Il lavoro che nessuno vuole fare

Tre mesi di ferie, weekend liberi, nessun turno di notte e uno stipendio da 243mila euro l’anno. Sembra il lavoro perfetto, eppure nessuno lo vuole. Siamo in Nuova Zelanda, a Tokoroa, nella regione di Waikato, e la richiesta arriva dal dottor Alan Kenny che – oberato dal troppo lavoro – ha bisogno di dividere il suo studio con un altro medico.

Da oltre due anni, infatti, sta cercando un medico generico ma nessuno risponde al suo annuncio. La storia raccontata dal The Guardian ha subito fatto il giro del mondo. Perché, in un periodo come questo, non accettare un proposta simile sembra quasi un paradosso.

Nello specifico, si cerca un “General practitioner (GP)”, una sorta di medico di famiglia, che nelle zone rurali diventa un punto di riferimento molto importante per le comunità. La cittadina ha solo 13mila abitanti ma le richieste di cure aumentano sempre di più grazie alla clinica messa in piedi dal dottor Kenny, diventata in poco tempo fiore all’occhiello di tutta la regione al punto tale che ad oggi si contano ben 6mila pazienti. Un vanto per il dottor Kenny certo, che però gli impedisce di fare qualunque altra cosa. Addirittura per la troppa mole di lavoro, il medico si è visto costretto a annullare le vacanze più volte. Il problema è che nella zona in cui lavora è molto difficile trovare altri medici o sostituti. La figlia, che studia medicina, aiuta il padre da circa due anni e purtroppo non basta.

Secondo quanto riportato dal Daily Mail, la posizione è rimasta vacante a causa del pesante carico di lavoro e della posizione rurale della clinica: nessuno ha il coraggio e la volontà di intraprendere la stessa vita frenetica dell’uomo. Alan, infatti, deve prestare servizio in tutta la regione perché è l’unico medico nella zona. L’uomo è sempre in viaggio e la fisicità del territorio non lo aiuta di certo: spostarsi anche di pochi metri è un’impresa. Il dottore disperato ha aperto anche una candidatura online circa quattro mesi fa, e ancora una volta nessuno ha risposto. Inoltre si dice preoccupato per il futuro del suo studio: se non riesce a trovare qualcuno che lo aiuti, figuriamoci qualcuno che possa sostituirlo una volta in pensione.

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Tra i deterrenti – come abbiamo detto – ci sarebbe proprio il luogo: Tokoroa è una cittadina rurale e quindi isolata, manca una adeguata scolarizzazione, le attività sociali sono molto poche e la banda larga è insufficiente. Tutti fattori che contribuirebbero, nonostante le condizioni di lavoro vantaggiose e uno stipendio per niente basso (anzi quasi il doppio di quello normale), a far desistere molti medici dal trasferirsi.

In generale, comunque, resta alta la diffidenza a lavorare in zone rurali della Nuova Zelanda. Una ricerca del “Royal New Zealand College of General Practitioners” del 2015, evidenzia infatti che nel 37 per cento delle zone rurali c’è un posto vacante rispetto al 42 per cento di quelle urbane, e che i posti vacanti nelle zone rurali richiedono molto più tempo per essere occupati. Nonostante questo gap, il riscontro di quei giovani medici che hanno lavorato nelle zone rurali pare essere molto positivo. Molti hanno goduto della diversità della pratica e si sono sentiti parte della comunità. Aspetti questi, che non dovrebbero rappresentare un ostacolo, bensì una possibilità di carriera.

Di Enza Petruzziello