Arianna: ho aperto il primo locale completamente senza glutine a Rodi!

Arianna è già stata sulle nostre pagine circa un anno e mezzo fa e in questa nuova intervista ci racconta dei grandi cambiamenti nella sua vita, che l’hanno portata, fra le altre cose, alla realizzazione di un sogno nel cassetto, l’apertura – con il compagno greco – del primo locale 100% gluten free sull’isola di Rodi.

“Abbiamo aperto questo piccolo locale, che si chiama proprio Rhodes Gluten Free e serve solo ed esclusivamente cibo senza glutine. L’idea è nata dal fatto che io sono intollerante al glutine ormai da 10 anni e sono anche una grande appassionata di cibo che, quando viaggia, ama provare piatti locali. Qui in Grecia in generale non sono molto ferrati in materia di gluten free e le possibilità di solito si esauriscono con carne o pesce alla griglia, insalata e, in qualche caso, patatine fritte” racconta la donna che, prima di stabilirsi definitivamente in Grecia, ha viaggiato in lungo e in largo, vivendo come nomade digitale e lavorando da remoto.

Arianna si è resa conto che, finora, la sua vita si è svolta in cicli di 5/6 anni quindi, chissà cosa le riserverà la vita passati questi sei anni! Ma, al momento, la donna si concentra sul suo nuovo negozio e sulla vita con il suo compagno a Rodi, isola dove, ultimamente, ci sono stati degli aumenti di prezzo, soprattutto per quanto riguarda gli affitti ma che è ancora possibile esplorare e vivere in bassa stagione, senza spendere troppo.

arianna magnani rodi

Ciao Arianna, torni sulle nostre pagine dopo circa un anno e mezzo dalla scorsa intervista. Per prima cosa, ti va di raccontare brevemente ai nostri lettori chi sei?

Ciao a tutti! Mi chiamo Arianna, sono nata in provincia di Ravenna nel 1986 ma negli ultimi anni ho passato davvero poco tempo in Romagna. Da quando ho smesso di lavorare come psicologa infantile, circa 6 anni fa, ho iniziato a girare il mondo come nomade digitale, lavorando online come copywriter e project manager. Adesso ho appena iniziato una nuova fase della mia vita: non più nomade digitale ma expat, non più solo freelance ma anche imprenditrice. Da qualche tempo, infatti, mi sono stabilita a Rodi, dove ho appena aperto un caffè 100% senza glutine.

Cosa ti ha spinta a trasferirti a Rodi?

Come dicevo, per anni ho viaggiato e vissuto all’estero mentre lavoravo online. Ho sempre prediletto il sud-est asiatico, in particolare Bali, ma, dopo il Covid-19, ho riscoperto un angolo di mondo che ho sempre avuto nel cuore fin dai tempi del liceo classico, la Grecia. Nel 2020 ho passato qualche mese a Creta e nel 2022 avrei voluto tornarci ma i prezzi non erano convenienti. Ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che Rodi, in quel momento, era più abbordabile quindi ho prenotato un appartamento per un mese e mi sono detta che, se non mi fosse piaciuta, mi sarei spostata da qualche altra parte… beh, dopo 2 anni sono ancora qui. E stavolta in pianta stabile!

Le cose sono cambiate quando hai incontrato quello che ora è il tuo compagno. Ti va di parlarcene?

Dopo circa un anno di andirivieni tra l’Italia e Rodi, in realtà, avevo già l’idea di stabilirmi qui per aprire un co-working per nomadi digitali. Il progetto però era di difficile realizzazione per diversi motivi e stentava a decollare. Nel mentre, a un certo punto mi sono regalata un viaggetto ad Atene in solitaria perché non c’ero mai stata, e proprio lì ho incontrato quello che adesso è il mio compagno da più di un anno. Lui è greco, e già questo mi ha fatto capire che la possibilità di mettere radici in Grecia stava aumentando. In più, ha una mentalità fortemente imprenditoriale ed è un multipotenziale come me: inutile dire che, appena abbiamo iniziato a parlare di progetti di vita, ci siamo aizzati a vicenda (in positivo!). In teoria, io mi sarei dovuta spostare da Rodi ad Atene per continuare la nostra vita lì ma in realtà abbiamo avuto l’idea di aprire questo locale senza glutine perché a Rodi non c’era niente di simile… e quindi è successo il contrario: si è trasferito lui qui ed entrambi abbiamo iniziato una nuova vita.

Quali sono, nella tua esperienza, i pro e i contro del vivere una relazione a distanza?

Sicuramente i contro sono più dei pro. Prima di tutto, nel primo anno di relazione, in cui vivevamo io a Rodi e lui ad Atene, abbiamo speso un sacco di soldi in voli per vederci circa una volta al mese. Nei periodi in cui eravamo lontani, abbiamo stabilito una routine che prevedeva di chiamarci o videochiamarci tutti i giorni. La comunicazione, a distanza, è fondamentale per far sentire all’altro la propria presenza. E, nel nostro caso, anche per costruire una relazione solida, visto che siamo stati a distanza fin da subito. L’unico pro che mi viene in mente è la sensazione di gioia ed eccitazione che provi quando sali sull’aereo che ti riporta dall’altra persona. E anche il fatto che fin da subito capisci le intenzioni dell’altro: se vuole impegnarsi a costruire qualcosa rimane, se invece vuole solo divertirsi senza impegno sparisce nel giro di poco. La distanza fa selezione, in un certo senso! È un tipo di relazione sicuramente complesso perché manca una quotidianità condivisa, a meno che non la si crei volontariamente.

Che consigli daresti ad altre persone che si trovano a vivere un rapporto di coppia così?

Il primo è d’impegnarsi per sentirsi tutti i giorni, non solo per messaggio ma proprio per telefono o in videochiamata, anche solo per pochi minuti. Quel tipo di comunicazione avvicina molto! Parola di una che ha sempre preferito i messaggi alle chiamate ma che ha cambiato idea proprio in questa situazione. Un altro consiglio è quello di avere sempre il “prossimo appuntamento” fissato prima di salutarsi. Che si tratti di una data o proprio di un volo già acquistato: sapere già quando ci si rivedrà la prossima volta rende l’attesa più tollerabile e dà un senso di sicurezza che aiuta nella gestione della mancanza. E poi capire l’impegno reciproco. Ad esempio, io all’inizio pensavo che lui volesse solo divertirsi, ma mi sono resa conto in fretta di quanto impegnativa fosse la nostra situazione in termini di tempo, energie e anche denaro. Allora ho insistito un po’ per capire se fossimo sulla stessa lunghezza d’onda o meno, ovvero se volessimo entrambi continuare a conoscerci per andare verso qualcosa di serio oppure no. Anche qui si tratta di chiarezza nella comunicazione, di conseguente impegno nel costruire una relazione e nell’evolvere con lei.

Quando ci eravamo parlate la volta scorsa, avevi raccontato del tuo progetto di voler aprire un co-working a Rodi. Avevi trovato un investitore ma, nonostante questo, hai deciso di abbandonare l’idea. Come mai?

Esatto! Come dicevo poco fa, l’idea di aprire un co-working si è rivelata di difficile realizzazione. Trovare lo spazio adatto, nella location adatta, era già una sfida. In più, Rodi è in crescita da quel punto di vista ma non è ancora una destinazione popolare per nomadi digitali, per cui avrebbe richiesto un grande lavoro di marketing – parlo proprio di marketing territoriale, non solo “privato”. Ero già in contatto anche con l’amministrazione della città per fare qualcosa insieme ma si sarebbe comunque trattato di un progetto enorme e difficile da gestire come singolo individuo. L’investitore che ho trovato mi ha dato carta bianca ma il suo budget non era enorme e non ero sicura che potesse essere sufficiente. Inoltre, nel frattempo mi ronzava in testa l’idea di aprire il locale senza glutine e ho capito subito che non avrei potuto dedicarmi a entrambe le cose contemporaneamente, quindi, ho dovuto fare una scelta.

Puoi raccontarci come avevi fatto a trovare un investitore?

Il potere del caso e del passaparola! Ho conosciuto due ragazze croate che vivevano qui a Rodi, anche loro lavoravano online e anche loro avevano pensato di aprire un co-working. Durante una cena in un ristorante parlavano tra loro dell’idea e sono state avvicinate da questo signore che sedeva al tavolo di fianco e che si è rivelato interessato al progetto. Qualche mese dopo me l’hanno presentato, poi loro si sono tirate indietro e io ho continuato a parlare con lui di questa possibilità.

Come ci hai già accennato, adesso tu e il tuo compagno avete aperto un locale 100% senza glutine a Rodi. Da dove nasce questo bisogno?

Abbiamo aperto questo piccolo locale, che si chiama proprio Rhodes Gluten Free e serve solo ed esclusivamente cibo senza glutine. L’idea è nata dal fatto che io sono intollerante al glutine ormai da 10 anni e sono anche una grande appassionata di cibo che, quando viaggia, ama provare piatti locali. Qui in Grecia in generale non sono molto ferrati in materia di gluten free, e le possibilità di solito si esauriscono con carne o pesce alla griglia, insalata e, in qualche caso ,patatine fritte. Da quando ho messo piede a Rodi ho sempre pensato che mancasse un punto di riferimento per chi è intollerante e ne ho avuto la conferma quando sono stata ad Atene – dove ci sono diversi locali dedicati e dove ho potuto assaggiare alcuni piatti tipici greci che qui sull’isola erano impossibili da trovare in versione senza glutine. A maggior ragione, mi è sembrato assurdo che in un’isola turistica come questa, che ogni anno vede milioni di persone arrivare da tutto il mondo – decine di migliaia delle quali sono celiache o intolleranti al glutine – non ci fosse un luogo 100% gluten free e sicuro. Ed ecco che abbiamo pensato di aprirlo noi, tra l’altro realizzando un mio sogno nel cassetto, che non pensavo si sarebbe mai tramutato in realtà!

Come vi siete mossi per trasformarlo in realtà?

Prima di tutto abbiamo fatto una ricerca di mercato per valutare se la mia sensazione sul “gap” nel mercato avesse solide basi – e abbiamo capito che le aveva. Poi siamo passati al business plan per stimare i costi di start-up e capire le spese da affrontare. Intanto cercavamo il locale adatto camminando in lungo e in largo per la città. Una volta trovato, il passaggio successivo sono state le varie procedure burocratiche: contratto d’affitto, apertura della società, permessi vari e così via. Nel mentre, non appena firmato il contratto d’affitto del locale, abbiamo cercato di avviare i lavori per aprire in tempo record (ahimè, la firma è stata più lunga del previsto) ma ci siamo scontrati con la realtà e abbiamo dovuto cambiare i piani. Tra una cosa e un’altra, abbiamo terminato i lavori in circa un mese e mezzo – neanche malaccio, considerato che gli interni erano completamente da rifare. In parallelo abbiamo preso accordi con tutti i fornitori principali e abbiamo anche avviato le attività di marketing online. Et voilà, il giorno dell’apertura è arrivato con tanta stanchezza sulle spalle ma anche tanta soddisfazione.

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vegano rodi

Quali sono, per ora, le sfide più difficili?

La sfida più difficile finora è stata trovare dei professionisti seri che potessero aiutarci a costruire il negozio. Ci siamo scontrati spesso con persone che ci davano la loro disponibilità a lavorare e poi non si presentavano all’appuntamento fissato o non facevano quello che ci avevano promesso di fare. Questo ha rallentato i lavori, ci ha costretti a cambiare piani molto spesso e last minute, e ha ritardato l’apertura rispetto a quanto avevamo immaginato. Inoltre, se fossi stata da sola in quest’avventura sarebbe stato tutto ancora più complicato, dato che non parlo bene il greco. Per fortuna, però, il mio compagno ha seguito tutti i rapporti con costruttori e fornitori… quindi consiglio a tutti di buttarsi in un’avventura simile solo dopo aver imparato bene la lingua oppure avendo a disposizione una persona del posto in grado di aiutare.

Nel frattempo, ti sei anche iscritta all’AIRE e hai spostato la residenza in Grecia. Come ti sei organizzata, dal punto di vista pratico?

Sì, quando ho deciso di aprire Rhodes Gluten Free ho anche spostato la residenza in Grecia – cosa che non avevo fatto prima perché continuavo a fare avanti-indietro dall’Italia e non ero fissa qui. Per iscrivermi all’AIRE ho semplicemente usato il portale dei servizi consolari e ho inviato la mia richiesta online. Dopo qualche settimana mi è arrivata la conferma dello spostamento di residenza.

Che impatto ha avuto, invece, questo cambiamento a livello emotivo?

L’impatto emotivo non è stato tanto legato al lasciare l’Italia, cosa che in sostanza avevo già fatto anni fa iniziando a viaggiare come nomade digitale (pur ritornando a casa per diversi mesi ogni anno). Ho sentito molto di più il “peso” – relativo, ecco perché le virgolette – di dover appendere al chiodo la vita da nomade digitale. Non tanto per lo spostamento di residenza in sé: amo la Grecia e sono una a cui non è mai dispiaciuta l’idea di mettere radici in un luogo che sente suo. Piuttosto l’impatto emotivo è legato al locale, perché quello sì mi “obbliga” a stare ferma qui, almeno in questa prima fase di avvio. Non potrò viaggiare per lunghi periodi come facevo in passato e quest’estate non potrò tornare in Italia per due/tre mesi come mio solito. Questo è più complesso da digerire, emotivamente parlando.

Come tu stessa hai detto, sei passata da nomade digitale a expat, da frelance a imprenditrice. Ti va di raccontarci meglio di questi passaggi?

Quando ho iniziato a pensare seriamente di aprire Rhodes Gluten Free ho realizzato che la mia vita va a cicli di 5/6 anni. Scuole superiori: ovviamente 5 anni. Università: 5 anni + 1 per dare l’esame di stato come psicologa. Dopo di che ho lavorato appunto 5/6 anni come psicologa infantile e tutor scolastica. Poi ho stravolto tutto e mi sono buttata sul marketing online, come copywriter e project manager freelance, vivendo da nomade digitale in giro per il mondo… per 6 anni, ancora una volta! Ora ho inaugurato questo nuovo ciclo, da expat ufficialmente residente in Grecia e imprenditrice, buttandomi in un’avventura che avevo solo immaginato ma in un settore in cui non ho mail lavorato prima. E indovinate un po’ la durata del contratto d’affitto del locale? Sei anni, esatto. Insomma, come dico sempre ai miei amici: se ogni tanto non ribalto completamente la mia vita a quanto pare mi annoio…

Parliamo di Rodi. Come descriveresti la vita lì?

È una vita che a me piace: più rilassata che in Italia, soprattutto se si è abituati a una grande città, più comunitaria, più calda. Anche letteralmente parlando: uno dei motivi che mi fanno amare quest’isola è che il clima è ottimo praticamente 11 mesi all’anno e si può andare in spiaggia anche a dicembre. Adoro il fatto che la città abbia tutto ciò che serve e sia sempre vivace quanto basta, oltre a essere circondata dal mare. Mi basta vederlo sbucare tra le case e mi spunta il sorriso. Poi va beh, ci sono anche i lati negativi, come in tutti i luoghi del mondo. Diciamo che spesso bisogna avere tanta pazienza!

Dato che volevi aprire un co-living, immagino che la vita lì sia a misura di nomade digitale. Cosa puoi dirci al riguardo?

Credo che Rodi sia una meta perfetta per nomadi digitali. Il clima caldo o mite tutto l’anno, la natura meravigliosa che la caratterizza, il costo della vita più basso che nella maggior parte dei Paesi europei (se non altro fuori stagione), la comunità internazionale che la abita, le tante attività che si possono svolgere, il fatto che sia comunque un’isola piccola e facile da esplorare in lungo e in largo anche in brevi periodi, l’ottimo cibo, i collegamenti aerei e via mare con praticamente tutta Europa… sono tanti i motivi per cui mi sento di consigliarla. Se potete, venite fuori stagione per godervela da veri locals senza le orde dei turisti. Ottobre-novembre-dicembre e aprile-maggio secondo me sono i mesi migliori in assoluto!

In questo anno e mezzo circa, pensi che il costo della vita a Rodi sia aumentato?

Alcune cose sono aumentate, sì. In particolare, ho visto una crescita esorbitante dei prezzi degli affitti, soprattutto in città ma non solo. Quando cercavo casa un anno e mezzo fa ho scelto un appartamento che rientrava tra quelli costosi: 600€ al mese, ma si trovava in centro città, aveva due camere da letto, due bagni, due balconi e spazi molto ampi. Quest’anno, quando mi sono trovata di nuovo a cercare casa, 600€ era il minimo richiesto per gli appartamenti più economici, piccolissimi, vecchi e lontani dal centro. Per avere qualcosa di più grande o ben tenuto si partiva dai 750/800€ al mese, a salire. Uno sproposito, considerando che qui gli stipendi medi si aggirano sui 1000€ al mese, quindi la maggior parte delle persone non si può permettere un appartamento del genere. Paradossalmente, d’inverno si trovano affitti brevi (da un mese a 5 o 6) a prezzi migliori rispetto a quelli a lungo termine, in appartamenti anche molto belli che d’estate sono affittati ai turisti.

arianna magnani rodi

Ci sono stati altri cambiamenti sull’isola?

L’estate scorsa ci sono stati enormi incendi che hanno devastato gran parte del centro-sud dell’isola. Questo ha avuto un impatto negativo sul turismo, con tante cancellazioni da parte di persone spaventate. Quest’anno la stagione sta tardando a partire, non so se sia ancora uno strascico di quegli eventi. A parte questo, in città si sta lavorando molto nella zona della Nuova Marina, ex area industriale che vogliono riqualificare. La marina in sé è già stata costruita e lì attraccano yacht e barche di lusso, ora stanno lavorando sul manto stradale e nei prossimi anni, a quanto pare, ci saranno interventi di recupero di vecchie industrie che affacciano su quella strada. Dicono che quella sarà la zona “in” di Rodi… staremo a vedere!

Tornando alla tua vita personale, come vedi il tuo futuro, diciamo, di qui a 5 anni?

Se tutto va bene, lo vedo ancora legato a Rhodes Gluten Free e alle sue altre sedi – speriamo di poterci espandere in altre isole e in punti strategici della Grecia! Mi vedo vivere in una casa vista mare con il mio compagno, che nel frattempo spero sia diventato marito. E pronta a nuove avventure, dato che tra 5 o 6 anni, stando alla mia storia finora, starà per iniziare un nuovo ciclo!

Se potessi dire qualcosa all’Arianna di un anno e mezzo fa, cosa sarebbe?

Le direi: “Preparati, che tra poco troverai il greco che tanto desideravi e realizzerai idee che hai tenuto nel cassetto per un sacco di anni!”. L’Arianna di un anno e mezzo fa mi riderebbe in faccia ma dentro di sé sarebbe curiosissima di vedere cosa sta per succedere.

Hai qualche consiglio da dare ai nostri lettori, che magari vorrebbero lasciare l’Italia ma non sanno bene come muoversi?

In realtà l’unico grande consiglio che mi sento di dare è di non buttarsi alla cieca ma di sondare la situazione prima di lasciare l’Italia. Si possono avere idee molto irrealistiche del Paese in cui ci si vuole trasferire, anche se magari è un progetto coltivato per lungo tempo. Finché non si va a toccare con mano, per un periodo sensato e non per la classica settimana di vacanza, non si riesce a percepire davvero come potrebbe essere vivere lì. Ecco, solo dopo aver fatto questa “prova generale” e dopo aver raccolto un po’ di elementi utili, allora si può pensare di trasferirsi sul serio. Almeno, questo è il mio parere!

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