Mezzie: la mia meravigliosa esperienza come studentessa Erasmus in Norvegia

A cura di Maricla Pannocchia

Per molti ragazzi che hanno voglia di conoscere altre culture e diventare più indipendenti, l’Erasmus è sicuramente un’opportunità da prendere in considerazione. Lo sa bene Mezzie, 28enne originaria della provincia di Bergamo, che, durante l’università, è andata a studiare a Trondheim, in Norvegia.

“Quell’esperienza mi ha insegnato tanto”, racconta la donna, che ora vive a Dublino e lavora come receptionist in un albergo, “Avevo già vissuto all’estero come ragazza alla pari ma vivendo in famiglia. Lì, invece, avevo una stanza in condivisone con altre ragazze, all’interno dello studentato. Questo mi ha insegnato a imparare a gestire una casa.”

Le lezioni all’università erano in inglese – “Questo mi ha permesso di non avere una barriera linguistica” – e molto più pratiche rispetto a quelle, generalmente teoriche, in Italia. La città ha molto da offrire, come locali e musei, “ma quello che i norvegesi amano di più è passare il tempo all’aria aperta.”

Ciao Mezzie, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao, mi chiamo Mezzie, sono una ragazza di 28 anni, originaria di Stezzano, in provincia di Bergamo, anche se ora vivo da un paio di mesi a Dublino, Irlanda. Ho tantissimi interessi che spaziano dalla storia alla letteratura, all’arte, ai viaggi, al cucito e alle lingue e mi piace tenermi sempre impegnata facendo qualcosa. Ho una bellissima famiglia di cui fanno parte anche i miei tre adorati cani, Candy, Cannella e Baileys, e diversi amici che condividono le mie passioni.

Sei anni fa hai vissuto per un po’ a Trondheim, in Norvegia, durante il periodo dell’Erasmus. Come mai hai scelto proprio quella meta?

Quando ci è stata consegnata la lista di sedi di lingua inglese tra cui scegliere per svolgere il progetto Erasmus +, la Norvegia ha subito attirato la mia attenzione. Ero sempre stata affascinata dal Nord Europa, e inoltre mi è sembrata un’occasione unica: quando mai mi sarebbe capitato nuovamente di poter trascorrere sei mesi in Norvegia con una borsa di studio e quasi tutto già organizzato?

Come ti sei organizzata prima della partenza?

In realtà la parte più complicata è stata gestire la burocrazia universitaria per la conversione degli esami che avrei dovuto sostenere all’estero. Fortunatament, sono riuscita a ottenere un alloggio nello studentato dell’università, Moholt, quindi non ho dovuto fare particolari ricerche per trovare una stanza. Mi sono messa però in contatto con studenti che avevano fatto la stessa esperienza negli anni precedenti per capire meglio cosa aspettarmi da questa nuova avventura e, cosa non trascurabile, cosa aspettarmi dal clima. Uno dei miei primi acquisti in preparazione alla partenza, infatti, è stato un giubbotto adatto alle temperature sotto lo zero.

Come hanno reagito amici, parenti e conoscenti davanti alla tua scelta?

Quando sono stata accettata alla NTNU (l’università di Trondheim), sono stati tutti molto felici di questo mio successo. Conoscevano il mio desiderio di viaggiare e provare a vivere in un Paese completamente nuovo e, anche se questo significava stare lontani per alcuni mesi, mi hanno offerto tutto il loro supporto.

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Prima di partire, avevi dubbi o paure? Se sì, si sono rivelati fondati o no?

Al momento non ricordo di aver avuto alcuna paura in particolare. Questo può significare due cose: o ero giovane e spensierata o l’esperienza che ho vissuto è stata così bella da farmi dimenticare qualunque dubbio.

Cosa puoi raccontarci di Trondheim?

Trondheim è la terza città più grande della Norvegia, situata circa a metà altezza della penisola scandinava. Di fronte alla città si estende l’omonimo fiordo, mentre alle sue spalle si sviluppano immediatamente le colline e le montagne che portano poi verso la Svezia. Io l’ho adorata fin dal primo momento in cui l’ho vista. Il centro è molto caratteristico, con le tradizionali casette in legno colorato e con la bellissima vista sui Bakklandet (i vecchi magazzini) dal Gamle Bybro (il Vecchio Ponte della Città). Pur non essendo molto grande, se paragonata agli standard italiani, la città è molto viva e offre tantissime attività: negozi, siti culturali, ristoranti, locali notturni e attività nella natura .

Come ti sei mossa per trovare un alloggio? Quali erano i costi medi e pensi che oggi siano rimasti più o meno invariati?

Come ho menzionato prima, sono riuscita ad ottenere l’alloggio tramite l’università. Si trattava di una stanza singola in un appartamento condiviso con altre tre ragazze nello studentato di Moholt; l’appartamento era appena stato ristrutturato, quindi era nuovissimo e molto bello, arredato nel moderno stile nordico. Pagavo un affitto di 5000 corone al mese (circa 500 Euro), bollette incluse. Al tempo mi sembrava una cifra molto alta ma, paragonandola ai prezzi che ho avuto modo di trovare successivamente sia in Italia sia ora in Irlanda, mi sono ricreduta e la ritengo più che ragionevole.

Come valuteresti servizi come sanità, burocrazia e mezzi pubblici?

A essere onesta, non ho avuto molto a che fare con sanità e burocrazia, quindi non posso dare un parere su questi aspetti. I mezzi pubblici erano costosi (anche se gli studenti potevano usufruire di sconti speciali per quanto riguarda i treni) ma puntuali e puliti. In ogni caso, di solito mi spostavo a piedi, sia per raggiungere l’università sia per andare in centro.

Com’è stata la tua esperienza di studentessa Erasmus a Trondheim?

La mia esperienza alla NTNU è stata molto positiva. Tutti i corsi che seguivo erano in inglese, quindi non ho avuto problemi di barriere linguistiche e ho molto apprezzato l’impostazione più pratica rispetto a quella teorica dell’Italia nella conduzione dei corsi. Spesso ci veniva infatti chiesto di preparare progetti, tesine o presentazioni durante la durata del corso, che però poi venivano tenuti in considerazione per la votazione finale. L’università metteva a disposizione anche delle palestre (nuove e ben attrezzate) e permetteva di utilizzare i suoi spazi anche per organizzare corsi serali (per esempio, ho partecipato a qualche lezione di Lindy Hop).

Che consigli daresti agli studenti che vorrebbero fare un’esperienza simile, non necessariamente in Norvegia?

Ovviamente consiglio a tutti di fare un’esperienza simile. Per me è stata un’opportunità di crescita personale meravigliosa e mi ha regalato alcuni dei momenti più belli della mia vita. Anche se magari l’idea di essere lontani da casa può spaventare, la soddisfazione di aver fatto un Erasmus alla fine ripagherà ogni piccola paura.

E cosa a quelli che, invece, vorrebbero farla proprio in quel Paese?

Dal punto di vista linguistico è sicuramente più semplice, ma secondo me non per questo meno costruttiva come esperienza in generale. Provare a vivere da soli in una nuova città, conoscere il suo spirito e la sua cultura è sempre un’opportunità di arricchimento, a prescindere dalla lontananza dal posto di provenienza. Il mio consiglio è proprio quello di cercare d’immergersi il più possibile nel cuore della città e scoprire tutto quello che può offrire.

Quali sono state le difficoltà principali che hai dovuto affrontare e come le hai superate?

Se tralasciamo la burocrazia universitaria, la parte più difficile è stata sicuramente la convivenza con le coinquiline. Condividevo l’appartamento con due ragazze spagnole e una ragazza francese, ma evidentemente non condividevamo lo stesso concetto di pulizia. Per me è molto importante vivere in un ambiente pulito e il fatto che le altre lasciassero la cucina sporca (a volte anche per più giorni di seguito) mi mandava fuori di testa. Un poco alla volta ho imparato a non farci troppo caso, o a prendermi io carico di qualche pulizia extra, pur di sentirmi più a mio agio.

Come sei stata accolta dalla gente del posto?

L’università di Trondheim attira ogni anno molti studenti da tutto il mondo, quindi per gli abitanti del posto non ero una novità e mi sono sempre sentita trattata con rispetto anche se non parlavo la loro lingua. In università, poi, c’era un’associazione chiamata ESN che organizzava attività apposta per noi studenti stranieri, per farci conoscere la città e farci integrare con gli studenti norvegesi.

È facile integrarsi veramente nella vita della città?

Devo ammettere che, come studentessa Erasmus, non ho mai provato troppo a integrarmi nella vita vera e propria della città. Solitamente organizzavo le attività con altri studenti Erasmus o, perlomeno, con altri studenti. Diciamo che ero più integrata nella vita studentesca che in quella della città.

Cosa si fa, lì, per divertirsi e in ambito artistico e culturale?

A Trondheim c’era la possibilità di fare davvero tante attività. Quelle più tipiche erano le escursioni in mezzo alla natura, le grigliate sulla spiaggia o scendere in canoa lungo il fiume fino al porto. Durante il weekend si potevano anche affittare le koiene, baite in mezzo al bosco senza né elettricità né acqua corrente, dove potevi sentirti un vero avventuriero. Poi, ovviamente, noi ragazzi andavamo a ballare nei locali (soprattutto il giovedì, quando l’ingresso era gratuito) oppure uscivamo a bere qualcosa. La mia attività preferita? Quando le condizioni meteorologiche lo permettevano, uscire la sera e andare in un posto buio, aspettando di vedere l’aurora boreale apparire in cielo. Ovviamente non mancavano poi musei, chiese e la fortezza di Kristiansen da visitare quando avevamo voglia di passatempi più culturali.

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Come sono il clima e il cibo?

L’inverno 2017 non è stato particolarmente rigido, quindi non ho dovuto affrontare temperature troppo estreme; solo una volta mi ricordo che la temperatura era scesa a -10°, ma con un buon giubbino nulla di impossibile. Quello che mi ricordo, però, è che il tempo cambiava molto in fretta, tanto che in una giornata si potevamo vivere quattro stagioni diverse. Sole, neve, pioggia, vento si potevano susseguire con rapidità ma, come dicono i norvegesi, non esiste il cattivo tempo, solo cattivi vestiti.

Dal punto di vista del cibo, non uscivo spesso a mangiare, perlopiù cucinavo a casa. Ricordo però che tanti ristoranti proponevano menù ovviamente a base di pesce e una volta ho assaggiato il piatto tipico di Trondheim: polpettine di pecora in brodo, accompagnate da una sorta di pane azzimo. Non esattamente una prelibatezza!

Pensi che ci siano dei punti in comune fra lo stile di vita italiano e quello norvegese?

Sicuramente abbiamo in comune la voglia di divertirci e uscire in compagnia. Bar e ristoranti erano sempre pieni di gente. E le partite di calcio erano molto popolari anche lì.

Quali sono, invece, secondo te, le differenze fra questi due stili di vita?

Da quello che ho potuto notare i norvegesi sono più sportivi e amano maggiormente stare all’aria aperta rispetto agli italiani; passare il weekend facendo escursioni in mezzo alla natura era un passatempo più popolare di quanto abbia mai riscontrato in Italia. La domenica negozi e centri commerciali erano rigorosamente chiusi.

Cos’hai imparato da questa esperienza?

Di sicuro ho imparato tantissimo. Innanzitutto, era la mia prima esperienza di vita completamente indipendente (avevo già fatto la ragazza alla pari per un paio di mesi, ma vivendo in famiglia), quindi ho dovuto imparare tutto ciò che c’è da sapere riguardo alla gestione di una casa. Ho imparato ovviamente anche a conoscere e rispettare la cultura norvegese e la bellezza che quel Paese può offrire.

Sei più tornata in Norvegia da allora?

Purtroppo no, ma spero di farlo il prima possibile.

Hai vissuto in qualche altro Paese estero, dopo quest’esperienza in Norvegia?

Questo inverno ho vissuto per quattro mesi a St Moritz, in Svizzera, e da maggio mi sono poi trasferita in Irlanda.

Progetti futuri?

Per ora lavoro come receptionist in un hotel a Dublino, ma vorrei tanto trovare un lavoro più in ambito artistico -culturale.

Per seguire e contattare Mezzie:

Instagram: https://instagram.com/mezzie.wild.rover?igshid=MzNlNGNkZWQ4Mg==