Alla scoperta di Pinhão – Portogallo

C’è un luogo piccolo e modesto, in mezzo al Portogallo, che riassume in sé tutte le più affascinanti caratteristiche del Paese. Il suo nome è Pinhão e si trova praticamente a metà fra il confine con la Spagna e la città di Porto.

Acqua, innanzitutto: perché il Portogallo è soprattutto acqua, dolce e salata; poi azulejos: perché il Portogallo è un’unica, affascinante distesa di piastrelle di ceramica smaltate e decorate; Porto, infine: perché “il” vino portoghese è ancora e soprattutto il Porto. Ebbene, a Pinhão si trova tutto questo, condito però da due altri irrinunciabili elementi di portoghesità: la calma placida e quella particolare indolenza architettonica che rende tutto sfuocato ma non decadente, indefinito ma non pericolante, approssimato ma non moribondo.

Sul lungofiume – a Pinhão si uniscono con tutta calma le acque del Douro e quelle del suo principale affluente, il Pinhão appunto – c’è un piccolo bar con qualche tavolino e delle sedie rabberciate. Basta sedersi, ordinare un tawny, vale a dire un vinho do Porto lasciato maturare per decenni nelle botti di rovere, e ammirare lo spettacolo del grande fiume davanti a sé.

Pinhão

In quel momento e in quel luogo si può capire del Portogallo molto più che non a Lisbona, a Porto, a Coimbra. Gli azulejos sono alla stazione ferroviaria: venticinque pannelli a rappresentare tutti – e non poteva che essere così – scene di vendemmia; il Porto è ovunque: lo spettacolo dei terrazzamenti sulle pendici dei colli che affiancano il Douro è tra i più affascinanti che si possano godere in un viaggio lusitano; l’acqua è il Douro, il fiume per eccellenza, quello sulle rive del quale vengono coltivate le uve che danno vita ad un prodotto unico al mondo.

Sorso dopo sorso ci si accorge anche di tutto il resto e soprattutto dell’intenso piacere di vivere pienamente le magiche atmosfere del posto.

Pinhão

Ma non di solo Porto si vive nella Valle del Douro: è sufficiente risalire di qualche chilometro e raggiungere Favaios, villaggio all’apparenza insignificante se non fosse che nei suoi dintorni viene prodotto il miglior Moscatel del Paese, vinello bianco e dolce, ideale per l’aperitivo. Un’accoppiata enologica di tutto rispetto, che da sola giustifica la maggior parte dei pellegrinaggi turistici che vengono effettuati da quelle parti, soprattutto in treno, il mezzo più adatto per godere della bellezza paesaggistica delle ampie anse del Douro e dei suoi terrazzamenti. Ma risalendo verso il confine spagnolo ecco il Parque Arqueologico do Vale do Côa, che custodisce alcuni dei tesori più preziosi dell’arte rupestre preistorica di tutto il Portogallo, in particolare i graffiti più significativi dell’intera penisola iberica: non a caso l’Unesco l’ha proclamato Patrimonio dell’Umanità nel 1998.

Parque Arqueologico do Vale do Côa

Una manovra più che tempestiva, visto che le acque del Douro avrebbero dovuto distruggere per sempre quelle straordinarie testimonianze storiche per la realizzazione, qualche chilometro a valle, di un’enorme diga, progetto poi fortunatamente naufragato. Tre i percorsi del parco, da affrontare solo se accompagnati dalle esperte guide locali: la Canada do Inferno, la Ribeira de Piscos e la Penascosa. Sentieri impervi e temperature particolarmente elevate sono l’indispensabile condimento ad una vera e propria avventura. Chiude poco più ad est il Parque Natural do Douro Internacional, istituito in tandem con i cugini spagnoli per proteggere un’enorme area di grande valore naturalistico, difficile da esplorare, ma ricca di punti panoramici per poter ammirare le incredibili anse del Douro sottostante: Durão, Marouco, Miranda e Aldeia Nova i miradouro più scenografici.

E se fa troppo caldo, come spesso accade da quelle parti durante la bella stagione, rassereni il consolante pensiero di quel piccolo bar sul lungofiume, a Pinhão, di quel tawny profumatissimo, di quella veduta indimenticabile sul Douro, magari sul far della sera.

Gianluca Ricci