Da Torino a Vancouver: una famiglia italiana in Canada

Rosa ed io siamo nati e cresciuti entrambi a Torino da genitori meridionali, con le nostre rispettive famiglie abbiamo avuto sempre dei rapporti piuttosto conflittuali perciò poco più che maggiorenni abbiamo deciso di andare a vivere da soli. Per prendere il diploma lavoravamo alla mattina e andavamo a scuola la sera.

Vivere a Vancouver, CANADA torino

Nel giro di pochi anni abbiamo messo da parte un po’ di risparmi, ci siamo sposati e abbiamo acquistato un bar nel centro di Torino. Gli affari al bar andavano a gonfie vele: in pochi anni, lavorando giorno e notte con devozione e sacrificio, siamo riusciti a incrementare di molto la clientela ma nonostante le soddisfazioni sotto il profilo lavorativo in noi cresceva la voglia di lasciare il nostro Paese.

Sentivamo il desiderio di allargare la nostra famiglia ma sapevamo bene che con il nostro lavoro sarebbe stato impossibile poiché il lavoro teneva occupati entrambi per diciotto ore al giorno. Così, di punto in bianco, abbiamo deciso di vendere il locale, mettere su famiglia e cercarci rispettivamente dei lavori sotto padrone che ci permettessero di crescere i nostri figli. I bambini sono arrivati e il desiderio di lasciare l’Italia, nato in noi diversi anni prima, è diventato sempre più insistente. Pensavamo al futuro dei nostri figli e ci chiedevamo che cosa mai avrebbero potuto fare da grandi forse anche con una laurea in una città come Torino. Ci rispondevamo sempre allo stesso modo, eravamo consapevoli che l’Italia non offrisse più grandi opportunità, la pressione fiscale si faceva insostenibile e la sicurezza pubblica delle città era precaria. Se volevamo cambiare paese lo dovevamo fare presto, finché i bambini erano ancora piccoli ma non sapevamo bene dove andare né come affrontare uno spostamento così importante.

Un giorno, parlando con un’amica di questo nostro progetto, lei ci raccontò che il fratello viveva in Canada da qualche anno e ci suggerì di andare a Vancouver, città che considerava fantastica. La cosa buffa è che non sapevamo neppure dove fosse Vancouver; ciò che subito più ci ha colpito è che i nostri figli avrebbero imparato inglese e francese fin da piccoli, una grande opportunità da offrire a loro e da custodire per il loro futuro.

VIVERE IN CANADA torino

Qualche settimana dopo l’incontro con questa amica ho chiesto l’aspettativa di 3 mesi, in realtà questa pausa mi serviva per temporeggiare perché avevo nel cuore la certezza che non sarei più tornato a Torino.

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Ricordo l’espressione del mio datore di lavoro quando gli comunicai le mie intenzioni, rimase molto perplesso e mi rassicurò garantendomi che, in caso di ripensamenti, la posizione che occupavo sarebbe stata sempre disponibile per me. I nostri amici ci hanno dato dei pazzi, pensavano tutti che si trattasse di un passo un po’ troppo azzardato anche perché sia io che mia moglie avevamo due buoni posti di lavoro ma soprattutto perché lasciare il certo per l’incerto, di questi tempi, sembrava un gesto da incoscienti. In effetti ci voleva coraggio, ma non eravamo spaventati, Rosa ed io eravamo abituati fin da piccoli a cavarcela da soli essendo cresciuti senza appoggi familiari. Nell’arco di tutta la nostra vita è stata la fede a sostenerci e accompagnato da quella fede partivo per Vancouver: non conoscevo nessuno che mi potesse aiutare, nessun appiglio, il mio inglese lasciava a desiderare, ma di una cosa ero certo: avevo assolutamente bisogno di uno sponsor per andar via dall’Italia.

Ho lasciato mia moglie e i bambini da soli a Torino e sono partito per il Canada nell’ottobre del 2007, la mia intenzione era quella di cercare subito un lavoro e per questo mi sono dato un limite di tempo massimo da rispettare, dopo di che, se non avessi trovato nulla, sarei rientrato nella mia città per ricominciare la mia vita da dove l’avevo lasciata.

FAMIGLIA GIGLIOTTI torino

Appena arrivato ho alloggiato in una casa famiglia, una homestay, che era piuttosto lontana dal centro città e mi sono messo subito alla ricerca di un lavoro. Ho sfogliato le pagine gialle e alcune riviste di lavoro ed ho iniziato ad annotarmi dove si trovavano le zone industriali della città e dove potevo trovare aziende di costruzione meccanica di fresatura e tornitura (il lavoro per cui avevo studiato in Italia da ragazzo). Al mattino partivo da casa prestissimo e mi ritiravo la sera, mi recavo di persona sul luogo, bussavo alla porta e chiedevo lavoro proprio come si faceva una volta. Sentivo una grande forza dentro di me, la speranza e la fede erano le mie compagne di viaggio. Con il mio inglese povero di vocaboli cercavo di farmi capire al meglio ma sempre al termine del colloquio, nonostante qualcuno sembrasse interessato al mio profilo professionale, la risposta del responsabile era negativa.

Dopo aver girato a piedi in lungo ed in largo parte della città per tre settimane, una mattina mi sono fermato in un bar per prendere un cappuccino e ho notato che nel locale c’erano alcune insegne in italiano; ho chiesto alla barista se quell’attività appartenesse a dei miei connazionali e lei mi ha risposto che la proprietaria era italiana e che sarebbe arrivata con il marito a momenti.

FAMIGLIA GIOLITTI torino

Mi faceva piacere incontrarli, quando si è in un paese straniero si è sempre felici di scambiare due chiacchiere con qualcuno che parla la tua stessa lingua. Appena arrivati mi sono presentato e ho fatto loro i complimenti per il locale, abbiamo iniziato a parlare di me e dei miei sogni di stabilirmi a Vancouver con la mia famiglia, e di quanto fossimo stanchi del sistema italiano, ormai al collasso. I proprietari del bar si sono mostrati subito molto accoglienti e siamo entrati presto in sintonia. Ho raccontato loro degli innumerevoli colloqui che avevo avuto in quelle settimane e di come la gente era restia e titubante ad offrirsi come sponsor. Abbiamo iniziato a frequentarci, andavo spesso a fare colazione nel loro bar o a comprare la pizza nella loro panetteria, avevamo in comune molte cose, avevo fatto quel loro stesso mestiere per dieci anni e c’era una certa intesa quando si parlava delle problematiche di quel mestiere. La mia ricerca di un lavoro come fresatore e tornitore continuava giorno dopo giorno. Una sera mi invitarono a cena, era ormai più di un mese che mi trovavo a Vancouver. Al termine della cena, con mia grande sorpresa, mi proposero di entrare a far parte del loro staff e si offrirono come sponsor. “Alleluia, Gloria a Dio!”, gridai io a grande voce! Ero certo che il Signore non mi aveva abbandonato, lo sentivo.

La sera stessa ho chiamato mia moglie e le ho detto quanto mi era accaduto, insieme abbiamo ringraziato Dio dell’opportunità che ci aveva donato.

LAVORARE A VANCOUVER torino

Presi i dovuti accordi con i signori ‘’ R’’ e ‘’ F’’ e dopo aver dato la mia pratica in mano ad un avvocato esperto di immigrazione, sono tornato a Torino e con la famiglia ci siamo preparati per il grande spostamento. Con noi solo alcune valige con i nostri effetti personali, qualche foto e i nostri due piccoli gioielli: Serena ed Emmanuel. Abbiamo lasciato Torino nel 2008 e con lei i ricordi di un passato carico di grandi soddisfazioni ma anche di solitudine e sofferenza e abbiamo cominciato a guardare al futuro con occhi pieni della speranza di chi, come noi, ha un unico desiderio: quello di dare un futuro migliore ai propri figli. Sapevamo perfettamente che migrare in un altro Paese, ricominciando completamente da zero e a 40 anni non sarebbe di certo stato semplice (le maggiori difficoltà che si incontrano sono senz’altro quelle della lingua) ma eravamo certi che vedere i bambini felici e perfettamente integrati ci avrebbe ripagato di tutti i sacrifici e ci avrebbe dato la forza di andare avanti. Dal nostro arrivo molte cose sono cambiate, i bambini parlano perfettamente l’inglese, io ho cambiato lavoro altre due volte e mia moglie ha realizzato il suo sogno di aprire un Bed&Breakfast in modo da potersi dedicare alla famiglia e nel contempo lavorare. Il nostro B&B è aperto a studenti di tutti i paesi e abbiamo contatti con persone che arrivano da tutte le parti del mondo per studiare e per lavorare. Manteniamo i contatti anche con l’Italia, ci siamo prefissati di mettere gratuitamente la nostra esperienza al servizio degli altri, cercando per quanto è nelle nostre possibilità, di dispensare consigli utili e pratici a chi ce ne facesse richiesta, consigli che non si possono attingere dalle guide turistiche o sui libri perché fanno parte del bagaglio personale di coloro che sul posto già ci vivono.

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B & B Canada torino

Quest’anno sono tornato in Italia e quando sono atterrato all’aeroporto mi sono sentito subito come un pesce fuor d’acqua quasi come se quel mondo ormai non mi appartenesse più; non è bello da ammettere ma non mi sentivo più a casa, ero un perfetto estraneo nel mio paese di nascita.

Dell’Italia mi manca la storia, l’arte, la cucina, cose che tutto il mondo ci invidia, Vancouver mi piace molto, è una città giovane, in totale sviluppo dove etnie e sapori si mescolano.

Le opportunità di lavoro non mancano e anche se non hai in tasca una laurea qui ti puoi ugualmente fare strada, è sufficiente essere creativi ed avere voglia di mettersi in gioco, talvolta dovrai cominciare con lavori umili di manovalanza ma passati i primi anni poi le cose non potranno che migliorare. Le opportunità, quando sei residente, sono notevoli sotto tutti i punti di vista..

Vancouver è famosa per essere tra le città più vivibili al mondo, il tasso di criminalità è molto basso, le strade sono pulite, ben organizzate, scorrevoli, i servizi molto efficienti e la gente è accogliente e simpatica.

Di cosa mi sono pentito ? Di non essere venuto qui prima!

Cosa ho imparato da questa esperienza? Che le cose impossibili agli uomini sono possibili a Dio, io e la mia famiglia ne siamo una chiara testimonianza!

Andrea e Rosa Gigliotti

http://italianhomestayvancouver.blogspot.com/