Luca:  “Improbabili all’estero”

A cura di Maricla Pannocchia

Adesso Luca abita e lavora a Berlino ma prima ha vissuto in Giappone, grazie ai genitori che già abitavano lì per lavoro, e poi in Australia. Nonostante il recente aumento dei prezzi e il clima molto freddo, Luca ha comprato casa a Berlino, città che reputa stimolante.

Una particolarità di Luca è il fatto che lui sia la persona dietro la pagina Facebook “Improbabili all’estero”, seguita ormai da circa 34.000 followers, molti dei quali dall’Italia.

“La pagina è nata quasi per gioco in un periodo in cui ero senza lavoro” racconta Luca che, grazie anche al supporto di fedeli followers, condivide sulla stessa screenshots che testimoniano come l’italiano medio si distingua anche all’estero.

“La maggior parte delle richieste che condividiamo hanno a che fare con persone che cercano consigli su come evitare di pagare le multe prese all’estero o su come prendere la disoccupazione in un Paese e lavorare in un altro” racconta Luca, che non ha pietà nemmeno per sé stesso, dicendo di aver fatto o detto qualcosa che può averlo classificato come “improbabile” all’estero proprio perché tutti, nel percorso di vita all’estero, possono fare qualche gaffe o chiedere qualche informazione ridicola. “

Non faccio di tutta l’erba un fascio” conclude Luca, “Ma penso che Improbabili all’estero rappresenti lo spaccato dell’italiano medio ed è così che molti stranieri ci vedono.”

Luca:  “Improbabili all’estero”

Ciao Luca, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, sono Luca, sono nato a Taranto 41 anni fa, ma sono andato via dalla città a 18 anni. Ho vissuto prima a Pisa – ma solo per un breve periodo – poi ho abbondato l’Italia. A 21 anni mi sono trasferito a Tokyo, seguendo i miei genitori che erano già lì per via del lavoro di mio padre. Ho passato 4 anni in Giappone, studiando e facendo il DJ, poi sono stato circa un anno a Londra e 4 anni in Australia. Alla fine, nel 2011 sono arrivato in Germania per lavoro. Qui ho lavorato per circa 10 anni nel settore pubblicitario e dal 2020 ho una mia agenzia di pubblicità che si occupa di marketing per applicazioni mobile, REPLUG (https://rplg.io).

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

Casualità e testardaggine. Mio padre lavorava in Marina ed era stato mandato all’ambasciata in Giappone. Dopo una visita lì dai miei durante un Natale, mi sono reso conto che c’era letteralmente un mondo da scoprire che andava oltre la nostra cultura. Al tempo facevo musica, ero un DJ, e l’idea di affacciarmi al mondo musicale internazionale era un’opportunità che mi stuzzicava. Quindi, grazie alla pazienza dei miei genitori, ho lasciato l’università in Italia e sono andato a Tokyo.

Quando mi sono trasferito in Giappone, sapevo poco o niente della cultura locale ma con il tempo, vivendo lì, me ne sono innamorato. Ho incontrato tantissime persone di altre nazioni e culture, ho fatto amicizia con individui che non avrei mai incontrato in Italia e, soprattutto, sono cambiato tantissimo a livello personale.

Poco dopo aver lasciato l’Italia mi sono reso conto che non sarei potuto più tornare indietro. Il semplice fatto di avere a che fare giornalmente con culture così diverse dalla mia era, ed è ancora oggi, stimolante e appagante.

Vivendo all’estero mi sono anche reso conto di quante cose manchino all’Italia – e in generale all’Europa del Sud – che confermano giornalmente la scelta fatta. Ad oggi, naturalmente, il lavoro occupa il più della mia vita quotidiana e penso che, facendo un’analisi un po’ più critica delle motivazioni per cui non sono mai tornato a vivere in Italia, ci siano proprio le opportunità lavorative ma anche il sistema intorno che stimola a fare di più.

Ad oggi, per me, l’Italia è un bel posto in cui tornare per rivedere i miei genitori e alcuni amici ma, per il resto, mi risulta un Paese straniero.

Ora vivi a Berlino, come mai hai scelto proprio questa città?

Anche questo è stato un caso. Dopo aver completato la laurea a Sydney e aver trascorso qualche mese lavorando lì dovevo decidere se tornare in Europa, vicino alla famiglia, o provare a rimanere lì. Alla fine è stata una scelta pratica, ho trovato un lavoro che sembrava essere perfetto per quello che avevo studiato mentre in Australia, purtroppo anche causa limitazioni del visto, non riuscivo a trovare nulla d’interessante. Sono atterrato a Berlino il 14 Febbraio 2011, partendo da Sydney, dove c’erano 40 gradi (era estate) mentre qui ce n’erano -12…

È stato un cambio “tragico” a livello climatico e per qualche mese ne ho sofferto ma comunque poco dopo l’arrivo la città, con la sua storia e la sua “vibe”, mi ha conquistato. Onestamente, per i primi 3-4 anni ho provato in tutti modi ad andare via, cercando lavoro altrove, non perché la città di per sé non mi piacesse, ma per via del clima invernale di cui ho sofferto (e ancora oggi ne soffro) tantissimo. Le condizioni però qui sono troppo favorevoli in termini di stipendio e carriera. Nel 2015 poi, ho comprato casa e, in un certo qual modo mi sono abituato (o forse rassegnato) a dover passare qui una parte della mia vita, almeno fino a quando lavorerò 🙂

Naturalmente, a parte il clima, Berlino offre un mix internazionale paragonabile a Londra. Quando sono venuto qui c’era ancora poca internazionalizzazione, ma negli ultimi anni c’è stato un boom pazzesco, probabilmente dovuto anche al costo della vita, che era più basso di altre capitali, come Londra, Parigi ma anche Madrid o Milano. Ora, in alcune parti di Berlino si sente parlare solo inglese e, se si vuole lavorare nel settore delle start-up, il tedesco non serve (anche se naturalmente aiuta).

Luca:  “Improbabili all’estero”

Prima di parlare della città in sé, dobbiamo nominare la pagina FB che hai creato “Improbabili all’estero”. Di cosa si occupa?

L’idea di “Improbabili all’estero” nasce in un momento di stallo della mia carriera. Dopo aver fallito in un’altra avventura start-up con un amico, mi sono ritrovato per 2 mesi senza lavoro e, mentre cercavo nuove opportunità, mi sono imbattuto in uno dei tanti post di un italiano a Berlino che era un po’ assurdo e che rappresentava un po’ l’italiano medio all’estero. Non ricordo cosa fosse esattamente, ma mi sembra avesse degli strafalcioni grammaticali combinati a richieste un po’ strambe.

Preso dalla noia, ho creato prima un gruppo FB dove i partecipanti potevano condividere screenshots di posts di altri italiani all’estero. La cosa è cresciuta molto velocemente ma, come tutto, nelle cose simpatiche ho incontrato degli ostacoli, tra cui minacce di denuncia e anche peggio… dopo un anno ho deciso di rendere anonimo il gruppo e aprire una pagina Facebook, postando in modo anonimo, e soprattutto rispettando la privacy dei “malcapitati”.

Sebbene la pagina possa sembrare un presa in giro nei confronti dei meno fortunati all’estero, l’intento iniziale era quello di farsi due risate con un gruppo ristretto di amici. Dopo quasi 7 anni che ho la pagina, mi sono reso conto però di come sia una fotografia dell’italiano medio e del nostro modo di pensare, che non ci abbandona anche quando siamo lontani da casa. Ad esempio, il continuo lamentarsi del cibo locale, della mancanza del bidet, oppure, purtroppo, la nostra capacità nel cercare scorciatoie dove non ce ne sono… Naturalmente è una generalizzazione ma, vivendo all’estero, l’immagine degli italiani, per molti, è quella che si trova su “Improbabili All’Estero”. Ad oggi la pagina Facebook conta circa 34.000 followers.

Potrebbe interessarti → 🌊 Guida per andare a vivere al mare in Italia e all'estero ☀️

Raccontaci di alcuni degli “improbabili” all’estero che ti sono rimasti più impressi…

È molto difficile, onestamente, perché sono tutti un po’ speciali. I posts più comuni sulla pagina sono richieste di come evitare di pagare multe prese mentre si è all’estero o come riuscire a prendere la disoccupazione in un Paese e lavorare in un altro.

Come fai a trovare tutti i posts che pubblichi e in base a cosa vengono scelti?

Ricevo decine di messaggi giornalmente da fedeli followers in giro per il mondo. La modalità di scelta è basata puramente sul mio gusto personale, essendo da solo a gestire la pagina. In generale cerco di scegliere posts che mi fanno ridere. La pagina è cresciuta molto rapidamente, ad oggi ci sono circa 34,000 followers (molti dall’Italia) e la selezione dei post è sempre stata fatta dando priorità al mio gusto personale, piuttosto che pensare a “cosa potesse piacere agli altri”.

Alla fine è un gioco e lo faccio per divertirmi, sperando di far sorridere (e pensare) anche gli altri italiani all’estero.

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita a Berlino?

Il rapporto costo/qualità della vita a Berlino è ottimo. Negli ultimi anni la città è diventata abbastanza cara, ma diciamo che, paragonata ad altre capitali europee, è decisamente più vivibile. Qui a Berlino, con uno stipendio medio, si riesce tranquillamente a fare un po’ tutto, dall’andare a cena fuori un paio di volte alla settimana all’uscire nel weekend, senza soffrire particolarmente a livello economico.

È facile trovare un alloggio? Quali sono i costi medi e potresti consigliare dei quartieri per vivere dignitosamente spendendo un po’ meno?

Personalmente ho comprato casa qualche anno fa, visto che la situazione immobiliare stava diventando complicata. Il costo degli affitti è aumentato abbastanza e, a seconda delle necessità, il prezzo può essere molto alto. So di alcuni che vivono in case condivise e il costo di una stanza in affitto può essere fino a 800 € al mese in zone centrali.

Purtroppo, Berlino ha un problema fondamentale ed è che molti stranieri vogliono vivere vicino al centro della città, nella zona Est, cosa molto diversa, ad esempio, dalla situazione a Londra. Per questo motivo le case disponibili sono poche e i prezzi sono saliti alle stelle.

Luca:  “Improbabili all’estero”

Come reputeresti, invece, servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

Generalmente, tutti i servizi pubblici sono abbastanza buoni. Personalmente trovo alcune cose un po’ troppo “tedesche” nel senso che, da un punto di vista burocratico, a volte ci s’imbatte in situazioni dove la flessibilità italiana risolverebbe questioni che qui invece possono rimanere in stallo per settimane. I mezzi pubblici sono ottimi. Per quanto riguarda la sanità, diciamo che personalmente trovo il livello un po’ basso. Purtroppo mi sono imbattuto in molti dottori con poco interesse nella prevenzione. In generale, la sanità pubblica è praticamente gratuita, aspetto che la rende accessibile a tutti.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

I berlinesi non sono necessariamente i più gentili della Germania. Infatti, Berlino è nota per il modo “scorbutico” dei locals. Detto questo, vivo in una piccola bolla di expats con poche conoscenze tedesche e ciò è dovuto anche al fatto che il mio tedesco non è ottimo. Qui a Berlino negli ultimi anni c’è stato un flusso migratorio incredibile e in alcune zone praticamente si trovano più stranieri che berlinesi.

Cos’hai imparato, finora, vivendo a Berlino?

Più che a Berlino, direi che nella mia esperienza all’estero in generale ho imparato diverse cose, la più importante, senza dubbio, è lo scoprire culture nuove e imparare da queste. Il mio bagaglio culturale è aumentato e il mio comportamento è cambiato radicalmente.

Pensi di aver insegnato qualcosa ai locals?

Non particolarmente.

Che luoghi consiglieresti di visitare durante un primo viaggio in città?

Berlino offre tantissimi posti turistici che vanno assolutamente visitati. In un primo viaggio consiglierei l’East Side Gallery, dove si può visitare il vecchio muro di Berlino, che si estende per un bel po’ di fianco al fiume. Ci sarebbe anche la fantastica passeggiata dalla Porta di Brandeburgo fino ad Alexanderplatz (vecchio centro della Berlino Est), passando per la cattedrale.

Ci sono posti meno conosciuti ma che, secondo te, meritano una visita?

Personalmente sono affascinato dal periodo DDR di Berlino quindi consiglio assolutamente una visita alla prigione della Stasi (Gedenkstätte Hohenschönhausen), che offre un tuffo in una realtà surreale. Un altro posto interessante è Teufelsberg (la montagna del diavolo), un po’ fuori Berlino, nella parte Ovest. È una collina artificiale usata nel periodo DDR dagli americani come stazione radio per spiare nell’Est. Oggi è visitabile con un tour ed è una vera e propria galleria di street art.

Quali sono, secondo te, differenze ed eventuali punti in comune fra lo stile di vita italiano e quello tedesco?

Sebbene molti tedeschi amino lo stile di vita italiano (come tanti altri stranieri), essi sono molto diversi da noi, almeno qui a Berlino, nel modo di fare e di pensare. Diciamo che loro sono meno flessibili e improvvisano meno rispetto a noi, il che per alcune cose è un bene – ad esempio nei servizi pubblici tutto funziona a dovere e si sanno esattamente i tempi di attesa grazie alla loro inflessibilità – per altre invece è una sofferenza, soprattutto se si è abituati a ragionare con persone che riescono a pensare in modo orizzontale, piuttosto che verticale 🙂

Domanda d’obbligo: hai mai detto o fatto qualcosa che potrebbe farti diventare un “improbabile all’estero”?

Assolutamente sì. Come dicevo inizialmente la pagina Facebook è uno specchio dell’italiano medio all’estero e penso sia capitato a tutti noi di essere un po’ così a volte, durante la nostra esperienza di vita in terra straniera.

Per seguire o contattare Luca:

Facebook:https://www.facebook.com/improbabiliallestero

Instagram:https://www.instagram.com/improbabili_all_estero/

Sito web: https://improbabiliallestero.com