Come sarà l’estate ai tempi del Coronavirus

Di Gianluca Ricci

Se è vero che non sarà un’estate come tutte le altre, a causa delle restrizioni più o meno stringenti imposte dal governo per far fronte all’aumento dei contagi da Covid-19, altrettanto vero è che si potrà tornare a fare tutto ciò che si faceva prima dello scoppio dell’epidemia, pur con qualche cautela in più.

Come i bagni nei laghi, in mare e in piscina, attività che con l’arrivo dei primi caldi iniziano a diventare particolarmente appetite, soprattutto da coloro che abitano nei pressi dei bacini lacustri o delle coste.

Il virus nell’acqua si trova solo se ci viene portato da qualche essere umano: dunque non ci sono pregiudiziali a prescindere e un tuffo nell’acqua non può diventare di per sé azione pericolosa né per sé né per gli altri.

Se un individuo portatore del virus e contagioso si tuffa in acqua, a causa della bassissima concentrazione è quasi impossibile che possa infettare un suo simile che fa la stessa cosa, a meno che non si trovi a distanza inferiore a quel metro che ormai ogni indicazione precisa essere misura di sicurezza imprescindibile in ogni circostanza e in ogni situazione.

I bagni al mare

Per quanto riguarda i bagni in mare o al lago le indicazioni provenienti dalle autorità sanitarie sono assolutamente intuitive: dato che la quantità d’acqua presente è elevatissima, anche se il virus ci viene immerso e rilasciato, la sua carica infettiva per forza di cose viene ridotta fino quasi ad annullarsi.

E il fatto che l’acqua sia o meno salata conta poco o nulla: ad incidere per garantire tuffi e nuotate in assoluta serenità sono gli ettolitri ed ettolitri di acqua in cui qualsiasi elemento viene immerso e in cui si disperde.

Com’è noto, per infettarsi è necessario entrare a contatto con quantità significative di virus, quelle che vengono espulse dagli organi respiratori delle persone o quelle che restano attaccate ad oggetti su cui si posano altre mani.

Anche se chi si tuffa non è un grande nuotatore e di tanto in tanto beve un po’ dell’acqua in cui nuota o sta a mollo, le probabilità che in quel sorso si trovi una quantità di virus così elevata da trasmettere la malattia è decisamente remota.

Meno problemi ancora li procurano i bagni nei corsi d’acqua, caratterizzati per loro natura dalla presenza di acque correnti e non stagnanti, nelle quali cioè il virus, anche se fosse presente in enormi quantità, viene trascinato a valle in pochi secondi dalla corrente, che lo rende così totalmente inoffensivo.

I bagni in piscina

Per quanto riguarda invece i bagni in piscina, cioè in vasche d’acqua dalla capacità limitata e dunque meno adatte a lasciare disperdere l’agente infettante, il rischio risulta paradossalmente ancora inferiore, come ha avuto modo di confermare di recente il dottor Fabrizio Pregliasco, virologo presso il Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano: l’acqua delle piscine è infatti trattata con il cloro e il cloro, per sua natura, uccide tutto ciò che incontra, Coronavirus compreso.

Ovviamente bisogna prestare molta attenzione alle procedure di disinfezione degli impianti e fare in modo che il carico di disinfettante dell’acqua sia sempre in quantità sufficiente per evitare la presenza di agenti virali in grado di attaccare l’essere umano. Un parere d’altronde confermato anche dal Center for disease control and prevention degli Stati Uniti, che ha formalizzato che non c’è evidenza alcuna che il virus possa essere diffuso attraverso l’uso di piscine, vasche idromassaggio, spa o parchi giochi acquatici.

Il corretto funzionamento, la manutenzione e la disinfezione ad esempio con cloro e bromo rendono inattivo il virus che causa la malattia.

Le preoccupazioni

A destare più preoccupazione è piuttosto il contesto generale in cui queste attività vengono compiute, visto che raramente è possibile trovare un tratto di spiaggia isolato dove fermarsi a prendere il sole e a fare un bagno o una piscina deserta, a meno che non sia personale e dunque di per sé assolutamente sicura.

La necessità di indicare misure restrittive anche per coloro che desiderano dedicarsi al nuoto e ai tuffi nasce dal fatto che si tratta di azioni che vengono solitamente compiute in un contesto di vicinanza con altre persone, da cui è necessario prendere le dovute distanze.

Ecco perché al mare o al lago si devono rispettare le indicazioni sul distanziamento imposte dalle autorità: a creare rischio di contagio non è la presenza di più individui nello stesso specchio d’acqua, ma l’assembramento di persone in un’area poco estesa, sia essa terrestre o acquatica.

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Come dunque non ci sono problemi a fendere l’aria se nessuno si trova nei paraggi, allo stesso modo non ci sono problemi a fendere l’acqua a colpi di braccia se ci si trova a debita distanza da tutti gli altri bagnanti.

Qualche precauzione in più va invece presa nel caso dei bagni in piscina: a preoccupare maggiormente, in questo caso, è l’ambiente umido che si viene a creare negli spogliatoi, specie nelle piscine al coperto, che facilita la permanenza in aria dell’aerosol prodotto dall’espirazione delle persone; altra possibile fonte di rischio è rappresentata dal bordo piscina, dove i bagnanti tendono a stazionare e a creare così le premesse per un più agevole scambio di umori.

I protocolli da rispettare

Inevitabilmente dunque le piscine dovranno sottostare a rigidi protocolli legati al numero degli ingressi, compatibile con la superficie d’acqua a disposizione, e alla distanza fra i bagnanti.

Al momento le procedure non sono ancora state disciplinate, ma l’Istituto Superiore di Sanità e il ministero della Salute, con la consulenza della Società Nazionale di Salvamento, presieduta dal professor Giuseppe Marino, stanno studiando un piano ragionato su come poter aprire le attività balneari con regole che verranno poi dettate dal governo.

In conclusione

Bagnarsi sarà sicuramente possibile, ma sulle modalità con cui poterlo fare è necessario attendere disposizioni più precise: per evitare qualsiasi rischio meglio mettersi in cerca di spiagge isolatissime, magari raggiungibili esclusivamente via acqua, in modo da non dover condividere con nessun altro né il bagnasciuga né lo specchio d’acqua in cui fare quelle quattro bracciate che ci restituiranno anche solo per un momento l’atmosfera dei bei tempi che furono, quando il Covid-19 nessuno sapeva cosa diavolo fosse.