Ines: qui a Madrid ho cambiato stile di vita

A cura di Maricla Pannocchia

Fondatrice e Presidente di un’associazione dedita all’arte e alla cultura, con progetti che uniscono la Spagna e l’Italia, Ines, che lavora da sempre in questo settore, a un certo punto ha deciso di lasciare Firenze, città in cui si era trasferita per studiare e lavorare.

Nel 2007, la donna ha deciso di partire per la Spagna. Dopo una meravigliosa esperienza a Siviglia con l’Erasmus, Ines ha deciso di fare il possibile per tornare in quella nazione e così, in quell’anno, ha lasciato il capoluogo toscano – dove, a dispetto del poter interagire con gente da tutto il mondo, respirava un’aria provinciale – alla volta di Madrid.

“Sono sempre stata un’amante dell’arte in ogni sua forma” racconta Ines che, con la sua associazione, “La estación del arte” – nome che s’ispira all’omonima fermata della metro di Madrid – organizza vari progetti. Secondo Ines, il costo della vita è aumentato da quando è arrivata a Madrid e anche la gentrificazione. A chi vuole trasferirsi lì, la donna suggerisce di farlo avendo già un lavoro o, quantomeno, un piano, perché la concorrenza è molta e spietata e, se non sai cosa vuoi fare, rischi di non ottenere niente.

Per il futuro, al momento Ines sta creando una rete di contatti per portare avanti i suoi progetti culturali e artistici fra la Spagna, Paese che l’ha accolta, e l’Italia, suo Paese natale.

Ines Negro Madrid

Ciao Ines, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti e grazie per questa intervista, che mi dà l’opportunità di parlare della mia esperienza. Sono nata in provincia di Lecce e ho vissuto nella zona del capo di Leuca fino ai miei 19 anni poi mi sono trasferita a Firenze per studiare e lavorare e ci sono rimasta fino al 2007. Da lì, sono partita per la Spagna. Amo l’arte in tutte le sue forme e mi occupo da sempre di cultura ed educazione.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Quando decisi di lasciare l’Italia vivevo a Firenze, avevo appena fatto una bella esperienza universitaria con l’Erasmus a Siviglia e, al mio rientro, decisi che avrei fatto di tutto per tornare in Spagna. Ero stanca di Firenze ma, soprattutto, del caro vita, dei prezzi per turisti anche per noi studenti/lavoratori e, inoltre, la sentivo una città provinciale, anche se conoscevo e frequentavo gente da tutto il mondo.

Ora vivi a Madrid. Come mai hai scelto proprio questa città?

Mi sono trasferita a Madrid nel 2007, con una borsa di studio Leonardo per 3 mesi, un tirocinio in cooperazione internazionale, e poi ci sono rimasta perché, fin da subito, mi sono sentita a casa. Ho sentito che qui avrei realizzato qualche sogno, come quello di poter lavorare nella gestión cultural. Avevo appena finito il tirocinio nel quale mi occupavo di artisti emergenti e organizzavo esposizioni di arte… l’amore per l’arte e la cultura era uno dei motivi che mi aveva fatta arrivare a Firenze. A Madrid respiravo un’altra aria, la sentivo una città cosmopolita, sicura e anche comoda.

Da quanto tempo sei lì e che cambiamenti hai notato dal tuo arrivo a oggi?

Come dicevo, sono a Madrid dal 2007 ma, durante questi ultimi 3 anni, ho iniziato un progetto tra Spagna e Italia che mi ha permesso di “investigar” su educazione e arte. In questo periodo, infatti, sono tra la Spagna e l’Italia per portare a termine un progetto.

Cambiamenti che ho notato: uno tra tutti il processo di gentrificazione, che ha cambiato il modo di vivere Madrid e la sua autenticità. Dieci anni fa, ad esempio, vivevo a Lavapies, uno dei quartieri più “castizos” della città, dove si respirava aria di quartiere e di casa. Lì, quando uscivo di casa al mattino, trovavo la vicina che m’invitava a prendere un caffè e mi raccontava la sua giornata, tornavo la sera dal lavoro e prendevo una caña con la gente del quartiere, gestivo un’ associazione culturale e sentivo il sostegno di tutto il vicinato. Ora è diventato un quartiere turistico e pieno di Airbnb, ci ho portato anche Victoria Cabello e Paride Vitale con il programma “Viaggi pazzeschi”, sicuramente qualcuno di voi l’ha visto.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

La mia famiglia pensava che andassi a fare un altro Erasmus e basta, alcuni amici non ci credevano anche perché, in una società (all’ epoca ancora di più) profondamente patriarcale, una ragazza che parte da sola non ce la può fare. Alcuni credevano che mi sarei arresa alla prima difficoltà, altri, invece, quelli più coraggiosi, mi hanno sostenuta e sono venuti a trovarmi.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Mi sono informata sulla burocrazia, cosa molto importante prima di partire. Ho cercato un appartamento tramite i miei contatti e via, biglietto di solo andata.

Ines Negro Madrid

Puoi parlarci meglio del tuo lavoro?

Attualmente mi occupo di educazione e lavoro per l’associazione culturale “La estación del arte”, che ho fondato nel 2019. Dal 2020 organizzo un festival internazionale di poesia che si svolge tra la Spagna e l’Italia, conferenze ed esposizioni di arte e collaboro con alcune biennali di arte contemporanea. Nel 2017 e nel 2019 ho portato alla Biennale di Genova diversi artisti dalla Spagna, tra cui l’ artista cubano Jorge Dalle Hay.

È facile, per un italiano, trovare lavoro lì?

Dipende dal settore, c’è molta richiesta in quello turistico.

Quali sono i settori in cui è più semplice essere assunti?

Da quello che ho visto in questi anni, direi nel settore del turismo e in quello del marketing.

Pensi che gli stipendi siano in linea con il costo della vita?

Sì e no, nel senso che la vita è diventata cara anche a Madrid, l’unica cosa che costa poco è la caña (birra), però, per gli altri costi, si è allineata molto con il resto d’ Europa, prima non era così.

Puoi dirci il costo di alcuni beni e servizi di uso comune?

La metro è spettacolare, un biglietto da 10 corse costa quasi la metà di quello di Milano. La benzina costa poco alle isole Canarie – di cui conosco i prezzi perché ci vado sempre in estate – ma a Madrid non uso la macchina, quindi non saprei dirne il prezzo. Un menù del giorno è sui 12- 15 Euro, però, ad esempio, si può prendere una caña (birra piccola) con una tapas in qualsiasi quartiere di Madrid a un prezzo che va dai 2 ai 4 Euro.

Ultimamente, sono aumentati i prezzi di alcuni beni, tipo l’ olio di oliva che, anche al supermercato, è arrivato a 9 Euro al litro.

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Cosa fa, nello specifico, la tua associazione?

La Estación del Arte è un’associazione dedita alla divulgazione artistica e culturale, fondata con il proposito di favorire la diffusione di tematiche artistiche inerenti ad attività educative, alla parità di genere e alla salvaguardia dell’ambiente. Intraprendiamo progetti innovativi che promuovono i diritti umani fondamentali, in armonia con l’equilibrio dell’ecosistema. Questo è l’impegno dell’Associazione guidata da me, Ines Negro (Presidente), Javier Acosta Salgado (Vicepresidente) e Stefania Pignataro (segretaria).

Abbiamo scelto un nome tutt’altro che casuale. “La Estación del Arte”, infatti, allude all’omonima fermata della metropolitana di Madrid, quale metaforico punto di partenza per un viaggio alla scoperta dell’espressione artistica. L’intenzione è di dare nuove possibilità ai giovani creatori, proponendoci di fornire un servizio diretto alla conoscenza e alla divulgazione delle arti figurative, organizzando mostre che prediligono gli scambi tra Spagna e Italia, il tutto secondo una gestione culturale collettiva, focalizzata sulla costruzione di collegamenti o reti culturali di artisti e creatori, manager culturali, entità e amici della cultura in generale.

La Estación del arte, appunto “ stazione dell’arte”, nasce anche come ponte culturale tra Spagna e Italia.

In questi ultimi 3 anni, come dicevo, abbiamo organizzato delle attività culturali anche in Italia, con artisti spagnoli e italiani. Ad esempio, a Trento, con l’esposizione “La città tra poesia e contrasti” e, poi, a Milano, presso il centro internazionale di quartiere (CIQ), dove abbiamo portato il festival internazionale di poesia e ora con il nuovo progetto “Arte per la diaspora”. Ci saranno altre attività sempre tra Spagna e Italia. Tra un po’ uscirà il nuovo bando del festival di poesia che si terrà sempre a Madrid e in Italia (quest’anno ci sarà una sorpresa che annunceremo sulle reti sociali dell’associazione).

Che esperienze consigli a chi vorrebbe scoprire di più della vita in città attraverso la sua arte e la sua cultura?

Sicuramente essere appassionati e attivi in qualcosa che motivi davvero, frequentare i centri culturali che offrono tante attività gratuite, dalla musica al teatro, ma, soprattutto, lanciarsi e creare quello che si ama, quello che si sa fare, proponendosi senza paura.

Come ti sei mossa per cercare un alloggio?

All’inizio tramite contatti, poi su Internet. Ci sono tanti annunci ma, in molti casi, chiedono il contratto di lavoro e un avallo bancario.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Benissimo, gli spagnoli sono solari, divertenti, amano la vita e questo si vede tutti i giorni da come la vivono. La giornata tipo inizia dalle 9/10, con una pausa alle 14 (si pranza dalle 14 alle 16) e si va avanti fino alle 21/22. Gli orari delle singole persone dipendono dal lavoro che queste svolgono.

Come descriveresti le loro vite?

Sanno godersi la vita, il bar è il luogo di socializzazione per eccellenza, dove trovi gente di tutte le età per fare l’aperitivo (a differenza dell’Italia, qui si fa al mediodia, dalle 12 alle 13.30, perché dalle 14 si pranza). Sono persone solari e di mentalità aperta e, poi, c’è la siesta, che è fondamentale (dura 20 minuti, non di più).

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

All’inizio, sicuramente capire la burocrazia, omologare il mio titolo accademico, capire come fare per avere il NIE per lavorare, aprire il conto in banca senza avere ancora un lavoro, far capire ad alcune persone che anch’io avevo il diritto di cercare lavoro lì e non era necessario venire da un Paese “povero”, che non è solo il rifugiato politico che parte. Far capire che non ero nemmeno arrivata in Spagna per uno stipendio migliore ma per la qualità di vita che sentivo che avrei potuto avere qui.

E quali, invece, le gioie e le soddisfazioni?

Le persone che ho incontrato, che hanno creduto in me e che mi hanno dato l’opportunità di “creare insieme a loro” per il teatro e per la cultura.

Ho lavorato per il Teatro con Alfonso Pindado Jimenez, fondatore della Sala Triangulo di Lavapies (un quartiere multiculturale nel centro di Madrid) e con il direttore di teatro Luis Garván del Globo Teatro di Madrid (attualmente in Venezuela con un progetto) e ho gestito l’ associazione culturale Pipo Lavapies dell’artista plastico cubano Jorge Dalle Hay. Una delle gioie più belle è stata quella di lavorare come assistente alla direzione artistica per il Candela Flamenco, uno dei locali di flamenco più emblematici della capitale spagnola.

Ines Negro Madrid

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Sicuramente quello di partire con una professione o con un obiettivo e non con “vado a vedere cosa succede” perché la concorrenza è tanta ed è spietata se non si cosa fare.

Parlare la lingua è uno dei requisiti fondamentali.

E quali a chi vorrebbe andarci in vacanza?

C’è tanto da vedere: Madrid de los Austrias, La catedral de la Almudena, Palaicio Real e poi, da non ,a Iglesia Catolica di Leo Bassi, anzi, il Paticano, che si trova nel quartiere di Lavapiés, un tempio dedicato alla papera.

Molto dipende anche dal periodo. Se, ad esempio, si va in vacanza intorno alla metà di maggio, c’è la festa di San Isidro, ad agosto c’è la fiesta de San Cayetano in centro… insomma, dipende da cosa si cerca in vacanza.

È anche bello prendere la metro e uscire fuori da Madrid con il treno cercanias e andare all’Escorial, a Cercedilla e a conoscere la provincia della città.

Se potessi tornare indietro, faresti qualcosa diversamente?

No, sono felice della mia vita e rifarei tutto.

Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?

Ho imparato tanto: a vedere le cose da un’altra prospettiva, a essere una persona più diretta, più collaborativa e a condividere di più.

Progetti futuri?

Sì, il mio progetto è un ponte culturale tra Spagna e Italia e sto lavorando al riguardo facendo ricerche, studiando, muovendomi, ascoltando ma, soprattutto, creando una rete di contatti.

Per seguire e contattare Ines:

E-mail: info.laestaciondelarte@gmail.com

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