Borghi abbandonati in Spagna

Iniziamo febbraio con un’intervista a Maxi Herren, spagnolo, che dal 2007 ha iniziato un lavoro di ricerca e catalogazione dei numerosi borghi spagnoli che attualmente versano in stato di abbandono.  Il suo lavoro ha origine dalla passione per le tradizioni culturali e architettoniche dei tantissimi paesini e borghi che caratterizzano il vasto territorio della Spagna.  Maxi ci spiega i motivi storici dell’abbandono e le opportunità che si nascondono dietro a questo patrimonio dimenticato.

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Maxi, quanti borghi e paesi abbandonati ci sono in Spagna ?

Non esiste allo stato attuale un dato ufficiale sui paesi abbandonati esistenti in Spagna ma esiste un elenco dell’istituto nazionale di statistica (INE, Instituto Nacional de Estadistica) che ha individuato 2600 nuclei abitativi con zero abitanti. Questo dato raccoglie però solamente i nuclei che hanno al loro interno case in condizioni di essere abitate non contemplando quelli che, disabitati da decenni, versano in stato di abbandono e sono in rovina.

Quali sono le aree più colpite dall’abbandono ?

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Prevalentemente in zone montane dove mancano le infrastrutture, gli inverni sono molto rigidi e le terre difficili da coltivare. Per queste ragioni troviamo una grande densità di nuclei abbandonati nelle zone come El Bierzo (Leon), nella montagna nei pressi di Valezia, nella Rioja Alta e in misura ancora maggiore a Huesca e Soria e nelle zone Pirenaiche.

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Le origini di questo fenomeno ?

Benchè si incontrino resti di paesi abbandonati durante il Medio Evo la maggior parte di questo processo risale alla seconda metà del secolo scorso, attorno agli anni 60 e 70, a causa del massiccio esodo della gente che viveva in zone rurali verso le città in cerca di migliori opportunità e condizioni di vita. Il tutto venne favorito in quegli anni da alcune decisioni governative come i piani di ripopolamento boschivo e la costruzione di invasi idrici con i conseguenti esprori e abbandono di interi paesi.

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In questo momento la situazione qual’è ?

La lista dei paesi abbandonati rischia di aumentare. L’ esodo verso le grandi città non si è ancora fermato a causa delle poche risorse che vengono destinate a migliorare le infrastrutture e alla poche opportunità economiche che offre la campagna. Non è molto che su alcuni mezzi di informazione galiziani è apparsa la notizia che negli ultimi sei anni sono rimasti disabitati 185 nuclei nella regione.

Che obiettivo si pone con il suo lavoro ?

Parto da una considerazione: sono sempre stato attratto dal concetto di autosufficienza. Sia nella produzione di cibo sia nell’ utilizzo di sistemi alternativi di produzione di energia. In Spagna ci sono le condizioni perchè questo ideale, magari utopistico ma realizzabile, abbia un futuro. Ho quindi iniziato questo progetto in solitario che, partendo dall’idea che prima o poi mi sarei ritirato a vivere in campagna, vuole aiutare, dando il maggior numero di informazioni possibile, coloro che come me coltivano questo sogno. Quello che faccio in pratica è raccogliere il maggior numero di informazioni su borghi e nuclei spagnoli abbandonati, oltre che sui primi progetti di ripopolamento che si stanno sviluppando per alcuni di essi, e pubblicarli sul mio sito.  Allo stesso tempo, oltre a pubblicare informazioni pratiche come sgravi fiscali, piani urbanistici ed eventuali sovvenzioni cerco di localizzare singoli immobili in vendita che successivamente pubblico in una sezione apposita. Questa attività mi ha procurato dei clienti per i quali cerco proprietà in vendita con le caratteristiche che questi mi indicano e questo mi permette di finanziare il mio lavoro di ricerca e catalogazione che fino ad ora è stato fatto solamente per pura passione.

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Come ritiene che potrebbero essere riconvertiti nel modo migliore questi nuclei abbandonati ?

Ci sono molte attività che si prestano per essere svolte in questi contesti che, ricordo, nascondono un patrimonio architettonico e culturale in alcuni casi notevole (chiese romaniche, eremi, bellissimi esempi di architettura popolare). Per citarne alcune: agriturismi, gruppi di studio intensivo di lingue straniere, punti di partenza per vacanze-natura, colonie estive per le vacanze, scuole di agricoltura biologica o di gastonomia locale, musei etnografici e molto altro.