Angela: a 60 anni ho seguito l’amore e mi sono trasferita in Belgio

A cura di Maricla Pannocchia

Da sempre amante del cambiamento, quando degli amici le hanno presentato un uomo del Belgio, Olivier, con il quale è scoccato il classico colpo di fulmine, Angela non ci ha pensato due volte a trasferirsi a Brabant Wallon, da lui. “Sono stata fortunata perché, essendomi trasferita a casa di mio marito, non ho dovuto cercare casa”, racconta la donna, “Credo che il problema dell’alloggio, per chi vuole venire qui, sia legato principalmente alla richiesta, piuttosto comune, del dover dimostrare di avere un lavoro fisso. Forse, se si è da soli, conviene alloggiare nei pensionati per studenti e mettersi in regola.”

Una delle sfide principali che Angela ha dovuto affrontare riguarda l’apprendimento della lingua, “Per fortuna, dove vivo io, è sufficiente sapere l’inglese e nel mio lavoro in un negozio di scarpe, che si trova in un centro commerciale, è sufficiente. I clienti, anzi, adorano il mio accento italiano!”

A chi vuole trasferirsi in Belgio, Angela consiglia di provarci, purché si abbia voglia di fare. “La vita qui non è molto diversa da quella in Italia”, spiega la donna, “Ma, forse, è più rilassante, più ‘cool’”. La donna, appassionata scrittrice, ha appena dato alle stampe il suo primo romanzo e sta lavorando al secondo. “Per il futuro, vorrei che la mia vita continuasse così”, dice Angela, “Forse vorrei trovare il modo di tornare più spesso in Italia ma, per il resto, sono proprio felice.”

Ciao Angela, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, mi chiamo Angela Cavazzuti, ho 60 anni, sono nata a Modena e ho vissuto in Emilia Romagna fino a 9 anni fa.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia e come sei finita proprio in Belgio?

Non aveva mai pensato di lasciare l’Italia. Certo, nella mia vita ho cambiato molte residenze in diverse regioni ma, ultimamente, vivevo in un paesino di montagna dell’appennino modenese, lavoravo nella pubblica amministrazione e conducevo una vita davvero appagante e serena.

Poi, una coppia di amici d’infanzia che vivono in Belgio, mi ha presentato Olivier e c’è stato il colpo di fulmine. Tutto ha vacillato.

Dopo sei mesi di conoscenza intensa, abbiamo deciso di non perdere tempo e di gettarci nell’avventura: alla nostra età ogni giorno è prezioso!

Ci siamo sposati ed io mi sono trasferita qua, da lui. È stata una scelta quasi obbligata, perché lui ha una figlia, ai tempi adolescente, nata dalla precedente relazione e, ovviamente, non voleva allontanarsene.

Così, in quattro e quattr’otto, ho lasciato tutto, lavoro, famiglia e amici e sono partita per Villers-la-Ville, dove abito tuttora: si tratta di un piccolo villaggio di campagna immerso nel verde del Brabant Wallon, famoso per la sua bellissima abbazia cistercense.

Come hanno reagito amici e parenti davanti alla tua decisione?

Famiglia e amici erano un po’ preoccupati, ma solo per il fatto che conoscevo Olivier da pochi mesi. Per tutto il resto, invece, mi conoscono e sapevano che me la sarei cavata senza problemi. Hanno dunque cercato di mascherare la propria ansia e la tristezza per il mio allontanamento, mostrandosi felici per me.

Come ti sei organizzata prima di partire?

Tutto è successo in frettissima. Mi sono licenziata, ho lasciato tutto ciò che possedevo a casa da mia mamma e ho conservato solo quello che sono riuscita a portare con due viaggi in auto. Ogni volta che torno riscopro le mie cose e porto qua qualcos’altro.

Ho sempre amato il cambiamento e l’avventura: non ho avuto alcun dubbio!Mi sono gettata nella mia nuova vita a capofitto. Ovvio, mi pesava lasciare la mia famiglia e gli amici di una vita, ma quando l’amore chiama….

Hai avuto qualche difficoltà?

Ovviamente le cose si sono rivelate più complicate del previsto. Prima di tutto ho dovuto apprendere la lingua.

Il Belgio è un po’ particolare perché ha 3 lingue ufficiali: il francese, l’olandese e il tedesco. Anche se quest’ultimo è meno diffuso, sarebbe utilissimo conoscere almeno le prime due.

Spesso, infatti, a seconda di dove si abita, per poter lavorare sono richieste entrambe.

Io, per fortuna, vivo nel Brabant Wallon, dov’è sufficiente parlare francese.

Resta il fatto che, quando sono arrivata parlavo solo italiano (con Olivier comunicavamo in inglese). Ho frequentato un’ottima scuola di lingue per stranieri, che mi ha permesso di iniziare ad integrarmi.

Un altro dubbio che non mi ero posta era la frequenza con la quale avrei potuto tornare a casa. Con l’aereo ci vogliono poco meno di due ore e la vedevo una cosa semplicissima. Purtroppo, lavorando, si è rivelato invece assai complicato. Onestamente questo mi pesa molto. Mi sto perdendo tutta la vita quotidiana della mia famiglia e mi sto allontanando dai miei amici storici, la sola cosa per cui soffro tanto.

Di cosa ti occupi e come sei stata accolta dalla gente del posto?

Una volta imparata la lingua ho cercato un lavoro. Purtroppo, ho un diploma da insegnante elementare e, nonostante io lo abbia fatto tradurre e riconoscere in Belgio, non ho potuto ovviamente servirmene. Come avrei potuto insegnare in una scuola con una conoscenza basica della lingua?

Dunque, dopo qualche riflessione, mi sono detta che avrei dovuto dirigermi verso le attività commerciali. Ho fatto un corso di addetta alle vendite al dettaglio e ora lavoro in un centro commerciale per una grande catena di calzature.

Perfetto perché adoro le scarpe e il contatto con la gente. I clienti sono adorabili, amano il mio accento italiano, dicono che “fa vacanza” e mi perdonano se qualche volta mi esprimo così e così.

I belgi, lo dicono tutti, sono molto accoglienti ed educati. Meno espansivi di noi italiani, ma assolutamente gentili. Per farvi un esempio: quando ancora prendevo il treno per andare al lavoro, ogni persona che mi passava davanti sul marciapiede mi augurava il buongiorno.

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Inoltre, qua ci si saluta con due baci sulla guancia, ed è una cosa che avvicina molto le persone.

La sola cosa che non avevo messo in conto era il fatto di dover ricostruire la mia immagine sociale da zero. In Italia tutte le persone che ruotavano nella mia vita mi conoscevano, conoscevano la mia famiglia, sapevano il mio percorso di vita e avevano un’opinione su di me. In breve, mi ero fatta una buona reputazione e la gente mi apprezzava.

Qua ero…nessuno. Nessuno sapeva nulla di me. Ho dovuto dimostrare chi ero ripartendo dal niente.

Che consigli daresti a chi cerca casa lì?

Ovviamente l’alloggio ce lo avevo già, perché mi sono trasferita a casa di mio marito.

Per chi cerca casa, invece, credo ci sia molta offerta ma a prezzi abbastanza elevati, sia per l’affitto sia per l’acquisto. Come sempre, dipende dalle zone.

Il Brabant Wallon è abbastanza caro, mentre l’Hainaut è un po’ meno verde ma più accessibile. A Bruxelles i prezzi variano enormemente da quartiere a quartiere mentre nelle Fiandre, direzione mare, non saprei dire.

Il problema resta comunque sempre che, per affittare un appartamento, di solito bisogna dimostrare che si ha un lavoro fisso e presentare le ultime tre buste paga o avere un garante. Per chi si trasferisce è difficile trovare lavoro senza avere una base d’appoggio. Si può forse prevedere una coabitazione (nel caso di un individuo singolo) negli appartamenti utilizzati dagli studenti, il tempo necessario per mettersi in regola. Come vi ho detto, io non ho avuto questo problema, dunque, non so proprio aiutarvi meglio.

Come funzionano i vari servizi (per esempio, la burocrazia)?

Dal punto di vista burocratico, pur avendo sposato un belga, abbiamo dovuto dimostrare al Comune che mio marito era in grado di mantenermi, altrimenti avrei dovuto indicare altre fonti di sussistenza. Inoltre, ho dovuto registrare il certificato di matrimonio italiano debitamente tradotto in lingua francese.

Dopo cinque anni di permanenza continua sul suolo belga, mi è stato permesso di chiedere la nazionalità. Per ora non l’ho fatto. Penso piuttosto di chiedere, quando avrò tempo, la doppia nazionalità, semplicemente per essere agevolata in caso di emergenza (per esempio un rimpatrio in periodo Covid).

A livello lavorativo, invece, nessun problema. Tutto funziona come da noi. E per chi ha voglia di lavorare e si adatta, le possibilità ci sono.

Per avere, invece, un sussidio di disoccupazione, bisogna avere lavorato un certo tempo in Belgio. Dopodiché si è abbastanza supportati (almeno per qualche anno).

In quanto alla sanità, ai mezzi pubblici ecc.… non ho trovato grandi differenze con l’Italia.

I servizi sono buoni, con gli stessi problemi che si riscontrano ovunque.

Le differenze con la mia patria sono nei dettagli. Per esempio, qui, non ho un medico curante fisso. Posso cambiarlo ogni volta o andare sempre dallo stesso. È una mia scelta. Ogni volta pago la visita, poi l’assicurazione mi rimborsa.

Quali sono le differenze e i punti comuni fra lo stile di vita dell’Italia e quello del Belgio?

Il Belgio non è molto diverso da tutti i paesi del Nord Europa. Lo stile di vita e l’organizzazione sociale si discostano poco da quelli italiani.

Però lo stile di vita è… come potremmo dire? Più rilassante!

Certo, i problemi e lo stress della vita quotidiana ci sono sempre, ma la vita è più “cool”.

Si è immersi in una realtà semplice, fatta più di sostanza che di apparenza, dove ognuno vive come vuole. Forse un po’ più d’intimismo, un po’ meno di socializzazione rispetto a casa nostra.

O almeno così sembra a me.

Che consigli daresti sia a chi vorrebbe trasferirsi lì sia a chi, invece, vorrebbe visitare il Belgio per turismo?

Chi vuole trasferirsi in Belgio a mio avviso non avrà grossi problemi. Basta essere pieni di entusiasmo e volontà, ma, ovviamente, bisogna prima di tutto risolvere il problema abitazione/lavoro.

Chi invece viene per turismo, beh, come prima cosa aprite gli occhi e non perdetevi un centimetro di questo bel Paese: il Belgio è meraviglioso!

Le case sembrano uscite da una favola, con piccole torri e porte ad arco, c’è verde ovunque (persino Bruxelles ha la sua grandissima foresta personale), ci sono grandi fiumi dove fare kayak e laghi di tutte le dimensioni ovunque.

Il mare è assolutamente diverso da quello a cui ero abituata in Romagna: grandissime spiagge semi deserte e non attrezzate, dune selvagge e un mare scuro più adatto alle passeggiate che al bagno. Bellissimo.

In quanto ai luoghi da visitare, per un Paese minuscolo come questo, ce ne sono tantissimi. Cominciamo da Bruxelles e dalla sua piazza, considerata la più bella del mondo. Il maestoso monumento a forma di atomo, Manneken-Pis, la fontana che rappresenta un bambino che fa pipì, il palazzo reale (ebbene sì, qui abbiamo ancora il Re!) e il magnifico Palazzo di giustizia.

Poi non perdetevi Gant, Bruges, Dinant, Namur e la miriade di altre città e villaggi tipici, così diversi fra loro e così affascinanti.

Cos’hai imparato vivendo lì?

Ho imparato ad apprezzare la pace e la natura. Dalla mia finestra vedo scoiattoli, aironi, uccellini, mucche, cavalli. Insomma, non ho bisogno di accendere la televisione per vedere un documentario. Questa serenità mi ha permesso di utilizzare il tempo libero per dedicarmi alla mia passione: scrivere. Ho appena pubblicato un romanzo thriller (Ricordati di uccidere) e ne sto scrivendo un secondo. Mi sento tanto Miss Marple!

Progetti futuri?

Continuare a vivere come sto facendo perché sono felice della mia scelta e della mia vita.

Spero solo di sapermi organizzare meglio in futuro e di poter tornare in Italia un po’ più spesso.

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Cavazzuti Angela

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