Irlandesi: se li conosci non li eviti

 

Sapevate che in Irlanda se un dente fa male si strappa,  se è la pancia a dolere  si ricorre alla chirurgia, se ci si scotta leggermente un braccio con l’acqua bollente del tè si procede  subito con un trapianto di pelle, e che se un bambino ha la febbre i medici consigliano una mielografia (esame radiologico del midollo spinale)?  E poi, che in un incidente prima dell’ambulanza arriva il camion dei pompieri per fornire ossigeno?

E vi era stato mai detto che l’irlandese in media spende al pub da duecento a mille euro la settimana, perché non riesce a concepire una serata senza alcol?  E che in casa non usa tapparelle o persiane?  Che in bagno non ha miscelatori e prese elettriche? Ah, e sapevate che non risciacqua i piatti dopo averli lavati con il detersivo o che non lava mai le mani dopo una giornata di lavoro o dopo essere stato in una toilette? Forse no.

Ma se siete appassionati di chicche e stravaganze come queste è bene leggere Irlandesi. Se li conosci non li eviti”, edizioni Sonda di Diego Tronca, quarantaduenne milanese, veterinario, vissuto per sei anni tra Irlanda e Canada. Una guida imperdibile,  molto divertente, per chi voglia trasferirsi nell’isola di smeraldo,  abitata da fate, gnomi  e folletti, con cottage bianchi e  tetti di paglia, dove la rivoluzione industriale non è arrivata.

“Parlare di questa terra- scrive l’autore che oggi vive a Pesaro – è come parlare del primo amore. L’Irlanda ti penetra davvero nel cuore: la sua natura così eccessiva , la sua gente così cordiale e ospitale, così diversa dai tronfi inglesi, dagli scorbutici  scozzesi e dai ‘complessati’ gallesi, ma soprattutto il suo cielo!

Quel cielo così ben descritto  da Fiorella Mannoia (nella canzone del cantautore veronese Massimo Bubola): un oceano di nuvole e luci, un tappeto che corre veloce, che si copre di verde e ti annega di blu e che a volte fa il mondo in bianco e nero, ma che dopo un momento fa brillare i colori più del vero”.

A sentire  Tronca girare per l’Irlanda,  è un’esperienza che ti stordisce a livello respiratorio  per l’eccessiva quantità di ossigeno  che si respira, con tutto quel verde ovunque e quei profumi di natura e ti scompiglia a livello temporale, “perché- afferma- ti sembra di essere tornato indietro  nel tempo, ma soprattutto l’Irlanda ti fa riflettere,  sbattendoti in faccia uno stile di vita per noi così impensabile e ahinoi impossibile”.  E poi, prati verdi e scogliere impervie, folletti ed elfi danzatori, simpatici signori dall’accento incomprensibile che accolgono i turisti a braccia aperte.

La copertina del libro di Diego Tronca

Ma secondo lo scrittore esisterebbero due Irlanda, quella del passato che pure sopravvive in alcuni angoli incontaminati del Paese e una più moderna, più realistica e frenetica.  Tronca ce le fa conoscere entrambe e ci regala tanti aspetti della vita dei suoi allegri abitanti davvero sconosciuti. A volte impressionanti.

Un esempio?

Sulle serate nei pub scrive: “Lo scopo di una serata insieme è quello di crollare svenuti dopo aver vomitato  gli ultimi tre pranzi, salvo che non siano andati al pub senza aver cenato, per riuscire ad ubriacarsi più rapidamente. La bevuta ‘normale’ è di otto pinte per gli uomini e di cinque per le donne, con punte di venti o trenta pinte (dai dieci ai quindici litri) nelle serate speciali.

Ovviamente un bevitore degno di questo nome non si tira indietro–davanti ai superalcolici, l’importante è arrivare stesi per terra a fine serata. Chi si regge ancora sulle proprie gambe, dopo il pub va al night, dove continuerà a bere e ballare fino a tardi”. Ovvio, gli irlandesi  possono vantare di essere entrati nel Guinness dei primati come il popolo che beve di più al mondo: una media di 110 litri  di alcol puro l’anno, che equivale ad un migliaio di litri a testa ogni anno.  E gli effetti si vedono per strada, dove  non mancano angoli  pieni di urina e vomito.

Al lavoro, poi, in tanti arrivano storditi dalla sbronza della sera precedente.  E tanti sono gli incidenti stradali provocati da persone ubriache al volante e il numero di bambini concepiti dopo una notte di sesso e birra.

Altre stranezze?

Originale il modo in cui i cattolicissimi irlandesi vegliano i morti. “Un tempo- si legge-  la gente acquistava la bara da giovane, e la teneva sotto il letto, che in genere era molto sollevato da terra, pronta per l’occasione.

Del resto, con le condizioni di vita di allora, un morto in famiglia non mancava mai. Ancora oggi la tradizione vuole che durante la veglia funebre i presenti si raccolgano  intorno alla bara aperta, in cui ovviamente riposa il defunto, e fumino una pipa d’argilla che si passano l’un l’altro. Finita la veglia, la bara viene chiusa  e funge da tavolino per appoggiare le pinte di birra in attesa di andare tutti al pub”. Della serie, ogni occasione è buona per farsi una birra.  A fine pranzo,  fatto in prevalenza di patate e cavoli, poi, alla maniera dei tedeschi, gli irlandesi  si scolano una tazzona di  cappuccino diluito.

E nelle case, in genere molto fredde?

“Ovunque- scrive Tronca- domina una moquette riccia e pelosa, di colori e fantasie inquietanti e che sembra avere vta propria: fa le fusa se accarezzata, e si ciba di ogni pezzetto di cibo che cade a terra. Nelle stanze prima viene disposto il mobilio, poi intorno si tinteggiano le pareti e infine si riveste l’ambiente di piastrelle e moquette.

In questo modo si ha la certezza che quando un giorno i mobili verranno spostati, rimarrà bene in vista, a perenne memoria., la forma dei mobili sulla parete e sul pavimento. Se una casa ha piu di un piano, i pavimenti delle stanze dei piani superiori  sono in legno  sottile, così  che non è possibile nemeno disporre di una vasca da bagno, perchè altrimenti crolla tutto in testa a chi sta sotto”.

E loro, gli irlandesi fissati con lo sport, come sono ?

Per Diego Tronca si considerano degli eterni adolescenti  sempre pronti a scherzare. Hanno un senso dell’umorismo molto sviluppato, caratteristiche che li rendono immediatamente simpatici, agli stranieri. Riescono a trovare il lato divertente anche nelle situazioni più tragiche.  Non sopportano gli inglesi, né i continentals, ovvero gli abitanti del continente.  Gli europei.  E gli italiani? Per loro parlano sempre con l’accento degli immigrati calabresi di Brooklyn degli anni Quaranta, usano chili di gel per capelli, guidano come pazzi, sono dei donnaioli e mangiano troppo e troppi cibi strani.  I tedeschi sono visti con simpatia.  L’odio per i francesi  è un’eredità dei dominatori inglesi.  Amano in modo profondo l’America.

Interessante la descrizione che Tronca fa di Dublino, la capitale attraversata dal fiume Liffey, che divide la popolazione  in dublinesi del nord e quelli del sud e della crescita improvvisa del Paese, dovuta al sostegno dell’Unione europea, responsabile del caro vita.

Non mancano i cenni all’ Irlanda degli inglesi.  “Dopo il  Donegal- si legge- state per entrare nell’Irlanda del nord dove l’atmosfera cambia decisamente, e anche nell’aria percepirete l’atmosfera di oppressione  e, forse anche i sibili dei proiettili. Da queste parti il cielo è costantemente grigio, grigi sono gli edifici e grigie sono le facce, specialmente in città come Derry, per gli inglesi Londonderry, o Amagh, dove ogni giorno si sentono bollettini di guerra con morti e feriti.

Belfast non è più pericolosa come una volta quando di domenica vigeva il coprifuoco,  per le strade c’erano solo soldati e carri armati e il rischio che auto e pub saltassero per aria. Sicuramente non ha la vitalità di Dublino, ma ultimamente sta cercando di farle concorrenza per quanto riguarda la vita notturna animata dai turisti e dagli universitari  che ne affollano le strade e i locali notturni”.

Nelle pagine finali qualche consiglio per vivere in Irlanda. Per esempio, sugli animali domestici, ammessi solo dopo aver espletato alcune procedure veterinarie. E sulle automobili. “In Irlanda potete guidare la vostra auto, per un massimo di sei mesi, senza doverla registrare con un’assicurazione irlandese”.

A cura di Cinzia Ficco