Vivere e lavorare nella Lapponia svedese, Luisa

Da 20 anni Luisa vive e lavora in Lapponia, nella regione incontaminata dell’Harjedalen in Svezia. Qui, diversamente dall’Italia, ha trovato il suo spazio nel mondo del lavoro aprendo un’attività di tour operator: The Red Fox Adventure Holidays.

Ma non è la sola differenza con il nostro Paese. «Lo stile di vita degli svedesi – racconta – è molto diverso dal nostro: hanno strutture mentali più flessibili, non hanno il peso della storia, come da noi. Il tempo libero ha un valore assoluto in Svezia. Il lavoro è importante quanto prendersi cura di se stessi, dedicarsi agli hobby e alla famiglia». Ecco la sua storia!

Di Enza Petruzziello

LUISA TROJANIS

L’avevamo lasciata in Lapponia, alle prese con il suo “Battesimo del silenzio”. Luisa, 44 anni di Siena, vive e lavora nella regione dell’Harjedalen in Svezia, un’area incontaminata e abitata soprattutto da pastori Sami. Qui gestisce un piccolo tour operator, The Red Fox Adventure Holidays, che offre l’opportunità di vivere l’Artico, in un modo autentico, fuori dagli schemi.

Una laurea in Letteratura anglo-americana, unita alla curiosità personale e alla passione per i libri e per i viaggi, l’hanno portata nel 2004 in questo lembo di terra senza averlo prima visitato, conoscendone solo la storia raccontata nei libri e attraverso le avventure degli uomini che quella storia l’hanno fatta.

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Ma attenzione a definirla un cervello in fuga, Luisa fa parte di quelle tante persone che in Italia non hanno trovato il gusto spazio nel mondo del lavoro e quindi, valigia alla mano, è partita per cercarlo altrove. Come è cambiata la sua vita dalla primissima volta che l’abbiamo intervistata? Ce lo racconta lei stessa!

Luisa quando ti abbiamo intervistato la prima volta era il 2018. Come sono trascorsi questi ultimi 5 anni della tua vita? È cambiato qualcosa da allora?

«Già cinque anni! Il tempo passa in fretta. Sicuramente si è rafforzata la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta. Mi piace l’idea di iniziare la giornata mettendo gli sci per andare a sciare tra i boschi per poi tornare e fare una sauna. Oppure in estate di fare il bagno alle cascate e nei laghi cristallini. Insomma, mi piace l’idea di essere padrona del mio tempo, principio di libertà in un ambiente consono al mio modo di sentire. L’unica cosa che mi devo assolutamente ricordare è pagare le bollette a fine mese ed andare a prendere i miei ospiti in arrivo in aeroporto, il resto può attendere ma non troppo in realtà, gli svedesi sono sempre precisi e puntuali.

A parte gli scherzi, per rispondere alla tua domanda in questi ultimi cinque anni si è chiuso un cerchio della mia vita privata e professionale. Con la morte del mio adorato Ginger, il mio husky siberiano – con lui e da lui è partito tutto – si è chiusa una fase importante della mia storia qui in Svezia. Devo tanto a questo cane ed in particolare a questa razza meravigliosa, abbracciata per caso in quanto il cucciolo somigliava ad una piccola volpe; un cane di 45 giorni colore ruggine e con gli occhi verde oliva. Un amore a prima vista. Da questa razza e da Ginger ho ammirato tutto: intraprendenza, coraggio, caparbietà e ricerca assoluta della libertà senza riserve».

Vivi a Tänndalen, Jämtlands Län, in Svezia, una zona sconosciuta ai più. Come è abitare qui oggi?

«La municipalità dell’Harjedalen nello Jamtland è certamente sconosciuta in Italia, ma è una meta molto popolare in Svezia specialmente per chi ama lo sport e la natura. È una regione ricca di Riserve Naturali – solo il Rogen Nature Reserve ha un’estensione di cinquecento chilometri quadrati e con una morfologia assai particolare a struttura labirintica, caratterizzata da rocce moreniche ed un intersecarsi di laghi e foreste. Qui a giugno andiamo a fare il primo bagno della stagione per inaugurare l’inizio dell’estate. Per gli amanti della flora e della fauna è un paradiso che attrae ogni anno molti fotografi durante la migrazione degli uccelli e dove tutto si colora di tantissimi fiori, tra cui rare orchidee selvatiche e tappeti di azalee. In inverno si pratica lo sci di fondo – presenza costante di ogni scandinavo che si rispetti – con 350 chilometri di piste into the wild ma anche la discesa. La ciliegina sulla torta è che manteniamo ancora il primato di un abitante per km quadrato, nonostante molti svedesi di città – durante lo sfortunato periodo della pandemia – abbiano scelto di venire a vivere con la famiglia in quest’area rurale e remota. La media degli abitanti è relativamente giovane – 35 e 40 anni – famiglie con almeno due bambini ed anche molte persone che vivono da sole, una tendenza in aumento. Vivere qui ha molti pregi ma anche come inevitabile molti disagi: temperature estreme invernali e lontananza dagli agi delle città».

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Quali sono le principali differenze tra Svezia e Italia?

«Lo stile di vita degli svedesi è molto diverso dal nostro: hanno strutture mentali più flessibili, non hanno il peso della storia, come da noi. Il tempo libero ha un valore assoluto in Svezia. Il lavoro è importante quanto prendersi cura di se stessi, dedicarsi agli hobby e alla famiglia. La filosofia che si applica è il “Lagom”, tradotto “Né troppo né troppo poco”, una posizione intermedia nei confronti della vita, senza esagerazioni».

Nel frattempo, sono arrivati nuovi italiani oppure ci sei sempre solo tu?

«Di italiani che passano ce ne sono, quelli che restano sono davvero pochi e sono quelli più tenaci e ricchi di inventiva che hanno sviluppato un lavoro di nicchia come il mio. Trasferirsi non è questione da poco e la domanda che uno si pone andando a vivere non in città ma in zone rurali è questa: “Come tiriamo avanti?”. I giovani italiani sono troppo spaventati per lasciare definitivamente le comodità e quelli più vecchi, che accarezzano l’idea di cambiare vita ci pensano troppo tardi e fare passi così grandi, avendo famiglia e genitori anziani a seguito, non è semplice».

Da un punto di vista burocratico, com’è la situazione relativa ai permessi e visti in Svezia per chi vuole stabilirsi a vivere? A te come è andata?

«La Svezia è una nazione aperta a tutti specialmente per chi ha voglia di integrarsi. Il Paese offre supporto alle famiglie in termini di servizi, quindi scuola per i figli e corsi di lingua gratuiti. Quando sono arrivata qui lavoravo per un’agenzia di viaggi inglese e più tardi negli anni ho trovato un lavoro locale e da qui la Redfox».

A proposito di questo, gestisci da anni con successo il tuo piccolo tour operator The Red Fox Adventure Holidays, specializzato in vacanze all’aria aperta lontano dalle normali mete turistiche. Ti va di parlarci della tua attività, hai introdotto nuovi servizi e nuove mete? Com’è cresciuta e si è evoluta in questi 5 anni?

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«In realtà il lavoro si evolve in continuazione e naturalmente la differenza la fanno le richieste. Lavorando “su misura” adatto ed amplifico i miei programmi a seconda delle esigenze delle persone. Al centro di tutto l’entusiasmo, la curiosità ed il divertimento: senza questi 3 elementi non riesco a fare nulla. Se ad esempio, il periodo in cui decidi di prenotare coincide con un evento interessante in zona, lo stesso viene inserito nel programma e quindi proposto come alternativa oppure in aggiunta a quanto concordato. Una volta rassicurate le persone su cosa verranno a fare preferisco non dilungarmi in dettagli. Il viaggio va vissuto e non spiegato, altrimenti si perde il gusto dell’imprevisto, della sorpresa. Tu verresti se ti dico per filo e per segno tutto ciò che accadrà nelle tue prossime ventiquattro ore lapponi? Secondo me, una volta capito come funziona vai da un’altra parte».

LUISA TROJANIS

Probabilmente hai ragione. Vivere una vacanza significa soprattutto godere delle sorprese che questa può riservarti. A che tipo di clienti ti rivolgi e chi si rivolge a te?

«Le persone a cui mi rivolgo sono quelle che rifuggono le mode, i luoghi stereotipati e le omologazioni. Devono amare il silenzio, gli spazi aperti e la natura. A me si rivolgono professionisti del settore per creare pacchetti su misura per la loro clientela. Ma anche singoli, coppie e famiglie. Recentemente ho organizzato escursioni con i cani da slitta in Norvegia per i manager e dipendenti un’azienda di Stoccolma. È stato molto divertente e gratificante».

Quali sono, secondo te, le cose che vale assolutamente la pena visitare in questa regione svedese?

«Il 90% della Scandinavia è pura natura. In una regione con un abitante per km quadrato quello che ci si deve aspettare di vedere, e si vede, sono laghi, montagne ed altipiani a perdita d’occhio. Anzi più che un vedere è un sentire. Sono luoghi dell’anima o ti piacciono subito o altrimenti non sono luoghi per te. Ogni stagione e mese ha la sua peculiarità».

Iniziamo allora dall’inverno!

«L’Inverno Polare, che va da dicembre a marzo, fuori dalle città è quello reale, vero. Chi, ad esempio, da Stoccolma (città vivida e multiculturale) arriva dalle mie parti si immerge in una sorta di tempo senza tempo. Tutto quello che hai vissuto fino ad allora viene come risucchiato e buttato alle spalle ed è il qui ed ora quello che conta. I paesaggi sono drammatici, sperduti, solitari. Guidare una propria muta dei cani ad esempio – fuori dai giretti ad anello che ti propongono nelle zone turistiche dove in generale stai seduto – ti porta ad un altro livello, un’altra dimensione. Quest’anno tra l’altro siamo stati fortunati, abbiamo avuto l’Aurora Boreale molto spesso da fine febbraio a quasi tutto marzo è bastato aprire la finestra di camera».

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In primavera e in estate, invece, cosa riserva la Lapponia svedese?

«Il passaggio dai colori monocromatici invernali a quelli dalle mille sfumature della primavera è incredibile. La vita torna a scorrere e la linfa vitale irrora terreni, piante e fiori. Il messaggio che ti arriva subito è libertà! Ci si spoglia dai vestiti ingombranti, pesanti e tutte le ragazze festeggiano l’arrivo della primavera con ghirlande di fiori in testa. In Svezia, il solstizio d’estate viene festeggiando con una danza propiziatoria a cui tutto il paese prende parte. Un po’ ovunque spuntano banchetti che vendono le fragoline di stagione come mirtilli, ribes e lamponi artici anche compost e fiori per allestire i giardini. Dietro casa si improvvisano mercatini dell’usato chiamati “ loppis” . Si organizzano aste presso le fattorie sulle rive dei laghi. Un evento straordinario a cui partecipare. Molti si portano dietro sedie, tavolini e thermos ed improvvisano picnic per prendere il sole ed aspettare comodamente l’arrivo del pezzo migliore da contrattare e comprare. Battitori nerboruti alzano interi scaldabagni e tubi per la gioia delle signore mostrando i bicipiti. Ed infine le stalle vengono aperte: mucche, maiali e pecore si danno alla pazza gioia dopo essere state per tutto l’inverno chiuse nell’ ovile. Centinaia di famiglie con bambini si appostano in prossimità delle stalle per assistere all’evento dove gli animali danzano sui prati mangiando sale e margherite».

Inevitabile una domanda sul Covid che ha coinvolto tutto il mondo e che ha colpito soprattutto il tuo settore, quello turistico. Come è andata a te? E com’è invece la situazione adesso?

«La Svezia ha avuto un’evoluzione a parte durante la Pandemia. È stata controcorrente in tutto, anche rispetto ai suoi confinanti come Norvegia e Finlandia. La Svezia non ha mai obbligato nessuno a fare alcunché – non era previsto nella Costituzione – di conseguenza, anche i suoi abitanti non hanno subito le grandi restrizioni che ci sono state in tutta Europa. Questo sia nelle grandi città, dove è concentrata la maggior parte delle persone, che nelle zone rurali. Naturalmente nel comparto turistico tutti abbiamo subito grandi perdite soprattutto dal momento in cui sono stati chiusi tutti gli aeroporti. Per fortuna il mercato turistico interno ha subito un’impennata incredibile. Un popolo che fa almeno 4 /5 viaggi all’anno è rimasto a casa e ha sollevato l’economia interna invadendo campeggi, alberghi e strutture ricettive in generale. Così sono riuscita a lavorare con imprese locali. Adesso la situazione si è normalizzata e guardiamo al futuro anche se la guerra in Ucraina ed il caro bollette mette in ginocchio sia privati che aziende. Molte piccole imprese hanno dovuto chiudere».

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Oltre al tuo tour operator, hai altre occupazioni, hobby, ecc? Come trascorri le tue giornate quando non lavori?

«Mi sono arresa da tempo alla tecnologia comprando un e-book. Così riesco a scaricarmi in tempo reale tutti i libri che voglio iniziando a leggere da subito. Quando non lavoro faccio le stesse cose di quando lavoro ovvero vado a fare fondo con il mio husky siberiano dal nome Hèro e la mia cocker inglese Lulù. Mi piace molto fare il bagno nel ghiaccio a temperature estreme e in estate adoro tantissimo fare lunghe nuotate nei laghi cristallini di fronte a casa. In estate vado in bicicletta, a camminare e adoro fare foto agli animali selvatici e ai fiori. Continuo a girare ed esplorare nuove zone da inserire come proposte nei programmi. Finito questo vengo naturalmente nella mia Toscana tra Valdichiana e Val d’Orcia e al mare nel sud Italia: Basilicata, Calabria e Sicilia hanno un mare che non ha eguali».

LUISA TROJANIS

Come ci hai detto l’ultima volta, andare all’estero per te è stato soltanto l’inizio di un lungo cammino di impegni e sacrifici, perché ci si scontra con realtà, abitudini e stili di vita molto diversi. A che punto di questo cammino sei?

«Nella vita c’è sempre da imparare e forse non si smette mai di camminare per raggiungere nuove mete. Vivere a misura d’uomo a contatto con gli elementi ti tempra nei vari aspetti della vita. Adesso mi trovo perfettamente a mio agio. Sono invece intollerante alla vita di città, al caos, allo smog, al traffico. Mi fa sentire vulnerabile. Qui vivi in una sorta di “bolla” dove il mondo appare sempre qualcosa di nebuloso, lontano».

In tutti questi anni hai mai avuto dei ripensamenti sul tuo trasferimento? Ci sono stati momenti in cui hai pensato di tornare in Italia?

«In Italia ci torno sempre, appena finisce la stagione e la sensazione è sempre quella di ritornare dopo un lungo viaggio. Ripensamenti mai, forse quello che mi rimprovero è di non avere osato di più. Vent’anni fa non c’erano i social media e stare soli voleva dire davvero stare soli, non avevi messaggi di notifica e video chiamate. Adesso parlare di “solitudine” diventa quasi un eufemismo e tutto appare più facile. Abbiamo tutto e niente, si improvvisa e tutto funziona. È meraviglioso come tutti possiamo fare tutto e niente allo stesso tempo».

Quando ripensi al passato, alla tua vecchia vita in Italia e a Siena, che cosa provi?

«Niente in particolare penso che sia stato il naturale proseguimento delle cose, della vita. In Italia sono nata, cresciuta e mi sono laureata, poi la vita mi ha portato a fare altre cose in età e contesti diversi».

Attualmente quali sono le opportunità lavorative e di vita per chi intende trasferirsi nella regione dell’Harjedalen e in generale Svezia? E quali consigli daresti loro?

«C’è probabilmente una grande differenza tra le città e le zone rurali, come un po’ ovunque immagino. Se hai una professione ben precisa nel campo delle tecnologie, nel terziario, servizi alla persona, infermieri, psichiatri, dentisti è più facile l’inserimento in molte aziende svedesi che sono aperte a professionalità esterne. Se scegli di vivere in una zona rurale, piccoli centri, occorre necessariamente conoscere la lingua svedese – per questo ci sono scuole gratuite – i locali preferiscono parlare la loro lingua, sebbene un po’ tutti masticano l’inglese. L’occupazione è prevalentemente nel terziario, nelle case di riposo, nell’edilizia come carpentieri, falegnami etc. Chi desidera trasferirsi qui deve fare i conti con la solitudine sia quella sana, chiarificatrice che ti permette di fare spazio nella tua mente che quella nel vero senso del termine, inevitabile in una popolazione dove i legami affettivi e le amicizie ci sono, ma non esattamente come ci aspetteremmo noi italiani. Qui si mantiene le distanze anche senza pandemie, almeno un metro nessuno invade il tuo spazio, ti tocca parlandoti oppure ti bacia come avviene da noi».

Era il lontano 2004 quando ti sei trasferita definitivamente in Lapponia. Un bilancio di questi primi 20 anni? Come è cambiata la tua vita da un punto di vista personale e professionale?

«Il 2004 è stato più un giro di esplorazione. Più tardi nel 2008 ho pensato di fare scelte più concrete. Per la precisione mi trovo nella Lapponia svedese. Prima ero sicuramente molto paurosa, insicura e il contesto cittadino l’ho sempre subito anziché vissuto. Già a dieci anni mi piaceva dormire in terrazza con il sacco a pelo. Vivevo al quinto piano e la vista era magnifica, ricordo. Non mi è mai piaciuto fare quello che facevano i miei coetanei; ho sempre preferito la vita all’aria aperta e le passeggiate nei boschi, leggere e dipingere».

Progetti per il futuro?

«Tenermi sempre strette le persone più care e le piccole e grandi cose di ogni giorno. Cercare di stare in salute, prendermi cura dei miei cani e non da ultimo lavorare bene per avere sempre tanti amici che scelgono di venire a trovarmi attraverso la Redfox e le mie avventure glaciali».

Per contattare Luisa ecco i suoi recapiti.

Sito web: www.redfoxdventure.it

Instagram: @redfoxadventure

Pagina Facebook: Redfox Adventure

Email: info@redfoxadventure.com