NUOK: le esperienze dei ragazzi italiani a New York

Le sarebbe piaciuto fare la scrittrice. E rimanere nella sua terra. Il Piemonte, dove è nata venticinque anni fa. Crescendo, ha capito di “preferire una comunicazione più immediata, in modo particolare per immagini”. Oggi Alice Avallone, astigiana, è in America. E il sogno di scrivere? Beh, è finito alle ortiche. Come quello di creare una piccola agenzia di comunicazione. Sorride: “Fino a qualche anno fa mi immaginavo così. Mai avrei pensato di trasferirmi prima a Milano per più di un anno, ancora meno a New York. E per tutta la vita. Poi è successo”.

Dopo il liceo, i cambi di rotta sono stati, comunque, frequenti. “Mi sono iscritta- racconta- a Lettere Moderne a Genova. Dopo i primi tre anni, ho cambiato direzione e sono passata a studiare Pubblicità, all’Istituto Europeo di Design a Torino. In ogni caso, non ero mai stata affascinata dall’America. Non ne avevo il mito. Tutt’altro. Trovavo l’America per certi versi superficiale”. E allora? “Ah- sospira- il destino. L’estate scorsa ho deciso di farmi un regalo: un mese di vacanza a New York. Una sera ho incontrato il mio attuale fidanzato, Leonardo, a Brooklyn. Tra il colpo di fulmine, una inaspettata prospettiva di lavoro e la decisione di trasferirmi, è passato un mese. A fine settembre sono tornata negli States, ed ho iniziato a seguire per qualche mese un corso super intensivo di inglese. Eccomi qui”.

E ora di cosa si occupa?

“Nonostante il mio background pubblicitario -fa sapere- da anni lavoro come creativa per strategie di comunicazione su new media. Il mio lavoro ha un sacco di parole difficili. Digital media, web 2.0 e social media strategist. Ma anche new media, buzz e word-of-mouth marketing expert. Più semplicemente, come piace a me, mi sento una creative thinker. Lavoro sempre di più a tempo pieno per il progetto Nuok”.
Il sito nasce come blog personale di Alice, turista, la scorsa estate. “Ho deciso subito di coinvolgere alcuni creativi molto in gamba nella Grande Mela -spiega- e creare una community. Ben presto Nuok ha preso forma e sostanza, ed è diventato un portale che da spazio soprattutto alle esperienze dei ragazzi italiani a New York. Ma non solo: Nuok ridisegna la geografia della città, la racconta senza luoghi comuni, attraverso gli occhi degli italiani che ci vivono. Offre contenuti editoriali sempre aggiornati, consigli per itinerari fuori dal circuito turistico, anteprima di cinema e musica, esperienze dirette”.

La storia, il personaggio più originali che ha ospitato sul sito?

“La storie più originali -ancora Alice- su Nuok sono quelle dedicate alle mie scoperte del Bronx, Harlem,- ed il quartiere italiano di Bensonhurst.

Ad oggi, in questa area la comunità italo americana conta più di sessanta mila persone, più della metà della popolazione – e più di un terzo di loro, secondo il censimento del 2000, sono italian speakers. E’ la più grande comunità di italiani che parla italiano di tutti gli States: incredibile. Per quanto riguarda il personaggio più originale, personalmente ho trovato molto interessante l’intervista al regista Giuseppe Gagliardi.

Ma come si vive a Brooklyn?

“Io – dice- vivo a Williamsburg, una frazione di Brooklyn. Con la linea L in una fermata sei a Union Square, con cinque minuti a piedi sei sull’East River a goderti lo Skyline di Manhattan e con una decina di dollari puoi fare brunch ottimi: hai solo l’imbarazzo della scelta. Brooklyn è molto vasta e varia: ad ogni fermata di metro, si cambia comunità, nazione. Si passa dai polacchi di Greenpoint agli italiani di Bensonhurst, ai russi di Coney Island – solo per citarne un paio”.

Secondo Alice, a rendere particolare Brooklyn, sarebbero: le case storte, le scarpe appese sui fili della luce, divani e sedie usate sul ciglio della strada. La sua zona è davvero originale. Dice che ci sono solo giovani e l’atmosfera – anche nei locali – è vagamente anni ’70. “A volte- spiega- camminando per Bedford Avenue, mi chiedo se sia finita o meno in un telefilm alla Happy Days”. E da vedere ci sarebbe tanto. Il più recente è il Brooklyn Museum la sera del primo sabato del mese. Allora il museo si trasforma in una discoteca con tanto di dj. L’entrata è gratuita, e centinaia e centinaia di ragazzi bevono birra e ballano in mezzo alle opere d’arte. Assolutamente da provare. Spostandoci a Manhattan, Alice consiglia il Tempio Buddista Mahayana di Chinatown. “All’interno – racconta- c’è un Buddha dorato alto cinque metri e per un dollaro potrete pescare un bigliettino con il vostro destino. Nel Queens, andate a vedere il Socrate Park, che affaccia sull’East River: tantissime sculture di arte contemporanea ed una vista bellissima. Ad Harlem, entrate in una qualsiasi chiesa durante un gospel”. Sembra tutto elettrizzante. E poi, c’è la facilità con cui ci si può spostare in metropolitana. “New York- aggiunge- è l’unica città al mondo con la metropolitana in funzione 24 ore su 24. C’è gente a tutte le ore, anche le più piccole di notte, ed il livello di sicurezza percepito è alto. Spesso torno a casa da sola, e non ho mai avuto paura, cosa che invece a Milano – ma anche ad Asti – mi capitava. Forse perché la polizia che circola è numerosa, e tante sono le persone in giro, a tutte le ore. Come in tutte le città, basta avere buon senso. Non mettersi a contare i soldi davanti ad altre persone per strada, non indossare gioielli eccessivamente vistosi, e così via.

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Non solo. La vita a Brooklyn non è cara, almeno non cara come a Manhattan. Gli affitti sono relativamente a buon prezzo. Insomma, mi costava di più vivere a Milano vicino Lambrate, che a Brooklyn ad una fermata di metro dal cuore di Manhattan. A proposito di mezzi pubblici: corse illimitate per un mese? Appena 89 dollari”. Ci sono cose effettivamente assurde poi. Come l’acqua che a volte costa più della Coca Cola, ma basta essere attenti ed evitare le solite trappole per turisti. In generale, il cambio euro dollaro è ancora favorevole. “Dunque- ancora le sue parole- per noi italiani comprare costa relativamente meno”.

E il lavoro?

A sentire Alice, ce ne sarebbe per chi si rimbocca davvero le maniche. E’ una città competitiva, che non ti aspetta. Ma è meritocratica ed i giovani non stanno ad invecchiare, come succede in Italia. Nonostante la crisi, il sogno americano esiste, e New York te lo ricorda in ogni istante.

Allora, nessun aspetto negativo?

“Vivendo a Booklyn- dice- si rinuncia ad avere una lavatrice in casa, per esempio, perché difficilmente le case in affitto ne hanno una. Allora devi modificare le tue abitudini. Un esempio? Uscire di casa con i tuoi panni sporchi, lasciarli per un’oretta, andarteli a riprendere, sperando che nel frattempo nessuno se li sia portati via. Sono piccole cose, sciocchezze, ma cambiano radicalmente lo stile di vita”.

Per quanto riguarda i benefici, Brooklyn è molto vivibile, come una città italiana di provincia. “Scendo a fare colazione- aggiunge- e il ragazzo messicano sa già cosa ordinerò. Ed alla fine, agli stessi orari, si incontrano le stesse facce”. C’è un’abitudine che Alice tiene a ricordare: La mancia! “Anche se non è scritto da nessuna parte- sottolinea- forse più che una tradizione è un obbligo. Se vieni servito al tavolo, devi lasciare sempre il doppio delle tasse, riportate al fondo dello scontrino”.
L’offerta culinaria di New York? Per la creative thinker è sorprendente, e bisogna sfatare il mito che l’americano mangia male. “Penso semplicemente -chiarisce- che l’americano abbia difficoltà a capire gli accostamenti giusti, ma in generale la qualità è altissima, soprattutto della carne. Meglio non fissarsi sulla ricerca della pizza italiana perfetta, ma provare le varie cucine, soprattutto quella locale. Per esempio, un burger da Dumont Burger, sempre a Williamsburg”.

Il clima com’è?

“Quest’inverno -ancora Alice- il New York Times titolava: era dal 1940 che non si vedeva una tempesta di neve così intensa! Ed un mesetto fa, il termometro è arrivato a 34 gradi – per poi ricadere intorno ai 16. Se dovessi dirlo come un libro di geografia delle elementari insomma: inverni rigidi ed estati torride. Ricordo quest’estate, ad agosto, che non si poteva respirare – nonostante i grattacieli facciano sempre ombra sui marciapiedi. In compenso, in metropolitana e nei negozi fa freddissimo tutto l’anno, per via dei condizionatori al massimo!

Come sono visti gli italiani?

“Gli americani- scherza- amano gli italiani: cibo, moda, vino. In questi miei primi mesi a New York ho notato una cosa curiosa: la maggior parte degli americani con cui sono entrata in contatto, mi hanno detto di avere una qualche improbabile parentela italiana. Quasi a dire: anche io sono un po’ italiano!

Incontri con personaggi noti?

“I personaggi famosi a New York sono ovunque- aggiunge- soprattutto nell’Upper East Side, nel Greenwich ed a Central Park. Qualche mese fa ho incontrato Big, il protagonista di Sex and The City lì. Anche gli incontri con le stars sono più facili, e la città offre tantissime possibilità di incontrarli ad eventi ufficiali. Con Nuok, siamo andati ad un paio di incontri interessanti, uno con James Franco, ed un secondo con Edward Norton.

Volendo definire gli abitanti di Brooklyn?

Per Alice la gente è varia, stravagante, colorata. E’ proprio il Paese della libertà: nessuno giudica o viene giudicato. Gli americani sono davvero rilassati. “Dopo qualche tempo non ti stupisci- dice- più se incroci una nonnina con i capelli fuxia, un metallaro con tanto di cornetti viola in testa o un travestito che si trucca in metropolitana. Diventa la tua nuova normalità. A New York è tutto possibile, in tutti i sensi!

Consigli a chi voglia trasferirsi dalle sue parti?

“Non farsi condizionare dall’idea del sogno americano- confessa- Di problemi ce ne sono sia in Italia, che qui – se non di più, soprattutto per ragioni legate alla lingua ed al visto. Chi decide di trasferirsi, deve sapere che è una città tosta. Il mio consiglio – se possibile – è di viverla per qualche mese, da non-turista. Solo così si può capire meglio la città, prima di fare una scelta tanto drastica!

Rimarrà per sempre in America?

“Sì -conclude- l’idea è di rimanere qui. Ma sono flessibile, difficilmente mi affeziono ad un posto, mi piace viaggiare. Sono sempre in cerca di nuovi stimoli creativi: penso che New York me ne potrà dare ancora per parecchi anni”.

A cura di Cinzia Ficco