Alessandro: venire a Londra per lavorare è diventato quasi impossibile
A cura di Maricla Pannocchia
Alessandro, da sempre appassionato d’informatica, si è trasferito a Londra molti anni fa, e ha avuto modo di crescere nel settore lavorativo. “L’Italia mi andava stretta, tuttavia non avevo pianificato un trasferimento nella capitale inglese, “racconta l’uomo, “nel 2012 sono andato a Londra per assistere alle Olimpiadi e, dopo una settimana, ho capito che non sarei rientrato in Italia.
” Londra è una città caotica e che presenta tutti i contro delle grandi metropoli, incluso l’essere cara, ma è anche un posto che offre di tutto e di più in ogni ambito – “se non sai dire di no a molte cose, puoi finire in bancarotta nel giro di un mese” – e, soprattutto, che ti dà le occasioni per migliorare e avanzare in ogni ambito.
Come dice Alessandro, bisogna solo saperle cogliere e, cosa ancora più importante, abbandonare la mentalità italiana.
Ciao Alessandro, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…
Ciao, sono Alessandro, ho 49 anni e vengo da un paesino nel mezzo della Toscana chiamato Montecatini Terme.
Nato a Montecatini e vissuto quasi sempre li.
Sono sempre stato appassionato d’informatica. Quando avevo 6 anni, i miei genitori mi regalarono il mio primo personal computer (un commodore vic 20). L’ho ricevuto il giorno di Natale e subito lo smontai completamente. I miei si arrabbiarono tantissimo perché all’epoca costava una cifra. Io lo rimontai senza problemi.
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Da lì la mia passione per le tecnologie è cresciuta. Ho frequentato ragioneria e poi l’Università degli studi di Pisa dove ho conseguito una laurea triennale in Ingegneria Meccanica (altra mia grande passione, i motori) e Ingegneria delle telecomunicazioni.
Iniziai anche un terzo percorso, ingegneria aerospaziale, che però non ho mai finito perché, dopo la morte di mio padre, quando avevo 16 anni, ho dovuto anche lavorare, per aiutare mia madre.
Durante il mio percorso di studi, per colpa di un cavillo, sono partito per il servizio di leva (scaglione 10/93). Avrei potuto far partire la pratica di capofamiglia, ma ho usato quell’anno per crescere e fare altre esperienze. Sono stato in Somalia per la missione NATO chiamata IBIS e poi i vespri siciliani.
Una volta terminati gli studi, ho iniziato a lavorare in proprio come consulente informatico. Erano gli anni Novanta e i primi pc stavano arrivando nelle case, quindi mi adoperavo come installatore, facevo corsi per poi crescere fino a che, trasferendomi prima in Veneto, dove ho lavorato per la TIM, e poi a Milano, ho fatto esperienze su esperienze che mi hanno portato a tentare la fortuna all’estero.
È stato difficile, perché in Italia non hai tutte queste chiamate per lavori al di fuori dei confini nazionali.
Nel 2012, ho deciso di andare a vedere le olimpiadi di Londra, e, arrivato nel Regno Unito, dove, di tanto in tanto, già andavo, ho tentato la fortuna e sono rimasto, con una valigia da viaggio e quello che avevo con me per le vacanze.
Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?
Sono letteralmente scappato dall’Italia. È un Paese stagno e la lentezza con cui crescevo non mi bastava più. Ho inziato a vedere il declino di quella nazione dagli anni 2000, ma, dopo il 2008, la curva ha avuto un’impennata.
Le Olimpiadi sono state il pretesto. Ho lasciato indietro mia madre, ma ho pensato che, se avessi avuto successo qui, avrei potuto aiutare anche lei.
Hai avuto altre esperienze all’estero, prima del trasferimento nella capitale inglese?
Prima di Londra ho fatto un po’ di esperienza negli USA con dei programmi universitari, uno in Florida e uno in California. Non potendo tornare facilmente in America, ho fatto anche lavori in Belgio e Germania. Ho trovato Londra molto più dinamica di altri posti.
Da quando vivo a Londra, mi si sono aperte opportunità che non avrei mai immaginato. Sono andato a vivere in Cina per 6 mesi per un progetto, ho trascorso 4 mesi in Arabia Saudita, e per 2 anni ho fatto la spola tra Londra e il Lussemburgo per un progetto per le istituzioni europee, sempre nel campo informatico.
Tutti questi posti mi sembravano noiosi, troppo diversi dall’Italia. Ho trovato Londra molto più al mio livello, dove trovo di tutto, tra divertimento e lavoro, e non ho bisogno di una macchina per spostarmi.
Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?
Ho avuto sempre pochi veri amici e tantissimi conoscenti. Gli amici mi hanno incoraggiato, altri mi hanno detto che sono coraggioso, perché loro non ce la farebbero mai, ma io, per come sono di carattere, l’ho trovato normale. Forse perché la perdita di mio padre e il dover aiutare mia madre mentre studiavo mi hanno fatto vedere il mondo diversamente.
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Come ti sei organizzato prima della partenza?
Nessuna organizzazione, sono venuto a Londra per vedere le Olimpiadi del 2012 con una valigia per una vacanza di 15 giorni e da lì sono rimasto. Mi sono organizzato subito dopo nel portare su le cose che mi servivano.
Ricordi i tuoi primi giorni nella capitale inglese?
Certo. I miei primi giorni sono stati come una vacanza. Ero lì per le Olimpiadi, quindi vivevo in albergo. Giravo la città in lungo e in largo per capire come funzionava. Dopo una settimana circa mi è venuta l’idea di non andarmene e di lì ho iniziato a cercare una stanza in affitto (ero già abituato a vivere in stanze e non in appartamenti).
Ho trovato subito qualcosa in zona Canary Wharf (dove avevo l’albergo). Una zona moderna, fatta di palazzoni di vetro. In tutto il tempo da quando mi sono trasferito non ho mai lasciato la zona, ho sempre amato la zona Est di Londra.
Da lì ho cercato lavoro e, dopo 2 settimane, ho ricevuto le prime offerte e i contratti. Da lì è stata un’avventura in salita. Per un periodo, nel 2013, sono stato bloccato per una malattia che poi ho superato, ma da lì non mi sono più fermato e ora sono dirigente di un’azienda aerospaziale (Senior Manager e Technical Lead).
Che consigli daresti a chi sogna di trasferirsi all’estero?
Prima di tutto consiglio di mettere da parte la mentalità italiana che ci contraddistingue. Questo non significa che dovete rinunciare a essere italiani, ma cercate d’integrarvi il più possibile con la gente del posto. Avere amici locali con cui parlare la lingua locale è utile piuttosto che stare solo con italiani e continuare a parlare in italiano.
Inoltre, vivendo come la gente del posto, capisci come funziona il mondo del lavoro. Le istituzioni sono molto diversa dall’Italia, quindi pensando da italiani ci si trova spiazzati.
La seconda cosa che consiglio è d’impegnarsi, di crescere personalmente, di non pensare ‘sono qui per un periodo di tempo e poi torno in Italia’. Sarete liberi di tornare in Italia, se lo vorrete, ma, per come la vedo io, dovrebbe essere una scelta presa sul momento, non una sorta di piano B per stare tranquilli mentre si è all’estero. Non dico che ovunque fuori dall’Italia ci siano delle opportunità, ma nella maggior parte dei Paesi è proprio così. Bisogna solo saperle cogliere.
Di cosa ti occupi?
Come accennato, sono sempre stato appassionato di tecnologia e adesso lavoro come Senior Manager e Technical Lead di un’azienda aerospaziale che fa comunicazioni satellitari. Sono uno dei responsabili di Operation e quindi una parte dell’infrastruttura informatica dell’azienda è sulle mie spalle.
Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita a Londra?
Per quanto mi riguarda, il rapporto costo/qualità della vita non è male, ma io non faccio tanto testo, sono abituato a vivere in città grandi per lavoro e non posso fare un paragone con piccole realtà italiane. Gli affitti qui sono cari, ma non più di quelli che si trovano a Milano.
Una stanza con bagno privato la puoi pagare 1000 sterline il mese (loro qui fanno il calcolo per settimana), tutto incluso. Un appartamento con una stanza da letto e un soggiorno costa sulle 1500£ al mese e un bilocale fra le 1800 e le 2500£ il mese, dipende dalla zona e dallo stabile, e così via.
Dopo la Brexit e il Covid, i costi della vita sono incrementati e l’inflazione si sente, ma è una cosa fisiologica e si spera che si risolva presto.
È facile trovare alloggi? Quali sono i prezzi medi?
E facile trovare un alloggio, ma è difficile averlo. Purtroppo gli Italiani hanno una brutta nomea qui: gente che non pagava gli affitti e poi scappava in altre città e tornava in Italia, gente che rubava la corrente da altre case o gente che si prendeva l’universal credit (aiuto di Stato) e abitava in Italia.
Qua la gente ha sempre dato con onestà e, trovandosi con debiti da pagare per colpa di stranieri, ha chiuso un po’ i rubinetti. La Brexit è stata fatta anche per questo motivo qui.
Sia chiaro, non solo gli Italiani hanno fatto questo, ma anche altri stranieri. Se hai un po’ di soldi da parte e fai tutto nel modo giusto, dopo un periodo avrai delle referenze, che contano molto, e ti aiuteranno a trovare una casa. Per quanto riguarda i prezzi, li ho descritti nella risposta precedente, ma sono in linea con le maggiori città italiane ed europee, non si può fare un paragone con piccole realtà.
Adesso, per via della Brexit, è diventato molto difficile trasferirsi a Londra. Che consigli daresti agli italiani che ancora hanno quest’obiettivo?
Adesso con la Brexit è quasi impossibile venire qui per lavoro come ho fatto io. Bisogna avere un visto lavorativo e uno sponsor e, per avere queste cose, devi essere specializzato. È sempre possibile venire a studiare e consiglio ai giovani di provarci. Ci sono i visti di studio che sono semplici da ottenere, ma le università costano. Io dico sempre che è un investimento per sé stessi e per il proprio futuro, quindi di non demordere e di non rinunciare.
È sempre possibile, per chi ha un’attività, aprire una sede qui e poi, con il tempo, trasferirla e ottenere così un visto. Sconsiglio vivamente a tutti di venire, come succede ora, come turisti e lavorare in nero per altri italiani. Primo perché sarà difficile che il governo del Regno Unito vi dia lo status per rimanere e secondo non si è tutelati né dalla legge né da nessun’altro e si rischia di entrare nel vortice dello sfruttamento.
Cosa offre Londra dal punto di vista culturale, artistico e ricreativo?
Da un punto di vista culturale, Londra è piena di musei, quasi tutti gratuiti. Ho scoperto musei di cui nemmeno conoscevo l’esistenza.
Per quanto riguarda il divertmento trovi di tutto, dai pub tradizionali, alle sale di realtà virtuale, arrivando ai concerti. Se si vuole, ogni settimana è possibile fare qualcosa da fare di diverso.
Come sei stato accolto dalla gente del posto?
La gente mi ha accolto subito bene, ma era un periodo particolare. Qua la gente si fidava molto, non avevi bisogno di troppe cose, ma purtroppo si è un po’ tutto degradato. Se ti comporti bene e segui le regole, non avrai mai problemi.
C’è una comunità d’italiani? Ne fai parte?
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C’e una comunità italiana, specialmente nella zona di Finsbury Park, ma adesso trovi italiani un po’ ovunque, anche in centro. No, non ne faccio parte, perché, come ho detto, preferisco integrarmi con la cultura del posto dove vivo e lasciare la mentalità Italiana. Ho diversi amici e colleghi di lavoro italiani e non manca di parlare dell’Italia e in italiano o di uscire a cena fuori.
Cos’hai imparato, finora, vivendo lì?
Per prima cosa l’inglese, che ho sempre studiato a scuola in Italia, era da buttare nell’immondizia, ma in poco tempo impari veramente la lingua. Poi sono maturato molto nel mondo del lavoro, facendo un enorme salto di qualità.
La cosa che, diciamo, ho imparato di più è a essere inclusivo. Londra è una città multietnica e multi-culturale, trovi di tutto. In Italia siamo ancora indietro di decenni nell’inclusione di cose nuove, siamo abitudinari e questo, secondo me, ci limita molto.
Quali sono, secondo te, i pro e quali i contro del vivere a Londra?
Londra, come qualunque altra grande città, ha i suoi contro (traffico, affollamento di gente nei mezzi, troppi turisti che sporcano e troppi incivili). È una città rumorosa, se vivi in centro o vicino alle zone molto trafficate.
È una città cara, ma che ti offre di tutto. Se non si è capaci di dire no a tante cose, è facile andare in bancarotta dopo 1 mese.
Come ogni grande città, e per colpa dell’attuale sindaco, la micro-criminalità è aumentata, quindi bisogna stare attenti, ma non è diversa da Milano.
Un altro contro è il clima, umido e piovoso, quest’anno in particolare è molto freddo.
I pro sono che trovi di tutto, se ti ambienti non devi farti chilometri per un servizio che ti serve, ti dà le occasioni per crescere e lavorare, ma bisogna saperle cogliere. È una città pulita, qua si paga la council tax e ogni giorno puliscono le strade, peccato che ci sono gli incivili che le sporcano di continuo.
Pensi di rimanere lì “per sempre”?
Per sempre no, Londra non è una città dove vivere per sempre, ma per vivere, crescere e lavorare.
Una volta in cui sarò in pensione, venderò la casa che ho qui e mi trasferirò in un isolotto tropicale a godermi il caldo.
Progetti futuri?
Al momento nessun progetto nel futuro prossimo se non fare carriera e costruirmi il mio pension pot.
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