Tiziano: la Russia fa parte di me da tanti anni

A cura di Maricla Pannocchia

È un vero viaggiatore, Tiziano, ricercatore di storie poco conosciute, protagonista del viaggio, quello vero, quello della vita. In Russia dal 2008, Tiziano è autore del libro “Dalla Via Emilia a San Pietroburgo”, non solo un libro di viaggio, ma un vero e proprio romanzo d’iniziazione alla vita, quella vera e che non ha niente a che vedere con quelle delle “masse addormentate”.

Tiziano ha ottenuto un grande successo con il suo libro e adesso sta lavorando al seguito. A chi sogna di trasferirsi in Russia, Tiziano consiglia di non farsi fermare dalla situazione attuale perché gli italiani sono sempre ben voluti dai russi. Conoscere la lingua (molto difficile da imparare) aiuta sicuramente, ma non è indispensabile e molto dipende dal lavoro che si svolge, “ci sono italiani che lavorano come ristoratori qui in Russia da 10 anni e conoscono solo due parole in russo.”

Tiziano Bisi

Ciao Tiziano, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Sono di Bologna, ho vissuto e tuttora vivo in diverse città e Paesi: Bologna, Venezia, Fiume (in Croazia), Budapest (in Ungheria), Belgrado (in Serbia) e San Pietroburgo (in Russia). Sono laureato in Lettere e Filosofia, con una tesi su Leonardo Sciascia e il romanzo poliziesco, poi ho fatto per anni il pubblicitario e ho scritto tanti spot televisivi di successo andati in onda su Rai e Mediaset per le più importanti aziende italiane come Unieuro, De Longhi, Roncato, Clementoni, Lepel e Valleverde. Ho lavorato con i big dello spettacolo, ad esempio Pippo Baudo al Festival di San Remo con le pubblicità per Beghelli, Tonino Guerra con le pubblicità sull’ottimismo per Unieuro, Ayda Yespica con le pubblicità del reggiseno Lepel, Massimo Giletti ancora per Beghelli, eccetera.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Sin da giovanissimo i miei genitori mi hanno abituato al viaggio. A viaggiare per conoscere, imparare e crescere, culturalmente e umanamente. Da ragazzino trascorrevo le estati all’estero a contatto con lingue, culture e persone a me sconosciute. Ciò mi ha permesso di crescere e imparare la vita velocemente, mentre i miei coetanei se ne andavano a Pinarella di Cervia – “stesso bagno, stesso mare” – o al Cocoricò di Riccione. Cosa vuoi mai imparare a Pinarella di Cervia o al Cocoricò? Senza offesa, s’intende. Sicuramente a diventare “un uomo a una dimensione”, per citare Herbert Marcuse! Da ragazzo, e poi da adulto, ho continuato a viaggiare e non mi sono più fermato.

Dove abiti, precisamente, in Russia, e di cosa ti occupi?

Frequento la Russia e ci vivo dal 2008, al contrario di quei “furbetti” che oggi non fanno che parlare di Russia, in tv o nei libri, ma che la Russia l’hanno vista soltanto con il binocolo. Io parlo e scrivo in russo e la Russia l’ho girata in lungo e in largo e sempre via terra, su autobus e treni, da Murmansk sul mar di Barents a Vladivostok sul mar del Giappone. Ho insegnato per sette anni nella Facoltà di Filologia dell’Università Statale di San Pietroburgo, l’SPBGU, quella dove si è laureato il Presidènt.

A San Pietroburgo ho vissuto in decine di stanze in affitto e in appartamenti, in ciascuno dei suoi quartieri e delle sue strade letterarie. Dalla SennajaPloshad’ e il canale Griboedov di Dostoevskij, alla ulica Gorohovaja di Goncharov, alla prospettiva Nevksij di Gogol’ (quei cinque chilometri dell’arteria letteraria più lunga d’Europa), alla prospettiva Litejnyj dell’Achmatova, alla ulicaRubinshtejna di Dovlatov, all’isola Vasil’evskij di Brodskij. I principali capolavori della letteratura sono nati a San Pietroburgo.

Il viaggio tra Bologna e San Pietroburgo lo avrò fatto una quarantina di volte e sempre in una modalità on the road su autobus, treni e auto, impiegando anche settimane per arrivare e passando e fermandomi in decine di città e Paesi tra Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Ucraina, Bielorussia, Kaliningrad, Lettonia, Lituania, Estonia, e attraversando il confine con la Russia a Narva. Più volte ho fatto il viaggio anche in nave tra Lubecca in Germania e Helsinki in Finlandia, e poi da lì in autobus o in treno fino a San Pietroburgo.

Come sei stato accolto dalla gente del posto?

I russi sono meravigliosi e provano tanta simpatia nonché un sentimento di autentica amicizia verso gli italiani. Ecco, forse l’unico difetto dei russi è questo loro amore incondizionato per gli italiani e per l’Italia, che non ci meritiamo affatto.

Quali sono le difficoltà dell’adattarsi alla vita in Russia? 

La lingua difficilissima, il clima terribile… Vivere in Russia non è come vivere alle Maldive, ma “sia lodato ciò che rende duri”, così spiegava Zarathustra al popolo ignorante. Così anche io, come Zarathustra, “non amo la terra dove scorre burro e miele”!

C’è qualcosa di positivo che, invece, non ti aspettavi prima della partenza? 

Non mi aspettavo che avrei scritto poi un libro sulla mia vita, sulle mie avventure di vita e di viaggio nell’est Europa e che questo libro sarebbe stato apprezzato da uno dei più importanti scrittori contemporanei, come Ermanno Cavazzoni, e pubblicato da una delle case editrici italiane più filosofiche e letterarie come Quodlibet. Non mi aspettavo poi di certo di vederlo presentare nella più importante biblioteca di San Pietroburgo, la biblioteca Majakovskij, così come non mi aspettavo di leggerne recensioni su La Repubblica, La Stampa, Il Corriere e di trovarlo negli scaffali delle biblioteche e delle librerie di tutta Italia.

Insomma, se credi in quello che fai, poi i miracoli si realizzano da soli, e senza aiuti da parte di nessuno, senza conoscere nessuno, senza quel vizio tutto italiano di farsi raccomandare sempre da qualcuno. È questo il senso della mia storia di vita. Non ho mai chiesto niente a nessuno e ho sempre ricevuto tutto, strano, no?

Come valuteresti il rapporto costo/qualità della vita? 

Per noi italiani la Russia può essere molto conveniente, oppure molto cara. Tutto dipende dal tasso di cambio rublo/Euro, anche se adesso ci sono molti meno prodotti d’importazione. Dall’inizio delle sanzioni nel 2014, la Russia ha cominciato a produrre da sé molti dei prodotti che prima importava però un prosciutto di Parma, un parmigiano reggiano e un vino italiano restano insostituibili, e ancora oggi si trovano in Russia, anche se a caro prezzo.

Che consigli daresti agli italiani che vorrebbero trasferirsi in Russia? È consigliabile farlo adesso, con la situazione attuale?

Gli italiani sono sempre i benvenuti in Russia. Anche adesso. Quindi non scoraggiatevi e non credete troppo a quello che vi raccontano al telegiornale. I problemi maggiori li abbiamo noi in Europa e, soprattutto, in Italia.

Come funziona, dal punto di vista burocratico, per lavorare e vivere in Russia?

La burocrazia in Russia è complicata, ma molto meno che in Italia. Si fa tutto con le app. Infatti, a livello tecnologico, i russi sono molto più avanti di noi. La conoscenza della lingua comunque è indispensabile, ma dipende da ciò di cui ti occupi. Conosco italiani che vivono e lavorano in Russia come ristoratori da oltre dieci anni e conoscono a malapena due parole: “Dobryjdien’” e “Dobryjviecer”, ovvero “Buongiorno” e “Buonasera”.

Che luoghi consiglieresti di visitare a chi sta pianificando un viaggio lì?

Sicuramente San Pietroburgo durante le notti bianche, Quando, come scrisse Iosif Brodskij, “è così difficile addormentarsi perché, in quel sonno, ogni sogno sarà sempre inferiore alla realtà”. Poi la repubblica dell’Altaj, al confine con la Mongolia, il lago Bajkal ghiacciato d’inverno, la Carelia e Murmansk durante la stagione delle Aurore Boreali. E poi Novgorod, la vera culla della Russia.

Sei anche un autore. Ti va di parlarci un po’ del tuo libro?

“Dalla via Emilia a San Pietroburgo” è più di un romanzo di viaggio: è un viaggio dentro e fuori di sé, alla ricerca di ciò che ci fa sentire vivi. È un’autentica fucilata in prosa, una scarica elettrica per questa umanità che dorme, che è già morta ancor prima che sopraggiunga la cosiddetta “morte”. Lo consiglio a chi è curioso di viaggi, di Russia e di Est Europa, di racconti di vita vera, vissuta.

Per descriverlo userei le parole di Syusy Blady, che ne ha scritto sulla sua rivista “Turisti per caso” e che trovo molto azzeccate: «Si tratta di un libro molto intrigante. Un libro ricco di situazioni estreme, difficili, stimolanti e inattese, viaggiando per l’Ucraina, la Polonia, l’Ungheria e la Russia. Un viaggio fatto con i mezzi di trasporto che lo scrittore Ermanno Cavazzoni definisce “i mezzi di trasporto più avventurosi che ci siano: i pullman pieni di badanti che tornano e altra mista umanità in fuga”. Quindi un libro che è un libro di viaggio, ma che diventa letteratura con un tono di scrittura molto personale, dove ci sono tenerezza e rabbia, insofferenza e compassione. Un libro d’altri tempi, oserei dire, che tocca corde profonde».

Progetti per il futuro?

Sto lavorando al seguito di ‘Dalla via Emilia a San Pietroburgo’. Ancora una volta «parto per non sentirli più certi vostri discorsi che mi sono divenuti insopportabili»! Sarà questo un nuovo itinerario di viaggio e di vita su e giù per i Balcani, la terra degli slavi del Sud, i fratelli maggiori degli slavi di Pietroburgo, «gente del Sud costretta a vivere al Nord», secondo Madame De Stael.

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