Anzi le condizioni meteo più burrascose sono proprio il suo pane quotidiano: lavora al rinomato Swedish Meteorological and Hydrological Institute www.smhi.se/en a Norrköping (città in cui vive; situato a 170 km a sud ovest di Stoccolma, nell’ entroterra svedese). Il suo compito consiste nel tracciare le migliori rotte per le navi commerciali in base allo stato dei mari: se le navi possono risparmiare carburante ed evitare le avversità, è un merito che spetta anche a lui.
Dismessi gli abiti lavorativi si gode la splendida vita familiare che questo paese permette di avere: la sua impressione è che qui la prole non sia un ostacolo né economico né lavorativo, anzi ci descrive letteralmente un paese a misura di bambino.
L’ ipotesi di ristabilirsi in Italia non sembra proprio essere in cima ai pensieri suoi e della sua famiglia: in Svezia trova una natura meravigliosa con giornate più solari di quanto si pensi, e con inverni rigidi ma non fastidiosamente umidi come i nostri.
Ma l’ arricchimento più prezioso gli è arrivato proprio dalla gente del posto; un valore umano che si manifesta in ogni momento della vita quotidiana: dal sistema dei trasporti, dall’ istruzione, dai ritmi di vita non frenetici, dal rispetto per la natura e dalla professionalità sul lavoro.
Assieme alla moglie ci trasmette dalle pagine del suo blog le sensazioni e gli insegnamenti che ha ricavato da questa esperienza (http://onewaytosweden.blogspot.com/): “Vogliamo prendere il meglio delle due culture, e lasciare stare il peggio sia dell’una che dell’altra. E poco importa sentirsi “osvensk”, se si è apprezzati e valutati il giusto, se ci si crea una rete di buone amicizie (italiane, e non), se si hanno la giusta tranquillità e il giusto equilibrio tra lavoro, tempo libero, famiglia, benessere del corpo e della mente.”
La Svezia è solo l’ultima delle tante terre su cui siete passati…
Prima di scendere dall’aereo in una fredda giornata di gennaio del 2009, data della nostra prima visita esplorativa in Svezia, avevamo passato in rassegna diverse altre opportunità. In cima alla lista c’erano gli Stati Uniti un po’ perché ci eravamo stati in viaggio/lavoro per diversi anni consecutivi, un po’ perché abbiamo amici in Oklahoma, ma purtroppo dopo la scoperta che la specializzazione di Silvia non é riconosciuta negli States, avevamo abbandonato l’idea. Da lì ci siamo un po’ avvicinati al continente europeo. C’é stato il periodo degli Emirati Arabi Uniti e devo dire che ero anche arrivato molto vicino al trovare un posto di lavoro come meteorologo all’aeroporto di Dubai. Tuttavia era un mondo troppo diverso dal nostro, una cultura, una società ed un clima a cui non é facile abituarsi. Così la decisione è stata quella di concentrare i nostri sforzi sull’Europa. Ma quale paese poteva fare al caso nostro, in un momento in cui tutti più o meno risentivano della crisi economica? Gli occhi ed i curriculum sono finiti in Svizzera, Belgio, Olanda e Germania. Poi a settembre 2008 ho partecipato ad un convegno internazionale a Darmstadt in Germania e lì ho avuto l’occasione di parlare con altri colleghi europei. Tra tutti ho conosciuto una ragazza svedese (che ora assieme al marito é tra i nostri più vicini amici) che mi ha parlato di questo paese a me fino ad allora sconosciuto e del relativo servizio meteorologico nazionale per il quale lei lavorava.
Dal mio ritorno in Italia ne parlai subito con Silvia e come spesso ci succede ci siamo fatti subito un po’ trasportare dall’idea… come quella volta in cui Silvia aveva iniziato a studiare i rudimenti di arabo o tedesco… ma questa volta sembrava in qualche modo diverso. La città in cui io avrei potuto trovare lavoro era quella della sede dell’SMHI (il servizio meteorologico), ossia Norrköping. Per Silvia non c’erano problemi visto che di ospedali ce ne sono un po’ dappertutto. Nel momento in cui Silvia, passati 15 minuti dall’invio di una sua mail di richiesta informazioni, ricevette risposta positiva dal primario dell’ospedale della città, capimmo che questa volta qualcosa sarebbe successo, eravamo un passo più vicino alla meta.
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Avete avuto bisogno di un periodo di adattamento ?
Quando ci siamo trasferiti in Svezia, Silvia ha iniziato a lavorare fin dal primo giorno come specialista nell’ospedale della città. Per me le cose invece sono andate un po’ più a rilento ma non posso assolutamente lamentarmi. Io sono arrivato ufficialmente in città un paio di mesi dopo mia moglie, perché nel frattempo ho avuto l’opportunità di partecipare ad un programma di ricerca applicata nel settore dei tornado negli Stati Uniti (VORTEX-2), girovagando per cinquanta giorni a fianco a fianco dei migliori ricercatori al mondo. Devo dire che in quel momento, forse il più duro per noi e soprattutto per Silvia che da sola ha dovuto iniziare l’avventura svedese, è stato difficile stare lontani per così tanto tempo, ma devo dire che é stata un’esperienza fantastica di quelle che si fanno una volta nella vita, una di quelle cose che un giorno potrai raccontare a tuo figlio.
Una volta sbarcato anch’io in terra scandinava, o meglio trasferitovi in automobile, é iniziato per me il “periodo creativo”. Infatti non c’era l’imminente possibilità di lavorare come meteorologo ma non per questo sono rimasto con le mani in mano e mi sono dato da fare.
Ho aperto una partita iva svedese che qui si chiama “enskild firma” e con quella ho fatto qualche lavoretto sul web oltre ad impiegare parte del tempo a studiare la lingua svedese. Il lavoro di meteorologo é arrivato a fine aprile del 2010, dieci mesi dopo il mio arrivo in Svezia. Ma prima di proseguire la mia carriera di meteorologo, avevo avuto anche il tempo per gettare le basi per una nuova attività che vedrà la luce proprio il prossimo inverno con l’organizzazione della prima edizione di un viaggio a caccia di aurore boreali nel grande nord della Svezia (www.northern-lights.it).
Adesso in che cosa consiste il tuo lavoro?
Oggi sono assunto a tempo indeterminato presso l’SMHI (Swedish Meteorological and Hydrological Institute) e lavoro nel settore della marina in quello che in gergo si chiama “Ocean Routing”. In pratica il nostro lavoro consiste nel fornire alle navi commerciali le migliori rotte oceaniche in funzione delle condizioni meteorologiche previste. Abbiamo un duplice obiettivo: evitare che le navi dei clienti finiscano nei guai (ad esempio dentro un ciclone tropicale o in mezzo ad onde troppo alte) e far loro risparmiare carburante sfruttando correnti, onde e venti. Siamo tra i leader al mondo in questo settore, che vede solo quattro-cinque competitors al mondo ed i nostri clienti spaziano dall’Europa all’Asia.
Quando devi “guidare” una petroliera di 330 metri di lunghezza in mezzo a due uragani che impazzano in Atlantico é proprio una bella sfida, anche piena di responsabilità… amo il mio lavoro e lo trovo molto stimolante, ogni giorno diverso ed in continua evoluzione per essere sempre all’avanguardia ed offrire ai propri clienti il meglio.
Hai cambiato molto il tuo stile di vita da quando sei in Svezia ?
Ci sono alcune cose che vale la pena sottolineare: d’estate vado al lavoro in bicicletta, d’inverno uso il tram o una bella passeggiata di 25-30 minuti e comunque se scelgo di prendere l’auto mi bastano cinque minuti esatti.
Al lavoro ci si aiuta molto tra colleghi e quanto tutti hanno terminato le previsioni in turno (che possono arrivare anche ad un centinaio di navi al giorno) si può andare tutti a casa. Alle 16.30-16.45 quasi sempre abbiamo finito e d’estate addirittura l’orario viene ridotto alle 16.15 per poter godere della luce e del bel tempo il più possibile.
Quali le principali differenze nella filosofia di vita e nel tenore di vita fra Italia e la Svezia?
Le differenze sociali sono molto meno marcate in Svezia. Non è un paese adatto per coloro che vogliono far soldi ed arricchirsi. Perché qui più guadagni, più paghi di tasse, tanto che ad un certo punto non ne vale la più pena. E’ proprio una filosofia di vita… spesso invece succede che più si ha, più si vorrebbe avere e quando i soldi iniziano ad arrivare è difficile fermarsi ed accontentarsi e così subentra una specie di corsa inarrestabile dove i primi a farne le spese sono il tempo libero e gli affetti. In Svezia, parlando in termini generali, non ci sono tanti poveri e nemmeno tanti ricchi, possiamo dire che tutti stanno più o meno bene.
Ed è proprio quello che cercavamo: un buon lavoro che permetta di dare ai tuoi figli tutto quello che a suo tempo noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori (cosa che attualmente non sarebbe stata possibile in Italia) ed una buona dose di tempo da dedicare al non-lavoro inteso come tutto quello che viene dalle 16.30 alle 8 del mattino successivo.
Un’altra differenza è il fatto che in Svezia ci sono pochi segreti in genere. Altroché leggi sulla privacy (che poi si possono aggirare o dalle quali è difficile difendersi), se voglio sapere chi abita vicino a me o quanti soldi prende il mio capo ufficio lo posso fare, tutto è pubblico, alla luce del sole. Qualcuno borbotterà sicuramente e questo discorso non gli andrà a genio… ma perché dovrei temere se qualcuno vuole sapere quanto guadagno quando pago le tasse e lavoro rispettando la legge? Ripeto questo Paese non è per tutti… ci sono regole e filosofie di vita che non si adattano a tutti. Per questo prima di dire “voglio anche io trasferirmi in Svezia”, bisogna pensare e ripensare ad un sacco di cose prima di pentirsi o ritrovarsi ad imprecare contro qualcosa o qualcuno.
Cosa ti affascina maggiormente del loro stile di vita ?
Le famiglie giovani con uno o più bambini piccoli che si vedono dappertutto, dal supermercato al ristorante, dall’IKEA ai musei. La Svezia è un paese a misura di bambino, dove la famiglia è supportata ed aiutata. Da quando siamo arrivati in Svezia (un anno e mezzo fa) se penso alla nostra cerchia di amici italo-svedesi più stretti si contano due nascite e tre bimbi in cantiere !
Ti è capitato qualche episodio curioso legato ai costumi svedesi?
Quando inizi a lavorare o a studiare alla scuola di lingua e tutti i colleghi/insegnanti ti dicono che ci sono due pause “fika” al giorno rimani un po’ stordito. Fika vuol dire in pratica pausa caffè.
Ma poi quando racconti agli amici a casa in Italia che fai ”fika” due volte al giorno al lavoro ci si sbellica tutti dalle risate!
Un’altra cosa che mi ha lasciato basito l’ho scoperta nel portare i bambini all’asilo: se il bimbo si addormenta dentro il passeggino le insegnanti suggeriscono di lasciarlo dormire fuori all’aperto finché non si sveglia anche in inverno con meno 10!!!
Questa esperienza ti ha aperto a nuove prospettive di vita impensabili in Italia ?
La voglia di mettere su famiglia appunto. Le nostre condizioni di vita e la sicurezza che qui abbiamo raggiunto ci hanno permesso in un anno e mezzo di fare passi da gigante come quello di iniziare l’avventura della costruzione di una casa e quella di “mettere in cantiere” un bimbo. Come dire che casa e famiglia sono adesso al centro dei nostri obiettivi. Penso che siamo arrivati in Svezia con l’età giusta ed il giusto bagaglio di esperienze che ci hanno permesso di trovare un ottimo impiego.
Avete ancora contatti con l’Italia e gli Italiani?
Prima di partire abbiamo deciso di aprire un blog proprio per mantenere i contatti con tutti gli amici e i parenti. Sapevamo che sarebbe stato difficile scrivere o telefonare a tutti e così oggi One Way to Sweden (http://onewaytosweden.blogspot.com) rappresenta il nostro punto di contatto principale.
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Grazie ad internet ed a Skype la vita dell’emigrato è decisamente più semplice al giorno d’oggi, tuttavia tra la cerchia di persone che frequentavamo in un modo o nell’altro in Italia, non sono molti quelli che hanno mantenuto un atteggiamento solidale. Spesso è anche così che ci si accorge del vero valore di un legame d’amicizia.
La nostalgia per il Bel Paese si manifesta anche tra chi come voi ha avuto un espatrio così felice ?
Sentiamo una certa mancanza di contatto “fisico” (che non sia una webcam via Skype) con amici e parenti, o sottoforma di qualche cibo che non é facile trovare come ad esempio le salsicce, tutti i salumi nostrani, il poter bere un bicchiere di vino a pasto sul posto di lavoro, il sedersi al ristorante e sentire il proprietario snocciolarti una lista di piatti succulenti, qualche grado di temperatura in più durante l’estate. Ma sono cose a cui si può sopravvivere tranquillamente e che se messe sul famoso piatto della bilancia non bastano per spostare il peso dalla parte italica.
Come ti sembra l’Italia vista da un paese così diverso come la Svezia?
Nell’era di internet é facile tenersi aggiornati su quello che succede in giro per il mondo. E così tra i miei links preferiti di Internet ci sono sempre le prime pagine dei quotidiani italiani, sia nazionali che locali di Veneto e Friuli. A volte però possono passare anche due o tre giorni senza che vada a leggere cosa stia succedendo. Spesso però sono le stesse notizie a tenermi lontano, perché sempre più spesso i mass media tendono ad occuparsi di argomenti futili che riguardano gli “interessi” personali di qualche politico di turno o di argomenti di cronaca nera (omicidi, corruzione, incidenti), piuttosto che dei veri problemi della gente. Così a volte l’Italia mi sembra lontana, molto lontana e tutto arriva alle mie orecchie come ovattato. Spesso mi dispiaccio per qualche amico o qualche persona cara che vorrei aver vicino, che vorrei portare via da tutto questo, ma spesso mi rendo conto che la Svezia e l’emigrare all’estero non è per tutti e allora mi metto l’animo in pace e leggo qualche altra notizia in svedese.
In un Paese così freddo si lavora e basta o si ha tempo anche per coltivare qualche passione e una vita sociale ?
Mi sono portato in Svezia alcune delle mie piante grasse ma devo dire che il clima qui non è proprio l’ideale tuttavia riescono a sopravvivere abbastanza bene. Mi piacerebbe costruirmi una bella serra nel giardino della nuova casa… un’altra cosa che mi piacerebbe comprarmi e sistemare nella nuova casa è un tavolo da ping-pong. Per quanto riguarda gli sport abbiamo scoperto il badminton, uso molto la bicicletta, giochiamo a tennis e vorrei provare almeno una volta il curling.
Vita sociale? La nostra vita sociale è decisamente più viva da quando siamo arrivati in Svezia. Tutti i weekend e spesso anche durante la settimana usciamo assieme ad amici svedesi, italiani o di altra nazionalità o ci invitiamo reciprocamente a casa.
Se doveste tornare in Italia quanto vi mancherebbe la Svezia ?
Ora come ora il nostro ritorno in Patria é difficile o per lo meno non rientra nei piani dei prossimi anni. La costruzione della casa, un ottimo impiego a tempo indeterminato e l’ambiente in cui potrà crescere il nostro futuro bimbo sono condizioni che purtroppo non sono disponibili in Italia al momento. Se comunque per qualche motivo dovessimo rientrare (mai dire mai) mi mancherebbero molte cose tra cui il contatto con la natura, la tranquillità, il rispetto per gli altri e per le regole in generale, l’organizzazione presente un po’ ovunque, la neve e il freddo secco dell’inverno, le interminabili notti estive, il cielo blu nelle giornate serene, le luci di Natale e… le alci, oltre ovviamente alla nostra nuova casa.
A cura di Raffaele Ganzerli