Jericoacoara Gaia Venusino

“A Milano – ci racconta Gaia – facevo un po’ di tutto: corsi di teatro e, con un gruppo di amiche quello che abbiamo chiamato Aperitivo con il sarto, incontri che avevano come scopo la vendita di abiti su misura e camicie da uomo. Nel contempo lavoravo come senior account per una società di servizi. Ed è proprio grazie a questa società che ho conosciuto il Brasile. Mi affidarono il compito di analizzare le possibilità di investimento in questo paese. Però ti confesso che non ero particolarmente entusiasta di questo nuovo incarico: volevo licenziarmi e questo nuovo lavoro mi rendeva le cose più difficili, mi sentivo responsabile. Così sono partita con la missione di scoprire come funzionassero le dinamiche per la costituzione di una società e per trovare una location per costruire una pousada. Dopo molti viaggi e non poche difficoltà, sono riuscita a trovare ciò che cercavano. È così che ho scoperto Jericoacoara, dove mi trovo ora.”

L’incontro con questa località è stato quasi un colpo di fulmine per Gaia: “In un certo senso sì. L’equipe con cui lavoravo mi portò qui a pranzo, una domenica di ottobre del 2009. Un pranzo al mare. Ero contenta di poter staccare la spina. E ho fatto bene ad accettare quell’invito. Il tragitto che abbiamo fatto per arrivare qui mi ha stregata: una sola strada fiancheggiata da palme, fiumi, lagune che si interrompe in un paesino di pescatori. A partire da li c’è solo spiaggia, un paesaggio lunare fatto di sabbia, dune, palme, asinelli e mucche assolutamente liberi. Un habitat incontaminato, e un mare e un cielo che incorniciano questo capolavoro. Proseguiamo e arriviamo a Jericoacoara, paesino di sabbia, con tanti ristorantini, negozietti, alberghi, resort, amanti degli sport acquatici provenienti da tutto il mondo. Un paradiso in mezzo al niente. Sono rimasta folgorata.”

Jericoacoara, Brasile

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Quel posto entra così nel sangue di Gaia. “Rientrata in Italia riferisco del mio lavoro e delle mie ricerche. In dicembre torno in Brasile per continuare il lavoro cominciato con la società per cui lavoravo, ma una serie di problemi e fraintendimenti mi fanno desistere dal portare a termine il mio incarico. Allora cosa faccio? Me ne torno a Jericoacoara e ci resto per due mesi. E cominciano i problemi. Sotto l’insistenza di un socio, mi lascio convincere ad aprire io una pousada. E si rivela un vero incubo. Il socio si è rivelato poco collaborativo, per nulla elastico. Era tutto difficile, aggravato anche dalla naturale indolenza del popolo locale. E lì davvero comincio a pensare di mollare il colpo. Un incidente mi convince poi a rientrare in Italia.” Il capitolo brasiliano sembra finire qui, Gaia rientra in Italia convinta che il Brasile non l’avrebbe vista per molto tempo. Poi le insistenze del socio e della sua famiglia la inducono a tornare. “Al mio arrivo – continua Gaia – non potevo aspettarmi accoglienza migliore. Il calore di alcune delle persone che avevo conosciuto in precedenza mi hanno fatto dimenticare il motivo per cui avevo deciso di mollare tutto. Invece mi occupo della pousada come fosse casa mia. Mi sembrava di avere realizzato un sogno. Pensavo che le difficoltà fossero superate e che, finalmente, ce l’avevo fatta. Invece il sogno si è infranto, il socio si è palesato nella sua vera natura e mi ha tagliata fuori dal progetto arrogandosi diritti inesistenti e rubando quanto avevo investito fino a quel momento.”

Jericoacoara, Brasile: Gaia Venusino

Gaia non è la prima nostra connazionale a cui capita una brutta avventura di questo tipo: “È stata la mia ignoranza e il fatto di essermi fidata della persona sbagliata. Non mi sono tutelata e mi è stato portato via ciò che mi apparteneva senza avere la possibilità di appellarmi a nulla. Dall’oggi al domani mi sono trovata senza il mio lavoro e senza la possibilità di essere risarcita per quanto avessi investito.” Gaia non si perde d’animo e continua sulla sua strada: “Sogno di fare la locandiera da quando ero una bambina. Non potevo permettere che un’esperienza negativa di farmi desistere. Così mi sono cercata un lavoro per poter ricominciare e, intanto, cercare la mia nuova pousada. Jericoacoara vive di un’energia positiva che nasce dall’unione della natura con l’entusiasmo dei turisti che passano da qui. E grazie a questa energia, all’aiuto di alcune persone care, un mese fa ho trovato la mia nuova pousada, la mia casa. Si chiama Lamasbonita e ci sto lavorando tantissimo. Sono quasi pronta.”

Cosa credi, a questo punto, che il Brasile ti abbia dato?

Il Brasile, nonostante tutto, mi ha regalato la possibilità di realizzare un sogno.

Cosa apprezzi di più di questo paese?

Il paese, per ora, è ancora aperto agli investimenti esteri, per cui costituire una società e avviare un’impresa continua ad essere meno difficoltoso e costoso rispetto all’Italia. Anche se il cambio comincia ad essere meno vantaggioso, si riesce ancora a fare qualche affare con poco. E poi è l’atteggiamento ottimistico delle persone che aiuta moltissimo.

“Devo dire però – prosegue Gaia – che Jericoacoara non è tutto il Brasile. Come ti dicevo è un ex villaggio di pescatori, trasformato negli anni in una delle mete turistiche più conosciute del paese. Pensa che il Washington Post l’ha inserito tra le dieci spiagge più belle del mondo. È un posto cosmopolita, in cui è facile interagire con persone e culture diversissime. E questa apertura rende meno difficile realizzare qualcosa. È un piccolo paese di persone che, come me, hanno fatto delle loro passioni un mestiere. Tra noi ci si capisce e ci si aiuta anche perchè siamo in un villaggio in mezzo al nulla. La prima città è a quattro ore di macchina.”

Brasile Jericoacoara

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Dal punto di vista umano, che clima si respira?

Qui mi sono completamente sbarazzata della competizione che la città ti impone con la corsa frenetica per raggiungere chissà cosa, la paura del giudizio degli altri. Qui, invece, è palese che ognuno debba essere libero di esprimere sé stesso senza paura o vergogna.

Come è stata accolta da parenti e amici la tua decisione di trasferirti?

Come sempre, le cose le puoi capire davvero solo se le tocchi con mano, se le respiri. Altrimenti ogni decisione, ogni racconto è difficile che arrivino fino in fondo ad essere chiari. Comunque in generale, parenti e amici fanno il tifo per me e sono felici di questa scelta. Qualcuno sospira aspettando che anche dentro di sé scatti la scintilla per cambiare; altri aspettano le vacanze per venire a godersi con me un po’ di questo paradiso.

Quando pensi all’opportunità che ti sei data cambiando paese e vita, c’è un pensiero più ricorrente di altri?

Sto facendo quello che voglio, ogni giorno, e per questo sono felice; questo è il pensiero più ricorrente, accompagnato dalla gratitudine verso chi sta camminando al mio fianco, verso le persone che credono in me e che mi ricordano che se si raggiungono gli obiettivi è perché ci si è dati questa opportunità.

Come la vedi l’Italia da li?

L’Italia è il mio paese e non posso fare a meno di amarlo. Purtroppo ad un certo punto abbiamo perso la strada; deve esserci sfuggito qualcosa negli anni. Spero che si risvegli dal torpore, che possano emergere le persone che hanno davvero voglia di ridare lustro a quello che, per me, continua a rimanere il paese più bello del mondo. Io da qui, nel mio piccolo, cerco di far vedere il meglio degli italiani, senza luoghi comuni o preconcetti. Purtroppo c’è ancora chi si stupisce del fatto che, io italiana, parli cinque lingue.

Gaia su FB:

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A cura di Geraldine Meyer

Per sapere come andare a vivere, lavorare o fare impresa in Brasile:

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