Manager italiani in fuga all’estero

di Enza Petruzziello

Non solo giovani e pensionati. A fuggire all’estero sono anche e soprattutto manager. Opportunità di carriera, possibilità professionali più stimolanti, il desiderio confrontarsi con una realtà internazionale, sono tra i motivi principali che spingono i grandi dirigenti di casa nostra a fare le valigie e partire per destinazioni forse più “accoglienti” sia dal punto di vista lavorativo che di crescita professionale.

A colmare il gap che lasciano in Italia ci pensano a loro volta i manager stranieri, attratti invece dal Bel Paese. La fotografia di questa nuova ondata migratoria è stata scattata da Manageritalia Milano, federazione nazionale che rappresenta, in Italia, oltre 35mila manager e alte professionalità del terziario. Secondo le elaborazioni effettuate sugli ultimi dati ufficiali Inps negli ultimi anni sono aumentati i dirigenti privati che vanno a lavorare all’estero in pianta stabile.

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Pensate che dal 2008 al 2016 sono cresciuti del 24%. Si tratta di 1.491 uomini (94,4%) e 88 donne (5,6%) per un totale di 1.579 manager espatriati in altri Paesi.

In realtà, sembra siano molti di più perché sono quasi dieci volte tanto quelli che lo fanno passando a un contratto straniero. Di fatto, si stima che i manager italiani attualmente espatriati per lavoro, i cosiddetti expat, siano almeno 20mila. Come abbiamo detto, parallelamente aumentano, seppure in modo meno eclatante, i manager stranieri che vengono a lavorare e vivere in Italia, anche, ma non solo, per le sempre maggiori acquisizioni da mano straniera di aziende nazionali. Quelli con un contratto da dirigente italiano sono quasi 3mila, ma triplicano considerando quelli che hanno altre forme contrattuali.

«Tutto questo – spiega Roberto Beccari, presidente Manageritalia Milano – è dovuto alla globalizzazione: un fenomeno reale che oggi coinvolge sempre più anche la sfera professionale, soprattutto per un manager. Non esistono più confini. Le aziende non solo vendono, ma anche si localizzano in ogni parte del globo e la mobilità geografica e funzionale è in costante aumento. Manager che fanno esperienze all’estero e manager esteri che vengono in Italia sono una ricchezza per il nostro paese e per le nostre aziende».

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I MOTIVI. Ma cosa spinge tanti dirigenti italiani ad andare all’estero? Oltre che una fuga, rappresenta anche una straordinaria opportunità di crescita a livello professionale spesso cercata, e a volte subita, per mantenere l’incarico e/o il livello lavorativo. I manager espatriati, secondo l’ultima indagine di AstraRicerche per Manageritalia e Kilpatrick Executive Search (2017 quasi 500 expat intervistati), sono volutamente andati a lavorare all’estero (93%), cercando loro un’azienda che offrisse quest’opportunità (44%) o concordandolo con l’azienda nella quale erano in Italia (49%). Pochissimi (4%) sono stati obbligati dall’azienda. I motivi: possibilità professionali più stimolanti (51%), voglia di un’esperienza internazionale (38%), passaggio obbligato per fare carriera in azienda (24%).

C’è anche chi è stato obbligato dal non aver trovato opportunità interessanti in Italia (27%) o da motivi personali-familiari (9%). Solo il 5% quelli che già all’estero per motivi di studio sono poi rimasti lì in pianta stabile.