Il sole elimina il virus al 99,9%

Potrebbe essere il sole la soluzione alla terribile pandemia legata al Covid-19. È quanto emerge dal risultato di una ricerca di un team italiano composto da medici e astrofisici. La ricerca arriva, infatti, dell’Università degli Studi di Milano e unisce l’Istituto Nazionale di Astrofisica e quello dei Tumori.

Il potere del sole e dei raggi ultravioletti: per i ricercatori è questa l’arma che potrebbe rilevarsi vincente per combattere il Covid-19. Secondo le analisi svolte negli ultimi 4 mesi esiste una correlazione evidente tra le zone della Terra più irradiate dal sole e la diffusione del Coronavirus.

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Come spiega al Corriere della Sera il primo firmatario della ricerca Mario Clerici, docente di Immunologia all’Università di Milano: «Abbiamo visto che anche quando c’era la più alta concentrazione della presenza del virus pochi, pochissimi secondi bastavano ad inattivare e uccidere il 99,9% del virus anche ad alta dose».

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La ricerca

Inizialmente sono state utilizzate delle lampade a raggi Uv di tipo C, quelli che non arrivano sulla Terra perché bloccati dall’atmosfera, simili ai dispositivi usati per purificare gli acquari. Nell’esperimento sono state posizionate sotto le lampade gocce di liquido di diverse dimensioni (droplet) contenenti Sars-CoV-2, per simulare ciò che può essere emesso parlando o con uno starnuto.

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In tutti i casi la carica virale è stata inattivata in pochi secondi al 99,9% da una piccola quantità di raggi UvC. Questo spiegherebbe perché in Sud America dove adesso c’è molta meno luce il numero dei casi sta continuando a salire.

I risultati italiani arrivano prima degli altri studi che si stanno svolgendo a livello internazionale. La tecnica di sterilizzare gli ambienti chiusi con le stesse modalità con cui si purificano gli acquari era già stata messa in atto negli autobus di Shangai; mentre a New York hanno cominciato a sperimentarlo per la disinfezione.

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Differenze tra Nord e Sud Italia

Nel nostro caso gli astrofisici hanno raccolto la quantità di raggi solari di oltre 150 Paesi e li hanno incrociati con i dati sull’andamento dell’epidemia. La corrispondenza è stata quasi perfetta e forse proprio da ciò dipenderebbe le diverse modalità di diffusione del virus tra Nord e Sud Italia e perché adesso con i raggi solari si è indebolito.

«Il virus che vediamo oggi è lo stesso di febbraio e marzo, non ha subito mutazioni nel suo genoma, se non minime – conclude il Professor Clerici -. Dunque è sempre cattivo. La differenza è che i raggi solari lo inattivano, rendendo molto più difficile la trasmissione da un soggetto all’altro e anche la replicazione all’interno di un organismo».