La Storia di Roberta e il Sogno Canadese

A cura di Maricla Pannocchia

Quando è partita per il Canada con un Working Holiday Visa, Roberta non aveva pianificato di trasferirsi a Toronto, “unica città che è sempre stata la mia meta.” Tuttavia, con il passare del tempo, la donna, originaria di Napoli, si è resa conto che in Canada c’erano molte più opportunità lavorativa che in Italia e ha deciso di restare. Adesso, Roberta è cittadina canadese.

“Non tutti hanno reagito bene davanti alla mia scelta” racconta la donna, “Mia madre, per esempio, non ne è stata entusiasta, specialmente quando le ho detto che sarei rimasta qui più a lungo del previsto. Penso che alcune persone non possano capire come altre sentano il bisogno di non limitarsi a ‘sopravvivere’, cosa a cui siamo abituati.”

Lavorare in Canada è possibile ma è importante rispettare i requisiti, “che possono essere aggiornati ogni 6 mesi circa, quindi è importante rimanere aggiornati.” Roberta racconta di come andare a vivere all’estero non sia per tutti, “consiglio di farlo solo se si è veramente motivati.”

Ciao Roberta, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, sono Roberta e ho 43 anni. Sono originaria di Napoli e vivo a Toronto.

Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?

Sono partita nel 2012 con un Working Holiday Visa per il Canada, allora di soli 6 mesi, con l’intenzione di migliorare l’inglese e poi rientrare in Italia. All’epoca avevo un lavoro a Napoli e mi piaceva anche, ma la mancanza di solidità (andavo avanti a brevi contratti determinati) mi destabilizzava troppo.

Detto questo, però, all’inizio non avevo pianificato l’espatrio. Quello è arrivato con il tempo.

Adesso abiti a Toronto, in Candada. Come sei finita proprio lì?

Toronto è stata la mia prima -e per ora- unica meta. Sarebbe dovuta essere una breve esperienza e, invece, mi sono ritrovata a non voler più ripartire. La vita mi è apparsa da subito più semplice, vedevo opportunità mai intraviste in Italia. Differentemente da come mi sentivo a Napoli, quasi soffocata e con scarse prospettive, Toronto mi ha teso una mano sin dall’inizio.

Il Canada mi ha immediatamente dimostrato di apprezzare le capacità personali più delle conoscenze.

Come ti sei organizzata prima della partenza?

Tramite un sito, avevo affittato un appartamento per una settimana, in un albergo a downtown. Avevo letto su vari forum che trovare alloggi sarebbe stato alquanto facile, una volta sul posto. Avevo anche prenotato la scuola d’inglese per il primo mese. Ero nervosa all’idea di essere da sola, ma allo stesso tempo sapevo che era una cosa che dovevo fare.

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Per tante altre cose, invece, ho fatto un salto nel vuoto, avendo fiducia che le cose si sarebbero risolte da sole, e così è stato.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Non tutti hanno reagito benissimo. Mia madre, per esempio, non ne era molto entusiasta. Poi, dopo qualche mese, mi ha sentita dire che sarei restata più a lungo di quanto preventivato e non ha nascosto il suo dispiacere.

Penso che non tutti riescano ad accettare il fatto che alcune persone vogliano qualcosa che vada oltre il “sopravvivere” a cui siamo abituati. Per alcuni magari c’è del risentimento, invece, per non avere il coraggio di fare lo stesso.

Di cosa ti occupi?

Sono aiuto sottoscrittore di polizze per una compagnia assicurativa, dove sono approdata dopo diverse esperienze. Ho fatto dalla commessa alla babysitter, dall’addetto amministrativo al project coordinator.

Ovviamente, in tutti questi anni, ci sono state esperienze positive e negative, ma sono sempre stata io a scegliere di cambiare impiego. In Italia sarebbe stato difficile saltare da un lavoro all’ altro o giustificare gap di carriera. Qui, con le giuste spiegazioni, immigrazione in primis, il mio cv è sempre stato rispettato.

Come funziona, dal punto di vista burocratico, per vivere e lavorare in Canada?

Il lavoro è tutelato da permessi che possono essere rinnovati. Le regolamentazioni per i visti e, in generale, per l’immigrazione sono costantemente aggiornate (almeno ogni 6 mesi). Il modo migliore per essere sempre informati è consultare il sito del governo alla sezione “immigrazione”.

Il rispetto dei requisiti e delle credenziali deve essere perentorio, pena il rigetto dei visti, com’è capitato a me. In generale, una volta deciso di voler restare, se si individua una strada, si può ottenere la cittadinanza nel giro di 6 anni dal primo permesso di lavoro.

Che consigli daresti a chi volesse fare un’esperienza simile?

Di farla senza esitazione. Se ci si fa paralizzare dalla paura, si rischia di avere un rimpianto enorme.

Detto ciò, emigrare non è una cosa semplice. Ci sono momenti bui in cui si mette tutto in discussione. La lingua è spesso una barriera e le differenze culturali esistono. È una strada da intraprendere solo se si è assolutamente convinti.

Io ci ho pensato per un paio di anni, prima di decidere di restare permanentemente. Ho iniziato il mio iter burocratico nel 2015 e sono diventata cittadina canadese nel 2022. Durante questo percorso, mi sono costantemente interrogata sulle mie scelte.

Ci sono degli aspetti del trasferimento che si possono organizzare anche dall’Italia?

Di certo i visti devono essere fatti in anticipo, a meno che non si voglia partire prima come turisti. Adesso esiste un programma chiamato “Express Entry” che dà la possibilità di essere sponsorizzati, posto che si abbiano determinati requisiti. Le opzioni sono tante, specialmente se si è flessibili. Il Canada ha costantemente bisogno di lavoratori, dagli stagionali alle posizioni permanenti.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

Bene!Tutto il Paese è estremamente multiculturale e il numero d’immigrati è altissimo. Toronto, poi, è la città più grande del Canada (quarta del Nord America per popolazione) e ha un ricambio costante di gente. Basta sapersi adattare ed essere di mentalità aperta.

È facile integrarsi?

Per me lo è stato, ma credo che dipenda molto da come ci si pone. Per molti è dura adattarsi e si finisce con il non restare. Ovviamente, è difficile ricostruire le stesse dinamiche che si avevano a casa in un altro Paese. Io non ho lo stesso giro di amicizie che avevo a Napoli, ma mi sono costruita una solida rete di supporto.

Come ti sei mossa per trovare un alloggio? Quali sono i costi medi?

All’inizio ho cambiato spesso alloggio, condividendo case e appartamenti. Adesso, invece, vivo in un appartamento da sola.

Per quanto riguarda i costi, Toronto è cara. È una delle città del Nord America con gli affitti più alti. Una one-bedroom viaggia sui $1,600-2,500 dollari il mese nell’area metropolitana (stipendio medio lordo $40,000 all’anno). Le bollette di solito sono incluse, eccetto per l’elettricità. Internet e canone per il cellulare hanno costi mediamente alti.

Come valuteresti servizi come sanità, burocrazia e mezzi pubblici?

La burocrazia e mezzi pubblici sono nettamente superiori all’Italia. La sanità è assolutamente valida ma, essendo pubblica al 100% (non esiste sanità privata), ha protocolli diversi e i costi sono tagliati in vari modi, per esempio, un esame di routine che in Italia è consigliato una volta all’anno, qui diventa una volta ogni tre. È sicuramente un sistema che protegge le categorie economiche più deboli e per questo va apprezzato.

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Il Canada ti ha sorpreso in qualche modo (in positivo o in negativo)?

Mi ha da subito sorpreso la gentilezza della gente. Ricordo che, all’inizio, se mi fermavo a guardare una pianta della città, mi si avvicinava subito qualcuno per aiutarmi. Qui si saluta l’autista dell’autobus quando si sale e quando si scende, si tiene la porta aperta a chi ci sta dietro e ci si sorride per strada.

toronto canada

Quali sono, secondo te, le differenze più evidenti fra lo stile di vita canadese e quello italiano?

I canadesi sono più genuinamente discreti. Danno poca importanza all’aspetto e alla formalità. Questo non significa che il nostro stile di vita sia sbagliato, ma è bello sapere che chi ti parla non ti squadra da capo a piedi per vedere come sei vestita e che, se hai ospiti improvvisi e la casa non splende, nessuno penserà male di te.

Che consigli daresti a chi sta pianificando un viaggio in Canada?

Consiglierei di esplorare i parchi naturali come Algonquin e Banff. La natura del Canada è mozzafiato e, in alcune zone del Paese, è parte integrante della vita quotidiana. Il Canada è immenso, quindi, consiglierei anche di valutare bene le distanze per gli spostamenti e, da ultimo, d’informarsi sui pericoli di una natura tanto imponente e sulle temperature.

E quali a chi, in quel viaggio, vorrebbe esplorare anche Toronto?

Consiglierei di esplorare Downtown, dall’Harbour Front a Korea Town, di vedere i Blue Jays al Rogers Center, di passeggiare lungo Graffiti Alley, di andare sull’isola, di vedere le Bluffs e di trascorrere un intero giorno a The Beaches. Suggerirei anche di provare ogni giorno una cucina divers, e di approfittare dei mille parchi per riposarsi. Toronto ha fascino e carattere e tantissimi films e serie tv sono stati girati qui.

Cos’hai imparato, per ora, vivendo lì?

Sicuramente a pensare più a me stessa e a guardare meno agli altri.

Progetti futuri?

Sarebbe bello riuscire a trascorrere qualche mese all’anno in Italia. Non riesco a pensare di ritornare in pianta stabile per adesso ma, chissà, forse un giorno…

Per seguire e contattare Roberta:

Instagram: robyintoronto