Trasferirsi a Formentera: sei mesi in infradito

Intervista a cura di Geraldine Meyer

 

Incontro Antonio durante una pausa pranzo. Iniziamo a parlare della sua storia seduti al tavolo di un bar che si va riempiendo di impiegati e professionisti, sempre di corsa anche quando mangiano.

L’atteggiamento di Antonio è molto rilassato, sorridente e lontano dagli stereotipi da cui sembriamo circondati: uomini e donne con il telefonino sempre all’erta, e il lavoro come argomento principale anche mentre, con una forchetta, infilzano un insipido maccherone precotto.

Con lui parliamo di Spagna e di Formentera in particolare. Antonio conosce molto bene la penisola iberica avendoci trascorso molto tempo in diversi momenti. Questo è il suo racconto di sei mesi vissuti sull’isola.

trasferirsi a formentera

Come ci sei arrivato?

Era da tempo che pensavo ad un periodo sabbatico, lontano da quello che viene definito il logorio della vita moderna. Il caso, ma forse no, ha voluto come destinazione l’arcinota isola di Formentera, ma poteva essere un qualsiasi altro posto della Spagna. Affitto una casa da un mio conoscente e, a metà aprile del 2010, parto.

Ma conoscevi già l’isola?

La conoscevo per averci trascorso qualche vacanza, ma un periodo così lungo, che mi avrebbe portato a viverla sotto altri aspetti, confesso che un po’ mi spaventava.

Come ti mantenevi?

All’inizio ho provato a cercare qualche lavoretto ma, in quei mesi, l’isola mi appare talmente bella e così poco affollata che rinuncio all’idea. Ho fatto qualcosa in ambito turistico ma definirlo un lavoro forse è troppo.

Cioè cosa facevi?

Andavo a prendere al molo i turisti che arrivavano e li accompagnavo alle case che avevano affittato; oppure li accompagnavo a fare qualche gita.

C’è qualcosa che ti ha colpito in particolare?

Ciò che mi è balzato subito agli occhi è il considerevole numero di italiani che vive o ha interessi sull’isola. Bisogna dire che noi italiani, nel corso degli anni abbiamo portato molti soldi all’economia di Formentera e, di conseguenza, abbiamo anche imposto le nostre abitudini. Non di rado si vedono Gazzette dello Sport nelle mani di turisti sempre eleganti e attenti al look, succursali di locali famosi in veste estiva, oppure revival in salsa italiana.

Tipo?

Pensa che qualcuno ha aperto un ristorante di cucina valtellinese.

Ma allora Formentera è proprio così glamour ?

Anche, ma è anche un posto fantastico e per chi vuole uscire dai soliti circuiti turistici le alternative non mancano. La natura è impagabile e quest’isola non ti lascia scampo; tira fuori il meglio e il peggio di ciascuno di noi.

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E a te cosa è successo?

In quei mesi ho imparato a vivere più lentamente, osservando particolari e sfumature di cose e persone. Sembra un concetto esagerato ma, quando non sei legato a orari o semplicemente fuoriesci dalla routine di tutti i giorni, entri in una dimensione quasi astratta, liquefatta, nuova. Almeno a me è successo così. Hai molto più tempo per pensare, e molto più tempo per fare una classifica delle tue priorità nell’immediato.

Di questa esperienza, direi interiore, cosa ti è rimasto quando sei tornato in Italia?

Di questa esperienza mi è rimasta una maggiore consapevolezza di ciò che voglio e un nuovo modo di rapportarmi agli altri e di comunicare con loro. Certo tornare alla vita di tutti i giorni non è stato facile. Ma ho cercato di farlo con lo spirito con cui ho vissuto quei sei mesi.

Ma ti senti un po’ spaesato?

Un po’ sì. Sai, solo per fare piccolissimi esempi, tante cose non le capisco più. Come si fa a litigare, tanto per dirne una, al supermercato per un carrello? Oppure perché quello davanti a te non è scattato appena il semaforo è diventato verde? Non so, non riesco a capirle più queste cose. Anche gli amici che frequentavo prima mi sembrano un po’ lontani. I discorsi che si fanno quando ci si ritrova a cena non li seguo più. Questa è una cosa che mi manca molto di Formentera e della Spagna in genere. C’è un calore umano, un’immediatezza nell’entrare in contatto con gli altri che qui si è persa.

E adesso cosa farai?

Bella domanda. Io lavoro come tecnico di laboratorio e ora mi trovo davanti ad un dilemma: potrei firmare per accettare due anni di mobilità. Due anni a novecento euro al mese per non lavorare. È un rischio, visti i tempi che corrono. Però è anche vero che non mi vedo più a fare quello che faccio. E sto seriamente pensando di utilizzare questo tempo per guardarmi attorno.

E la Spagna è sempre nel tuo orizzonte?

Assolutamente sì. Infatti vorrei aprire un piccolo locale a Barcellona. La Spagna sta attraversando un periodo indubbiamente difficile ma c’è un movimento diverso, un maggiore dinamismo.

Quindi questa esperienza a Formentera ha provocato in te un cambiamento all’interno, profondo?

Sì, mi viene da dire che è stata un’esperienza devastante, nel senso che è cambiato proprio qualcosa di sostanziale. E che può avere delle ripercussioni sul futuro. La decisione che prenderò sarà sicuramente determinata anche dal nuovo modo di sentire che mi è rimasto dentro.

La storia di Antonio sembra una testimonianza vera di una bellissima frase contenuta in un libro splendido e terribile che la dice lunga sui cambiamenti provocati dai viaggi. Il libro è Giobbe di Joseph Roth e in quelle righe lo scrittore fa dire al suo protagonista: “A volte sotto un altro cielo sembra davvero possibile un’altra vita.”

E noi auguriamo la più bella vita possibile ad Antonio.

Per scrivere ad Antonio:

antonio.cribiu@libero.it