Emma e la sua vita in Egitto

Emma Interesse, dall’Italia all’Egitto, un viaggio che non solo l’ha condotta lontano dalla sua terra, ma che l’ha portata anche a crescere, a sentirsi finalmente adulta e ad affrontare gli ostacoli della vita in una terra dove c’è ancora molta discriminazione nei confronti delle donne europee, ma dove ha anche avuto la possibilità di realizzarsi da un punto di vista professionale. “Il mio consiglio è quello di osare nella vita, di essere coraggiosi, di rompere gli schemi, sperimentare, conoscere e confrontarsi”.

Emma raccontaci rapidamente il tuo percorso, dall’Italia all’Egitto:

Beh, non facile da sintetizzare ma ci proverò. Dopo essermi laureata in lingua araba nel 2009, ho vinto una borsa di studio per l’Egitto della durata di tre mesi. Nonostante le cose non siano andate esattamente come mi aspettassi (scarsa o addirittura nulla organizzazione per la borsa di studio, niente lezioni per gli stranieri, ecc.) sono rimasta in qualche modo colpita e affascinata da questo mondo e sin dall’inizio ho capito che non sarebbe stata la mia prima ed unica volta in Egitto. Così dopo una lunga e attenta riflessione a febbraio del 2013 ho deciso di trasferirmi.

In Italia di cosa ti occupavi?

In Italia ho insegnato lingue nei centri di formazione professionale, ho dato lezioni private, ho tradotto due romanzi per una casa editrice ed ho lavorato come interprete e traduttrice per aziende e clienti privati.

Vivere a Il Cairo: Emma Interesse egitto

E ora in Egitto?

Al momento in Egitto insegno lingua inglese in una scuola privata internazionale e insegno teoria e prassi della traduzione (arabo-italiano) all’Università di Alazhar (Cairo).

Qual è l’iter che hai seguito per trovare questa occupazione?

Ho seguito l’iter più classico del mondo: mi sono armata di tanti cv tradotti in inglese e francese e ho fatto numerosi colloqui. Dopo un mese di ricerche e contatti ho trovato queste due occupazioni.

Quali sono le differenze sostanziali tra l’Italia e l’estero per quanto riguarda il settore dell’insegnamento?

La differenza sostanziale è che mentre in Italia ero considerata soltanto una delle tante laureate senza prerequisiti, qui finalmente mi sono sentita apprezzata e non sminuita. Sono inoltre molto soddisfatta anche sul piano economico: ricevo uno stipendio che effettivamente mi ricompensa di quello che faccio e di quanto valgo. Qui mi sono finalmente sentita un’adulta che ha un peso e un ruolo importante nella società e non più una povera ragazzina sfruttata dai padroni e senza possibilità di scelta.

Una differenza decisamente abissale! Ma tornando alla tua professione, quale aspetto dell’insegnamento preferisci?

Sicuramente preferisco insegnare all’università piuttosto che in una scuola. All’università traggo maggiore soddisfazione dagli studenti, perché hanno scelto di proseguire gli studi e quindi sono quasi sempre partecipi e attivi, mentre gli alunni sono decisamente meno motivati e interessati e quindi i rimproveri e i richiami all’ordine sono senz’altro più numerosi. Per quanto riguarda le materie d’insegnamento, sicuramente amo molto insegnare teoria e prassi della traduzione, ma personalmente preferisco praticare questa attività (cioé fare la traduttrice) piuttosto che insegnarla. Per cui la mia materia preferita da insegnare è senz’altro lingua ed espressione orale, perché ho la possibilità d’interagire maggiormente con gli studenti, conoscerli meglio, instaurare un rapporto più stretto e soprattutto posso variare con le attività didattiche, rendendo la lezione più coinvolgente e interessante, cosa che putroppo non può avvenire allo stesso modo nelle lezioni di traduzione.

Vivere a IL CAIRO egitto

Quali sono i lati positivi dell’insegnare all’estero?

Ovviamente non posso generalizzare, ogni Paese ha le sue peculiarità e caratteristiche sul modo di organizzare e concepire il lavoro. Il sistema didattico egiziano purtroppo lascia molto a desiderare, probabilmente molti insegnanti non hanno nemmeno una formazione didattica e ritengono che sia sufficiente conoscere bene la materia per poterla insegnare. In Europa (in Italia, non direi) in generale abbiamo una migliore formazione didattica e conseguentemente siamo molto più apprezzati degli insegnanti egiziani, siamo più richiesti e anche meglio trattati e pagati. Alcune famiglie egiziane ricche sono disposte a spendere anche alte cifre di denaro, pur di avere l’insegnante straniera (europea o statunitense) e per la scuola o l’università è motivo di vanto e prestigio poter disporre di veri professionisti.

Che idea hanno dell’Italia in Egitto?

Al di là del trittico pasta-pizza-mafia, gli egiziani non sanno molto sul nostro Paese, al limite i più colti hanno qualche nozione di storia e quindi apprezzano l’Italia sul piano artistico-culturale. Tuttavia, se non hanno avuto la possibilità di visitare il Paese o almeno d’interagire con gli italiani, gli stereotipi regnano sempre sovrani. E mi permetto di aggiungere che purtroppo la situazione si presenta uguale anche se rovesciata: se chiedessimo ad un italiano che pensa dell’Egitto si fermerebbe al tristissimo stereotipo piramidi-islam-arretratezza culturale.

Come vivono la quotidianità gli egiziani?

Dipende dalla classe sociale di appartenenza. Se parliamo della high class, il loro stile di vita è senz’altro molto simile a quello europeo. La classe media egiziana conduce una vita piuttosto semplice e tranquilla: la mattina vanno a lavoro, rientrano a casa verso le 16, preparano un pesante e abbondante pasto e poi trascorrono il resto della giornata a chiacchierare in casa o nei caffè. Inoltre, nelle zone molto popolari, in genere ogni famiglia acquista un palazzetto e su ogni piano vive un nucleo familiare: genitori al primo piano, figlio sposato al secondo piano, nonni al terzo o comunque vivono molto vicino l’uno all’altro e quindi stanno insieme quasi come se abitassero sotto lo stesso tetto. Il fine settimana (venerdì e sabato) gli uomini vanno in moschea per la preghiera collettiva di mezzogiorno e poi si esce o si va a trovare parenti ed amici. Per quanto invece riguarda i giovani, solo quelli davvero ricchi possono concedersi un fine settimana all’occidentale (cinema, ristorante e discoteca). La maggior parte dei ragazzi passeggia per strada senza una meta fissa e il massimo del lusso è concedersi una focaccina al chioschetto dell’angolo, accompagnato da una bottiglia di coca cola.

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Raccontaci qualcosa sul posto…

L’Egitto ha qualcosa di magico, è una sensazione difficile da spiegare per chi non l’ha mai provata. Nonostante gli innumerevoli difetti, disagi e differenze rispetto all’Italia o all’Europa, nonostante il pressapochismo con cui la gente affronta i problemi e la vita, nonostante la sporcizia, l’inquinamento e il chiasso delle strade, è una terra dalla quale non riesci a staccarti. Vivere in Egitto è come essere innamorati di una persona: sai bene che quella persona non è perfetta, è tanto diversa da te, ti fa innervosire, in certi momenti vorresti mandarla a quel paese… Ma poi…quando ne sei lontano ti manca immensamente e non vedi l’ora d’immergerti di nuovo nel suo meccanismo infernale ma affascinante.

E gli aspetti negativi?

Il popolo egiziano è molto caldo, affettuoso, mediterraneo, ti riempie di attenzioni, di premure, quando sei a casa loro non ti trattano come un ospite, ma come un membro della loro famiglia, ti fanno tante domande sul tuo Paese e sulla tua cultura e si possono stringere forti legami d’amicizia. Per quanto riguarda gli aspetti negativi mi viene in mente il proverbio: “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. Qui bisogna saper selezionare le amicizie e le conoscenze molto più accuratamente che altrove, perché dietro un atteggiamento di apparente amicizia da parte di un’amica, si potrebbero nascondere dei secondi fini, come quello di volerti appioppare suo fratello come fidanzato o marito (!!!) oppure una persona furba e maliziosa che intende sfruttarti.

Di fronte agli ultimi avvenimenti accaduti in Cairo, gli italiani presenti sul posto come hanno reagito? E come è cambiata la vita di voi expats?

Gli italiani in Egitto hanno reagito diversamente agli eventi politici: i più pavidi hanno immediatamente abbandonato il Paese, altri hanno abbandonato le “zone calde” e si sono trasferiti in altri quartieri o addirittura in altre città e altri ancora (soprattutto i veterani) hanno reagito senza scomporsi e hanno continuato a condurre la loro vita quasi come se non fosse successo niente. L’unico vero problema è il coprifuoco, che limita molto la vita sociale serale e costringe gli italiani a incontri pomeridiani con gli amici che devono concludersi entro un certo orario. Per il resto, sembra che tutto sia uguale a prima.

Come e in cosa è cambiata la tua vita da quando sei in Egitto?

La mia vita è cambiata profondamente da quando sono qui. Innanzitutto, per la prima volta nella mia vita mi sono finalmente sentita grande, ho affrontato le gioie e i dolori dell’essere adulti, come affittare un appartamento, essere indipendente, essere responsabile nella gestione del denaro e della casa. Questi sono tutti gli aspetti positivi, ma ovviamente ce ne sono anche di negativi, come avvertire la mancanza della propria terra, della strada di casa, dei genitori, dei parenti, degli amici. È una sofferenza e una malinconia strana, perché nessuno mi ha certo ordinato di andarmene, è stata una mia scelta, ma si sa, ogni scelta comporta delle conseguenze e qualunque decisione prendiamo nella nostra vita comporterà sempre e comunque lati positivi e negativi.

Tu in quanto donna, sei mai stata discriminata? Quali sono le difficoltà contro cui ti sei scontrata fino ad ora?

Sì, sono stata discriminata tante volte in quanto donna. Purtroppo gli egiziani hanno un’immagine molto stereotipata delle donne europee, imputabile probabilmente al cattivo cinema statunitense in cui le protagoniste dei film si concedono agli uomini senza troppe riflessioni. E così, se passeggi tranquillamente per strada senza dare fastidio a nessuno, troverai sicuramente qualcuno che si avvicina e comincia a fare il cascamorto. In questo caso un rifiuto deciso e sicuro può essere sufficiente ad allontanare il presunto pretendente. Ma la peggiore categoria di uomini è senz’altro quella dei tassisti. Che mi venga perdonato l’uso di una metafora non molto elegante, ma comunque efficace per descrivere il loro atteggiamento: assomigliano a dei cani di strada che non mangiano da una vita e si accontenterebbero di qualunque cosa pur di mangiare, poco importa se la qualità del cibo è buona o scadente. Quindi non importa se sei una bella ragazza o un mostro ambulante: l’importante è che sei europea e quindi, dal loro punto di vista, facile. Ovviamente non tutti gli uomini egiziani sono così, ho conosciuto tante persone cordiali e rispettose, con cui non ho avuto nessun tipo di problema ma purtroppo, mi duole dirlo, la maggior parte degli uomini è così.

In Italia ormai c’è la fuga delle professionalità. Se ne avessi la possibilità, c’è qualcosa che ti indurrebbe a tornare?

Se l’Italia mi garantisse lo stesso trattamento professionale che mi offre l’Egitto, probabilmente ci penserei, ma dato che questa è pura utopia, non trovo un’altra ragione per tornare.

In base alla tua esperienza, che consiglio ti senti di dare a tutti coloro che leggeranno la tua esperienza di vita?

Il mio consiglio è quello di osare nella vita, di essere coraggiosi, di rompere gli schemi, di osare, sperimentare, conoscere e confrontarsi. La cosa più bella che mi ha regalato quest’esperienza è avere uno sguardo più critico e spero più obiettivo nei confronti della vita. Attraverso il confronto con questo mondo così lontano e così diverso, ho capito e conosciuto meglio la mia cultura con tutti i suoi pregi e difetti. Ma soprattutto ho potuto conoscere meglio me stessa, capire finalmente chi sono e cosa voglio.

Emma Interesse

emmainteresse@yahoo.it

 

Nicole Cascione