Noi, cittadini del mondo

Quando veniamo al mondo la società ha già scelto per noi. Siamo piccoli e indifesi e già siamo impregnati di cultura e religione, regole e tradizioni. Qualcuno ignaro ha già anche una fede calcistica. Questi regali non richiesti sono agghindati da pregiudizi e stereotipi come un albero di Natale. La cometa in cima all’albero è colorata di centinaia di questo è giusto e questo è sbagliato. Poi alcuni diventano cittadini del mondo e rafforzano, analizzano e frantumano tutti i credi con cui sono cresciuti.

La forza magnetica di questo trapasso può destabilizzare, farti perdere l’equilibrio e cadere, oppure, per i più fortunati, elevarti all’ennesima potenza. E’ come venire al mondo un’altra volta, nudi e inermi in una dimensione sconosciuta. ma senza le braccia forti di un padre che ci sorreggono mentre impariamo a camminare. I ruzzoloni saranno i graffi che custodiremo come regalo speciale di questo trapasso. L’adrenalina è pazzesca. Io vivo in un’isola nell’oceano atlantico, in una piccola comunità che racchiude decine di comunità. Fuerteventura è un pò come il centro del mondo. Ognuno di noi proviene da una società che ci ha formato in un modo e poi, in qualche modo, veniamo catapultati al centro del mondo, dove nudo nasci un’altra volta. La sfida è insegnare ai tuoi credi a convivere con altri credi e metterli alla prova. Scusate se mi ripeto ma l’adrenalina è pazzesca.

cittadini del mondo

Il segreto, se di segreto si può parlare, è spegnere il mormorio dei cliché e in ascolto cibarsi di dettagli. Troverete un mondo dietro ogni sguardo. Troverete schiaffi e carezze dietro ogni storia. E si tratterà di storie incredibili, inusuali, vissuti incredibili e quasi irreali. Incastri improbabili e scelte di vita insolite. Banditi, artisti, randagi e viaggiatori. E poi ancora avventurieri, delinquenti e folli. Per non cadere è fondamentale spogliarsi dei pregiudizi e degli stereotipi inculcati dalla nascita e lasciar parlare l’istinto animale della sopravvivenza e dell’assimilazione. Ci saranno tradizioni e pratiche che proprio non riusciremo a comprendere, ma siamo chiamati a condividere e non a condannarci e assolverci l’un l’altro. L’assimilazione avviene lentamente, e con estrema naturalezza. E’ il neonato che si acquieta con il contatto del corpo di sua madre. Non è ancora consapevole della realtà che lo circonda e già si sente protetto in quell’abbraccio che soltanto poi scoprirà che pur vivendo un secolo non ne troverà uno più genuino al mondo. Il cittadino del mondo è un neonato che cresce ogni giorno e ha davanti tramonti sempre nuovi.

Ci piace identificarci fra di noi per nazionalità: “Ecco l’italiana!”; “la chica uruguaya”; “i giocolieri messicani”; “la famiglia francese”; “il surfista australiano” e così via. E poi è buffo prenderci in giro, farci domande, dilettarci in rituali a noi estranei e farlo con genuino rispetto nei confronti dell’amico che ci è di fronte. E’ stato così che ho mangiato con i miei amici marocchini l’agnello che hanno ucciso secondo il rituale islamico che vuole “la matanza” con il capo dell’animale rivolto verso la Mecca. Ed è stato così che ho imparato che in Paraguay l’età di una persona si calcola in base alla data del concepimento e non quella della nascita. E poi ho mangiato i chicchi di uva con gli spagnoli per festeggiare l’anno nuovo e saluto il mio amico del Kenya dicendo “Hakuna matata” .

cittadini del mondo

Una sera ero con i miei colleghi di lavoro seduti di fronte all’oceano di notte. Italia, Marocco e Argentina su un unico tavolo di legno con le gambe penzoloni a contemplare la luna crescente fuori dal ristorante in chiusura.

“Secondo voi” domando “qual è stato il primo popolo ad arrivare sull’isola?”

“Gli italiani” risponde l’argentino “ma poi sono arrivati gli argentini e gli uccisero tutti”.

Qué va” ha detto il marocchino “siamo arrivati prima noi che siamo i più vicini”.

“Hai ragione. Poi sono arrivati gli argentini e vi hanno ucciso tutti” rispose l’argentino.

Di fronte all’oceano di notte eravamo tre persone, tre continenti e tre fratelli, su un unico tavolo di legno del ristorante in chiusura, illuminati dalla luna crescente a contemplare l’oceano notturno. I veri cittadini del mondo hanno il dono di condividere il bello delle altre culture e di raccogliere insegnamenti dal brutto insito in ognuna di loro e di fare lo stesso con le proprie radici. Hanno ali così grandi da abbracciare il mondo intero e una visione così vasta da custodirne ogni scoperta.

Graziana – Fuerteventura

grazianamorcaldi@yahoo.it