Nicola Adamo: vi racconto come si vive a Bali

Da Milano a Formentera, passando per Shangai: una vita da expat

Di Enza Petruzziello

Come si vive a Bali? «In modo semplice, sconnessi dal sistema, lontani da uffici, cartellini e discorsi senza senso. Si lavora non per guadagnare, ma per utilizzare il tempo, il vero lusso dei nostri tempi». Nicola Adamo, milanese di 39 anni, descrive così la sua nuova vita in una delle isole più belle al mondo. Bali lo ha conquistato da subito, complici diversi viaggi e degli amici che già vivevano lì. La sua avventura da expat, però, inizia molto tempo prima.

Dopo aver studiato e lavorato a Milano, appena finiti gli studi Nicola compra un bar in società con altri amici e poi subito dopo un altro a Formentera dove si ferma per ben 6 anni. Nel 2007, quando, vuoi la crisi che cominciava a farsi sentire e vuoi l’inesperienza, gli affari cominciano a cambiare direzione, decide di trasferirsi a Shanghai.

Qui comincia a lavorare come direttore di un locale notturno molto popolare. Dopo 6 mesi viene assunto full time da Dolce&Gabbana come Guest Relation Manager per la Cina. «Opportunità che – racconta Nicola -, in Italia non sarebbe stata assolutamente considerabile per via dei sistemi consolidati di amicizie, parentele e raccomandazioni».

In Cina rimane 10 anni, facendo una discreta carriera prima con Dolce&Gabbana e poi con Trussardi, arrivando a occuparsi della rete retail APAC e prendendo un EMBA. «Sfortunatamente un po’ per l’arrivo di profili executive dubbi e meschini, un po’ per l’orrida situazione ambientale cinese e un po’ per l’avversione alla routine dell’ufficio decido di seguire di nuovo le mie passioni e comincio a investire a Bali. Dopo anni di visite un anno fa mi sono trasferito definitivamente».

Nicola Adamo: vi racconto come si vive a Bali

Nicola hai avuto una vita molto movimentata. Sempre in giro per il mondo. Dopo aver lavorato in Italia e alle Baleari, sei stato dieci anni a Shangai come manager per un notissimo fashion brand. Come mai hai preso la decisione di andare via da Milano? Che cosa non ti soddisfaceva della tua vita qui?

«Ho sempre pensato che le esperienze fossero molto più eleganti del conto in banca. Volevo vedere con i miei occhi ed essere in grado di raccontare le mie storie».

Per sei anni hai vissuto a Formentera, bellissima isola delle Baleari nota soprattutto come meta turistica grazie al suo mare, alle sue incantevoli spiagge e a un clima sempre mite. Come è stato vivere e lavorare qui?

«Fantastico, poi sono arrivati i calciatori di serie A, B e C insieme a quelli del Grande Fratello e di Amici di Maria De Filippi. L’isola è incantevole e l’influenza della vicina Ibiza magica. Ho avuto un ristorante (SOS), ho gestito un bar smontabile sulla spiaggia che non aveva l’acqua corrente e ho anche lavorato al Rigatoni come barista. Parecchi amici vivono ancora lì, non è detto che un giorno non possa tornare».

Poi è stata la volta di Shangai, dove sei stato per ben dieci anni. Possiamo dire che è diventata quasi la tua seconda casa. Certo, molto diversa dall’Italia e dalla Spagna. Penso alla lingua, alle usanze, alla gente. Come hai vissuto il passaggio dalle Baleari alla Cina? Parlaci della tua esperienza a Shangai.

«Sono arrivato a Shanghai nel maggio del 2007. Come atterrare su Marte o essere teletrasportati a Gotham City. Grigio di giorno e psichedelico di notte. La città ha un’energia incredibile e le opportunità 10 anni fa erano infinite. Tutto possibile a parte le passeggiate in montagna e l’aria fresca. La comunità “expat” viveva di grande idee e viveva una vita che in Italia (o in Europa) sarebbe stata invidiata da chiunque. Grandi feste, grandi eventi, nessun pregiudizio e la sensazione di poter essere chi desiderassi di essere. L’apertura mentale necessaria per sopravvivere comandava un ambiente creativo, curioso ed estremamente frizzante. Il rapporto con i cinesi è frustrante perché il gap culturale e ampissimo, non solo parliamo, ma pensiamo in modo diametralmente opposto. Loro sputano (tanto) e rispettare le code è reato – sono anche avidi. Alla fine però non si può che apprezzare il loro modo di vivere caotico ma organizzato e il loro modo di pensare decisamente positivo! In 10 anni non ho mai assistito ad atti di violenza di nessun tipo e la polizia non porta le pistole. Il futuro. Se l’ambiente metropolitano piace, Shanghai ha pochissime concorrenti. Il costo della vita però è aumentato moltissimo – alla crescita del PIL (o GDP) si è allineata l’inflazione. Quello che costava 10RMB nel 2007 ora costa 100RMB. Normalmente però anche gli stipendi crescono di conseguenza, e non si impiega 20 anni per avere una promozione, anzi ogni 2 o 3 anni si può passare di livello».

Proprio in Cina hai avuto un’ottima carriera prima con Dolce&Gabbana e poi con Trussardi, arrivando ad occuparti della rete retail APAC. Come tu stesso dici, in Italia non sarebbe stata assolutamente considerabile. Perché secondo te?

«Perché in Italia i metodi di valutazione sono differenti, l’ambiente professionale è tendenzialmente maturo e le possibilità, ahimè, limitate. Le risorse, invece di essere utilizzate efficientemente, vengono sfruttate, con risultati mediocri per le aziende e lo stato d’animo dei dipendenti. Le posizioni di prestigio, distribuite in circoli chiusi, rendono la situazione economica stagnante e noiosa. Ovviamente sto generalizzando, può darsi che la situazione oggi sia cambiata».

Lo scorso anno arriva la tua terza svolta nella vita, se così vogliamo definirla. Nel 2017 infatti ti trasferisci definitivamente in Indonesia. Come mai questa decisione e perché proprio Bali?

«Bali, un po’ come Ibiza, ha un’energia particolare. Le cerimonie, le onde dell’oceano, il verde dell’interno e i vulcani sono da perdere la testa. Oltretutto avevo già parecchi amici che da Shanghai si erano trasferiti qui. Sembra una rotta quasi spontanea. Quando Shanghai iniziò a starmi stretta, incominciai a pianificare, in segreto da quelli sprovveduti dei miei capi che pensavano solo a come vivere da meschini, la mia fuga a Bali. Iniziai pian piano (come un folle) a investire i miei guadagni. Solo il pensiero mi dava la forza di rispondere alle mail e sorbirmi meeting lunghi giornate intere, chiusi in una stanza d’albergo. Bali è un ottimo compromesso, non è un’isola da Robison Crusoe, anzi permette di scegliere tra molti stili di vita differenti. Infine l’Indonesia ha una situazione economica favorevole agli investimenti. La ratio investimento VS ritorno (se l’investimento è solido) può infatti essere ottima»

Raccontaci un po’ gli inizi sull’isola: penso all’ambientazione con la gente del posto e alla tua sistemazione.

«Per me è stato molto facile. Un paio dei miei migliori amici vivevano a Bali già da qualche anno. Io facevo avanti e indietro dal 2010. La casa dove vivo, un loft vicinissimo alla spiaggia, appartiene a uno dei miei partner ed era già pronta per me. Nella stessa “gang” vivono i miei soci e amici, siamo come in famiglia. In ogni caso non è difficile trovare casa e ce ne sono per tutte le tasche. La scelta più comune è la classica villa con piscina e se ne trovano di carinissime a poco prezzo. I balinesi sono, in generale, belli e sorridenti. Occhio a non farli arrabbiare però, sono anche come Dr.J ekill & Mr. Hide e desiderano, giustamente, essere rispettati».

L’isola ha sicuramente un fascino tutto particolare, con i suoi paesaggi mozzafiato, le sue bellissime spiagge meta di surfisti ma anche di amanti del mare. Come si vive qui? Com’è la qualità e il costo della vita a Bali? E quali sono le principali differenze con l’Italia?

«Si vive come, squisitamente a mio parere, si dovrebbe vivere normalmente. In modo semplice, sconnessi dal sistema, lontani da uffici, cartellini e discorsi senza senso. Si lavora, ma gli obbiettivi non sono la carriera, il potere, il guadagnare ma utilizzare il tempo, il vero lusso dei nostri giorni, per sentirsi vivi. La qualità della vita è da film. Le principali differenza con l’Italia (del Nord soprattutto) è che qui le giornate scorrono più lente, l’ambiente è cosmopolita e di conseguenza stimola l‘intelligenza».

NICOLA ADAMO: “HO SCELTO BALI PER SENTIRMI LIBERO”

A Bali hai una serie di attività che vanno da costruzione e vendita di appartamenti, un ostello in costruzione, 2 barche per i charter a Flores e un progetto Marina. In che consiste esattamente la tua attività, quali sono i servizi che offri e la clientela a cui ti rivolgi?

«Investo in progetti che mi piacciono e con un gruppo di amici strettissimi. Insieme abbiamo creato “Balissimo Group” e siamo stati tra i primi a costruire a appartamenti stile loft a Bali. Per ora ne abbiamo 24. L’ostello non sarà un ostello classico ma un prodotto lifestyle di nuova generazione destinato a una clientela giovane, aperta e un po’ sofisticata. I prezzi abbordabilissimi e i servizi da 4 stelle. Si chiamerà “Socialista” e serviremo solo cibo preparato con la farina di banane. A Flores invece, a 45 minuti di volo da Bali, nel parco di Komodo (posto splendido, altamente raccomandato) abbiamo 2 barche, 1 luxury speed boat per daily trip, diving and fishing e un battello di 26 metri totalmente in legno con 5 camere che sarà pronto tra qualche mese. Il parco è patrimonio dell’Unesco e viverlo in mare è un’esperienza unica. Il progetto Marina invece è dedicato ai proprietari di yatch del SEA e Cina, nato dall’esigenza di avere luoghi dove poter attraccare il numero sempre maggiore di superyatch presenti nell’area vista l’incredibile crescita economica della zona. Più facile a dirlo che a farlo»

Tanti i giovani che come voi decidono di partire e trovare fortuna all’estero. Quali opportunità possono trovare a Bali e che consigli dareste loro?

«Idee, coraggio e un minimo di pianificazione. E poi non avere paura di sbagliare, perché si sbaglia sicuramente! Avere in testa sempre una scala di valori chiara. Volere solo la ricchezza rende schiavi. La vera ricchezza risiede nel sentirsi liberi».

Ormai sei lontano dall’Italia da anni. Come è cambiata la tua vita da quando sei un expat?

«Ho spento la televisione e non l’ho più riaccesa. Maledetta De Filippi».

Ti manca l’Italia e ci torneresti?

«Siii! Non tutto l’anno ma tornerei volentieri, basta non lavorarci e godersi il paese più bello del mondo».

Progetti per il futuro?

«Partecipare ad Amici e fare una scenata. Poi magari 6 mesi in Asia e 6 in Europa, comprarmi un due cavalli (Citroën) e vivere in Provenza per un po’. Volontariato non mi dispiacerebbe».