio più grande.

Come sei finita in Canada?

Tra le varie possibilità, il Canada ha un programma chiamato International Experience Canada con cui si può richiedere una Working Holiday Visa che consente ai cittadini dei Paesi partner di viaggiare e lavorare in Canada per un determinato numero di mesi. Purtroppo, gli italiani possono lavorare solo 6 mesi e rimanere altri 6 come turisti, al contrario delle altre nazionalità che hanno dai 12 ai 24 mesi per poter lavorare nel Paaese. A causa COVID, il programma è stato chiuso per un anno e mezzo, riaprendo a settembre 2021. Mi sono candidata e un mese dopo ho ricevuto l’invito a mandare i documenti necessari (primo step per ottenere questo visto). A fine novembre ho ricevuto la lettera che mi avrebbe dato accesso al Paese e da lì ho avuto un anno per entrare. Ho deciso di trasferirmi a luglio 2022. Durante tutto questo periodo mi trovavo ad Amsterdam. In generale, il Nord America, e soprattutto gli Stati Uniti, mi hanno sempre affascinata per la libertà e le tante opportunità che offrono. Il Canada era la mia seconda scelta dopo gli States, in cui è impossibile entrare per il momento.

Sei arrivata nel Paese con un visto per lavoro. Qual è la procedura burocratica per chi, invece, vorrebbe andare in Canada e cercare lavoro sul posto?

Io ho cercato lavoro direttamente da qui. Avevo iniziato in Olanda ma l’ho trovato una volta trasferita. Come ho detto, avevo un visto di 6 mesi quindi il mio datore di lavoro mi avrebbe dovuto sponsorizzare alla fine dei 6 mesi per rimanere nel Paese. Il visto sponsorizzato dal mio datore di lavoro si chiama LMIA ed è valido per due anni. Non costa molto ed è abbastanza facile da ottenere ma molte compagnie non vogliono prendersi la briga di sostenere tutte le procedure burocratiche, non sponsorizzano anche se potrebbero. Cercare lavoro come turista è legale in Canada ma il processo per la LMIA dura circa 4 mesi, quindi non sono sicura che un datore di lavoro possa aspettare così tanto per assumere uno straniero. Direi di partire con la WHV per chi ha meno di 35 anni così si ha un po’ di tempo per candidarsi alla seconda e il tuo datore di lavoro può decidere se gli piaci o no.

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Quali sono i settori in cui è più facile trovare lavoro a Toronto o in Canada in generale?

Sicuramente hospitalitye IT. Io lavoro nel settore del marketing quindi non sono informatissima sugli altri.

Com’è la tua vita quotidiana in Canada?

Lavoro dalle 9 alle 5 e devo andare in ufficio tutto i giorni. Per fortuna il tempo di percorrenza da casa all’ufficio è di circa un’oretta a tratta. Quando finisco di lavorare adoro andare in centro e partecipare a qualche evento. Il weekend mi piace vedere amici, fare volontariato dove posso, partecipare a eventi, viaggiare localmente etc. Ho anche il mio blog su cui scrivo di musica (artkills.blog). Contribuisco anche a due altri magazines, quindi passo parte del mio tempo a scrivere.

Quali sono state le principali difficoltà e come le hai affrontate?

Sicuramente l’aspetto legale del come poter rimanere. Vedere così tanti immigrati in Canada e non sapere se avrei potuto rimanere o no mi dava molta rabbia. Quando sono arrivata non sapevo se sarei potuta restare o se sarei stata costretta a trasferirmi in un altro Paese. Questa incertezza è veramente pesante. Poi molti datori di lavoro mi discriminavano per il visto di breve durata che avevo, e comunque andasse la mia intervista (anche se benissimo), mi avrebbero scartata subito. È una cosa molto ingiusta perché potrei essere la persona migliore per un lavoro.

C’è qualcosa che hai scoperto una volta sul posto (positivo o negativo) e che ti ha fatto pensare, “Ah, quanto avrei voluto saperlo prima…”

Avendo vissuto in Olanda mi ero abituata ad andare in giro in bici, cosa che non posso fare in Canada perché le infrastrutture non sono sicurissime. Non sapevo che qui l’assicurazione sanitaria base fosse pubblica e gratis e l’ho scoperto una volta arrivata, il che è positivo. Non riesco a pensare ad altre cose al momento. Ho fatto le mie ricerche quindi sapevo più o meno cosa aspettarmi.

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Sei poco più che ventenne. Che consigli daresti ai tuoi coetanei che sognano di vivere e lavorare all’estero?

Innanzitutto, devono avere un’alta tolleranza al rischio e all’incertezza. Molti pensano di trasferirsi in Nord America per fare una vita più facile ma questo ha un prezzo e si deve cominciare rischiando, accettare che potresti dover lasciare il Paese da un giorno all’altro. Consiglierei inoltre di guardarsi intorno e considerare altri Paesi in cui è relativamente facile trasferirsi, come Australia e Nuova Zelanda, ad esempio (il Canada fa comunque parte di questa lista). L’Unione Europea ci ha dato la grandissima opportunità di lavorare in 26 Paesi senza visto né restrizioni quindi perché non sfruttarla? Quindi non fossilizzatevi su un Paese ma cercate altre opzioni. Inoltre, direi di focalizzarsi sullo sviluppare la propria carriera dato che alcuni Paesi offrono visti in base a quello.

Quali sono i momenti più belli che hai vissuto finora?

Sicuramente trovare lavoro. Ho mandato circa 500 candidature quindi ricevere l’offerta dalla mia compagnia segnava la fine di questa agonia. Ho conosciuto persone straordinarie da tutto il mondo quindi adoro passare del tempo con loro. Ho già ottenuto la patente G1 che è il mio primo tesserino ID rilasciato dall’Ontario. Quando l’ho visto mi sono sentita più vicina a diventare una parte permanente di questo Paese.

Quali sono, secondo te, i punti in comune e quali le differenze fra lo stile di vita canadese e quello italiano?

Qui c’è un’influenza americana molto forte però il Canada è più progressista. Al contrario dell’Italia, nessuno ti giudica per nessuna ragione. Puoi fare letteralmente quello che vuoi. In Italia sono tutti pronti a criticare, che è uno dei motivi per cui non sentivo di appartenere. Nel lavoro si riconoscono i meriti (anche se non ho mai pagato le tasse in Italia quindi non posso fare il paragone) e ti danno opportunità di crescita. Le persone sono gentilissime e ti fanno sempre sentire a tuo agio. Quasi il 25% dei residenti o cittadini canadesi sono immigrati quindi è un ambiente internazionale, al contrario dell’Italia che è principalmente un Paese “bianco”. Qui la religione non conta e non c’è quell’influenza che c’è in Italia a causa del Vaticano. Punti in comune non ovvi non saprei… Sono due Paesi davvero diversi!

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Hai avuto modo di visitare altri luoghi del Paese? Se sì, quali e ce ne sono alcuni che consiglieresti particolarmente?

Per ora ho visitato solo Niagara Fall (dove ho anche attivato il mio visto) e alcuni parchi nazionali in Ontario come Mono Cliffs e Elora Gorge (dato che è autunno e i colori sono bellissimi). Toronto è molto grande quindi non si finisce mai di esplorarla. A dicembre andrò a Vancouver e Montreal per Natale. Non vedo l’ora!

A chi suggeriresti un trasferimento a Toronto?

A chi vuole sviluppare la propria carriera, mettersi alla prova, vivere in un ambiente multiculturale e in generale avere qualcosa da fare a ogni ora del giorno e della notte. È una città che ti dà energia.

Pensi di voler rimanere lì in pianta stabile?

Assolutamente. Il mio obiettivo è diventare cittadina canadese quindi sicuramente rimarrò quindi fino a quando ciò non diventerà realtà. Vorrei inoltre comprare una proprietà a Toronto un giorno. Poi, una volta ottenuta la cittadinanza, mi piacerebbe fare esperienza in un altro Paese come Australia o Regno Unito. Comunque non tornerò in Italia, questo sicuro.

Come hanno reagito famigliari, amici e conoscenti davanti a questa tua decisione?

Come ho scritto prima, la mia famiglia mi ha sempre visto infelice vivendo nel mio paese di nascita quindi sapevano che il mio trasferimento prima o poi sarebbe accaduto. Dell’infanzia mi è rimasta solo un’amica che non vive nemmeno più nelle Marche, quindi non stavo lasciando nessuno. In generale, i miei hanno sempre e solo voluto vedermi felice e hanno sempre appoggiato ogni mia decisione.

Per seguire e contattare Marilù:

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