Tra le favelas di Rio de Janeiro

Nella città della perdizione si sente più protetto che a Napoli. Rio de Janeiro gli dà la possibilità di arrivare a fine mese, stare in compagnia di persone semplici e, soprattutto, aiutare bambini poveri. “In Italia – dice Massimiliano Durante– passano tanti, troppi anni prima di diventare proprietari di una casa.

Qui è tutto più semplice, il Paese ha un’economia in costante crescita, i lavoratori sono difesi dalla legge e dai sindacati. La vita è cara, ma si ha la possibilità di tutelarsi, comprare nei mercatini e nelle fiere, fare la spesa ai supermercati popolari. Molti servizi non si pagano o hanno un prezzo accessibile.

E’, di sicuro, meno complicato che da noi. Basta stare lontani dai traffici di armi, droga e prostituzione minorile.

Se hai qualche vizio, qui, nell’ombelico del mondo, lo amplifichi e ti trovi subito nei guai. Come dico sempre ai miei amici, questi posti possono in un attimo trasformarsi da Paradiso ad Inferno”.

Ne è sicuro Massimiliano, 36 anni, perito elettrotecnico con due anni di Università a Napoli (Facoltà di Ingegneria elettrica), che tre anni fa ha trasferito la sua residenza dal centro di Napoli, zona Ferrovia, nelle favelas della zona Sud di Rio de Janeiro.

Vive nella favela della Babilonia, a Copacabana, uno dei quartieri ricchi di Rio de Janeiro. Un ambiente con un alto indice di prostituzione, dovuto al massiccio arrivo di ” gringos” (è un modo dispregiativo che gli indigeni usano per indicare gli stranieri) che lì trascorrono le ferie.

Sembra – aggiunge- che mi sia spostato di circa quindicimila chilometri per non far cambiare di molto la mia vita. In realtà, anche se vivo in una casa che i ricchi non vorrebbero avere neanche nella visuale dei loro lussuosi appartamenti, mi sento più sicuro. Ho un sito (www.rioappartamenti.eu), compro e dò in locazione le case, ne ho comprata una che ho dato in fitto e sto per realizzare un sogno con alcuni soci napoletani e brasiliani, estimatori della nostra pizza.

Aprirò una pizzeria che offrirà i nostri ineguagliabili prodotti campani. E poi penserò anche ad un franchising. E’ nei miei sogni. Sto cercando i partners giusti. Il Brasile ha un potenziale economico in crescita. Non dimentichiamo che qui ci sono diverse centrali nucleari, ci sono il petrolio, l’etanolo, la canna da zucchero, il caffè.

E con l’India e la Cina il Brasile sta diventando un Paese potente, tanto che le grosse oscillazioni e svalutazioni della moneta, il “Real”, sono un ricordo del passato.

Massimiliano Durante rio de janeiro favelas

Ma i poveri delle favelas?

Guardi, la povertà qui non esiste, ma c’è l’arte di arrangiarsi. La puoi toccare a Napoli la povertà, dove in molti non riescono ad arrivare a fine mese e quasi nessuno può comprare una casa. Qui la casa la puoi comprare in una favela, o magari te la costruisci.

Si può ancora comprare un terreno o appropriarsi di un suolo non occupato, magari in favela. E – miracolo- si può ancora costruire. L’ideale è mettere ogni mese da parte un pò di soldi, comprare mattoni, cemento, colla, materiale elettrico e chiedere aiuto agli amici. Qui le persone sono ancora felici quando possono aiutarti.

Favelas di Rio de Janeiro

E se sono povere?

Si svegliano alle sei del mattino e si mettono a disposizione anche la domenica. Così costruisci il tuo “cantino”. Poi magari con un pò di sacrifici ti fai il secondo piano, vai ad abitare e la casetta che avevi prima la puoi dare in locazione a studenti o a lavoratori che vengono dal Nord del Brasile, i quali si arrangiano a fare i camerieri. Puoi darla anche a giovani coppie. Intanto il tuo reddito sale. Ci sono amici che a 30 anni hanno già 3000 Reais di rendita. Lavorano se vogliono.

Sì, ma come si fa a vivere nelle favelas, dove la polizia è spesso corrotta e connivente con i trafficanti di droga?

Basta tenersi lontano e cercare di capire che circa il 90 percento di coloro che vivono qui in favela è costituito da persone oneste. La percentuale di criminalità è molto bassa. I malviventi sanno che non devono infastidire gli abitanti, altrimenti questi si rivoltano contro. Quindi stanno buoni.

Ma rispetto alle città come sono posizionate le favelas?

Possono crescere in modo orizzontale (e vengono chiamate comunità) o in senso verticale per le caratteristiche paesaggistiche del territorio. E allora sono dette favelas.

Favelas Brasile

Dunque, ha lasciato l’Italia solo per poter comprare casa? Ma perché ha scelto il Brasile?

Venivo in Brasile per le vacanze. Qui con poco riesci a vivere una vacanza per cui in Italia spendi cifre stellari. Un po’ di tempo fa ho conosciuto una ragazza brasiliana, che è diventata la mia fidanzata. Purtroppo la storia non è andata a buon fine. Ci siamo trasferiti qua per permettere a lei di proseguire gli studi universitari. L’Italia non è ospitale come il Brasile. Non offre tanto agli stranieri.

Il Brasile, invece?

Beh, qui ottieni il visto se apri una società anche non attiva, se ti sposi o hai un figlio. Sono stato fortunato. L’anno scorso ho approfittato del provvedimento di amnistia per gli stranieri.

Dopo la separazione non ha desiderato lasciare il Brasile?

No e per tanti motivi. Qui, In Brasile vivo in un ambiente che mi ricorda quello da cui vengo. Ho un mare splendido. Spiagge bellissime. Rio è una città multicolore, che ti dà tanto lavoro nel periodo del Carnevale e ti fa sentire vivo. Ho una lavoro ed una missione.

Ha detto che vuole cambiare lavoro!

Sì, perché con l’agenzia immobiliare sono a contatto con stranieri che mi chiedono prima dove possono trovare la droga, poi le donne e poi la casa. Pensano che Rio sia solo sesso, droga e rock and roll. La mia fede in Dio con l’intercessione di Padre Pio, santo a cui sono devoto, mi dà la forza di rimanere estraneo ai giri loschi. Vorrei lavorare con i brasiliani, con la parte pulita di questo Paese, perché mi sono reso conto di una cosa.

Cioè?

Gli stranieri che vengono qui pensano di poter fare tutto quello che in altri Paesi non è possibile fare. Di qui l’idea di aprire una pizzeria. Mi piacerebbe far conoscere i prodotti napoletani, e far capire, come già sto facendo, che non tutti gli stranieri vogliono fare del Brasile la meta dei propri vizi.

Ma come sono i brasiliani?

I ” Cariocas “, gli abitanti di Rio, badano molto all’apparenza, è il caso di dire che l’apparenza vale più della sostanza. Non si fanno mancare niente e comprano quasi tutto a rate. Questo può sembrare assurdo per la nostra cultura. Sappiamo bene cosa vuol dire comprare a rate e cadere nelle trappole degli interessi mirabolanti delle banche o delle carte di credito. Però è il fattore che ha ammortizzato la crisi, impedendo il calo dei consumi.

E poi?

Le ragazze sono bellissime, il clima tropicale fa in modo che in qualsiasi parte ed a qualsiasi ora si vedano donne in abbigliamento succinto, con colori che vanno dall’ abbronzato al mulatto, o al nero ebano.

Corpi che sembrano scolpiti nel marmo, grazie alla Samba e alle salite delle favelas che la maggior parte di loro percorre a piedi da tenera età. Questo esercizio quotidiano aiuta lo sviluppo dei muscoli tanto ammirati in tutto il mondo. Parlo del “gluteo alla brasiliana”. Ed è tutto bellissimo, fino a che non parli con loro.

Allora che succede?

La maggior parte delle persone non parla nemmeno l’inglese di base. Poi magari impari qualche parola in portoghese, che è semplice, e ti rendi conto di quanto siano vuote e prive di valori.

Altro difetto tanto evidente ai meridionali come me, abituati al “ragù di mammà” la domenica, è l’individualismo. Qui non si mangia insieme. La mamma, ma anche la figlia maggiore, cucina i grossi pentoloni di riso e fagioli per le numerosissime famiglie. Ciascuno dei figli si fa riempire il piatto per poi tornare al suo lavoro. Però, sono persone oneste.

C’è una città simile a Rio?

Rio è unica, è il centro del mondo con New York. Forse quella che si potrebbe avvicinare a questa città è Bangkok, la capitale della Thailandia.

E veniamo alla missione. Aiuta i bambini. Come?

Sì, e in modo concreto. Il Governo Lula ha finanziato dei progetti di assistenza ai piccoli che vivono un po’ più ai margini.

Porto avanti uno di questi programmi. Diamo assistenza ai bambini poveri, facendo fare vari tipi di ginnastica in una struttura dedicata in favela.

Così li togliamo dalla strada e li facciamo stancare. In questo modo quando tornano a casa non stressano i genitori che a volte hanno anche due lavori. Non guadagno nulla per questo, lo faccio per amore.

Purtroppo non ho una condizione economica sufficiente per comprare le tante cose di cui avrebbero bisogno: scarpe, magliette, libri ecc. Chi vuole aiutare i bimbi della favelas in cui vivo può contattarmi tramite il mio sito internet: www.rioappartamenti.eu , sarò felice di inviare le foto, i video, e soprattutto fare un resoconto con le note fiscali in modo da mostrare dove finiscono i soldi!.

Massimiliano Durante a Rio rio de janeiro favelas

Tornerebbe in Italia?

Solo a Napoli. Perché mi manca solo la famiglia.

E continuerà a vivere in favela?

Beh, tutto sommato sto bene. All’inizio nella favela è stato più triste. C’erano tanti gruppi armati, che adesso stanno diminuendo e sono destinati a sparire.

Non sarebbe stato meglio scegliere un altro Paese più tranquillo?

La vita è fatta di sogni. Dio mi ha sempre aiutato a realizzare tutto quello che desideravo. Volevo vivere un grande amore e provare a vivere in un Paese tropicale.

Magari le cose non vanno sempre come si sono progettate. Meglio. E’ il sale della vita, altrimenti che monotonia! Anche la Bibbia ci insegna che Gesù sulla terra accoglieva i cambiamenti di piani e gli imprevisti, con gioia e pazienza.

Anche perché così impariamo a uscire dai nostri schemi mentali. Non mi piacerebbe un giorno alzarmi dal letto ormai vecchio, voltarmi indietro e vedere la mia vita fatta solo di sacrifici. Oggi mi guardo indietro e vedo che ho realizzato cose che la maggior parte delle persone solo sognano poco prima di addormentarsi.

Alludo a quelli che vivono una vita di monotonia, ipocrisia ed infelicità, perché magari hanno il posto di lavoro.

E lei?

Ma io vorrei chiedere a queste persone: ‘E se domani questa sicurezza non ci fosse più? Ma è una reale sicurezza o solo un modo per nascondere la paura dell’imprevisto?

Quando ero in Italia anche io vivevo queste paure, imposte dal nostro modo di vivere, fatto di egoismo e consumismo. Dobbiamo avere un’ auto o una moto, altrimenti non riusciamo ad avere una donna. Dobbiamo avere scarpe da 300 euro prodotte da bambini schiavizzati. Dobbiamo comprare una casa e indebitarci per 30 anni, pagando cifre assurde. E invece potremmo comprare un terreno e costruircela con 30.000 euro.

E poi continuiamo a pagare tasse su tasse per servizi che non sono sufficienti a coprire nemmeno le esigenze di base! Un esempio per tutti quello dell’immondizia della mia città. Ho sentito che a Napoli si è corso il rischio colera. Quanto mi sono vergognato. E pensare che qui in un Paese del Terzo mondo, nelle favelas, ritirano l’immondizia tre volte il giorno.

Un consiglio a chi vuole cambiare vita?

Se avete intenzione di tentare questo cammino qui in Brasile o in qualsiasi altro posto del mondo, tenete presenti sempre i valori guida.

I momenti di tristezza vengono ogni giorno e sono tanti nella vita, per cui bisogna sempre tentare di essere felici e sentirsi bene in modo da trasmettere allegria e benessere a chi ci sta accanto. Quindi fatevi una domanda, quella che ho fatto a me stesso alcuni anni fa.

Quale?

Sono felice ?

Intervista a cura di Cinzia Ficco

cinzia.ficco@virgilio.it