Il percorso di Martina dall’Italia a Chicago (USA)

A cura di Maricla Pannocchia

Forse non avete mai sentito parlare di Wheeling, un sobborgo di Chicago, ma è qui che Martina, originaria della provincia di Udine, ha scelto di vivere con il marito e la figlia. Tutto è cominciato quando la donna ha lasciato l’Italia, ormai diversi anni fa, per studiare inglese a Chicago.

“Allora, sapevo che sarei tornata nel mio Paese”, racconta Martina, “Ero partita con l’obiettivo di passare l’esame del TOEFL per potermi candidare per lavorare con le aziende internazionali.” Adesso Martina lavora come interior designer negli Stati Uniti ma la strada per arrivare lì è stata abbastanza lunga. “La burocrazia è molto meticolosa”, racconta la donna, “A chi volesse fare un’esperienza simile consiglio d’iscriversi a un corso d’inglese e di entrare nel Paese con il visto da studente. Da lì, passo dopo passo, sarà possibile capire come funziona la città in cui vivrete e muoversi per ottenere i visti necessari per lavorare e vivere negli Stati Uniti.”

Ecco come fare per andare a vivere in America: i documenti necessari e molto altro!

MARTINA VUOTTO CHICAGO

Ciao Martina, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Martina e vivo in America da circa 12 anni. Sono nata a Gemona Del Friuli, provincia di Udine.

Quando e perché hai lasciato l’Italia?

Inizialmente ho lasciato l’Italia per studiare l’inglese, infatti sono approdata a Chicago per una vacanza studio con l’obiettivo di passare l’esame del TOEFL per potermi candidare per lavorare con aziende internazionali. Ho sempre lavorato nel mondo del design e, anche avendo un bel lavoro in Italia, la realtà del paese mi stava stretta. Dopo tre mesi a Chicago, sono rientrata in Italia nel 2011 per concludere il mio percorso allo IED, dove ho studiato Interior Design.

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Nonostante fossi a Milano, volevo di più, volevo scoprire cosa c’era al di fuori della nostra cultura e mi resi conto che l’unico modo per farlo era di uscire dalla mia “comfort zone” e buttarmi in un’esperienza nuova e fu così che tornai a Chicago, nella stessa scuola (EF) e da lì vinsi una piccola borsa di studio per studiare Marketing e Entrepreneuship alla Columbia College Chicago. Dopo aver ottenuto la laurea negli States, ho avuto diritto a un OPT che mi ha permesso di lavorare, come se avessi la Green Card, per un anno. La mia fortuna è stata di lavorare per un’azienda che mi ha sponsorizzato il visto H1 e quindi, un anno tira l’altro, sono rimasta lì. Anche se il desideio di tornare a casa era grande, in realtà un possibile rientro mi spaventava anche. Alla fine, 5 anni fa ho conosciuto mio marito e ho rimesso nel cassetto il mio sogno di rientrare in Italia.

Adesso vivi a Wheeling, un sobborgo di Chicago. Come sei finita proprio lì?

Wheeling è un sobborgo non molto conosciuto e in via di risanamento, sta crescendo e stanno costruendo molte abitazioni e servizi. A me la città di Chicago piace moltissimo, ci ho vissuto fino al 2020 e ad oggi vorrei tanto vivere di nuovo in città però, dopo aver avuto la mia bellissima bimba, mio marito ed io abbiamo deciso che i sobborghi erano la miglior scelta per comodità e tranquillità.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Ricordo che la cosa più importante e anche impegnativa era radunare tutta la documentazione per il visto da studente (F1). Sono dovuta andare all’ambasciata americana per l’intevista e anche per ritirare il passaporto con il visto. Mi ricordo molta burocrazia e, come si sa, gli americani sono molto meticolosi quindi anche la tensione di avere tutte le carte ecc. era alta.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

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Quando sono ripartita la seconda volta, dentro di me sapevo che non volevo ritornare ma non sapevo come, esattamente, sarei rimasta a vivere negli Stati Uniti. In realtà, quindi, nessuno sapeva che non sarei rientrata (nemmeno io). Quando ho comunicato ai miei genitori che avevo passato il test di ammissione non la presero molto bene, anzi… diciamo che per una settimana cercarono di convincermi a ritornare a casa ma poi accettarono la mia scelta quando videro che ero determinata ad andare fino in fondo.

MARTINA VUOTTO CHICAGO

Avevi dei dubbi o delle paure prima di partire? Se sì, si sono rivelate fondate?

Non ho avuto paure prima di partire perché, come ho detto prima, sarei dovuta tornare in Italia qualche mese dopo. Posso solo dire che le mie paure si sono sviluppate con lo stare in America da sola dato che, non avendo punti di riferimento, come famiglia o amici cari, mi dovevo sempre appoggiare all’ufficio per studenti internzazionali. Per esempio per faccende come in che zona vivere, assicurazione sanitaria, le zone in cui potevo uscire senza preoccuparmi (come in tutte le città, Chicago ha delle zone che vanno evitate).

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Il primo anno è stato bellissimo, il secondo ho iniziato a scontrarmi con la realtà che include differenze culturali, la burocrazia del posto e la mentalità, il terzo anno è stato il più difficile dove la presa di coscienza di essere da sola in un Paese straniero è diventata reale e, quindi, anche la voglia di ritrnare a casa. Da lì poi ho semplicemente resistito e ho accettato la realtà diventando consapevole del fatto che, prima accetti e ti adatti al sistema, meglio vivi. Da lì, infatti, ho iniziato ad apprezzare gli Stati Uniti anche nei suoi lati più difficili. Questo Paese mi ha resa forte e mi ha insegnato molto.

Come funziona, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare negli Stati Uniti?

A chi ne ha la possibilità, direi che il visto per studenti da molta flessibilità nel senso che, dopo 6 mesi o un anno, puoi richiedere il social security e iniziare a lavorare in intership pagati. Come dicevo prima, se sei meritevole qui il visto te lo sponsorizzano.

Di cosa ti occupi?

Io sono Interior Designer per un’azienda nel Northshore Chicago e lo faccio anche come freelancer. Da gennaio ho iniziato anche un Master in Architettura d’Interni.

MARTINA VUOTTO CHICAGO

Come ti sei mossa per cercare un alloggio? Quali sono i costi medi?

Mi sono appoggiata alla scuola di lingua. Essa offre diverse opzioni come famiglia ospitante, ostelli oppure anche appartamenti in condivisione. A chi vuole intraprendere questa esperienza da solo, consiglio d’iniziare con una scuola d’inglese e appoggiarsi a loro per tutte le info.

Come valuteresti servizi come la sanità, i mezzi pubblici e la burocrazia?

La sanità negli Stati Uniti è un work in progress… non ho avuto bellissime esperienze. Sono molto specializzati. I costi sono molto alti, nonostante avendo l’assicurazione ci sono delle cose da pagare e al 90% ti arriva una fattura con i costi che l’assicurazione non ha coperto. I mezzi pubblici in città sono ottimi, nei sobborghi invece sono quasi inesistenti. La burocrazia funziona. Gli addetti sono molto precisi ed efficienti.

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Sarò onesta, non ho mai sentito nominare Wheeling prima d’ora, e immagino che per tanti dei nostri lettori sia lo stesso. Parlaci un po’ di questa città…

Wheeling è un sobborgo di Chicago, a 30 minuti dalla città. Esso è stata fondato nel 1894, principalmente come tappa di riposo per viaggiatori che andavano o ritornavano dal Wisconsin. È ai confini di Buffalo Grove. Non ci sono attrazioni turistiche ma, per chi si vuole stabilire a Chicago e non vuole il caos della città, può essere una cittadina da tenere in considerazione. Il bello di questo e dei sobborghi circostanti è che si è vicini alla metropoli ma anche al Wisconsin, che offre bellissime località come Lake Geneva.

Quali sono stati gli aspetti più difficili dell’adattarti allo stile di vita americano?

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La parte più difficile è stata accettare il sistema americano come, per esempio, la sanità oppiure i processi dei visti e del settore immigrazione. Mi ricordo che, rientrando da una vacanza in Messico, mi fermarono in aeroporto e m’interrogarono come se fossi una criminale perche’ ero in un momento transitorio tra OPT e H1B. Nonostante fossi in regola, hanno sempre quell’aria intimidatoria.

C’è qualcosa dell’Italia che ti manca particolarmente?

Mi mancano la semplicità dello stile di vita e la mia familgia.

Che suggerimenti daresti a chi vorrebbe trasferirsi all’estero, ma non sa da che parte cominciare?

Il mio consiglio è semplicemente di non crearsi grandissime aspettative perché il Paese perfetto non esiste. Suggerisco anche d’iscriversi a un qualsiasi corso d’inglese e ottenere un visto studente. Va bene anche un qualsiasi community college dove i corsi d’inglese sono a costo zero. Un passo alla volta, potrete capire come funziona la città dove vi troverete, potrete parlare con chi ci vive, frequentare gruppi internazionali dove ci sono persone che molto probabilmente stanno facendo la stessa esperienza e assorbire quante più informazioni possibile. Pian piano, è possibile costruirsi una vita in un altro Paese.

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E quali a chi, invece, vorrebbe visitare Chicago?

Consiglio di venire a Chicago in estate/autunno. Questa città offre molto per tutti, per chi ama l’architettura consiglio come prima tappa “the Chicago Architecture Center”, nel quale ci sono tute le informazioni su dove visitare le architetture di Frank Lloyd Wright. Suggerisco vivamente di visitare “the Farnsworth House” di Mies, anche se richiede un paio di ore di macchina. Bellissima esperienza che ho avuto la fortuna di fare con mio papà nel 2014.

Potresti consigliare ai nostri lettori qualche luogo poco turistico ma che, secondo te, è degno di una visita?

Io consiglierei di visitare dei sobborghi di Chicago come Winnetka, Wilmette e Lake Forest. Sono delle zone molto ricche ma anche caratteristiche, dove incontri solo americani del posto e puoi farti una camminatina in tranquillità. La metro che parte da Union Station a Chicago arriva in questi paesini.

Quanto è importante conoscere la lingua inglese per lavorare e vivere negli Stati Uniti?

È importantissimo sapere l’inglese, soprattutto per viverci. Nessuno ti prende per mano e ti guida quindi la miglior arma per uno che si trasferisce qui è la conoscenza della lingua per potersi informare con persone del posto e per interagire con i dipendenti degli uffici burocratici che, ovviamente, parlano l’inglese.

È facile, per un italiano, trovare un lavoro o avviare un’impresa lì?

Non facile ma è possibile. Come per tutto, ci vogliono pazienza, costanza e determinazione.

Secondo te, gli Stati Uniti del 2023 sono ancora il “grande sogno americano”?

Questo “grande sogno americano” io non l’ho mai vissuto. Gli Stati Uniti sono il Paese delle opportunità ma tutto sta nel lavorare sodo e nel non mollare. Questo è un Paese che da molto ma si prende molto.

Progetti futuri?

Continuare a crescere nella mia professione e avviare la mia attività d’Interior Design. Il mio grande sogno è di avere uno studio d’interni e showroom con solo prodotti italiani dai rivestimenti alle cucine, dai bagni ai divani.

Per seguire e contattare Martina:

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