Gabriele e il suo ristorante italiano in Cina

Cina, terra di riti e tradizioni, terra del Comunismo, della ripresa economica e della lotta per l’affermazione dei diritti umani.

Una civiltà tra le più antiche nel mondo, che racchiude in sé tante idee, filosofie e tante popolazioni fortemente legate alla propria cultura millenaria e alle proprie tradizioni. La globalizzazione ha visto giungere in Italia molti cinesi, nel caso di Gabriele Pegoraro invece, è avvenuto il processo inverso.

Suo padre è stato il primo italiano a rimettere piede nella Concessione Italiana a Tianjin e a costruirsi un avvenire ricco di soddisfazioni, grazie anche alla sua inventiva e alla sua capacità imprenditoriale che lo hanno spinto ad aprire un ristorante italiano.

Fare impresa in Cina ristorante italiano

Gabriele, quando e come è nata l’idea di aprire un ristorante a Tianjin? E perché proprio in Cina?

Fin da quand’ero bimbo, mio padre ha sempre viaggiato molto per lavoro sia in Europa, che in Africa ed Asia.

E’ stato in Russia, in Cina, a Singapore, in Malesia, in Korea, ad Hong Kong, in Indonesia, in Taiwan, in Vietnam. L’idea della Cina è nata poichè era alla ricerca di nuove aziende che producessero, con un ottimo rapporto qualità – prezzo, un particolare materiale plastico reticolato, che in Europa o non si produceva più o lo si produceva a costi elevatissimi e di qualità mediocre.

I primi contatti per questioni lavorative (ricerca di aziende sul territorio cinese nell’ambito industriale), tra mio padre e la Cina risalgono al 2001. Fino a quando nel 2005, dopo aver fatto avanti ed indietro tra Italia ed Asia, decise di trasferirsi stabilmente a Tianjin, per collaborare con alcune società; a quei tempi lo sviluppo del business in Cina era agli inizi e quindi era uno dei pochissimi europei, se non l’unico italiano, ad essere presente in città.

Nel corso degli anni, Tianjin si è sviluppata andando a recuperare architettonicamente e storicamente alcune aree della città, tra le quali la Concessione Italiana, quella turisticamente più interessante, un progetto nato nel 1997 dopo la visita di Ciampi.

Progetto che attualmente ha visto ristrutturate solo il 60% delle ville coloniali in puro stile liberty italiano, poiché il 40% è risultato irrecuperabile a causa del terremoto verificatosi nel 1970. Nel 2007 una delegazione italiana, capeggiata dalla Iervolino, si recò nuovamente a Tianjin ed in quella occasione mio padre conobbe diversi personaggi influenti della politica locale e governativa; lo scopo della delegazione era quello di sviluppare e sovvenzionare, in cooperazione con gli organi cittadini, un progetto per il recupero della Concessione, ma il progetto fallì.

Nel 2008, poco prima delle Olimpiadi, il sindaco chiese quindi a mio padre se fosse stato disponibile, con adeguate agevolazioni, ad aprire un punto di ritrovo culinario e culturale nella Concessione Italiana. Per un anno e mezzo fu l’unico locale presente che, dopo ulteriori lavori di ristrutturazione, divenne un vero e proprio ristorante.

Ad oggi il Venezia Club Italian Restaurant e Winery è ancora l’unico ristorante italiano presente in tutta la città, il cui proprietario è un italiano ed è l’unico ristorante non cinese, che abbia ottenuto dal governo i “Tre diamanti di qualità”. Attualmente è in fase di completamento un documentario, girato in circa tre anni, in cui si racconta la storia di mio padre, il primo italiano a ritornare nella Concessione Italiana e quella di un militare siciliano, l’ultimo italiano fatto prigioniero dai giapponesi (che invasero questa zona) e rilasciato nel 1949, dopo la seconda guerra mondiale, con l’avvento di Mao; il documentario, prodotto da diverse televisioni e case di produzione cinesi, è stato consulenziato da Tornatore, poichè nell’area in questione, è stata dedicata una Villa al suo celebre film “Nuovo Cinema Paradiso” e sarà presentato a Venezia, nella prossima edizione della Mostra Internazionale del Cinema.

Così è nato il Venezia Club Italian Restaurant. Ma quanto è apprezzata la cucina italiana in Cina?

La nostra cucina piace molto ai cinesi, perché è molto varia e semplice nei condimenti ed è ancora più apprezzata quando il ristorante è realmente di proprietà di un italiano.

Purtroppo, esistono moltissimi ristoranti che vengono riportati come italiani, mentre di italiano hanno solo il nome, poiché i proprietari sono cinesi e conseguentemente la qualità è scarsa. I cinesi hanno un buon feeling con tutto quel che riguarda la cultura italiana (architettura, cibo, vino, moda, stile di vita in genere), quindi  l’italiano e il cosiddetto “Made In Italy”, è molto apprezzato.

Diciamo che, lo straniero in generale, se ha idee e voglia imprenditoriale, in questa nazione potrebbe ottenere un buon successo, poi noi italiani abbiamo sempre quella marcia in più che ci aiuta ad adeguarci in tutte le situazioni e dovunque all’estero.

Passiamo ora al lato burocratico della faccenda. Avete avuto problemi nell’apertura del vostro ristorante?

Premetto con il dire che qui la burocrazia è molto lunga e complicata, ma posso anche asserire per esperienza personale, che comunque funziona. La legge cinese impone che, all’interno di attività aperta da uno straniero, ci sia la presenza di un cittadino cinese con potere di firma per le varie documentazioni, paragonabile ad un amministratore delegato per le società in Italia.

Fare impresa in Cina: Gabriele Pegoraro ristorante italiano

Quando ci siamo conosciuti, mi hai parlato di altre attività oltre al vostro ristorante, vuoi metterci al corrente?

Certamente. Siamo titolari di una società, la Global Trade International Group Limited, che si occupa di commercializzare prodotti ad elevato standard qualitativo e tecnologico, è un’agenzia completa di servizi, multifunzionale.

Fondata in Italia nel  1999  a Milano ed operante nel settore industriale  leggero, nella componentistica e nello sviluppo prodotti e ricerche di mercato, nel corso degli anni ha sviluppato una vasta gamma di prodotti  e cooperazioni, in particolare prestando attenzione  alle nuove fonti  energetiche inesauribili e rinnovabili. Nel 2005, è stato aperto un ufficio nel nord della Cina, nei pressi della SINO-SINGAPORE TIANJIN  ECOCITY, con l’intento di gestire e servire al meglio, la clientela europea a Tianjin, gestito dallo staff manageriale in marketing, sviluppo e ricerca  prodotti, gente con esperienza ventennale alle spalle, acquisita nei paesi del Far East (Korea, Taiwan, Malaysia, Indonesia, Est Europa e Cina). La società si occupa fondamentalmente oltre che di import/export, anche di intermediazione nell’ambito commerciale tra aziende cinesi ed occidentali; nello specifico, oltre a ricercare le aziende, si verificano anche le varie certificazioni governative in loro possesso, si studia il processo produttivo, la qualità del prodotto ed altri servizi connessi.

Il business inizialmente riguardava l’ambito delle materie plastiche espanse e dei tessuti, successivamente si è occupato anche del settore dei pannelli solari (impianti di grosse dimensioni e singoli), del fotovoltaico e di sistemi ibridi (eolico e solare). Negli ultimi tempi la società, oltre ai settori storici, ha allacciato contatti con aziende che operano nella produzione di pannelli solari portatili a valigetta (utili per imbarcazioni, camper, roulotte, settore militare), pompe ad acqua per scambio di calore ad alimentazione con pannelli fotovoltaici, scambiatori di calore e caldaie, porte blindate, abbigliamento italiano ed europeo di alta fascia.

Praticamente una società che non si pone limiti nella ricerca ed assistenza sul territorio cinese.

Oltre alla Global Trade, nel 2011, mio padre, sempre nell’area della Concessione Italiana ed a circa 30mt dal ristorante, ha aperto un negozio di oggettistica e gioielli di Murano ed altri articoli per l’arredo in stile italiano, denominato Amica (acronimo di Art Murano Italian Cristal Artisan).

A maggio di quest’anno, a circa 70mt dal ristorante, è in programma l’apertura di un disco club di fascia medio alta, con impronta prettamente italiana/europea, che chiameremo “Mama Mia Music Club”. Attualmente siamo in fase di ristrutturazione interna del locale, ci stiamo occupando dell’arredamento e di tutto quel che riguarda il personale che ci lavorerà (barman, camerieri, sicurezza, disk jockey, gruppi musicali).

In un prossimo futuro, abbiamo in programma di aprire un secondo ristorante e tra qualche anno, un terzo o un altro locale nel sud della Cina nell’isola di Hainan o a Singapore, città che a me piace tantissimo.

Un lavoro alquanto impegnativo….Come riuscite a gestire tutti i vostri impegni?

Mio padre ha una grande capacità organizzativa, essendo stato per molti anni anche amministratore delegato di aziende importanti, nel settore delle materie plastiche espanse.

Comunque al giorno d’oggi, con l’aiuto della tecnologia, si può essere sempre in contatto con la clientela e con i fornitori, per aggiornamenti sui vari sviluppi; mentre, per quel che riguarda il ristorante, oltre alla presenza fissa di mio padre, possiamo contare anche su un ottimo manager (un ragazzo cinese di circa 26 anni) che si occupa delle relazioni con le banche, con l’ufficio delle tasse, con i vari fornitori e di tutti i vari problemi burocratici; su una bravissima capo staff che si occupa della gestione del personale (cuochi, camerieri, pulizie) e sulla compagna di mio padre (cinese), che oltre a gestire direttamente il negozio Amica, gestisce i rapporti con i funzionari governativi e statali.

Io invece, quando sono in Italia, mi occupo delle relazioni con la clientela della Global, oltre a visitare i fornitori italiani di Venezia Club e di Amica.

In Cina, fino ad oggi, ho affiancato mio padre nella gestione e nelle pubbliche relazioni con la clientela straniera (europei ed americani); quando apriremo il Mama Mia, mi occuperò della gestione del locale, insieme al manager del ristorante (che si occuperà, anche in questo caso, delle istituzioni) e di un paio di assistenti personali.

Hai parlato anche dell’apertura di un disco-live-club, perché questa scelta?

A Tianjin e comunque in gran parte della Cina, escludendo qualche piccola eccezione presente a Shanghai, Pechino e Shenzen, esiste la cultura del divertimento e dei locali, pensata solo alla quantità delle persone presenti e non alla qualità dei cocktail, della musica e del servizio.

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L’idea di aprire un disco-live-club, è nata per gioco ad ottobre, mentre parlavo con alcuni ragazzi italiani, americani e spagnoli residenti a Tianjin per lavoro, che spessissimo vengono nel nostro ristorante a pranzo, a cena o per bere un buon bicchiere di vino italiano; con queste persone sono diventato amico e spesso, di sera, siamo andati nei vari locali della città (bar, discoteche ed altri locali di divertimento). In quelle occasioni ne ho potuto constatare il livello decisamente mediocre, sono locali che non hanno nulla a che vedere con quelli europei.

Così abbiamo cominciato a sondare il terreno, chiedendo alla clientela del ristorante e ad altre conoscenze, come e quanto avrebbero gradito la presenza di un disco-live-club di nostra proprietà, ovviamente di livello superiore rispetto a quelli del posto e devo dire che il riscontro ottenuto, è stato decisamente positivo.

Da qui è nata l’idea di aprire il Mama Mia.

Fere impresa a Tianjin, Gabriele Pegoraro ristorante italiano

Attualmente dove ti trovi?

Attualmente mi trovo in Italia per incontrare alcuni clienti della Global e per ricercare, sul territorio nazionale, una società che commercializzi stock di abbigliamento ed accessori di alta moda, per un investitore cinese.

A fine marzo invece, presso una società di Milano, dovrò seguire un corso per Executive Manager nell’ambito dei locali notturni e bar/ristoranti, mentre agli inizi di aprile, dovrò seguirne un’altro come American Flair Bartender.

Si tratta di corsi utili per dare un’impronta di un certo livello al Mama Mia.

Pensi di risiedere stabilmente in Cina un giorno?

Non so se risiederò in Cina o in un altro luogo, sicuramente però, se gli sviluppi del business andranno come si prospettano, mi stabilirò al di fuori dell’Italia, preferibilmente nella zona asiatica. Mi piacerebbe molto Singapore, adoro quella città!

Come siete stati accolti dalla popolazione cinese?

Personalmente sono stato accolto bene, non ho mai avuto problemi di nessun genere e per le conoscenze cinesi che frequento, sono sempre un “ospite” da tutelare.

Per mio padre invece, è stato molto difficile all’inizio, essendo uno dei pochissimi europei arrivato ancora prima dell’effettiva apertura all’occidente, avvenuta nel 2008 con le Olimpiadi di Pechino.

Cosa puoi dirci della loro cultura e del loro modo di vivere? Hai notato differenze tra la nostra e la loro mentalità?

Ancora oggi, pur essendo la più importante potenza economica nascente e politica mondiale, il popolo cinese è fortemente legato alla propria cultura millenaria e alle proprie tradizioni, come l’assoluto rispetto nei confronti della famiglia, che viene messa al primo posto, delle persone anziane e delle ragazze desiderose di sposarsi giovani, per crearsi una famiglia.

La globalizzazione degli ultimi anni, ha portato nazioni, fino a poco tempo fa considerate arretrate, alla base dello sviluppo economico mondiale; le nazioni denominate in economia e finanza come “Paesi emergenti”, tipo il Brasile, la Russia, l’India ed appunto la Cina, stanno crescendo velocemente. Quest’ultima, avvantaggiata soprattutto dalla capacità forza-lavoro, fornita dal suo miliardo e mezzo di abitanti, fa di lei la seconda economia del mondo, nonostante il suo reddito pro capite è solo al centesimo posto della classifica mondiale.

La Cina presenta circa 52 inflazioni linguistiche differenti e spesso, cinesi del nord e del sud (questi ultimi parlano più il Cantonese), non riescono a dialogare tra di loro e a comprendersi, poiché sia la lingua che la scrittura sono differenti.

Considera che, seppur le nuove generazioni posseggano una buona cultura, data dal fatto che il loro sistema universitario è ottimo, c’è ancora una forte percentuale di analfabetismo e di parsone che, pur avendo frequentato le scuole superiori, non conoscono una seconda lingua straniera.

Un’altra cosa da sapere è che non si deve assolutamente parlare con un cinese di politica, poiché è un argomento considerato tabù, mentre se capita di parlare con un ragazzo, si deve evitare l’argomento donne.

Come si vive in Cina?

È una nazione immensa composta, da una parte, da tanta campagna e da piccoli villaggi rurali e cittadine non sviluppate, dall’altra, da grandi megalopoli che, pian piano, si stanno adattando allo stile di vita occidentale, prettamente consumistico.

Nel primo caso è possibile riscontrare ancora la povertà e la vita semplice di campagna, nel secondo caso invece, sta avvenendo ora quello che in Italia è avvenuto nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale e più propriamente alla fine degli anni ’60, con la nascita del ceto sociale medio e quindi della borghesia. Persone e famiglie che possono permettersi di spendere, oltre ovviamente a chi aveva enormi disponibilità patrimoniali in precedenza, oggi si ritrova ad aver capitali ancora maggiori.Comunque, in molti campi sono ancora indietro rispetto all’occidente.

Parlando per esperienza personale, il loro sistema bancario, finanziario ed assicurativo è ancora molto arretrato; si paga ancora moltissimo in contanti oppure con le carte di debito (bancomat che sfruttano il circuito Visa o Mastercard), come mezzo di pagamento non esistono gli assegni bancari e a livello commerciale, non è possibile pagare con dilazioni nel tempo (esempio fatturazione a 30, 60 o 90 giorni), le banche accettano solo bonifici o lettere di apertura di credito irrevocabile, con garanzia bancaria. E’ una nazione ancora politicamente improntata sul comunismo, ti basti pensare che molti social network (Facebook, Twitter, Google+) ed altri siti, sono bloccati.

Esiste un loro social network, chiamato QQ, dove per iscriversi bisogna inserire il numero del proprio documento identificativo, rilasciato dallo stato cinese; su ogni mezzo pubblico che prendi, devi mostrare la carta di identità o il passaporto (per gli stranieri) ed il biglietto è unicamente associabile; non è permesso il vagabondaggio e la richiesta di elemosina, questo però, ha portato dei vantaggi, infatti chiunque possiede un lavoro.

Le categorie più povere, provenienti dalla campagna, sono alle dipendenze del comune e dello stato e, per un salario minimo, si occupano per lo più di mantenere pulita la città e di curare gli spazi verdi.

Lo stato stabilisce che i dipendenti di qualsiasi società, debbano avere dalla società stessa, la divisa di lavoro oltre ad un adeguato salario e che debbano, nel caso provengano da fuori, essere forniti di vitto ed alloggio, sempre a carico della società per cui lavorano.

Il traffico è molto caotico e spesso gli automobilisti sono estremamente indisciplinati nell’uso del clacson o nel mancato rispetto nei confronti dei pedoni; mentre, devono assolutamente rispettare il limite di velocità e non è minimamente tollerata la guida se si è bevuto qualcosa di alcolico.

Per vivere in Cina bisogna avere una grande considerazione nei confronti del prossimo e delle regole civili imposte dallo stato.

Ti faccio dei piccoli esempi: è meglio non buttare per terra carte o rifiuti, perché si rischierebbero delle multe salatissime, mentre per un furto, si rischiano anche cinque anni di lavori forzati e per doli più gravi, si arriva in alcuni casi alla pena di morte.

Cina ristorante italiano

E cosa significa per te viverci?

Per me viverci rappresenta una grande opportunità nel campo lavorativo, oltre alla grande possibilità di creare, per me stesso e spero un domani per la mia famiglia, un futuro migliore.

E di Tianjin cosa ci racconti?

A livello architettonico richiama molto lo stile Liberty italiano, anche se sono presenti alcuni edifici con richiami architettonici al Fascio.

La Concessione Italiana si trova praticamente al centro della città ed è la zona turistica per eccellenza. E’ situata presso la riva di un fiume, perciò è anche molto tranquilla e nelle giornate primaverili o autunnali, camminare o fare jogging in questa area o lungo in fiume, ti rilassa moltissimo. Sembra di vivere in un’altra dimensione.

Tianjin attualmente può definirsi la terza città più grande della Cina, con circa 12,5 mln di abitanti, dopo Shanghai e Pechino; si trova a circa 120km da Pechino e 40km dalla costa; è una città in forte sviluppo economico, finanziario e culturale, conseguenza del fatto che il distretto ingloba anche una città eco-tecnologica (con cui siamo in contatto per aprire un secondo ristorante), una grossa area industriale (Motorola, Volkswagen, Fiat, Zanussi, Tenax, Frigerio, Nokia, Danieli) ed un immenso porto commerciale.

Di seguito, alcuni link della storia della città e degli italiani:

http://it.wikipedia.org/wiki/Concessione_italiana_di_Tientsin

www.storiologia.it/universale/cina/cina60.htm

www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=247

www.etudes-augias.com/photobook/006/006.htm

Costa molto viverci, in termini economici?

Con un reddito estero si può tranquillamente vivere una vita agiata e di buon livello; mentre con un reddito cinese, dipende molto dal tipo di lavoro o di attività intrapresa.

Se ti chiedessero di scegliere tra le due realtà, quella italiana e quella cinese, quale sceglieresti e perché?

Fin da ragazzo, uno dei miei desideri era quello di andare all’estero a vivere e lavorare, ovviamente a quei tempi non pensavo alla Cina, ma ad altre mete più classiche. Tra le due realtà preferisco Tianjin poiché, come ti dicevo prima, è la terza città della Cina, in forte sviluppo economico e finanziario, con notevoli prospettive ed opportunità future.

Dell’ Italia, mi duole dirlo, mi spaventa molto la situazione politica, sociale ed economica in cui versa; nonostante questo, comunque è sempre un piacere passare del tempo nei luoghi dove sono nato e cresciuto e dove ho moltissime amicizie.

Secondo la tua personale esperienza, è possibile e soprattutto facile rifarsi una vita in Cina?

Io ritengo di essere fortunato, grazie a mio padre che mi ha aperto la strada. Comunque penso che non sia facile, nonostante, ribadisco, sia una nazione con molte opportunità. Qui per emergere, oltre a possedere una grande forza di volontà ed un carattere forte, serve avere anche e soprattutto delle giuste conoscenze.

A livello di vita sociale, sono molto differenti da noi come mentalità, quindi ogni giorno bisogna combattere, con estrema pazienza, diventando in un certo senso, più saggi e bisogna essere pronti ad accettare dei grossi cambiamenti.

Per quanto riguarda l’aspetto lavorativo invece, i settori in cui ci sono maggiori possibilità sono quello bancario, finanziario ed assicurativo, essendo quelli al momento meno sviluppati e comunque penso che in ogni campo, le aziende cinesi, per raggiungere livelli qualitativi di eccellenza, debbano avvalersi di know-how proveniente dall’esterno, per cui possono esserci delle buone prospettive professionali.

Il discorso cambia se invece si dovesse decidere di intraprendere un’attività imprenditoriale, in questo caso c’è da considerare che i margini sono molto più ridotti di alcuni anni fa e che gli investimenti di capitale iniziale, sono cresciuti notevolmente, quindi avere già un possibile partner presente in Cina, secondo me, è essenziale alla riuscita del progetto.

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe lasciare l’Italia?

Consiglio di farlo se hanno la possibilità, la voglia e soprattutto la forza di stare lontano dall’Italia per molto tempo.

La mail di Gabriele:

gabpeg@gmail.com

A cura di Nicole Cascione