Sonia, traduttrice e insegnante italiana in Indonesia
Sono passati 14 anni da quando Sonia Portanova ha lasciato l’Italia per l’Indonesia. Laureata in Lingue orientali all’Università “L’Orientale” di Napoli è arrivata in Indonesia grazie alla borsa di studio “Darmasiswa”, per approfondire gli studi in lingua e cultura indonesiana.
Ha studiato per un anno in un’università islamica a Surabaya, nella parte orientale dell’isola di Giava e, da ormai 11 anni, lavora come traduttrice e interprete per l’Ambasciata italiana a Jakarta, oltre ad insegnare italiano all’Istituto italiano di cultura (IIC) a Jakarta.
A cura di Nicole Cascione
Sonia, cosa ti ha colpito del posto tanto da indurti a fermarti?
All’inizio non avrei mai pensato di poter rimanere in Indonesia per più di una settimana perché lo shock culturale che c’è stato all’inizio è stato a dir poco pazzesco. La mia università mi ha portata in un dormitorio con un letto a terra, senza ventilatore, né lenzuola, né cuscino, io ed altre ragazze siamo state in piedi tutta la notte con le zanzare che ci assalivano. Le aspettative iniziali di andare al mare tutti i giorni sono svanite subito perché nella città industriale in cui vivevo, il mare non era balneabile. Per la prima volta ho capito il significato di megalopoli orientale. Dopo la borsa di studio di un anno ne ho vinta un’altra che ho dovuto rifiutare perché, nel frattempo, avevo ricevuto diverse offerte di lavoro e ho iniziato a lavorare come insegnante di inglese. Quello che mi ha colpito è sicuramente il sorriso degli indonesiani, che in qualsiasi situazione sono sempre disponibili e ospitali. I panorami mozzafiato e la natura rigogliosa sono spettacolari, le spiagge, le cascate, le risaie, i monumenti.
Di cosa ti occupi?
Ho insegnato inglese nelle scuole per molti anni. Da 11 anni sono traduttrice e interprete per l’Ambasciata italiana a Jakarta. Insegno anche italiano all’Istituto italiano di cultura (IIC) a Jakarta.
Dal tuo arrivo ad oggi, come è cambiato il posto in cui vivi?
Quando sono arrivati i trasporti pubblici erano molto carenti ed era difficile muoversi se non avevi un motorino o una macchina. Adesso ci sono più treni e metropolitane. Anche il clima è cambiato molto, quando sono arrivata pioveva molto di più adesso la stagione delle piogge dura meno. Anche i costi della benzina, dell’elettricità e del cibo sono aumentati molto rispetto al 2010, quando sono arrivata. Ci sono molti più negozi, più grattacieli sia per uffici che ad uso abitativo, più centri commerciali.
Come si vive a Jakarta?
Jakarta è una megalopoli molto moderna ma con contrasti enormi tra ricchi e poveri. Fa sempre molto caldo, ci sono solo due stagioni, quella secca in cui non piove mai e quella delle piogge in cui ci sono spesso allagamenti. Il costo della vita è inferiore rispetto all’Italia, se vuoi condurre una vita semplice come una persona locale costa poco, ma se vuoi una vita agiata costa anche qui.
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Il lato positivo e quello negativo del viverci?
Qui i paesaggi sono molto belli. Il caldo può essere un pro, niente bisogno di cappotti e stivali. L’ospitalità delle persone è qualcosa di eccezionale. Un altro lato positivo è la cultura, le cerimonie tradizionali, usi e costumi molto radicati nella società. Poi c’è la sicurezza, chiaramente è opportuno seguire le linee guida per essere al sicuro nel mondo. Ma in linea di massima è molto sicuro come paese.
I contro sono le varie malattie tropicali come la febbre da dengue causata da zanzare infette. E’ obbligatorio avere l’assicurazione sanitaria perché la sanità è prevalentemente a pagamento. C’è un piano di sanità pubblica, ma presenta molte carenze. La scuola pubblica non offre un’educazione adeguata ed è molto improntata sulla religione. Le scuole private sono costose. Un altro lato negativo sono i tempi di attesa molto lunghi a livello burocratico. Il permesso di soggiorno e il visto di lavoro hanno costi abbastanza elevati e procedure molto complicate.
Da mamma di tre bambini, puoi dirci se l’Indonesia è un paese a misura di bambino?
L’Indonesia è grandissima, ha più di 17 mila isole. Ha paesaggi, culture, usi, lingue molto diversi. Dire che è a misura di bambino sarebbe troppo, sicuramente nella capitale a Jakarta, dove vivo io ci sono moltissimi parchi giochi pubblici e non, all’aperto e nei centri commerciali, ci sono moltissime attività a contatto con la natura da fare con i bambini, si può piantare il riso, si può dare da mangiare a conigli, cervi, porcellini d’India, uccelli, scimmie e tanti altri animali tropicali e non. Ci sono tanti parchi tematici, dove ci si veste da principi, da dinosauri, principesse, con vestiti tradizionali e altro. Se ti sposti un po’ nella capitale i bambini giocano in modo molto più semplice, arrampicandosi sugli alberi, catturando uccellini e pesciolini, giocano a pallone per strada. Non ci sono marciapiedi se non nel centro di Jakarta e anche quelli molto spesso sono usati dai venditori ambulanti, per cui non c’è la cultura della passeggiata, anche il caldo non aiuta per niente in questo.
Indonesia per tutti o per pochi? A chi la consiglieresti e a chi no?
Indonesia per tutti solo in vacanza. Per viverci è solo per pochissimi che hanno pazienza, che si adattano, a professionisti che hanno lavori ben retribuiti da aziende straniere e seguono i pacchetti con l’appartamento, l’assicurazione sanitaria, l’autista e la macchina. Se volete adattarvi a fare qualsiasi tipo di lavoro umile, qui non si può perché ci sono troppi indonesiani a cui dare lavoro, per cui i posti di lavoro per gli stranieri sono poche posizioni ben retribuite e selezionate.
Sei admin del gruppo facebook Italiani in Indonesia. Quali sono le domande che più vengono poste nel gruppo?
Le domande più frequenti riguardano consigli di viaggio per turisti italiani che vorrebbero esplorare l’Indonesia e anche persone che vorrebbero trasferirsi qui e cercare lavoro.
Come e in cosa sei cambiata in tutti questi anni di permanenza in Indonesia?
Sono diventata più paziente e più indipendente. Ho superato molte barriere culturali e linguistiche. Sono diventata anche più aperta a nuove esperienze lavorative e più flessibile.
Instagram: Sonia Portanova.