Quanto è importante conoscere una lingua straniera?

Che valore aggiunto può dare alla nostra vita conoscere e migliorare una lingua come l’inglese?

L’abbiamo chiesto a Lucia, ricercatrice e traduttrice di Padova, che ci ha raccontato parte delle sue esperienze di vita, che ruolo ha giocato la conoscenza e l’apprendimento dell’inglese e, soprattutto, quanto possa essere fondamentale possedere un buon livello di inglese per chi desidera viaggiare, scoprire posti nuovi e lavorare all’estero.

lucia imparare l'inglese

Lucia, prima di tutto, cerchiamo di capire meglio il tuo carattere di viaggiatrice: quando è nata la tua voglia di viaggiare e scoprire il mondo?

La voglia di viaggiare è sempre stata presente dentro di me, fin da quando ero piccola. Grazie a mia madre, Professoressa di Storia dell’Arte, ho viaggiato moltissimo.

Poi – quando sono stata più grande – ho cominciato io stessa a prendermi degli spazi di tempo per andare fuori dall’Italia, dapprima per brevi periodi e poi per diversi mesi. Dopo il Liceo, infatti, ho infatti avuto modo di viaggiare e di vivere in Francia e negli Stati Uniti per periodi più lunghi.

Da quali motivazioni eri spinta?

La voglia di viaggiare, come dicevo, è sempre stata presente in me e, ovviamente, lo è ancora. Ad ogni modo, essendo molto appassionata di lingue straniere, il francese e l’inglese sono i miei due grandi amori, ho sempre voluto conoscere il Mondo al di fuori dell’Italia.

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Sono poi una persona molto curiosa, amo vedere posti nuovi, viverli e guadagnare (da questi posti) qualche cosa per me stessa e per la mia vita. Infatti, in tutti i miei viaggi ed esperienze all’estero, ho sempre cercato di prendere il buono di ogni Paese senza mai dimenticare l’Italia che, comunque, non ho mai rinnegato.

Parliamo invece della tuo percorso di apprendimento dell’inglese: qual è stata la prima grande esperienza con questa lingua?

La prima volta che mi sono interfacciata con l’inglese ad un livello un po’ più elevato è stato quando sono andata negli Stati Uniti per qualche mese, a Washington, per seguire un corso di american english. Essendomi posta come obiettivo quello di richiedere una borsa di studio per trascorrere un anno del mio Dottorato di Studi a Berkeley, in California, avevo necessità di superare e ottenere il diploma TOEFL.

Quanto tempo sei stata a Washington e dove vivevi?

Ho scelto di seguire questo corso a Washington, per l’appunto, dove mi sono fermata sei mesi e dove vivevo “in famiglia”, a casa di una signora americana.

Quali sono state le difficoltà con la lingua in questo primo momento?

Devo dire che, forse, la prima volta che mi sono recata negli Stati Uniti, avevo una conoscenza un poco più superiore alla media in fatto di inglese, però, l’inglese che avevo studiato io era quello british, invece io volevo apprendere e imparare l’inglese americano.

Perciò, all’inizio, l’ostacolo maggiore è stato sicuramente l’accento americano e la comprensione, specialmente delle conversazioni al telefono per cui, come si può intuire, ci vuole un po’ di “orecchio”. Insomma, non era di certo l’inglese che ero stata abituata ad ascoltare e studiare in Europa.

Come hai superato questo ostacolo?

L’ho superato nella maniera, forse, più “ovvia”: sforzandomi di non approcciarmi con italiani e scegliendo una scuola non italiana. Fin da subito, ho cercato di non relazionarmi con i connazionali e devo dire che è stata una cosa divertente e molto interessante, una sfida continua per cercare di capire sempre meglio le persone che avevo di fronte e, allo stesso tempo, migliorare il mio modo di interagire con gli altri e per sentirmi sempre più a mio agio con una lingua “non mia”.

Perciò, ci vuole un po’ di costanza nell’apprendimento dell’inglese?

Certamente, anzi, assolutamente. Ad oggi, grazie ad Internet, è molto facile trovare online video, contenuti scritti o multimediali in lingua originale di ciò che ci interessa, perciò è anche abbastanza facile mettersi davanti ad un film od a un video di YouTube e apprendere una lingua, ma è anche necessario trovare qualcuno che, in questo percorso, ti faccia da guida, soprattutto per ottimizzare lo sforzo.

Che curriculum di studi hai scelto in Italia?

Io ho studiato Geografia, una disciplina che, in Italia, purtroppo non piace molto e che, molto spesso ma a torto, viene considerata la “sorella brutta” della Storia.

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Per questo motivo e perché, come ho detto, viaggiare e scoprire l’estero è sempre stata una mia peculiarità, mi sono recata per studio e per ricerca in Francia e negli Stati Uniti dove i professionisti del mio settore vengono impiegati in maniera differente da quella italiana, ovvero per la pianificazione territoriale e per esaminare le correlazioni che sottostanno tra il territorio e “X” variabili (malattie, disoccupazione, etc.) oppure per ambiti specifici come, ad esempio in California, per gli eventi sismici.

Dopo Washington, hai quindi visitato ancora una volta gli Stati Uniti andando a studiare presso l’Università di Berkeley, ci racconti qualche cosa?

Mi sono recata a Berkeley durante il mio Dottorato e ho vissuto nel Campus universitario. Ho sperimentato quindi una realtà molto radical e devo dire che è stata la prima grande esperienza della mia vita.

Con l’inglese ero già piuttosto sicura di me stessa e, nonostante i timori iniziali, ho realizzato ben presto che noi italiani siamo tranquillamente in grado di cavarcela e di essere preparati anche per le grandi Università americane.

Inoltre, essendo esattamente come una studentessa americana, sono stata trattata equamente, senza sconti o privilegi, fattore che ha arricchito maggiormente la mia preparazione e il mio livello di apprendimento dell’inglese.

Com’è l’ambiente universitario negli Stati Uniti?

Per quella che è la mia conoscenza, quindi Berkeley, la differenza fondamentale con l’Italia devo dire che è la vita universitaria e la modalità con cui si affrontano gli anni dell’Università.

Infatti, l’85 per cento degli studenti vive nel Campus, studia nel Campus e, soprattutto, passa buona parte del suo tempo libero nel Campus. La comunità dei compagni di corso o di Università diventa la tua famiglia, si studia insieme, si pensa insieme, etc.

C’è molta più condivisione di quella che si vive in Italia. Io stavo studiando per un post Dottorato, perciò non ero al livello delle matricole, però ho comunque sperimentato lo studio di gruppo e respirato la voglia di fare che hanno gli studenti americani.

Il curriculum accademico negli Stati Uniti è forse più dinamico rispetto a quello italiano e, soprattutto, si studia in un ambiente dove si respira Università quasi 24 ore su 24.

Dopo Berkeley? Dove ti ha portato la tua vita?

Dopo Berkeley, sono tornata in Italia e, dopo un po’ di tempo, mi sono sposata con un americano. Dopo il matrimonio abbiamo vissuto per alcuni anni in Germania dove, grazie proprio alla mia conoscenza dell’inglese, non ho mai avuto e sentito la necessità di apprendere il tedesco; poi ancora negli Stati Uniti e, infine, per dare più stabilità a mio figlio (soprattutto nel momento in cui ha cominciato la scuola) siamo tornati in Italia, a Padova, dove vivo attualmente.

Che valore dai alla tua volontà di apprendere e migliorare l’inglese?

Devo dire che la mia volontà di conoscere bene la lingua inglese e di migliorarla sempre è stata fondamentale per la mia vita.

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Senza molte di queste esperienze, avrei comunque fatto le stesse cose, forse, ma sicuramente in maniera diversa o meno immediata. Oppure, sarebbe stato più difficile o mi sarei tirata indietro anzi tempo. Grazie alla mia conoscenza dell’inglese sono piuttosto sicura di me stessa in molti ambiti e persino in Paesi dove l’inglese non è la lingua ufficiale, come ad esempio in Germania.

La mia motivazione personale nei confronti dell’inglese è nata molto prima del lavoro che adesso svolgo (ricerca e traduzioni) ma, senza dubbio, mi ha fatto raggiungere determinati obiettivi.

Cosa consiglieresti a chi vuole imparare l’inglese?

Per esperienza personale, trovo che un approccio dinamico all’inglese, ad esempio evitando le lezioni in classe e che si servono di un metodo standardizzato, sia il punto di partenza giusto per migliorare l’inglese e sicuramente farlo seguendo i propri interessi ed il proprio tempo personale.

Per mio figlio, ad esempio, ho scelto i corsi su Skype di Moxon English che gli permettono di lavorare sul suo accento e di impratichirsi sempre di più con la sua pronuncia. Infatti, utilizzando metodi multimediali, potendo frequentare i corsi o le lezioni quando più si preferisce e, soprattutto, avendo la possibilità di interagire con un madrelingua che ti possa indirizzare ed aiutare – dandoti anche una base grammaticale imprescindibile – si impara il doppio nel minor tempo.

Fermo restando che, poi, dell’inglese ce ne dobbiamo servire, anche solo per guardare la televisione la sera sul divano, insomma, credo che sia importante che non diventi una pratica fine a se stessa.

Anna Scirè Calabrisotto

RISORSE PER IMPARARE LE LINGUE

Studiare inglese su Skype: Moxon English

Studiare inglese all’estero: Eazy City