Alice: una veterinaria di Padova a Lisbona (Portogallo)

A cura di Maricla Pannocchia

Quando è arrivata a Lisbona, Alice, veterinaria originaria di Padova, era convinta che sarebbe stato solo per un anno, la durata del programma Erasmus. “Avevo scelto Lisbona perché ero in cerca di una meta economica”, racconta la donna che, nel frattempo, è cresciuta molto in Portogallo, sia a livello professionale sia dal punto di vista umano.

“Io sono passata dall’essere una ragazza a diventare una donna e presto nascerà la mia bambina,” racconta Alice, “Il costo della vita a Lisbona, purtroppo, è aumentato molto negli ultimi anni. La parte più difficile, secondo me, è trovare casa. A chi vorrebbe venire a vivere qui dico di partire preparati e di avere già un posto in cui alloggiare, proprio perchè trovarne uno può non essere così semplice come si può pensare.”

Alice: una veterinaria di Padova a Lisbona (Portogallo)

Ciao Alice, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao! Sono Alice, sono padovana, ho 35 anni e vivo a Lisbona dal 2011, dove lavoro come medico veterinario.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Sinceramente, quando sono salita sul primo aereo che mi avrebbe portata qui, non sapevo che avrei lasciato l’Italia per sempre. Pensavo che avrei fatto il programma Erasmus per un anno e poi sarei tornata a casa. Poi, peró, mi offrirono una tesi di ricerca interessante e una borsa di studio di un anno per fare la tesi e rimasi. Dopo la tesi e la laurea a Padova, rimasi per preparare una pubblicazione e una presentazione per un congresso, e, mentre aspettavo tra pubblicazione e congresso, nel tempo libero ho cominciato a fare tirocinio all’ospedale della Facoltà di Lisbona. All’epoca tutti i miei colleghi di corso in Italia non se la passavano bene, avevano appena iniziato a lavorare, si sentivano tutti sfruttati, a volte nemmeno erano pagati ma ricevevano solo un rimborso spese, così ho avuto paura a tornare, e mi sono detta: “Perché no? Proviamo a lavorare qui” e così è stato. Una volta terminati gli impegni accademici e la borsa di ricerca, invece di tornare, sono rimasta qui.

Come hanno reagito i tuoi cari davanti a questa tua scelta?

Peggio di quanto sperassi. Non credo che l’abbiano mai accettato veramente, con mio grosso rammarico. Eppure sono a 3 ore di volo da casa.

Adesso vivi a Lisbona. Come sei finita proprio lì?

Volevo andare in Erasmus in un posto economico, perché la borsa era di pochi soldi e non volevo pesare troppo sui miei genitori. Lisbona era perfetta. Nemmeno la conoscevo, sapevo solo che una stanza costava 200€ e una birra 50cent, inoltre il cibo era buono. Ero una studentessa, la mia testa era concentrata sul vivere l’attimo.

Alice: una veterinaria di Padova a Lisbona (Portogallo)

Di cosa ti occupi?

Dopo anni a lavorare in area clinica, dopo un praticantato e un internship in chirurgia di urgenza di un anno, adesso mi occupo principalmente di chirurgia dei tessuti molli, ricostruttiva e oncologica, endoscopia e minima invasione in un ospedale veterinario di piccole-medie dimensioni di Lisbona. Non ho smesso di studiare, sto facendo un postgraduate program con l’università di Barcellona e un Master di Secondo livello con l’università di Copenaghen che, per fortuna, il mio lavoro mi sta pagando.

Fai anche volontariato presso il Cantinho da Milù, un’Associazione che si occupa di salvare cani. Vuoi raccontarci qualcosa in più al riguardo?

Cantinho da Milú vuol dire “Angolino di Milú”. É un canile per cani abbandonati, gestito da questa Milú. Lei è fantastica. È una donna forte, intraprendente, che ha comprato un terreno enorme a 40 minuti da Lisbona anni fa e ha creato un grande canile dove dà cibo, riparo e cure mediche a cani abbandonati.

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Al momento ospita quasi 800 cani e sono tutti vaccinati, chippati, sterilizzati. Hanno molto spazio per correre, per giocare, mentre aspettano un padrone che forse non arriverà mai. Rispetto a tutti i canili che ho già visto in vita, se fossi un cane io vivrei in questo canile. Faccio volontariato con le mie colleghe. Portiamo cibo e andiamo a fare sterilizzazioni o altri piccoli procedimenti. Lei cerca sempre volontari e al momento cerca anche un veterinario che abbia voglia di lavorare lì a tempo intero con contratto. Hanno una mini clinica veterinaria all’interno del canile, con anestesia volatile e una marea di farmaci per ogni evenienza. Quando serve facciamo anche vaccinazioni o suturiamo ferite. I casi più gravi li portiamo al nostro ospedale. Mi ricordo di Yupi, un bellissimo cane con la faccia da Labrador ma le zampe cortissime, che aveva unorribile ferita da morso sulla coscia. Avrebbe perso la gamba. Ho pregato Milú di farcelo portare via che, se in 3 giorni non fosse migliorato, gli avremmo fatto la puntura. Lo abbiamo portato in macchina fino al nostro lavoro, in braccio, grondante di sangue, lo abbiamo operato e contro ogni aspettativa la zampa si è ripresa. È rimasto con noi non 3 giorni, ma un mese, ha subìto 2 operazioni ricostruttive e ora è un cane felice, con una storia da raccontare. Purtroppo ancora non ha trovato un padrone ed è tornato da Milú. Lo andiamo sempre a salutare quando ci rechiamo lì.

Penso anche a Bella, una giovane cagnolina con un ernia diaframmatica (Nota: quando il diaframma, che separa torace da addome, si rompe e le viscere addominali si dislocano nel torace, comprimendo cuore e polmoni). Bella, il giorno che ha lasciato il canile, non sapeva che non sarebbe mai più tornata. Il nostro capo ha detto che se l’avessimo operata fuori dal nostro orario di lavoro avrebbe fatto pagare solo le spese vive. La mia anestesista ed io siamo andate domenica pomeriggio a operare. Ma non è finita lí: una mia collega infermiera, senza troppe cerimonie, si é innamorata della cagnolina e ha deciso di pagare lei la chirurgia, mentre un mio collega veterinario poi se l’è tenuta e ora Bella é una cagnolina felice.

Alice: una veterinaria di Padova a Lisbona (Portogallo)

Passando agli aspetti pratici, come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita a Lisbona?

Scelsi Lisbona perché era economica. Dal 2014 in poi i prezzi sono aumentati vertiginosamente. Molti stranieri, soprattutto pensionati, sono venuti a vivere a Lisbona grazie alle pensioni agevolate (tax free) e al golden visa (con un investimento di 500k, uno straniero fuori UE otteneva la residenza permanente in Portogallo). I prezzi delle case, di conseguenza, sia in vendita sia in affitto, sono aumentati a dismisura. Si è creata una bolla immobiliare che ha spinto i portoghesi fuori dal centro, bar tradizionali sono stati sostituiti da coffee house hipster, negozi locali rimpiazzati da hotel di lusso o catene. È stato un cambiamento radicale e molti hanno protestato e protestano tuttora. Vivere a Lisbona è diventato un lusso. L’inflazione, inoltre, salita all’8%, quest’anno ha reso tutto più caro. Fare la spesa è caro quanto in Italia, o forse di píu. La birra a 50 centesimi è un dolce ricordo da raccontare a chi vive qui da meno tempo

È facile trovare alloggio lì? Quali sono i costi medi?

Se hai soldi, sì. Ho visto anche stanze a 800€ ma mediamente si aggirano sui 400-500€. Un monolocale sugli 800-1000€. Case più grandi dai 1200 Euro in su. Per comprare, il prezzo medio attualizzato a maggio 2023 è 3800€/m².

Per il cibo, mangiare fuori è comunque ancora abbastanza conveniente. In una “tasca” tipica (come una nostra osteria) si riesce ancora a mangiare con 15-20€, anche se comunque 5-7 anni fa erano 10€. Al supermercato è invece tutto molto caro. Posso dire che sono prezzi italiani, tranne articoli di igiene e bellezza che sono circa il 30% in più che in italia. Il pesce e il baccalà, molto apprezzati, sono di ottima qualità e in generale più economici.

Ecco qualche prezzo per farvi un’idea: un caffè 70 cent, una birra 1,50€, 6 uova marca bianca 1,2€, un litro di latte marca bianca 90 cent, 1kg di riso 1,20€, pomodori 2,16 €/kg, fagiolini verdi 3,99 €/kg.

Come valuteresti servizi come la sanità, la burocrazia e i mezzi pubblici?

La sanità, nei ranking internazionali, è peggio che in Italia ma trovo dati contrastanti. Io personalmente nel pubblico non ho avuto belle esperienze, ma solo esperienze traumatizzanti. Sono in lista d’attesa per un medico di base e il tempo d’attesa è 20 anni: la ragione è che il medico di base è attribuito secondo il quartiere dove una persona vive, ed io vivo in un quartiere povero e popoloso, dove il mio centro di salute della zona è senza medici e senza risorse, e ogni volta che vado sono trattata male. Non ci sono medici per tutti. Alle mie proteste mi hanno detto “se vuoi accelerare il processo, vai a vivere in un’altro quartiere”. Siamo circa 1,6 milioni in Portogallo senza un medico di base. I casi piú eclatanti sono due: una volta ero andata al centro di salute di quartiere perché avevo male alle cervicali e al collo e il medico, senza nemmeno visitarmi o propormi analisi, mi ha passato degli antidepressivi insistendo che era depressione. L’altra esperienza assurda è stata che ero andata al centro di salute perchè vomitavo (avevo mangiato ostriche e sospettavo di essere allergica) e il medico, dopo avermi visitata, si era convinto che avessi dei calcoli alla cistifellea. Nonostante le mie proteste, ha chiamato il codice rosso e un’ambulanza che mi ha portata a sirene spiegate in ospedale (nonostante le mie proteste), dove sono stati super bravi e mi hanno fatto analisi, radiografia ed eco. Peccato che quando poi hanno visto che OVVIAMENTE non avevo calcoli e che FORSE stavo vomitando per le ostriche, tristi, mi hanno mandato fuori dall’ospedale con la rincorsa, senza nemmeno darmi o passarmi niente per il vomito.

Invece, l’emergenza COVID é stata gestita in maniera eccellente secondo me. Era tutto molto ben organizzato. L’impressione che mi sono fatta è che devono essere bravi con gli stati di calamità e le emergenze.

Nel privato, pagando, ho accesso a tutto e non mi sono mai capitate esperienze allucinanti, al massimo qualche medico antipatico. Ma chissá in futuro.

Per la burocrazia portoghese non mi lamento. Ho avuto quasi solo esperienze positive, per me è stato facile. Ma sono sempre esperienze soggettive. So di esperienze terribili con il SEF (Serviço Estrangeiros e Fronteiras) ma é sempre una questione di fortuna.

I mezzi pubblici funzionano bene, hanno prezzi contenuti e sono buoni. Con l’abbonamento più “caro” (40€/mese) posso usare tutti i trasporti dell’area urbana, suburbana e delle città vicine, metro, autobus, barca e da questo mese anche le biciclette elettriche.

Alice: una veterinaria di Padova a Lisbona (Portogallo)

Come ti sei organizzata, prima della partenza?

Con una mini valigia pensando che tanto sarei tornata rapidamente.

Cosa bisogna fare, a livello burocratico, per vivere e lavorare a Lisbona?

Idealmente bisogna chiedere il codice fiscale sin da subito. Si può usare la residenza italiana e poi cambiarla. Oppure già una residenza portoghese. Poi bisogna fare il CRUE che è un comprovativo europeo di residenza in Portogallo. Bisognerebbe aprire un conto bancario portoghese perché è più semplice. Con questo già si può iniziare a lavorare. Bisogna anche iscriversi alla “Segurança Social” oppure è il datore di lavoro che iscrive, ed è la nostra previdenza.

Pensi che sia facile, per un italiano, trovare lavoro o avviare un’impresa lì?

Avendo sempre lavorato come dipendente o a partita Iva ma in un settore specifico, non saprei se sia facile o meno. La burocrazia deve spaventare un po’, ma vedo tanti bravi italiani che hanno aperto delle imprese qui in Portogallo, per cui con volontà, un po’ di gestione della lingua e un buon commercialista, non dev’essere così difficile.

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Quali sono, secondo te, i pro e i contro del vivere a Lisbona?

I pro sono tantissimi, secondo me. La qualità della vita, la felicità di stare in una città piccola e al tempo stesso che ha tutto. Sento attenzione per il cittadino, sento unione sociale, sento che mediamente le persone sono disponibili e amichevoli. Benchè sia difficile da spiegare, credo che le persone siano meno rabbiose e più disponibili al prossimo. Lisbona è una città multiculturale da sempre, e anche inclusiva. Il contro è che al momento il costo della vita è alto, ma che i salari si mantengono molto bassi. Da questo punto di vista è complicato venire qui per fare fortuna.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Sono stata accolta bene sin da subito ma i portoghesi sono un popolo forse più chiuso di noi italiani. Quello che ho sentito dire più spesso è che è difficile farsi per amici dei portoghesi ma quando succede, poi sono amici per davvero. Confermo, con i miei amici portoghesi è andata così. C’è voluto tanto per creare nuove amicizie, a sono amicizie leali e profonde. Per il resto, noto molto che, nel 2011, essendo italiana, destavo molta curiosità, come se fossi stata una rarità. Al momento, secondo il Serviço Estrangeiros e Fronteiras, ci sono più italiani che cinesi in portogallo. Siamo davvero tanti. Quando scoprono che sono italiana dicono “ah, un’altra?”

È facile integrarsi nella vita di tutti i giorni?

Io non ho avuto problemi e ho trovato una rete di appoggio attorno a me fatta di vicini, colleghi e amici che mi ha aiutata molto. Bisogna essere mentalmente pronti, avere un po’ di fortuna e non avere paura, a volte, di sentirsi soli.

Secondo te, ci sono dei punti in comune fra lo stile di vita italiano e quello portoghese?

Forse. Siamo due popoli latini e mediterranei. Anche se vengo dal Nord, vedo somiglianze nelle azioni o nei comportamenti.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi a Lisbona?

Fatelo preparati, sapendo i passi burocratici da fare e non lanciandovi “a caso”. Venite sapendo un minimo della lingua e della cultura locale e con tanta pazienza. Inoltre, partite sapendo già dove alloggerete perché credo che trovare casa sia la parte più difficile e scoraggiante per chi arriva.

E quali a chi sta pianificando un viaggio lì?

Cercate di mischiarvi tra la gente del posto, di mangiare in posti non turistici, portate scarpe comode, che Lisbona è una città collinare e andare a piedi è la parte più bella.

Hai avuto modo di esplorare luoghi poco frequentati dai turisti? Se sì, ne hai qualcuno da suggerire ai nostri lettori?

Anticamente avrei detto Lx Factory, una sorta di Camden Town di Lisbona. Ci sono tornata recentemente ed è diventata Disneyland del turismo. Un po’ come tutta Lisbona. Ora come ora consiglierei di prendere il Traghetto da Cais do Sodré e visitare Cacilhas, passeggiare sul lungo fiume o perdersi per l’Alfama ma tipo alle 8 di mattina, quando ancora non c’è nessuno.

Che cos’hai imparato, finora, vivendo a Lisbona?

Sono passata da ragazza a donna. Ho imparato una lingua nuova, ho conosciuto una cultura meravigliosa con le sue tradizioni e la sua storia. Ho imparato che i miei sentimenti per questa cittá sono come le onde dell’oceano, a volte un ondeggiare ritmico e piacevole, a volte una tempesta. Non credo di essere una Lisbon Lover o una di quelli che vive qui ma la disprezza. Sento che sono semplicemente parte di lei, come un’onda. Oltre a questo, beh, ho imparato una professione e una specializzazione, che non é poco.

Progetti futuri?

Il mio progetto più grande sarà veder nascere e crescere la mia bambina luso-italiana, perché sia un essere umano completo, felice e membro attivo della società, portando con sé il bagaglio culturale della mamma italiana e del papà portoghese. Una volta finita la mia licenza di maternità, finirò poi il master di secondo livello e il postgraduate program, sperando che la passione per la mia professione si mantenga sempre uguale per poter lavorare, felice di quello che faccio.

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