Su sette milione di abitanti più di un milione è disoccupato e lo stato è tra i più colpiti dal fenomeno dei sequestri di immobili i cui proprietari non sono più stati in grado di pagare il mutuo. L’attuale governatore Rick Scott arranca, insieme alla recessione che ha colpito il suo stato, in un mare di scandali e polemiche. Personaggio controverso guida uno stato in cui, per la prima volta da molto tempo, si registra un’inversione di tendenza nelle cifre che parlano dell’andamento dell’immigrazione dal resto degli Stati Uniti: meno americani considerano la Florida uno stato accattivante per viverci. Tutto il mondo è paese e la realtà, oltre che di grandi numeri, è fatta anche di storie piccole e individuali. Noi ne parliamo con Luciano, italiano che da qualche anno si è trasferito a vivere e a lavorare a Miami.

lavorare a miami

Buon giorno Luciano. Nella fantasia più banale, forse, Miami è immaginata come un paradiso per ricchi pensionati. Penso che la città sia in realtà molto più di questo. Dal punto di vista economico c’è qualche attività particolarmente trainante?

Ovviamente l’attività principale di Miami e di tutta la Florida è il turismo, con tutti i servizi annessi e quindi con i lavori di tutto ciò che gira intorno al turismo. Un turismo che conosce due filoni principali: quello nord americano in inverno e quello europeo in estate. E questa è una vera e propria industria. C’è l’aspetto divertente ma dietro c’è tantissimo lavoro.

Se dovessi definire con tre parole la città e chi ci vive quali useresti e perché?

Sole, mare ed opportunità. Sole e mare perché 11 mesi l’anno la temperatura oscilla dai 24 ai 32 gradi e si può andare al mare, con tutto quello che ciò comporta anche sul modo di affrontare le cose; opportunità perché in America è più facile realizzare i propri progetti.

Quanto influisce il clima sullo stile di vita?

Influisce moltissimo. Nello stile di vita degli abitanti di Miami il mare, il sole, la barca, fare sport all’aperto sono imprescindibili. Considero il clima come elemento fondamentale dell’economia della Florida. Non riuscirei ad immaginare questa gente vivere nella neve o con temperature sotto zero.

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Dal punto di vista lavorativo, se dovessi fare un confronto tra Italia e Miami quali differenze sostanziali hai incontrato?

A Miami ho trovato facilità e semplicità nel svolgere la mia attività, sia per la parte burocratica sia per lo sviluppo delle relazioni di business. L’Italia la conosciamo tutti, l’odissea inizia dall’apertura della partita IVA, e continua nel trovare clienti, farsi pagare le prestazioni, fino alle dichiarazioni d’imposta. In Italia è un remare controcorrente tutto l’anno.

È stato difficile integrarsi?

No affatto, Miami è una città di confine e multietnica, quindi convivere con altre realtà socio-culturali è talmente normale che dopo un po’ non ci si fa più caso. Direi che l’integrazione è talmente insita in questa città che non viene neanche più vissuta come tale. C’è e basta.

Il così detto pragmatismo a cui si associa spesso lo spirito americano tu lo confermi?

Si, al 100%. Molte volte resto sorpreso dalla facilità con cui risolvo le mie pratiche burocratiche, che in molti casi avvengono via internet. Si perde meno tempo con questioni di nessuna importanza.

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Da altre testimonianze di persone trasferitesi negli Stati Uniti emerge con forza la riflessione su una certa informalità anche negli ambienti lavorativi. Cosa ne pensi?

La formalità c’è. Ci sono ambienti dove esigono un certo stile e presenza, dai ristoranti ed hotels dove sono tutti con la loro divisa, alle banca dove gli uomini sono tutti in giacca e cravatta e le donne tutte ben vestite (non si vede nessuno in jeans), nelle cerimonie ufficiali. Molte volte noi confondiamo la informalità con la semplicità. Si può essere formali senza essere ingessati e senza che ne risenta la velocità e rapidità con cui vengono fatte le cose.

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Insomma, le idee, se buone, trovano facilmente un percorso costruttivo. È vero questo?

Le idee buone trovano sbocco, non dimentichiamo che l’America è il paese di Facebook e di Google. Il mio concetto personale è che tutti noi abbiamo buone idee, ma pochissimi hanno idee geniali. Ma qui se accosti un’idea geniale ad un buona strategia di realizzazione, il successo è garantito. In questo caso si trovano anche investitori (come le banche) a supportare il progetto.

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La tua professionalità, così dinamica in un ambito molto vivace come quello del web, ti ha aiutato a trasferirti? Se avessi avuto un lavoro più fisicamente legato all’Italia come ti saresti organizzato?

Beh si, il web l’ho capito e l’ho approfondito in maniera professionale a Miami, in Italia ancora non è visto come uno strumento di supporto al business o come strumento principale di una azienda. Chiaro, per svolgere e gestire il mio lavoro ho bisogno di un computer ed una connessione ad internet, questo mi ha agevolato tantissimo nel trasferimento a Miami. Se avessi fatto un altro mestiere e più legato all’Italia fisicamente, non so se mi sarei trasferito a Miami o da un’altra parte.

In cosa Miami ti ha sorpreso positivamente e cosa ti ha un po’ deluso?

Mi ha sorpreso positivamente nello stile di vita, nel vedere turisti tutto l’anno, e poi nel fatto di vivere un anno intero con una sola stagione. Mi ha deluso un po’ il degrado di alcune aree periferiche di Miami dove è sconsigliato girare non solo di notte ma anche di giorno.

Il sito di Luciano:

www.miamitour.it

La sua mail:

luciano.difrancesco@gmail.com