Vivere a Zurigo (per amore)

Scappata a Zurigo per amore. E orgogliosa della sua scelta.

Parliamo di Giovanna Turchetta Aquilino, barese, classe ’70, che ha mollato l’Italia tredici anni fa per seguire suo marito.  In Svizzera era stata per brevi periodi, solo in vacanza. Zurigo le era sconosciuta. Ma si è subito ambientata.

“Ho conosciuto mio marito -racconta- a Castellana Grotte, nel Barese, nel Gennaio del ’94, tramite suo cugino, un mio vecchio amico. Lui, nato e cresciuto in Svizzera, con padre italiano e mamma tedesca, era venuto in Italia a Natale per incontrare i parenti. Avevo un appuntamento con la mia comitiva in un locale di Bari, dove suonavano musica dal vivo. Ad un tratto vidi il mio amico arrivare con il suo parente. Ricordo che mio marito parlava poco l’italiano e aveva un accento davvero simpatico. Avevo appena festeggiato il mio primo anno da single dopo la rottura di un fidanzamento durato sette anni e, devo ammetterlo, fu l’anno più divertente della mia vita! Non pensavo per niente di buttarmi in una nuova storia. Volevo solo uscire e divertirmi con i miei amici. Tornando a casa, quella sera, pensai “carino questo tipo”, ma niente di più”.

Vivere a Zurigo

E poi? “Ci rivedemmo -continua- il giorno successivo, e l’altro ancora. Andammo ad una festa, dove ballammo tutta la sera fino a notte e prima di riaccompagnarmi a casa ci scambiammo il primo bacio. Ce ne furono parecchi nei giorni successivi. Da parte mia fu “amore a prima vista”, lui ci mise un po’ di più a capirlo. Dopo quella settimana trascorsa praticamente sempre insieme, iniziammo la classica relazione a distanza, fatta di lunghe telefonate, lettere, incontri a metà strada. Andò avanti così per quattro anni, fino a quando mi propose di trasferirmi a Zurigo”. E lei? “Pensando di vivere il resto della vita con lui -afferma- avrei dovuto prima provare a vivere lì.  Una nuova città, un nuovo Paese, lontano dalla mia famiglia, dai miei amici, lontano dalle mie radici. E per una come me, cresciuta in una famiglia numerosa, con tanti zii, zie e cugini, abituata ai grandi pranzi in famiglia della domenica, alle grandi tavolate estive fino a cinquanta persone, alle cene della vigilia di Natale con venti persone, non è stato facile. Mai avrei pensato di lasciare tutto e andar via così. Eppure, l’ho fatto”.

Quali sono state le difficoltà iniziali? “Beh – replica – la lingua. Avrei dovuto imparare il Tedesco. E così fu. Ad Agosto del ’98 mi trasferii a Zurigo e iniziai a frequentare un corso di tedesco. Cinque giorni la settimana, tutte le settimane, per sei mesi. Solo dopo questo periodo di prova dissi che avremmo potuto cominciare. Ad ottobre dell’anno seguente ci sposammo. Sono passati dodici anni, abbiamo due bambini di 10 e 7 anni e non me ne sono mai pentita”.

Come è stato l’impatto con questa città?

Il primo impatto fu più che positivo. Arrivai a Zurigo per la prima volta a fine giugno. Una bella giornata, sole tiepido e cielo azzurro. Feci una lunghissima passeggiata, per quasi quattro ore. La prima cosa che mi colpì fu il “verde”: i viali lungo il fiume, i giardini del centro, i parchi lungolago e i boschi sulle colline intorno (Uetliberg e Zürichberg).

Cosa ha di bello Zurigo? Ce la descrive? 

Pur non essendo la capitale, è la città più popolosa ed il principale centro economico e finanziario della Svizzera. E’ una città elegante, che sorge sull’estremità settentrionale dell’omonimo lago (Zürichsee) ed è praticamente divisa in due dal fiume Limmat. Sulla sponda destra il centro storico, con antiche case di origine medioevale ed un intreccio di vie strette e ripide, ricche di antiquari, gallerie d’arte, negozietti, caffè e ritrovi. In questa parte della città sorgono la cattedrale (Grossmünster), l’Università, il Politecnico e il museo di Belle Arti (Kunsthaus). Sulla sponda sinistra il cuore economico e commerciale della città. Accanto alla stazione centrale (Hauptbahnhof) c’è il Museo Nazionale Svizzero (Landesmuseum). Dalla stazione parte il viale Bahnhofstrasse, una delle arterie principali, che arriva fino al lago. E’ fiancheggiato da monumentali palazzi ottocenteschi, sedi di banche prestigiose, ed  eleganti boutique, di rinomate gioiellerie. Molto vicine tra loro la chiesa di St. Peter, la piu’ antica della città, con gli orologi del campanile più grandi d’Europa (9 metri di diametro) e il Fraumünster, antico monastero femminile, famoso per le vetrate di Giacometti e di Marc Chagall.

Cosa colpisce subito un italiano?

L’ordine, la pulizia, il silenzio, anche nei luoghi più affollati, il rispetto per le persone, le cose e la natura. Il paesaggio è molto ricco: il fiume, le colline sui fianchi, al centro il lago e sullo sfondo le Alpi, con le cime sempre innevate. Nell’insieme tutto trasmette serenità ed un senso di calma assoluta.

Vivere a Zurigo

Com’è il clima?

L’inverno è abbastanza rigido, con temperature spesso al di sotto dello zero. Le prime nevicate possono arrivare anche a Novembre e le ultime a Marzo. La primavera potrebbe riservare intere giornate di pioggia, ma anche belle giornate di sole. L’estate è breve, ma anche qui si superano i 30 gradi. Il periodo più bello, secondo me, è l’autunno.

Perché?

L’aria è fresca, ma il sole ancora caldo e intorno la natura è un’esplosione di colori, in tutti i toni dell’arancio, del rosso, del giallo e del marrone. Adoro il contrasto tra il “caldo” dei colori autunnali e la sensazione di “freddo” delle giornate di nebbia.

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Zurigo è una città tranquilla, ordinata? 

Direi proprio di si. Se poi come termine di paragone usiamo Bari, beh, allora, è molto sicura. In tutti questi anni non ho mai visto un’auto parcheggiata in doppia fila, mai un automobilista fare il furbo, superando tutta la fila ferma al semaforo, mai sentito suonare un clacson. Non ho mai dovuto fare lo slalom sui marciapiedi tra gli escrementi dei cani. E di cani ce ne sono tanti!. Se stai attraversando la strada le auto non cercano di “spalmarti” sull’asfalto. I limiti di velocità sono rispettati dentro e fuori la città. I bambini di 4 e 5 anni vanno all’asilo a piedi, da soli! Gli agenti di polizia, già nella prima settimana di scuola, mostrano loro come fermarsi e attraversare la strada. Se una donna o una ragazza escono la sera, non hanno paura di rientrare di notte da sole. Si, è una città tranquilla e ordinata.

E i servizi pubblici tutti efficienti? La differenza più grande con l’Italia?

Iniziamo dall’ultima domanda: la differenza più grande con l’Italia è che qui vedi dove vanno a finire i soldi delle tasse che paghi! Tram, bus, treni, traghetti: è tutto ben collegato, puoi benissimo fare a meno della macchina, sia in città che fuori. I bambini, quando vanno in gita con la classe, usano i mezzi pubblici. Posso assicurare che il detto “puntuale come un orologio svizzero” non viene usato a caso. A volte, quando sono su un binario, come in una sfida inizio a controllare.

Cioè?

Se l’arrivo del treno è previsto ad un’ora X, guardo fisse le lancette dell’orologio in stazione e mi dico: devono ancora passare un paio di minuti. Invece no! Tempo 10 secondi al massimo, il treno è già lì, che frena sui binari. Una volta d’inverno, ci fu una nevicata abbondante durante tutta la notte. La mattina ci svegliammo con 30/35 centimetri di neve. Fu una nevicata davvero eccezionale! Gli spazzaneve non erano riusciti a ripulire le strade, così molti al mattino scelsero di andare a lavoro con il treno.

E allora?

Al telegiornale la SBB (la Ferrovia dello Stato) si scusò con i passeggeri per i notevoli disagi causati  dalle lunghe attese dovute ai treni, che arrivarono in stazione con dieci e in alcuni casi dodici minuti di ritardo! Ascoltando la notizia mi venne da ridere, pensando ai treni che devono prendere i pendolari in Italia e alle condizioni in cui sono costretti a viaggiare.

Cominciamo. Capitolo Scuola

I miei bambini frequentano la quinta e la seconda classe. Per loro, da quando è iniziata la scuola, ho comprato solo la cartella, e nient’altro! Libri, quaderni, penne, matite, matite colorate, colla, forbici, gomma, temperamatite, cartelline, raccoglitori, righello, compasso, tutto viene fornito dalla scuola. O meglio dalla quota delle nostre tasse, destinate alla scuola.

ITALIANI A ZURIGO, Svizzera

Sanità

Il sistema sanitario svizzero è molto efficiente e ben organizzato. Prevede l’assicurazione obbligatoria per tutti i residenti. Ognuno sceglie la Cassa Malattia (Krankenkasse) con cui stipulare il contratto di assicurazione, che potrà essere generale, semiprivata o privata. L’assicurato paga il premio alla propria Cassa e a seconda del contratto paga una franchigia sulle spese mediche, farmaceutiche od ospedaliere. L’assistenza medica è fornita sia negli ospedali pubblici che nelle cliniche private. Per ogni visita medica o ricovero la fattura viene sempre inviata alla Cassa Malattia. In pratica il cittadino paga il premio di assicurazione e può rivolgersi a qualsiasi medico o essere ricoverato in una struttura pubblica o privata.

Chi non è in grado di pagare il premio assicurativo?

Riceve un contributo dallo Stato (Cantone) in proporzione al suo disagio. Chi invece è completamente indigente è a carico dell’assistenza sociale (Comune) e riceve un assegno mensile che copre anche l’importo del premio per l’assicurazione malattia.

Zurigo uguale banche

Si, è per antonomasia la città delle banche, ma non solo. Ci sono numerose industrie, attività commerciali, locali e negozi esclusivi, ristoranti, musei, teatri e associazioni culturali.

Ci sono tanti italiani? 

Il numero esatto, non lo conosco. Sono tanti anche se, mi dicono, non come tra gli anni ’60 e ’80.

Di cosa si occupano, in genere? 

Lavorano in settori diversi: ristorazione, uffici, banche, nel ramo informatico, come insegnanti. La maggior parte degli italiani è nata qui, ha frequentato le scuole qui ed è per questo che è ben inserita nel mondo del lavoro. Non come trenta, quaranta o cinquanta anni fa, quando gli italiani erano impiegati solo come operai, in fabbrica o sui cantieri.

ITALIANI A ZURIGO, Svizzera

C’è lavoro? In quali settori?

Per anni in Svizzera la disoccupazione con un tasso all’1% non ha rappresentato un problema. Durante l’ultimo decennio, con le varie crisi e riprese dell’economia, il tasso è stato abbastanza variabile. Attualmente è intorno al 5%. Ne risentono soprattutto i giovani che, anche se freschi di diploma, non riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro. I settori che non hanno problemi, credo, siano quelli chimico/farmaceutico e quello informatico.

C’è in Italia una città che assomiglia a Zurigo?

Non credo.

Lati negativi?

Se proprio devo trovarne uno, direi che è la lontananza dalla mia famiglia d’origine, i miei genitori, mia sorella, gli zii e i cugini tutti. Questo è l’unico “neo” nella mia nuova vita fuori dall’Italia. Sebbene, ci vediamo spesso. Io torno a casa tutti gli anni, l’estate e a Natale. I miei vengono a trovarmi una o due volte l’anno. E poi con Skype ci vediamo tutte le settimane.

Lati positivi?

Correttezza, educazione, rispetto, chiarezza, professionalità: è ciò che vedo ogni nei negozi, negli uffici, a scuola, negli ospedali, in banca o all’ufficio postale, sui mezzi pubblici o tra gli amici. Ho la sensazione che il futuro che potranno avere i miei figli qui, è di gran lunga migliore di quello che potrebbero avere se fossero in Italia. Penso alla politica, alla corruzione, all’intolleranza verso gli stranieri, alla violenza tra i giovanissimi, a quella contro le donne e i bambini. Guardo il telegiornale italiano ogni giorno e le notizie sono sempre su questi argomenti e purtroppo sempre negative.

Come sono gli abitanti?

Composti, calmi, precisi ed educati. “Che noia!” penserete voi. Invece no. Sanno benissimo come divertirsi. Zurigo offre una vita notturna estremamente animata. Nel quartiere Zürich West, moderno, metropolitano, il più alla moda, le vecchie sedi di industrie, fabbriche, fonderie e cartiere sono state trasformate. Sono sorti così centinaia di nuovi locali, club, bar e ristoranti. Di giorno a lavoro, tutti seri, corretti, attenti a non infrangere le regole. Di sera, invece, si “sciolgono”, si rilassano e si godono il tempo libero in compagnia degli amici.

Sono molto precisi e chiusi?

Precisi di sicuro! Chiusi, non direi proprio. Almeno non i miei amici!. Piuttosto riservati e rispettosi. In treno o sul tram difficilmente vedrete un zurighese scambiare quattro chiacchiere col vicino o intervenire anche con una battuta in una discussione. In generale non disturbano e non vogliono essere disturbati.

E le donne?

La maggior parte di quelle che conosco, tutte più o meno della mia età, hanno tre figli. Ce ne sono molte con due e alcune che, per scelta, di figli ne hanno quattro! Scelgono di lasciare il lavoro e di dedicarsi alla famiglia. Almeno fino a quando i figli non vanno a scuola. Poi c’è sempre la possibilità di riprendere a lavorare, magari al 20, al 40 o al 50% (vale a dire 1, 2 o 3 giorni a settimana). Non sono mamme nevrotiche, né ansiose, né stressate. Lasciano i bambini liberi di arrampicarsi o di sporcarsi, se si trovano al parco giochi. Non li rimproverano, se il gelato cola e sporca la maglietta. Soprattutto, non alzano la voce. Sono donne che non passano tutto il tempo a lavare, stirare, spolverare e rassettare la casa, facendo pulizie. Il tempo dedicato ai figli e con i figli, magari all’aria aperta, è molto più importante.

La vita è cara?

Sì, ma sempre in proporzione agli stipendi. Diciamo che un terzo dello stipendio, o poco più, se ne va per l’affitto dell’appartamento. Per la spesa ci sono ormai tanti supermercati e discount, dove è facile risparmiare con le offerte settimanali. Certo, pagare un caffè al bar 4.50 CHF (circa 3,70 €) o un biglietto del cinema 19 CHF (15 €), o una piega al parrucchiere 60 CHF (50 €), direi che è abbastanza caro, no?!

Piatti tipici?

Il piatto tipico zurighese è lo “Zürcher Geschnetzeltes”, straccetti di vitello con champignons e salsa al vino bianco, servito con il classico “Rösti”, tortino di patate grattugiate. Poi ci sono le varie Fondue: “Käsefondue”, una miscela di formaggi fusi e vino bianco, in cui intingere pezzetti di pane. Oppure la “Fondue Chinoise”, fettine di carne mista da infilzare su lunghe forchette e lasciar cuocere in brodo caldo direttamente a tavola. O la “Fondue Bourguignonne”, cubetti di carne da far cuocere nell’olio bollente. In tutti e due i casi la carne viene accompagnata da diverse salsine. La Fondue Chinoise è il piatto tipico per la cena di Natale: il cibo resta sempre caldo, anche per ore mentre si conversa, e la padrona di casa può restare a tavola con tutti gli ospiti senza dover spadellare in cucina. Poi c’è lo streetfood svizzero per eccellenza, il “Bratwurst”, salsiccia di vitello grigliata, da intingere nella vaschettina di senape, servito sempre con una fetta di pane croccante. Alternativa al Bratwurst è il “Cervelat”, salsiccia di maiale. Tipico è anche lo “Zopf”, pane al burro a forma di treccia da consumare a colazione, specialmente nel fine settimana. Se volete una piccola delizia per il palato dovete provare i “Luxemburgerli” di Sprüngli, pasticceria fondata nel 1836 (quest’anno hanno festeggiato i 175 anni). Sono dei dolcetti di meringa ripieni di diverse creme, alla frutta, al cioccolato, alla nocciola, allo champagne. E visto che ci siete, provate alcuni dei morbidi “Trüffes” o “Pralines”, rigorosamente fatti a mano.

Tradizioni, feste particolari, abitudini strane?

Di feste ce ne sono tante, tutto l’anno. In primavera la “Sechseläuten”, una festa di origini medioevali, che si tiene il terzo  lunedì di aprile. Il lungo corteo delle varie “corporazioni” sfila in costumi storici tra le strade del centro, accompagnato da più di 350 cavalieri e 30 bande musicali. Il culmine della festa è alle 18, quando si dà fuoco ad un grande falo’, alla cui sommità è posto il “Böögg”. Il Böögg è un fantoccio a forma di pupazzo di neve, riempito di petardi, che simboleggia l’inverno. Più veloce è l’esplosione con cui il pupazzo perde la testa, più lunga e calda sarà l’estate. La festa delle feste è la “Züri-Fäscht”, che si tiene a luglio, ogni tre anni.

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ITALIANI A ZURIGO, Svizzera

Che tipo di festa è?

E’ la festa della città, i viali lungo il Limmat e vicino al lago vengono chiusi al traffico e diventano per un intero fine settimana teatro di concerti, spettacoli, giochi e attrazioni per tutti i gusti e per tutte le età. Quasi due milioni di visitatori arrivano a Zurigo per questo evento, che culmina con uno spettacolo pirotecnico da togliere il fiato. I fuochi d’artificio vengono fatti esplodere sull’acqua del lago, seguendo una coreografia a ritmo della musica suonata dal vivo da un’orchestra sistemata sulla riva. E’ davvero uno spettacolo suggestivo. Ad agosto c’è la “Streetparade”, simile alla “Love Parade” di Berlino. E’ il grande festival della musica Techno, che richiama quasi un milione di visitatori da tutta Europa. Al motto di “Amore, Pace, Rispetto e Tolleranza” sfilano camion lunghi oltre 30 metri, dove vengono allestiti Dj-set, che diffondono musica techno, mentre gruppi di persone si esibiscono ballando. Tipico della Street Parade è l’abbigliamento trasgressivo. Il clima di festa è davvero allegro e coinvolgente, assieme a gay, trans e travestiti ballano e si divertono anche famiglie con bambini e anziani. E’ tutto naturale! A Settembre c’è la “Knabenschiessen”.

E cioè?

Secondo un’antica tradizione i ragazzi e le ragazze zurighesi tra i 12 e i 17 anni si sfidano in una gara di tiro, con un moderno fucile, per proclamare il re dei tiratori. E per un intero fine settimana la zona intorno al poligono di tiro si trasforma in un grande Luna Park, il più grande della Svizzera. Da non dimenticare: “Zürcher Fasnacht”, la tradizionale sfilata di carnevale con le tipiche maschere di legno e i campanacci, e il “Christkindlimarkt”, il mercatino di Natale al coperto più grande d’Europa, che si tiene all’interno della stazione centrale per tutto il periodo dell’avvento. Per gli sportivi a Luglio c’è il “Seeüberquerung”, l’attraversamento del lago a nuoto per 1500 metri. Non è una gara, il tempo non viene misurato. E’ solo un’occasione per fare sport e mettersi alla prova. Nel 2010 più di settemila  partecipanti, nonostante le fredde acque del lago. Per chi ha voglia di divertirsi c’è anche la “Limmatschwimmen”, divertente nuotata, che si svolge in Agosto nel fiume Limmat per circa due chilometri. Più di quattromila  persone, di ogni età, ammessi anche tutti i tipi di salvagente, a forma di coccodrilli, paperette. Per gli sportivi che vogliono fare sul serio, ci sono la Maratona ad Aprile, il Triathlon e IronMan a Luglio,  la corsa podistica “Zürcher Silvesterlauf” prima di Natale.

Come sono i collegamenti?

Via terra Zurigo è ben collegata con Milano, in pratica c’è un treno ogni due ore, tutti i giorni della settimana. Se si opta per l’aereo, Milano, Roma, Firenze e Venezia sono collegate con Zurigo grazie a diversi voli Swiss. Anche la Puglia è ben collegata, con un volo giornaliero di Helvetic per Bari, e con voli due volte a settimana di AirBerlin per Brindisi.

Consigli a chi voglia venire a vivere lì?

Innanzitutto imparare il tedesco. Anche l’inglese, non guasterebbe. E lasciare a casa l’ombrello: ho imparato a farne a meno, visto che quando uscivo con la pioggia ero l’unica che lo usava. Mi dicevano: “che sarà mai, è solo un po’ d’acqua!”

Cosa non fare mai in presenza di un cittadino di Zurigo?

Mai incrociare i calici in caso di brindisi, mai brindare con analcolici e, soprattutto, guardare sempre negli occhi la persona con cui si sta brindando! Mai buttare una carta o un mozzicone di sigaretta per terra, potrebbero fulminarvi con lo sguardo! Mai arrivare ad un appuntamento con più di cinque minuti di ritardo, rischiate di non trovare nessuno!

Tornerai  in italia?

Mai dire mai! Ci sono parecchi italiani che dopo la pensione tornano in Italia, dove magari con i soldi risparmiati negli anni hanno costruito o acquistato una casa. Per noi è diverso, mio marito è nato e cresciuto qui’, in Italia viene sempre volentieri, ma al massimo per due, tre settimane. La mentalità è diversa, non accetta tutte quelle cose, a cui ormai gli italiani si sono abituati, senza fare più caso.

Tipo?

Il furbo che ti passa avanti se sei in coda, in auto o al supermercato, l’impiegato che ti fa aspettare un’ora perché è andato al bar a prendersi il caffè, aspettare un anno per poter fare una risonanza magnetica, dover andare in ospedale e doversi portare le posate da casa, fare i turni in ospedale per assistere un parente, perché l’infermiere è da solo con trenta pazienti, dover dare il rotolo della carta igienica ai bambini per portarla a scuola, dover spendere 350 euro per i libri di testo, aspettare il treno locale che sistematicamente arriva con 20 minuti di ritardo, non poter uscire dal parcheggio a causa di quello in doppia fila, vedere in giovane seduto tranquillamente sul bus mentre l’anziano a fatica cerca di reggersi alle maniglie, e così via. Potrei trovare ancora cento esempi. E poi ci sono i figli: tra venti – venticinque  anni probabilmente saranno sposati, avranno anche loro una famiglia, dei bambini. Non penso di voler lasciare loro qui e vederli solo nei periodi di ferie. Le mie radici sono e resteranno sempre in Italia, ma la mia vita ora è qui.

A cura di Cinzia Ficco