E’ una di quelle città che tutti, almeno una volta nella vita, hanno avuto la fortuna di visitare. Valerio invece, a differenza di molti, ha sempre cercato di evitarla, reputandola una città “faticosa” da vivere, fino a quando, nel lontano 2006 ci si è trasferito definitivamente: “Vivere a Londra per me è stato un po’ come correre una maratona, all’inizio ho fatto fatica, ma solo perché non ero allenato, poi invece è diventato tutto più facile”.
Valerio, ormai vivi a Londra dal 2006, ma la cosa più curiosa è che hai “sempre cercato di evitare” questa città. Perché?
Già dal primo momento in cui sono venuto in UK per trovare degli amici, Londra mi era sempre sembrata una città dispersiva e troppo grande. Per uno come me che ha sempre preferito instaurare rapporti diretti con le persone incontrate, sembrava troppo anonima. Oltretutto ho sempre pensato che fosse una città “molto faticosa” da vivere.
L’Inghilterra ti aveva già ospitato nel lontano 1997, cosa puoi raccontarci di quel periodo?
Durante quel periodo, lavoravo a Nottingham in alcuni Bar e Ristoranti e parallelamente seguivo lezioni di lingua inglese. Questo per circa un paio d’anni, dopodiché sono andato in Australia con un Working Holiday Visa e per 7 mesi ho lavorato e viaggiato. Ho comprato una macchina, una Ford Falcon 4.2 del 1982, se ricordo bene, e con quella ho girato l’Australia con dei ragazzi (irlandesi) conosciuti in un ostello. Abbiamo veramente fatto molti km!!
E poi? Dopo quei sette mesi cosa è successo?
Ritornato dall’Australia, ho iniziato a frequentare l’Università (nel 2000) a Hull, Scarborough Campus (nord dell’Inghilterra, Yorkshire), dove ho conseguito il titolo di first class Bsc (Hons) in Internet Computing. Successivamente sono ritornato in Italia e ho iniziato a lavorare a Milano in una banca di investimento e in una financial software house. Nel 2005/6 sono ritornato in UK per un Master in Software Engineering all’Università di York, terminato il Master nel 2006, sono andato a Londra.
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E qui ha avuto inizio la tua nuova vita nella City…
Sì, qui a Londra ho lavorato in diverse società: O2, Skype, Microsoft e per lavoro ho anche viaggiato molto. Sono stato a Bangalore, in India per 2/3 mesi e anche in Europa tantissime volte, infatti nel 2011 credo di essere andato in Estonia almeno 6 volte. L’idea che avevo di Londra man mano è cambiata. Inizialmente per me è stato molto faticoso viverci, ma poi mi ci sono abituato. Vivere a Londra per me è stato un po’ come correre una maratona, all’inizio ho fatto fatica, ma solo perché non ero allenato, poi invece è diventato tutto più facile.
Ora di cosa ti occupi?
Collaboro con la Earlymorning, un’agenzia di Milano, sono il loro account director in GB, ci occupiamo principalmente di Digital Marketing, Digital Campaigns e Social Media Marketing per dei clienti qui in UK. La competition qui è alta ma noi…. siamo molto molto bravi!
Ecco, a proposito di professionalità, quali differenze ci sono tra il mondo lavorativo inglese e quello italiano?
Mi è sempre risultato difficile rispondere a questa domanda senza incorrere nella trappola dell’utilizzo degli stereotipi. Ho sempre letto che la meritocrazia è una di quelle cose che in Italia non viene riconosciuta. In realtà nella mia carriera professionale ho lavorato con molte persone di culture diverse e preparazione professionale differenti. Ho anche lavorato a Milano per una banca di investimento e poi sempre a Milano per una financial software house. In Italia ho trovato delle persone preparatissime che mi hanno insegnato molto, così come mi è successo a Londra. Forse sono stato fortunato, ma ho notato che la meritocrazia esiste in Italia così come a Londra. Una cosa invece che caratterizza il modo di fare inglese, che oltretutto si riscontra nell’ambito professionale, è il loro essere molto distaccati, non sono “passionali” come gli italiani sul lavoro. Questa ovviamente è solo l’apparenza, sono bravissimi nel lavoro, hanno solo un approccio diverso. Caprarica nella terza puntata di Vivo Così su Londra, offre una descrizione azzeccatissima della cultura inglese. Dice: “Gli inglesi fanno finta di non prendere mai nulla sul serio”, quindi mentre stanno facendo qualche cosa di molto importante in cui credono, fanno sempre finta che la cosa li riguardi molto poco da vicino. Mi ci è voluto un po’ per capirlo.
Londra è una meta molto ambita da coloro che intendono trasferirsi all’estero. Secondo te perché molti giovani scelgono di venire a lavorare nella City? Cosa offre in più rispetto all’Italia?
Beh, Londra negli ultimi anni è stata una meta ambitissima, specialmente per professionisti che operano nel settore finanziario. Al di là dell’aspetto retributivo che secondo me è proporzionato al costo della vita, credo che Londra offra la possibilità di cambiamento. Tutte le società internazionali di una certa dimensione vogliono avere una base a Londra, questo offre un Ecosistema di aziende, che in numero è nettamente superiore rispetto a quello che abbiamo in Italia, Milano o Roma. Un altro fenomeno che a Londra si è molto sviluppato specialmente negli ultimi anni, è quello delle start-up, c’è un grosso fermento in questo momento e questo offre la possibilità a molti professionisti di sviluppare competenze in ambiti e aree nuove. A Londra, a differenza dell’Italia, c’è una maggiore “elasticità professionale”, per un professionista che ha voglia di fare, c’è la possibilità di fare molte esperienze in diverse aziende.
In base alla tua esperienza, se dovessi dare un consiglio, come dovrebbe porsi professionalmente una persona per avere buone probabilità di successo nel Paese?
La lingua credo che sia il punto di partenza, il secondo consiglio è quello di sapere precisamente cosa si vuole ottenere, avere le idee chiare, sia sul tipo di lavoro che sulle esperienze che si vogliono maturare. Questo vale anche per quanto riguarda un eventuale cambio di carriera.C’è qualche sito “guida” per un primo approccio al mondo lavorativo inglese?
Ce ne sono migliaia, c’è un network di headhunters, recruitment agencies e recruitment sites. Io comunque suggerirei di iniziare con Google.
Lasciare tutto e partire non è facile, specialmente quando ci si trasferisce all’estero e quindi ci si trova a doversi scontrare con una lingua e una cultura diversa. Tu che ormai hai avuto diverse esperienze in merito, qual è il modo giusto di affrontare il cambiamento?
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Credo che tutte le persone siano e affrontano le cose in maniera diversa, l’importante è essere sempre curiosi e non aver paura di cose nuove, essere aperti alle differenze, essere pronti ad uscire da quella “comfort zone” che a volte ci limita nel fare le cose, pensare positivo, guardare avanti e non indietro e cercare di godersi anche le sconfitte. Quello che ho detto sopra è quello che avrebbe anche detto mio nonno quando è emigrato a Lussemburgo tanti anni fa. Anche se penso comunque che ora rispetto ad allora, a parte l’ostacolo della lingua, la cosa sia molto più semplice. Abbiamo voli low cost, internet, tools di comunicazione come Skype, Hangout o i vari social media, che permettono veramente di tagliare le distanze. Credo che per semplificarci la vita, bisognerebbe utilizzare la tecnologia un po’ più a nostro favore. Tu pensa, io vengo da Colpalombo, un piccolo paese del comune di Gubbio, grazie ai social media, non solo sono sempre stato aggiornato su quello che succedeva in quella comunità, ma sono anche stato in grado di conoscere aspetti e sfaccettature di persone che non credo sarei riuscito a conoscere senza i social media e la tecnologia in generale.
E ora cosa ci racconti di Londra e della tua vita da londinese?
Londra è grande e dispersiva, ma dopo 6 anni sto cominciando ad ambientarmi. Ho una figlia di due anni, quindi in questo momento a parte il lavoro, il mio tempo libero è tutto concentrato su di lei.
L’Inghilterra sarà il tuo futuro o c’è altro nel cassetto?
E chi lo sa? In questo momento Londra è la mia base operativa. Non ho progetti da realizzare al momento né penso di cambiare location. Per ora Londra mi permette di essere un po’ ovunque e in poco tempo e allo stesso tempo mi permette di vivere un po’ questo fermento professionale in prima persona.
La mail di Valerio:
Valerio è protagonista di due episodi della Web Series Vivo Così, Italiani nel Mondo:
www.youtube.com/user/voglioviverecosiwrld
Intervista a cura di Nicole Cascione