Krish Benvenuti, torinese: il sogno di essere attore a Roma e poi…

di Paola Grieco per Voglio Vivere Così

Christian Benvenuti, oggi Krish, è “un torinese che sognava di vivere a Roma per lavorare come attore”, ma durante il percorso nella capitale, “sulle tavole del Sistina”, si innamora dell’India e qualcosa gli dice che quella non è la sua vita.

15 viaggi dopo, in un dei paesi più iconici per la ricerca del sé, Krish, nel 2010, decide di mollare tutto per trasferirsi a Pune dove vive fino al 2013.

Una nuova svolta alla sua vita, e l’incontro con il suo attuale compagno, lo portano in seguito in Colombia, a Cali, dove vive dal 2015.

Qui è modello, conduttore di televisione e giornalista e, soprattutto, riesce a mettere in pratica quella che sente essere la sua vocazione: aiutare il prossimo a “stare bene”.

Per questo motivo, è anche coach spirituale e di benessere, insegnante di yoga, ayurveda, meditazione, mindfulness e cucina cosciente.

Krish Benvenuti

Ciao Krish raccontaci della tua vita prima di diventare Krish.

Nasco a Torino nel 1974. Studio come geometra dai salesiani, anche se mi affascina molto di più la scuola di teatro diretta da Anna Bolones a cui mi inscrivo a 16 anni. I miei amici sono adulti, artisti, anarchici, “matti” e appassionati di esoterismo. Entro nella facoltà di lettere, ma preferisco lavorare in  teatro, fare la comparsa e il cartomante telefonico.

Decidi quindi di trasferirti a Roma per tentare la strada del palcoscenico, il teatro in primis. Com’è stato questo passaggio per la capitale?

Nel ’98 mi trasferisco a Roma seguendo il sogno di Cinecittà e la dolce vita.

La mattina lavoro in una caffetteria per pagarmi la scuola di specializzazione teatrale diretta da Enzo Garinei e tutte le notti assisto a spettacoli nei vari teatri. Per pagare l’affitto faccio tutto quello che mi propongono in televisione e al cinema: le marchette.

Qual è stato il motivo scatenante che ti ha fatto virare dal tuo percorso, mollare tutto e partire in India?

Ben presto mi accorgo che non è un mondo facile e, da illuso utopista, incomincio a sentire tristezza e un gran vuoto. Un giorno, dopo aver recitato in fronte ai fratelli Garinei, Sofia Amendolea, attrice e grande maestra di vita mi fece aprire gli occhi e mi esortò a non sprecare la mia vita. Fù così che nel dicembre del 1999 partii per l’India a sperimentare gli insegnamenti di Grotowsky e delle arti tradizionali indiane.

L’inizio di un grande cambiamento. Volevo capire il motivo di quella speciale luce che brilla negli occhi degli indiani. Incomincio a praticare yoga, meditazione e a studiare ayurveda in un monastero hinduista in Liguria.

Nel 2002 grazie a Amma, la Guru degli abbracci, conosco il mio compagno, colombiano con origini orientali, che aveva vissuto in un kibbutz in Israele.

È da questo momento che intraprendi un nuovo cammino?

Dal 2003 al 2010 abbiamo vissuto immersi nella cultura dell’India: 15 viaggi con esperienze indimenticabili, dagli incontri con i guru, al lavoro nel cinema di Bollywood, dai rituali con i bagni nel Gange, all’amicizia con un principe.

Fondammo, a Torino, il Centro di Cultura Ayurvedica Abhaya Dana, punto di riferimento per la pratica e lo studio dell’Ayurveda e della cultura indiana.

Fummo noi per primi a trasformare il Po nel Gange per Diwali. Studiavamo di tutto, anche danza, arti marziali, hindi e sanscrito. Cucinavamo con le spezie e vestivamo con i kurta (n.d.a. capo di abbigliamento tradizionale indossato in India).

Arrivò un giorno dove mi sentivo più indiano che torinese. E scoprii che in Italia quello che facevo non rientrava nelle etichette, la mia professione e la famiglia che mi ero creato non erano riconosciute.

Così, nel 2010 incominciammo le pratiche per andare a vivere in India: ci trasferimmo a Pune.

È qui, a Pune, che da Christian nasce Krish. Che significato ha questo cambiamento di nome?

Sono sempre stato critico con i professori di yoga italiani che dopo una formazione ricevevano il nome iniziatico. Quando arrivai a Pune e mi chiedevano il nome e rispondevo Christian molti andavano in confusione con il tema religioso: “quindi sei cristiano? Ti ho chiesto il nome e non la religione…”, ecc. ecc.

Così, un giorno vedendo in un cinema il manifesto di un successo bollywoodiano intitolato Krish (un supereroe interpretato dall’attore più famoso del momento), ho deciso di cambiarmi il nome da solo.

Inoltre, “Krish” era come “Krishna” senza la ultima parte, a significare che avrei ancora dovuto fare un lavoro spirituale…

La tua vita a Pune ha avuto un esito non sperato. Puoi spiegare come è stato questo passaggio di vita e lavoro in un Paese dalle culture e religioni antichissime, così ricco di spiritualità, ma anche pieno di contraddizioni estreme?

Da un punto di vista razionale fu avventato: vendemmo un appartamento per aprire una società con due medici indiani e poter ricevere i visti per poterci vivere. Tutto era complicato; le dinamiche sociali, la comunicazione, la burocrazia, il guadagnare soldi.

Presto, abbiamo capito che saremmo stati degli stranieri (videshi) per sempre e nel 2013 ritornammo in Italia.

Da un punto di vista umano e spirituale sarà un’esperienza unica fatta di bellissimi ricordi e grandi insegnamenti: come l’importanza di osservare senza giudizio. Attitudine fondamentale quando ti avvicini ad altre culture, ma io non ero ancora pronto…

Che cosa succede una volta rientrati in Italia?

Tornati a Torino, oltre a insegnare yoga incominciai a creare eventi di cucina, a scrivere un libro, articoli e a collaborare con la stampa e le tv (stavo seguendo le pratiche per diventare giornalista pubblicista) pero, la mentalità e la vita torinese e italiana ormai mi stavano strette.

Nel 2014 andammo in vacanza in Colombia e a Cali sentii una sensazione difficile da spiegare: la gente era allegra e sempre grata, il clima estivo tutto l’anno, la vegetazione pazzesca e affascinante come la frutta locale, la musica in ogni momento, sempre presente, come la gentilezza e la speranza dei colombiani.

Le scuole di yoga mi invitarono a condividere le mie esperienze. Capii che vivendo lì avrei potuto imparare cose importanti per la mia evoluzione. Nel 2015 ci trasferimmo.

Arrivi dunque in Colombia con il tuo compagno. Com’è stato questa volta il cambiamento di vita in un paese dell’America Latina, immenso per territorio e di cultura molto distante dall’Italia, ma anche dall’India?

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Dal punto di vista pratico, per me fu facile. In Colombia la mia relazione sentimentale era riconosciuta dallo Stato. Ci siamo potuti unire legalmente e io ho ricevuto presto tutti i documenti per poter vivere stabilmente. Negli uffici di immigrazione, la gentilezza, la professionalità e la modernità non avevano nulla a che vedere con la burocrazia italiana vetusta e disordinata.

Per i primi due anni aprimmo un ristorante vegano nella casa in cui vivevamo che era anche centro di ayurveda e yoga. Le televisioni incominciarono a invitarmi per parlare di questi temi. Nel 2017 mi formai come coach spirituale e di benessere e decisi di lavorare come free lance. Avevo più tempo libero e mi divertii anche a sperimentare lavori differenti: era una maniera per mettermi alla prova e sfidarmi.

In Colombia amano molto gli stranieri e fu così che lavorai in televisione, come modello, attore, giornalista, influencer, direttore di un hotel 5 stelle e di un ristorante, fino ad avvicinarmi alla politica.

Ma la mia missione di vita, che non potevo più tradire, era insegnare a stare bene e vivere pienamente, così feci un corso di pedagogia all’università ed entrai in un istituto scolastico a insegnare meditazione a tempo pieno.

Insegnare meditazione a scuola in Colombia sembra pazzesco. Puoi spiegarci di cosa si trattava?

Mi sono riallacciato al progetto dell’ex frate Alvaro Cristiano Valcarel. Un piano di studi creato ad hoc per alcune scuole situate in zone sensibili della città e che prevede la meditazione come materia ufficiale e ad alta intensità (5 ore settimanali). Si dirige ai ragazzi del prescolare (5 anni) fino agli adolescenti (16/17 anni). In alcune di queste scuole, oltre a insegnare meditazione, ho formato anche i professori.

È noto che il paese bagna ancora in forme estrema di violenza, senza nulla togliere alla sua immensa cultura, la natura straordinaria e il carattere gentile e aperto dei colombiani. Ancora oggi, la società colombiana è molto classista e divisa in strati, da 1 a 6. Ovviamente, per le molte persone che vivono nei quartieri di classe 1, ci sono poche vie d’uscita e il narcotraffico e la delinquenza trovano qui un vivaio di reclute giovanissime (basti pensare che l’aspettativa di vita in alcuni quartieri è di circa 20 anni).

Mi sono lanciato nel progetto sapendo che la mia esperienza in India poteva essere benefica. Il mio contributo non poteva che essere una goccia nel mare che, come diceva Maria Teresa, avrebbe contribuito a formare un oceano. O almeno questa era la mia speranza.

Grazie a questa nuova pedagogia, attiva da oltre 20 anni, negli ultimi anni si sono registrati meno casi di violenza, meno utilizzo di stupefacenti e sempre meno ragazze restano incinta da giovanissime (in Colombia il numero di ragazze madri che restano incinta a 12/13 è altissimo).

Per aiutare ulteriormente il progetto e le famiglie dei ragazzi, insieme ad altri volontari, ho anche organizzato una raccolta fondi su un sito di crowdfunding.

Questo progetto in particolare si è poi interrotto, come mai?

Purtroppo è arrivata la pandemia che ha cambiato le dinamiche sociali e la già poco stabile economia (anche se sono stato contento di averla vissuta qua e non in Italia dove difficilmente avrei sopportato le follie del green pass e compagnia bella).

Nel 2021 in Colombia e in particolare a Cali sono scoppiate fortissime proteste contro il governo. Per due mesi si bloccò quasi tutto, scarseggiava il cibo, la città fu presa d’assalto, la mobilità ridotta e la insicurezza era diventata grave.

Fù cosi che accettai una proposta di lavoro e mi trasferii un anno a Manizales: dirigevo una clinica olistica e conducevo un programma televisivo di benessere.

Da sei mesi sono tornato a Cali dove ho ripreso le mie attività di insegnamento (yoga, meditazione, ayurveda e cucina naturale).

Krish Benvenuti

Altri Progetti futuri?

Tantissimi progetti e moltissimi sogni, anche se per il momento il più concreto è quello di potenziare il mio lavoro online: ho già vari studenti in differenti parti dell’America, soprattutto Messico, Perù e Cile.

E per quanto riguarda l’Italia, sia per i tuoi progetti online, sia per un tuo eventuale rientro in patria, come la vedi?

Nella vita ho imparato a non escludere nulla, ma se un domani dovessi tornare in Italia, dove vive la mia famiglia di origine che amo e mi manca molto, sicuramente non mi vedo a Torino. Mi stimolerebbe di più vivere a Napoli o in Sicilia.

Per fortuna la tecnologia mi permette di sentirmi più vicino ai miei cari e ai tanti amici ed ex allievi che ancora mi scrivono. Per questo, sto creando progetti, lezioni e consulenze almeno online. Oltretutto, mi sono reso conto che stavo dimenticando come si scrive in italiano….

Anche se, proprio negli ultimi giorni, un’impresa colombiana mi ha chiesto di insegnare alcune espressioni italiane sulle loro pagine Instagram: loro sono molto curiosi di conoscerci e per me è un modo per fare pace con l’Italia che comunque amo.

Poi, potrebbe essere interessante per gli italiani conoscere la Colombia e quello che cipuò insegnare, al di là dei luoghi comuni. La Colombia è un paese di grandi bellezze naturali, ricca di tradizioni culturali, artistiche e ancestrali. Un paese che ha sofferto eancora soffre di situazioni violente, ma che ci può insegnare molto bene che cos’è la resilienza e come vivere la vita celebrando.

Prima di chiudere, potresti lasciare un messaggio ai lettori di Voglio Vivere Così che sognano di cambiare vita?

Prima di tutto riflettere sul vero significato della vita e aprirsi a una visione più spirituale. E se sentono che in questo momento è più importante essere che avere, allora è il momento giusto per permettersi di vivere un cambiamento.

Io credo che siamo essere spirituali incarnati in un corpo e mi nutre di più  imparare, osservare, vivere e celebrare. E anche sbagliare. Sono tutte esperienze che ti insegnano. Tutto è energia, anche i soldi: arrivano, vanno… alla fine sono un mezzo e non il fine.

Il significato della vita è ben altro e l’unico modo per incontrarlo, per me, è vivere. E io Voglio Vivere Così.

Christian Benvenuti (Krish)

+57 300 8045993

e-mail: krish.benvenuti@gmail.com

Instagram @krishbenvenuti

Cali, Colombia