Rosalia: sono arrivata qui a Londra 30 anni fa

A cura di Maricla Pannocchia

Originaria della Sicilia, Rosalia ha lasciato l’Italia nell’ormai lontano 1994. “Come tanti giovani, volevo lavorare ma, nella mia terra, le opportunità erano davvero poche, specialmente in campo artistico” racconta la donna che, così, è partita alla volta di Londra. Sua sorella viveva già lì, il nonno aveva trascorso gran parte della sua vita lontano dalla Sicilia e, in generale, tutta la famiglia è di mentalità aperta, “quando ho detto che sarei rimasta qui, quindi, per i miei cari non è stata una notizia sconvolgente.”

A Londra, Rosalia ha conosciuto suo marito nella comunità iraniana e, insieme a lui, ha aperto due clubs di attività sportive di pallanuoto, ambito in cui l’uomo è un professionista. Rosalia ha fondato e gestisce anche una scuola di lingua e cultura italiana, Hello Italy, e racconta di come, appena arrivata e non solo, non abbia mai ricevuto supporto dalla comunità italiana, “Basta guardare ai gruppi Facebook d’italiani, in cui i giovani chiedono consigli e ricevono commenti poco incoraggianti. Questo, tuttavia, mi ha insegnato a essere diversa da coloro che non mi hanno dato una mano e ad aiutare le altre persone, a prescindere dalla loro provenienza.”

Rosalia Di Liberto Londra

Ciao Rosalia, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, sono Rosalia, per tutti Rose. Sono di origine siciliana (Monreale), ho 48 anni, sono sposata, ho due splendidi figli e vivo a Londra da 30 anni.

Sono diplomata in arte applicata con specializzazione in Storia dell’arte, mosaico, pittura e scultura sul vetro ma poi ho continuato gli studi prendendo una laurea in un altro settore.

Quando è perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Ho sempre sognato di viaggiare tanto e ho deciso di lasciare l’Italia per via del lavoro, come tanti ragazzi. Soprattutto al sud, è un vero problema trovarne uno, specialmente nel campo artistico. Per questo motivo, ho deciso di partire  dopo la maturità, in primis per una vacanza e poi per cercare un lavoro che mi permettesse anche di  continuare gli studi.

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Nel 1994 non c’erano programmi europei con finanziamenti per gli studenti. Era tutto un po’ più complicato di oggi ma tante amiche che erano state all’estero parlavano di esperienze positive e di molte opportunità.

Cosa ti ha spinta a trasferirti proprio a Londra?

Come ho già accennato, ho lasciato la mia amata Sicilia nel 1994 per una vacanza a Londra e anche per continuare gli studi. Mia sorella viveva già qui da qualche anno, anche lei per via degli studi.

Mio nonno ha vissuto a New York per quasi 50 anni e, da piccola, sognavo sempre di visitarla.

Come tutte le ragazze di 18 anni, ero innamorata della musica e del canto e New York  mi sembrava  una meta molto lontana  mentre Londra è una città che ho sempre sentito vicina e che offre veramente tanto. Ben presto sono riuscita a entrare nel mondo della musica e a conoscere tantissimi cantanti famosi come George Michael (vicino di casa, ancora oggi ho ottimi rapporti con i suoi famigliari), Roger Taylor (anche lui vicino di casa), le Spice Girls e gli Oasis.

Cantavo in diversi locali e ho anche ottenuto un contratto importante

La musica si è poi dimostrata non essere il campo giusto per me, troppe cose non erano vere, era tutta apparenza e, dentro di me, c’erano sempre il vuoto e tanta tristezza.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Non ho portato tanto con me alla partenza, proprio perché avrebbe dovuto essere una semplice vacanza e, in caso di  soggiorno scolastico, avrebbe dovuto essere breve, con un periodico ritorno a casa. Nel mio cuore, tuttavia, sapevo già che quell’esperienza mi avrebbe cambiato la vita.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Come ho scritto sopra, mia sorella viveva già a Londra e mio nonno ha vissuto metà della sua vita fuori dalla Sicilia. Anche il resto della mia famiglia ha una mentalità molto aperta al cambiamento quindi la mia decisione non è stata nulla di nuovo.

Come ho già scritto, ho lasciato la Sicilia perché, come per tanti giovani, la voglia di lavorare era tanta ma le opportunità, soprattutto nel campo artistico, erano veramente poche.

Ho avuto il sostegno dei miei genitori. Essendo molto giovane e introversa non avevo molte amicizie.

L’arrivo a Londra non è stato facile. All’inizio non parlavo nemmeno l’inglese, avendo studiato francese, e vivevo con mia sorella presso l’ostello Scalabriniano al sud di Londra.

Purtroppo la comunità italiana, anche se molto accogliente, non aveva abbastanza connessioni e le opportunità offerte erano molto limitate.

In più, alle volte ho trovato anche molte resistenza e negatività.

Ho trovato invece molto appoggio nelle altre comunità, come in quella portoghese e, soprattutto, in quella iraniana, che mi ha accolta e nella quale ho conosciuto mio marito.

Che cambiamenti hai visto, sia positivi sia negativi, da quando sei arrivata a ora?

Durante questi 30 anni Londra è cambiata tantissimo. Quando sono arrivata c’erano poche attività italiane che esportavano cibo italiano e i supermercati erano molto piccoli con pochi prodotti, tutti locali. Il mercato si è evoluto verso il 1999, quando i grandi supermercati come Tesco, Asda e Sainsbury hanno iniziato a espandersi in tutta Londra e a introdurre prodotti italiani.

Gestisci diverse imprese. Ti va di parlarcene ?

Sì, certamente. Mio Mmrito è un personaggio sportivo molto conosciuto in Iran nel mondo del nuoto e della pallanuoto. Ha vinto diverse medaglie e coppe a livello nazionale e mondiale e, dopo una brillante carriera sportiva, ha iniziato ad allenare la Nazionale Iraniana e Britannica ma, come tanti settori, anche quello sportivo mancava d’innovazione, sopratutto nel comune di Barnet, dove viviamo. Qui mancavano appunto attività di pallanuoto che dessero modo non solo di usare l’attrezzatura e socializzare ma anche di partecipare a giochi nazionali e di realizzarsi.

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Mio marito ed io abbiamo fondato delle attività sportive di pallanuoto a Barnet, Water Polo Club e North London Water Polo, che sono tuttora attive e con le quali i nostri ragazzi hanno ottenuto diversi premi importanti a livello regionale e nazionale.

Grazie alle partecipazioni ai giochi nazionali, i nostri ragazzi sono potuti poi entrare in università come quella di Oxford

Data la passione e l’amore per la lingua italiana, ho anche fondato una scuola di lingua Italiana, “Hello Italia”, per tutti coloro che vogliono imparare la nostra meravigliosa lingua e la nostra cultura. I corsi coprono tutte le età scolastiche e i nostri studenti, dopo aver conseguito gli esami di Gcse (come la terza media italiana) e gli A level (diploma), possono usare il certificato ottenuto per entrare nelle prestigiose università inglesi, ottenendo dei punteggi. Dato che questi sono dei certificati internazionali, possono essere usati anche all’estero.

Puoi raccontarci come hai fatto ad avviare e portare al successo queste differenti imprese?

Non è stato facile in entrambi i settori e, soprattutto, ho avuto diversi ostacoli con la scuola italiana.

Dopo pochi anni che mio figlio frequentava la scuola italiana ministeriale presso il Finchley Catholic, c’è stata l’opportunità di lavorare come coordinatrice e, mandando una mail al coordinatore uscente, ricevetti la notizia che in due avevamo l’opportunità di coordinare tutte le classi.

Come coordinatrice della scuola italiana ministeriale presso la sede di Finchley, mi accorsi ben presto, però, che i corsi scarseggiavano d’iniziative, mancavano diverse classi, i ragazzi venivano assegnati per livello parlato senza considerare l’età e i finanziamenti dei genitori e quelli che arrivavano dall‘Italia venivano gestiti male. Inoltre, le classi venivano chiuse di continuo, lasciando studenti e insegnanti fuori .

Avevo tante idee che, alla chiusura definitiva nel 2017 del Coasit, ho inoltrato al consolato italiano, presentando un progetto sostenibile e inclusivo, ricevendo però solo porte in faccia.

L’amore per la nostra lingua e cultura è stato più forte di questi ostacoli e non mi sono mai scoraggiata. Pur non avendo alcun supporto da parte del consolato o ministero italiano, alla presentazione del progetto, avendo comunque diverse connessioni al parlamento inglese, ho trovato il giusto sostegno e cosi è nata Hello Italia .

Nel settore sportivo non è stato comunque tutto rose e fiori. Il progetto sportivo è stato molto impegnativo e anche lì ho riscontrato diversi problemi con i clubs vicini ma poi, offrendo altri servizi e iniziative, le ostilità sono finite. Con tanta buona volontà e tantissimo lavoro sono arrivata dove sono oggi.

Che consigli daresti ad altre persone che vorrebbero fare lo stesso?

Consiglierei loro di essere forti, lavorare duro e, soprattutto, di non abbattersi mai.

Si cade diverse volte ma ci si rialza sempre più forti.

Come funziona per avviare un’impresa nel Regno Unito?

Dipende dall’attività che si vuole avviare e dalla zona. Ovviamente, bisogna sempre avere un piano ben strutturato, studiare anche cosa proporre di nuovo perché c’è tanta concorrenza e serve avere molta buona volontà e anche fantasia .

C’è una comunità di italiani? Ne fai parte?

All’inizio ho trovato supporto presso l’ostello delle suore Dorotee e Scalabrini al sud di Londra ma hanno pochissime connessioni e, purtroppo, la comunità italiana non mi ha mai aiutata. Questo, tuttavia, mi ha insegnato a  essere diversa e ad aiutare chi è in difficoltà, a prescindere dalla sua provenienza.

Quali sono state le principali difficoltà da affrontare e come le hai superate?

Le difficoltà sono state tante, durante i miei 30 anni di vita qui. Penso a quando ho dovuto imparare la lingua, alla lontananza da casa, al sentire di non appartenere più al luogo dove sono nata o al sentirsi, in un certo senso, a casa, in entrambe le nazioni.

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Le maggiori difficoltà, comunque, sono state quelle lavorative che, tuttavia, ho superato grazie al supporto della mia famiglia. Purtroppo, come ho già spiegato, non ho mai ricevuto supporto dalla comunità italiana ma, nonostante questo, sono andata avanti lo stesso.

Tanta gente è convinta che, per essere aiutati, bisogna chiedere aiuto alla propria comunità. In molti, poi, sono convinti che “fra italiani ci si aiuta” però, una volta in cui ti ritrovi all’estero, ti accorgi che, nella maggior parte dei casi, non è così. Basta guardare ai gruppi Facebook, nei quali tanti ragazzi cercano aiuto o consigli, ottenendo, come risposte, commenti che non sono per niente incoraggianti.

Sono una persona che non si è mai abbattuta e i miei motti sono sempre stati:” Domani è un altro giorno”, “Il cielo è blu sopra le nuvole” e “Dio è grande”.

E quali le gioie e le soddisfazioni?

Le gioie e soddisfazioni sono tante nel vedere, dopo anni di duro lavoro, ragazzi che prendono delle medaglie e dei certificati importanti, che entrano in università prestigiose o che trovano lavoro. Mi rende serena e orgogliosa  pensare che  le mie attività hanno dato lavoro a tante persone e che ogni giorno il mio contributo a entrambi i settori porta benefici a tanti ragazzi.

Che consigli daresti a chi vorrebbe trasferirsi lì?

Adesso, con la Brexit, è diventato tutto più difficile burocraticamente parlando, ma non impossibile. Bisogna comunque avere tutti i requisiti necessari.

E quali, invece, a chi vorrebbe andarci in vacanza?

Londra è una città meravigliosa e offre veramente tanto. Consiglio a tutti di visitarla.

Cos’hai imparato, finora, vivendo li?

Ho imparato a essere indipendente, a non arrendermi e a non dover per forza appartenere a una comunità. Ho appreso, inoltre, che volere è potere.

Bisogna sempre guardare avanti, se si vuole arrivare in alto.

Per seguire e contattare Rosalia:

Sito web della scuola d’italiano:

Www.italianschool.co.uk

Sito web della pallanuoto:

www.barnetwaterpolo.com

www.nlwaterpolo.co.uk

E-mail della scuola:

Hello2italians@gmail.com

E-mail dei clubs:

Barnetwaterpolo@gmail.com

Nlondonwp@gmail.com