Anna e la sua vita a Lipsia

Siamo a Lipsia, seconda città dell’ex Germania dell’est. Culla della letteratura, ha visto tra i suoi abitanti personaggi come Goethe, Bach e Wagner. Teatro anche di manifestazioni politiche importanti come quella che, poco prima della caduta del muro, ha visto riunite 300000 persone che chiedevano la riunificazione delle due Germanie. Da allora ad oggi la città è in continua evoluzione, vivace e accogliente. Tra le cose da vedere il Thomaskirche, chiesa del XV secolo in cui è sepolto Bach che qui è stato maestro di cappella; lo Stasimuseum, edificio in cui operava la famigerata polizia e in cui ora vi è un museo che ne racconta le drammatiche gesta; il Deutsche Bucherei che raccoglie più di cinque milioni di libri e un museo sulla storia del libro; e poi chiese e musei di ogni tipo. Una città ricca di storia ma straordinariamente in continuo cambiamento. Ed è da qui che ci racconta la sua esperienza Anna Costalonga che dal 2008 ci vive dopo aver lasciato il Veneto. Dopo una vita professionale non entusiasmante che l’ha vista fare la traduttrice tecnica, l’insegnante di italiano per stranieri, la colf e l’operatrice di call center, Anna decide di cercare lavoro all’estero. La sua innata passione per i computer e una laurea in inglese e francese sono state la base di partenza. “Ho trovato un annuncio in cui cercavano persone di madrelingua italiana e francese che parlassero benissimo l’inglese. Il tedesco, che allora non parlavo, non veniva richiesto. E questa è stata la molla che mi ha spinto a rispondere all’annuncio.” Dopo un colloquio telefonico e un test linguistico on line, nel giro di un solo giorno ha saputo che era assunta. E dopo tre gironi partiva per Lipsia destinazione IBM. “Volevo cambiare vita – ci dice – e in parte ci sono riuscita. In parte sto ancora cercando la mia posizione nella società tedesca. In ogni caso, solo dopo il mio trasferimento in Germania ho trovato la tranquillità per coltivare i miei interessi e cioè il teatro e l’opera. Quindi direi che per ora l’esperienza è positiva.”

Anna Costalonga, vivere a Lipsia

Ciò che colpisce del tuo racconto è la snellezza delle pratiche per trovare lavoro? È ancora così? Ci parli un po’ del mondo del lavoro in Germania?

Nel mio caso, l’assunzione è stata molto veloce, certo. Non posso dire che sia sempre così, di certo per quanto anche in Germania si parli di “crisi”, in realtà è più facile trovare lavoro che non in Italia. Non credo di dire una novità. È una tradizione ormai consolidata, quella dei lavoratori italiani che emigrano in Germania. La maggior parte, per tradizione, nella gastronomia: questo ha generato un cliché ormai duro a morire, presso la società tedesca. Ma questa può essere solo una mia sensazione.

➤ Costo della vita, pro e contro e molto altro... Scopri come vivere in Germania ! ✔

Che tipo di città è Lipsia?

Lipsia è nella ex Germania dell’Est. È una città molto vivace culturalmente, in diversi settori, senza per forza essere caotica. È una città a misura d’uomo.

Quanto spazio da alla cultura?

Molto. Noto un tentativo di coinvolgere la comunità nella vita culturale, con iniziative simpatiche e molto riuscite (“porte aperte” nei principali teatri ad inizio stagione, ad esempio, o flashmob promozionali e cosi via). Questo per quanto riguarda una cultura diciamo “ufficiale”. Poi ci sono una quantità di iniziative stabili, di spazi espositivi per gli artisti emergenti. In generale, al di là dei mezzi (certamente affittare uno spazio qui ha un costo oggettivamente inferiore che in Italia), noto una “voglia di fare”, soprattutto un entusiasmo, un’apertura a proposte e a idee che in Italia verrebbero subito bocciate come non ortodosse.

Fermo restando che tutto dipende dal tenore di vita che uno ha, è una città cara?Puoi darci qualche esempio?

No, non è assolutamente cara, rispetto agli standard italiani e anche rispetto agli standard della Germania dell’Ovest. Gli affitti sono nettamente più bassi, grazie alla grande quantità di case sfitte. Certo, ci sono molti edifici da restaurare, le tracce dell’immobilismo del fu regime della DDR si possono ancora toccare con mano. Ma questa, a posteriori, è stata anche la sua fortuna.

Anna Costalonga, vivere a Lipsia

Qual è l’aspetto che ti piace di più di questa città?

Ci sono molti aspetti che mi hanno colpito fin da subito. Ad esempio, la voglia di rinascere, di riprendersi dopo la stagnazione economica e sociale del regime, e lo si vede dalla velocità con cui vengono restaurati i vecchi edifici, le “rovine”, ma anche dalla quantità di eventi culturali, dal basso e dall’“alto”

Hai avuto difficoltà all’inizio ad ambientarti?

Certamente c’è stata un po’ di difficoltà, per la lingua soprattutto: quando sono arrivata qui, sapevo scrivere, ma non sapevo ancora parlare né tanto meno comprendere. Oggi riesco a parlare normalmente di tutto più o meno, e questo aiuta. Devo dire che la difficoltà è stata rapidamente superata dalla mia curiosità nei confronti di questa città.

Quando ti viene a trovare qualche amico da fuori, quali sono le cose che non manchi mai di far vedere?

Ah be’, la chiesa di Bach, la Thomaskirche! La casa di Mendelssohn, e la casa di Schumann, nonché il locale preferito di Robert Schumann, lo storico Coffee Baum. Non faccio mistero di essere una musicofila, quindi purtroppo per i miei ospiti, questi sono i primi posti a cui penso.

Ci sono molti stranieri che vivono a Lipsia?

Direi di sì. Lipsia in fondo è una città multietnica. Ci sono turchi, ucraini, coreani, cinesi, giapponesi, indiani, sudamericani, cechi, polacchi, inglesi, francesi e italiani.

Vivere a Lipsia

Come definiresti l’accoglienza dei tedeschi? Problemi di integrazione ce ne sono?

Mi fai una domanda…I problemi di integrazione ci sono sempre. Sono problemi diversi da quelli a cui noi siamo abituati. Da noi il problema dell’integrazione va di pari passo con i problemi della clandestinità e purtroppo della criminalità, In Germania, come si sa, l’emigrazione è un fatto di lunga data. Nel quartiere dove vivo io, ad esempio, ci sono turchi o ucraini che vivono a Lipsia da quasi vent’anni, e hanno una posizione regolare e una vita normale. L’integrazione è un processo biunivoco, deve esserci volontà di coesione e scambio da parte degli ospitanti certo, ma anche da parte degli ospitati. Credo che a livello statale si cerchi questo in numerose iniziative sociali, soprattutto nei quartieri a più alta densità di stranieri. Ma la vera integrazione può nascere solo dal basso e forse anche qui – dove comunque c’è una situazione anni luce più avanti rispetto all’Italia – sarà possibile in un futuro molto lontano. Infine, più che di problemi, parlerei di situazioni quasi paradossali, di cui la più vistosa che percepisco è ad esempio il “conflitto” tra le sacche di tedeschi che vivono del sussidio di disoccupazione e la quantità di stranieri che invece trovano sempre da lavorare. E qui mi fermo.

Come cercare lavoro in Germania? Scoprilo nella nostra guida! ✽

Cosa dicono dell’Italia in Germania?

I tedeschi che incontro non parlano quasi mai male dell’Italia, tuttavia sono costernati che l’Italia sia un così gran bel paese governato da lestofanti e briganti.

Ha colpito anche lì la crisi?

Sì, certo. Ma vedi, la Germania ha le spalle larghe grazie a una legislazione sociale che protegge le fasce più deboli. Ti faccio un esempio: dal mio stipendio lordo vengono detratti mensilmente 800 euro, ma vivo da sola e non ho famiglia né bimbi da mantenere. Se fossi una madre sola con figlio a carico ad esempio, a parità di lordo, ne verrebbero detratti 400 al posto di 800. Voglio dire: la pressione fiscale è proporzionale alla capacità economica e sociale del contribuente. È solo un aspetto che però aiuta a creare una certa sicurezza, una certa difesa del lavoratore, soprattutto in tempi in cui si parla così tanto di crisi.

Dimmi la cosa che apprezzi di più di questa città e quella che proprio non riesce a piacerti.

La civiltà e la rilassatezza nei rapporti interpersonali. La cosa che proprio non riesce a piacermi? Mah, forse che non ci sono le tapparelle….scherzo, ma non mi viene in mente niente di detestabile.

Anna Costalonga, Lipsia

Ti senti ormai di casa o conservi, da qualche parte, un elemento di estraneità?

Sono italiana, e sono straniera. Conservo con orgoglio certe particolarità tipicamente italiane che ho scoperto in me solo dopo essermi trasferita. Sono una straniera in un paese straniero, per dirla così. Ma non sono l’unica straniera, e questo mi consola. Forse, a ben pensare, mi sentivo straniera anche quando mi trovavo in Italia. È stato come se non mi sentissi italiana in Italia e una volta trasferita in Germania, di nuovo italiana. Come a dire che è nella mancanza di quello che abbiamo lasciato che se ne percepisce l’esistenza o meglio, la qualità.

Come la vedi l’Italia da lì?

Male. Un paese pieno di persone preparate, in tutti i settori, che è tornato di nuovo a essere una nazione di migranti. Migranti: si fa un uso quasi eufemistico di questa parola, mi pare, in Italia, per indicare gli extracomunitari che cercano fortuna qui. Ma i migranti siamo innanzitutto noi.

Il profilo di Anna su Facebook:

www.facebook.com/annacostalonga1

 

A cura di Geraldine Meyer